Gianfranco Notargiacomo

Gianfranco Notargiacomo nasce a Roma, nel 1945. Manifesta una passione precoce per l’arte, che induce i genitori ad accompagnarlo, quando ha solo dieci anni, alla Quadriennale di Roma. Qui è letteralmente folgorato dall’opera di Emilio Vedova e Alberto Burri, che influenzeranno inizialmente la sua ricerca pittorica, insieme agli espressionisti astratti americani, in particolare Franz Kline. A diciassette anni dipinge già a livello professionale, e vende i primi quadri. La forte inclinazione a indagare le ragioni profonde del fare arte lo spinge allo studio della Filosofia, in particolare dell’Estetica: allievo di Emilio Garroni, consegue la laurea all’Università La Sapienza di Roma. Nel 1971 tiene la sua prima mostra personale - dal titolo Le nostre divergenze - alla galleria La Tartaruga di Plinio De Martiis (Roma): oltre duecento omini in plastilina colorata Pongo, somiglianti all’artista, invadono la galleria in tutti i suoi spazi. Contemporaneamente viene invitato presso l’Accademia di Belle Arti de L’Aquila a lavorare al fianco di Paolo Scheggi come suo assistente, e dal successivo anno accademico è già titolare dei corsi di Psicologia della Forma e Teoria della Percezione. Dal 1979 sarà titolare della Cattedra di Pittura presso la stessa Accademia; in seguito, dal 1984, all’Accademia di Belle Arti di Firenze, e infine, dal 1999 e fino al 2011, a quella di Roma, dove nel 2015 riceverà il titolo di Maestro Accademico Emerito. Nel ’72 entra a far parte del gruppo di artisti afferenti alla galleria romana La Salita di Gian Tomaso Liverani: le sue esposizioni in questa sede si affiancheranno a quelle alla Tartaruga. Nel ’73, nella doppia personale Autoritratti alla Salita (con Sandro Chia), in piena era concettuale, quando è di moda affermare la “morte della pittura”, rivendica la propria volontà di dipingere. Contemporaneamente espone, sempre con Chia, al Palazzo delle Esposizioni di Roma, dove la sua idea dell’uovo pierfrancescano pendente dal centro della cupola dell’edificio si può leggere come un’operazione concettuale volta a significare un addio definitivo al concettuale. Nel 1973 partecipa alla VIII Edizione della Biennale de Paris, dove tornerà nel 1980 (XI Edizione). L’anno 1974 vede l’importante mostra Storia privata della filosofia, presso la Tartaruga: 10 tele con i ritratti dei filosofi considerati fondamentali – tra cui Croce, Husserl, Wittgenstein, Marx - a segnare un decisivo passo verso la riconquista di una pittura “totale”. Sempre per la Tartaruga, realizza nel ’76 una mostra dedicata a Freud: Famiglia Famiglia.
Tra il 1979 e il 1980 lavora a Takète e a Tempesta e assalto, serie di lavori per la galleria La Salita: qui il suo linguaggio matura definitivamente in un’astrazione dove la geometria si allontana dall’esattezza per farsi segno immediato di una potente energia psichica, vettorializzata in gesti impetuosi e “tempestosi”. Con questa particolarissima ricerca, Notargiacomo diventa uno dei protagonisti della post-astrazione. Al 1980 risale l’incontro con il critico e storico dell’arte Flavio Caroli, con il quale stringe un’amicizia da cui ha origine una serie di mostre (a partire da Magico Primario, presso il Palazzo dei Diamanti a Ferrara, 1980), e di viaggi all’estero, come quelli negli Stati Uniti (Chicago, New York), a Londra, o in Australia per la Biennale di Sydney. In questi primi anni ’80, Notargiacomo ha anche modo di conoscere personalmente uno degli “amori” della sua infanzia e adolescenza: