A.R. Penck

Nasce a Dresda il 5 ottobre 1939, con il nome di Ralf Winkler. Vive con la madre, di professione insegnante, e con la sorellina più piccola nel quartiere popolare di Nausslitz. In seguito ricorderà così la sua infanzia: «I miei genitori erano divorziati. Sono cresciuto senza l’autorità di un padre e ho acquisito presto una mentalità indipendente» 1.

1949-1960

Comincia a dipingere all’età di dieci anni. Dopo il diploma frequenta un corso di disegno e pittura presso la Volkshochschule, dove entra nella cerchia di Jürgen Böttcher, detto “Strawalde”. Interrompe il tirocinio presso un’agenzia pubblicitaria vicina al partito; fa domanda di ammissione a un corso di scultura, quindi ai corsi dell’Accademia d’arte di Dresda e di Berlino- Weißensee, ma senza successo. Fa la conoscenza di Georg Baselitz. Prende un atelier insieme allo scultore di Dresda Peter Mokolies. Sperimenta con la scultura in gesso; lavora a scenografie, ritratti, disegni e xilografie ispirati a opere di Rembrandt, van Rijn e Pablo Picasso.

1961-1967

La sua unica partecipazione ufficiale a una mostra organizzata nella DDR si tiene nel 1961, all’indomani della costruzione del Muro di Berlino. Il pubblico dello “stato degli operai e dei contadini” reagisce ai suoi ritratti con accese critiche. Ridefinisce la sua pittura in rapporto alla visione scientifica del socialismo: legge testi di storia della filosofia e della scienza, da Kant e Newton fino ai testi più recenti di psicologia, cibernetica, teoria dell’informazione. Sottolinea il messaggio dei quadri tramite simboli e figure: crea i Weltbilder e i Systembilder. Nel 1963 presenta a Dresda un provocatorio dipinto murale sulla divisione della Germania. Si interessa sempre di più alle scienze empiriche, in particolare ad alcune discipline emergenti come la scienza cognitiva e la cibernetica. In una lettera a Baselitz osserva: «Ho lasciato perdere le questioni artistiche nel senso della pittura tradizionale e mi occupo di matematica, cibernetica e fisica teorica. Quello che ho in mente è una specie di fisica della società umana…» 2

Nel 1964 allestisce un proprio atelier nel quartiere Neustadt di Dresda. Nel 1965, tramite Baselitz, fa la conoscenza del gallerista Michael Werner. In collaborazione con Makolies progetta un dipinto murale per il progetto di una sala da concerto a Dresda; cerca di essere ammesso nell’associazione ufficiale degli artisti della DDR. Sviluppa un forte interesse per il jazz e le sue varie forme espressive.

1968-1972

In occasione della sua prima mostra nella galleria di Michael Werner a Colonia, assume lo pseudonimo di “A.R. Penck”. Chiama Standart la sua dottrina elementare della figura e la esprime in numerosi libri d’artista, i cui primi esemplari vengono pubblicati già intorno al 1970. Così ne spiega il concetto artistico: «Un metodo per fare prodotti informativi, i cui processi di produzione ricadono nel campo del descrivibile; in tal modo i processi possono essere descritti in termini tecnici»3. Prime versioni monumentali della figura Standart. Stabilisce contatti con la Germania ovest, attirando su di sé l’attenzione della scena artistica locale. Lo scambio è intensificato dall’incontro alcuni galleristi e curatori, tra cui Harald Szeemann e Dieter Koepplin che gli fanno visita dalla Svizzera. Nel 1969 porta a termine un murale destinato a un evento ad Anversa. Viene respinta la sua richiesta di ammissione all’associazione degli artisti della DDR. Fonda a Dresda il gruppo artistico “Lücke-TPT”, che realizza opere collettive sulla base della figura Standart. Nascono i modelli Standart e alcuni film sperimentali. In seguito elabora l’idea di concentrarsi su tipi di opere tradizionali, “manuali”. Può esporre solo in spazi privati; si intensifica la sorveglianza da parte degli organi di sicurezza. Diversa la situazione in occidente: a partire dal 1971 le sue opere vengono esposte a Basilea e Krefeld; nel 1972 alla documenta 5 di Kassel. Si confronta con i principali esponenti della scena artistica occidentale: M. Duchamp, A. Warhol, J. Beuys. In stretta collaborazione con i curatori, progetta mostre ad Halifax, in Canada, quindi in Svizzera e nei Paesi Bassi.

