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Jacopo Dal Bello. Tratteggi Anacronistici

  • Quando:   21/08/2021 - 05/09/2021
  • evento concluso
Jacopo Dal Bello. Tratteggi Anacronistici

La mostra personale dell'artista Jacopo Dal Bello si concentra sull'esplorazione del passato artistico che viene utilizzato come pretesto per indagare come il contesto in cui viviamo sia fondamentale non solo per definire i nostri valori, ma più in generale per determinare l'interpretazione - e attraverso essa la costruzione - della realtà.

Utilizzando frammenti provenienti da contesti diversi – dalla storia della pittura, dalla cultura popolare e dal quotidiano – che coesistono in modo frammentario e irrisolto, verrà esplorato il tema dell'anacronismo nella sua accezione più ampia. Non solo nella sua forma più comunemente intesa – temporale – ma anche spaziale e concettuale.

Le opere includono spesso frammenti della storia della pittura di artisti come Rubens e Michelangelo traslati in un contesto contemporaneo. Rimossi dal contesto originario i frammenti diventano altro rispetto all'opera originale e gli extra significati cui queste opere sono soggette si possono distaccare da esse (opera di genio, orgoglio nazionale, valore da cartolina ecc.) e possono essere rivalutati per ciò che sono: la rappresentazione visiva compiuta da qualcuno in un particolare momento storico.
Una volta decontestualizzati, tutti questi elementi iniziano a comportarsi in modo diverso: uno loro. Cosa può succedere quando ci comportiamo ugualmente con le nostre convinzioni più radicate?

Un altro tema importante è l'esplorazione della rappresentazione figurativa, che è qui considerata come una serie di decisioni su quali caratteristiche rappresentare e quali criteri utilizzare per farlo, come scegliere il contorno di una figura o dare priorità a colori, ombre o texture. Tali decisioni selezionano alcune di queste caratteristiche omettendone altre, portando a riconoscere in tal modo la continuità che, nell'ambito della rappresentazione, esiste tra un dipinto barocco e un cartone animato, entrambi sviluppati da un'analoga intenzione di tradurre elementi dell'ambiente circostante in qualcosa di riconoscibile e familiare.

Nell'opera Proposizione, ad esempio, mezzo cervo del dipinto di Paul de Vos è rappresentato in modo piuttosto figurato, mentre la linea rosa continua la figura in modo infantile. Una circostanza analoga si verifica in Seconda proposizione, con la linea blu che continua la figura quasi fosse un graffito primitivo. Entrambi hanno la stessa intenzione di riferirsi al "cervo", ma scelgono criteri differenti per farlo. Nell’opera Coordinate, riprendendo sempre Rubens, si applicano gli stessi criteri con le diverse parti del corpo rappresentate in modi differenti.
Ricorrenti sono i soggetti non-umani per tentare di scalfire la nostra visione specistica e antropocentrica ed avvicinare l’individualitá di tali soggetti a quella che solitamente destiniamo solo all’uomo.
La prospettiva decostruttiva di queste opere si concentra su come storicamente la pittura figurativa è stata intesa e concettualizzata. Ha lo scopo di individuare gli elementi che compongono quella che è considerata pittura figurativa e di ridurli a una loro versione sintetica. Pertanto, cose come soggetto, ambiente, sfondo e altri elementi sono lì parzialmente rappresentati, quel tanto che basta per essere riconosciuti: ad esempio, è sufficiente la macchia di verde per attribuirgli il significato di "foresta". In un certo senso si sviluppa dalla contraddizione insita nel guardare qualcosa, nel modo in cui lo classifichiamo in poche parole come "albero" o "cavallo" e la complessità di ciò. Lo stesso approccio di semplificazione linguistica viene trasportato sulla tela mantenendo la distanza tra gli elementi, come se il “riempitivo” tra di essi sia stato rimosso.

Le lettere e le parole sembrano suggerire una direzione al significato; tuttavia, essendo solamente una lettera singola o parole come "one" o "all" - che hanno bisogno di un soggetto per prendere significato - ci ingannano in una parvenza di narrazione che non riesce però a manifestarsi, in quanto quei frammenti linguistici non sono sufficienti. Sono come rebus senza soluzione.
Il tentativo di questi lavori è quello di sottolineare l'importanza del contesto e di evidenziarne la fragilità e la malleabilità da parte di vari fattori, soprattutto le forze di potere (morali, economiche, statali ecc.). Ciò che pensiamo è sempre dipendente e modellato dal nostro contesto, che porta con sé tutta una serie di credenze e pregiudizi a cui spesso siamo troppo vicini per notarli.

In particolar modo, i fattori ideologici che plasmano la nostra realtà e che ci fanno pensare come naturale e ineluttabile ciò che è invece il risultato di un processo storico. Il che significa che, una volta che questi pregiudizi ideologici diventano visibili, possono essere cambiati e superati e possono aprire la possibilità di reinterpretare e rivalutare le nostre narrazioni. Tale concetto è espresso quasi letteralmente negli assemblaggi, in particolare in His-Story (gioco di parole tra History=storia e His story=la storia di lui) in cui il dipinto Susanna e i vecchioni di Artemisia Gentileschi è deformato dal peso delle narrazioni - in questo caso quelle della storia patriarcale -, o come in Euclide in cui lo strumento di misura della realtà, in questo caso simbolizzato dall’abaco, non può evitare di plasmare questa realtà.
Sono esposte anche tre opere meno recenti che mostrano questo pensiero in una fase iniziale in cui le diverse influenze, stili e frammenti convivono ancora in modo organico, conciliati tra loro.

Jacopo Dal Bello ha studiato alla Cass School of Art e alla Byam Shaw School of Fine Art di Londra e attualmente frequenta l'Universität der Künste di Berlino, città in cui vive e lavora.

Titolo: Jacopo Dal Bello. Tratteggi Anacronistici

Apertura: 21/08/2021

Conclusione: 05/09/2021

Organizzazione: Spazio Scuderia

Curatore: Ariane Hakami

Luogo: Villa Albrizzi Marini, San Zenone degli Ezzelini (TV)

Indirizzo: Via T. Rubelli - 31020 San Zenone degli Ezzelini (TV)

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