Begoña Zubero

Begoña Zubero (Bilbao, 1962) ha studiato Comunicazione Audiovisiva all’Universidad Complutense di Madrid. Si è formata come fotografa presso la SVA (School of Visual Arts) di New York.
Sin dai primi progetti ha sviluppato una fotografia a tesi dall’impeccabile fattura tecnica, formale ed estetica, nella quale la documentazione e la ricerca le hanno permesso di elaborare immagini di grande profondità intellettuale.
Nel corso della sua carriera si è mossa tra diversi generi, dal realismo fotografico degli spazi urbani e le nature morte fino alla sperimentazione con l’astrazione della fotografia soggettiva.
Affascinata dall’architettura del potere dei regimi totalitari europei del XX secolo, è arrivata a Roma nel 2002, punto di partenza del suo progetto Existenz (2002-2013). Questo progetto l’ha portata inoltre a Berlino, Varsavia, nei campi di concentramento di Auschwitz, Birkenau e Majdanek, nonché a Mosca ed Erevan.
Nel 2012 è tornata a Roma, come artista residente presso la Real Academia de España, dove ha proseguito la sua esplorazione riguardo l’importanza del concetto della memoria, partendo dall’uso ideologico degli spazi architettonici e urbani.
Successivamente al periodo in Italia, i suoi progetti degli ultimi anni hanno ruotato attorno a questioni direttamente collegate alla cultura e alla storia recente di questo paese.
Insieme all’architetto Ignacio González Galán ha partecipato alla XIV Biennale di Venezia di Architettura curata da Rem Koolhaas, con il progetto Cinecittà Occupata (2014), all’interno della sezione Monditalia nello spazio dell’Arsenale, con fotografie incentrate sull’importanza dello spazio architettonico e sociologico di Cinecittà.
Ha partecipato inoltre alla mostra Extraordinary Vision. L’Italia ci guarda (2016) al Museo MAXXI di Roma, realizzata per la commemorazione del 70° anniversario della Repubblica Italiana. Le fotografie selezionate per l’occasione fanno parte del suo progetto Gente del Po, nato sull’onda del suo interesse per le complesse relazioni tra cultura e ideologia durante il periodo fascista e più concretamente per la figura di Michelangelo Antonioni. Questo lavoro ha costituito un punto di svolta nella sua traiettoria, introducendo il paesaggio come oggetto di studio in quanto depositario di identità, memoria e immaginazione. Il progetto è stato presentato nella sua interezza presso la Sala Artegunea di Tabakalera a San Sebastián (2017) e successivamente al Centro Niemeyer di Avilés.
Nel 2019 ha partecipato agli eventi di Matera Capitale Europea della Cultura con la mostra La cultura è capitale.
Ha usufruito di residenze artistiche a Cosenza e sulle Dolomiti, sviluppando durante quest’ultima il progetto Villaggio Eni, esposto alla Altxerri Galería durante la prima Biennale di Architettura di San Sebastián e alla Galería de Arte Luis Burgos di Madrid nella cornice del festival PHotoESPAÑA 2018.
Recentemente si segnalano la mostra personale El principio es la mitad del todo alla Galería Carrasco a Madrid (2020), e quella collettiva El viaje a Roma al Centro Cultural AECID di Montevideo, Uruguay (2021) e la mostra Open call/Puertas abiertas alla Fundacion Bilbao Arte a Bilbao (2021). Ha inoltre partecipato rispettivamente alle fiere Estampa a Madrid e FIG Bilbao (2021) rappresentata per la Galería Carrasco Art Madrid/Lisboa.
Alla fine del 2018 ha realizzato in Iraq una residenza artistica di due mesi con il patrocinio di Moving Artist Foundation, organizzazione che ha come obiettivo la connessione tra artisti plastici di zone di conflitto o post-conflitto e quelli dei Paesi Baschi. Tra i progetti lì svolti troviamo M/D (Mosul Demolición), che ha dato luogo alla mostra NEEEV, Non è esotico, è vitale (2020) presentata alla Fondazione Sant’Elia di Palermo e al Museo di Roma in Trastevere (2022) e che ora viene entusiasticamente riproposta in forma rinnovata presso la Fondazione La Verde La Malfa - Parco dell’Arte di San Giovanni La Punta (CT).
Attualmente vive e lavora tra l’Italia e Bilbao.

Last update: June 04, 2022

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