1973-1979

Alla fine del 1972, A.R. Penck trasferisce il suo atelier a Schloss Lindenau, a nord di Dresda, e pone fine ai lavori delle serie Standart. Afferma a questo proposito: «Il concetto dello Standart va inteso come il mio positivo contributo al socialismo. Ha avuto anche una certa influenza su un determinato numero di persone. Ma alla fine ha fallito, perché i risultati ottenuti sono di dimensioni limitate»4. Il soggiorno viene interrotto da un servizio militare di sei mesi nei riservisti della Nationale Volksarmee, l’esercito della DDR. Inizia un’analisi delle tipologie di quadro nella pittura moderna, confrontandosi per esempio con C. Monet, S. Dalí, F. Picabia, tramite opere di grande formato che raggiungono quasi i 3 x 3 metri. A. R. Penck lascia Lindenau e torna a Dresda. Quando il suo amico Wolf Biermann, noto musicista e poeta, viene espulso dalla Germania Est, nell’ambiente degli artisti e degli intellettuali si diffonde un movimento di solidarietà. Esegue una serie di dipinti che firma con nomi e identità diverse: "Mike Hammer", 3 John Yau, A. R. Penck, Harry N. Abrams Publishers, New York, 1993, p. 117. 4 Andrea Schlieker, op. cit. "T.M.", "G.S.", "G.Z.", "Y.". Così ricorda quel periodo: «Quando Biermann venne espulso, fu un atto di censura aperta, esplicita. [...] A quel punto ogni speranza era ormai impossibile; e il risultato è stata la nascita di una serie di pseudonimi»5. Si esibisce nella scena free jazz di Dresda, registra dei dischi di cui disegna le copertine. Progetto espositivo congiunto con Jörg Immendorff. Lavora a serie di opere composte da più elementi. Nel 1977, il processo di riavvicinamento politico tra Germania Est e Germania Ovest impedisce la sua partecipazione alla documenta 6 di Kassel. L’idea di lasciare la DDR, sulla scia di molti altri artisti, si trasforma in un vero progetto. Dalla fine degli anni Settanta cresce l’importanza delle grafiche a stampa; nel 1977 si dedica per la prima volta alla scultura in legno: «Nel segare il legno, in questa esperienza semplice ed elementare ho trovato una libertà simbolica da tutte quelle teorie fallite sotto le quali avevo lavorato per vent’anni»6. Nel 1978 inizia la serie Chamaleon, in cui adotta lo stile pittorico di vari artisti; Penck la descrive come «un mix di surrealismo e fantascienza in cui ho incorporato l'arte antica, Dalì, Picasso e l'arte della DDR»7.