Emilio Vedova, con il quale instaura un intenso rapporto di scambio intellettuale. Sarà proprio Vedova a segnalarlo per il Premio della Presidenza della Repubblica all’Accademia Nazionale di San Luca. Nel 1982 è invitato da Luciano Caramel alla Biennale di Venezia nel Padiglione Centrale, dove espone due tele di grandi dimensioni: 1950 Nuvolari e Omaggio a Lorenzo Lotto (oggi rispettivamente al Macro di Roma e alla Pinacoteca di Jesi). Nel 1986 Maurizio Calvesi lo inserisce nella sezione Sculture all’aperto alla Biennale di Venezia, con un Takète di sei metri d’altezza, in metallo dipinto a smalti industriali. (Parteciperà successivamente, su segnalazione del filosofo Giacomo Marramao, anche all’Edizione LIV, nel 2011, presso il Padiglione Italia, all’Arsenale).
Tra le mostre personali di questi anni si ricordano: Castel Sant’Elmo a Napoli (1981), curata da Flavio Caroli; Officine & Ateliers, Casa del Mantegna, Mantova (1982), dove realizza la prima delle grandi opere della serie Nuvolari, oggi proprietà della Provincia di Mantova. Altre mostre: Museo Diego Aragona Pignatelli Cortes di Napoli (1983); Gianfranco Notargiacomo. Rosso d’Oriente, presentata da Maurizio Calvesi, al Centro di Cultura Ausoni di Roma (1990); Museo Laboratorio dell’Università La Sapienza di Roma (1995), curata da Lorenzo Mango; Notargiacomo. Opere recenti, al Palazzo Reale di Milano (1998), curata da Ada Masoero. Assai numerose le mostre collettive, anche internazionali, a cui l’artista è invitato in questi anni, tra cui Arte Italiana 1960-1982, Hayward Gallery, Londra (1982); Arte italiana 1960-1985, Frankfurter Kunstverein, Francoforte (1985); Arte Italiana, Museo di San Paolo del Brasile (1986); Postastrazione, a cura di Flavio Caroli, Rotonda di via Besana, Milano (1986); Biennale di Sydney (1988); Italian Contemporary Art, Taiwan, Museum of Art (1990). Nei primi anni del nuovo Millennio si colloca la mostra Roma Assoluta, al Museo di Roma in Palazzo Braschi (2004), dove espone un unico enorme, maestoso dipinto su tavola con soggetto Roma vista dall’alto, realizzato nel nuovo studio, una ex falegnameria al Mandrione (area del quartiere Tuscolano, di pasoliniana memoria), vicino ai resti di un acquedotto romano. Nello stesso 2007 hanno luogo la personale al Centro Cultural Borges di Buenos Aires - dal titolo Post-Abstractismo - e un’importante antologica - dal titolo Sintetico - alle Scuderie Aldobrandini in Frascati (a cura di Barbara Martusciello), a cui segue nel 2009 quella intitolata Le nostre divergenze 1971-2009 (a cura di Mariastella Margozzi), alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. In questi anni Notargiacomo inizia a lavorare ai grandi Tondi, dai colori accesi e spesso dissonanti, oltre a intensificare la ricerca sui Takète, sperimentandone varie dimensioni . Nel 2011 è in Cina, dove espone al Museo Heng Yuanxiang di Shanghai. Il Forte Malatesta presso Ascoli Piceno ospita nel 2013 un’altra antologica, A grandi linee (curata da Mariastella Margozzi e Stefano Papetti), che ripercorre l’attività di Notargiacomo dal 1971 al presente: dalla folla di omìni in plastilina, ai Takète, ai grandi Tondi. Tra il 2019 e il 2020 si confronta con le opere della collezione della Galleria d’Arte Moderna “Giovanni Carandente” di Spoleto, nell’ambito della mostra Notargiacomo e la collezione della GAM di Spoleto (a cura di Marco Tonelli), nella sede della collezione, a Palazzo Collicola.

Last update: May 01, 2023

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