1980-1989

In seguito all’acuirsi del conflitto con le autorità della DDR, il 3 agosto lascia la Germania est attraversando la frontiera a piedi. «A mezzogiorno ricevetti il certificato che mi classificava come espatriato. Dovevo lasciare il paese entro mezzanotte. Non c'erano più treni. Un amico mi accompagnò in macchina alla frontiera... Avevo con me solo alcuni quaderni e due audiocassette»8. Si stabilisce a Kerpen, fuori Colonia. «Avevo la sensazione di tornare al tempo alla mia infanzia e, contemporaneamente, di esser stato spedito in un mondo fantascientifico. Il tempo si era fermato eppure continuava»9. Nel 1981 si tiene a Colonia una prima retrospettiva delle sue opere. Stringe amicizia con Markus Lüpertz e Per Kirkeby, fa visita a Joseph Beuys. Soggiorna in varie città dell’Europa occidentale, tra cui Napoli, Parigi, Londra, e in Israele. Sempre nel 1981, la galleria di Ileana Sonnabend presenta le sue opere a New York. Partecipa a documenta 7 e alla Biennale di San Paolo. Realizza statue in bronzo di piccola dimensione, ispirate a modelli in legno o assemblaggi di diverse dimensioni. Nel 1982 si tiene la sua prima personale nel Regno Unito. Nel booklet che accompagna la mostra, l’artista descrive il suo processo creativo: «Penso in immagini prima di pensare in parole. E prima di pensare in immagini, penso in moti astratti»10. Si trasferisce a Londra nel 1983. Il curatore Andrea Schlieker ricorda: «Penck voleva vivere in un quartiere popolare di Londra. Era il 1982, prima della gentrificazione di Hackney, e girando in bicicletta per la zona scoprii una deliziosa seppur modesta casa familiare con giardino in Wilton Way, E8»11. Soggiorna a New York. Frequenta la scena jazz e rock, ha contatti con pittori di graffiti, come Jean-Michel Basquiat e Keith Haring. Nel 1984 partecipa alla Biennale di Venezia insieme a Lothar Baumgarten. Dipinti monumentali dedicati al tema della divisione tedesca. Riceve il “Premio Rembrandt” conferito dalla città di Aachen. A Carrara esegue delle opere in marmo. Nel 1987 trova in Irlanda una nuova patria. Nel 1988 si tiene una grande retrospettiva delle sue oere nella Neue Nationalgalerie di Berlino ovest. Soggiorna a Los Angeles. Nello stesso anno ottiene la cattedra di incisione alla Kunstakademie di Düsseldorf.

1990-2017

Dopo il crollo del muro nel 1989, la sua prima mostra di nuove opere si tiene all’Albertinum di Dresda nel 1992. Partecipa a documenta 9 di Kassel; disegna una BMW Art-Car. Soggiorna a Roma, Norvegia e Islanda. Realizza opere in ceramica. Riceve numerose commissioni di opere destinate allo spazio pubblico: murale ad Amburgo, “art'otel” a Dresda. Realizza altre sculture monumentali in bronzo. Mostre a Seoul, Aachen, Lisbona, Giappone e in alcune gallerie italiane. Nel 2003 riceve il titolo di professore emerito, quindi si ritira a vita privata. A Dublino torna a dedicarsi ai Weltbilder, anche se in dimensioni ridotte. Nel 2007/2008 si tengono le grandi retrospettive alla Schirn-Kunsthalle di Francoforte sul Meno e al MAM di Parigi; contemporaneamente la Städtische Galerie di Dresda espone i suoi primi lavori. Nel 2014 sue opere vengono incluse nella mostra collettiva Germany divided: Baselitz and his Generation presso il British Museum di Londra. Nel 2017 si tiene la retrospettiva della Fondation Maeght a Saint-Paul-de-Vence. A.R. Penck muore a Zurigo nel 2017, all'età di 78 anni.

1 Andreas Schlieker, An Interview with A. R. Penck. 6 dicembre 1986, in A. R. Penck, The Northern Darkness. Gwen Hardie. Paintings and Drawings, cat. della mostra, Fruitmarket Gallery, Edimburgo, 1987.

2 Dieter Koepplin, A. R. Penck. Y. Zeichnungen bis 1975, cat. della mostra, Kunstmuseum Basel, Basilea, 1978, p. 14.

5 Paul Groot e Johannes Gachnang, A. R. Penck Concept Conceptruimte, cat. della mostra, Museum Boymans-van Beuningen, Rotterdam, 1979, p. 66.

6 Wilfried Dickhoff, A. R. Penck. Kunst Heute Nr. 6, Kiepenheuer & Witsch, Colonia, 1990, p. 51.

7 Ibidem, p. 50.

8 Lucius Grisebach (a cura di), A. R. Penck, cat. della mostra, Staatliche Museen, Berlino, 1988, p. 55.

9 Wilfried Dickhoff, op. cit., p. 54.

10 A. R. Penck, Text from A. R. Penck, April 1982, in A. R. Penck, cat. della mostra, Waddington Galleries, Londra, 1982, p. 5.

11 Andrea Schlieker a colloquio con l’autore, 22 gennaio 2019.

Ultimo aggiornamento: 22/11/2021

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