Arte moderna Arte contemporaneaMostre a Brescia

L'incognita ineludibile nell'arte di Vanna Nicolotti

  • Quando:   08/10/2016 - 27/11/2016
  • evento concluso
L'incognita ineludibile nell'arte di Vanna Nicolotti

La transizione tra gli anni Cinquanta e Sessanta segna in tutta Europa la nascita di gruppi artistici variamente impegnati nel campo delle ricerche ottiche, cinetiche e programmate, accomunate dall’uso di un linguaggio nuovo, incentrato sull’analisi dei meccanismi di percezione del movimento e dello spazio. Un linguaggio che usciva dal perimetro tradizionale della pittura e abbandonava la bidimensionalità per conquistare la dimensione concreta dell’oggetto e diventare, così, il tramite per un diverso modo di esperire l’opera d’arte. Di colpo, l’osservatore era posto al centro dell’esperienza estetica e le opere diventavano dispositivi capaci d’innescare una risposta sensibile (e cognitiva) che aumentava la consapevolezza degli spettatori, inducendoli a riflettere intorno ai meccanismi della visione. La riduzione al grado zero dell’immagine e l’estromissione di ogni elemento soggettivo accomunavano i linguaggi dei diversi artisti, annullando, in qualche modo, le differenze dovute alla cultura del paese d’origine. Per la prima volta, i linguaggi di artisti italiani, francesi, tedeschi, jugoslavi, russi convergevano nella definizione di una grammatica comune, favorita anche dal clima di frequenti scambi e confronti stringenti.

Le premesse di tale rivoluzione, però, erano già contenute nel Manifesto Blanco di Lucio Fontana (1946), il quale affermava che “oggi la conoscenza sperimentale sostituisce la conoscenza immaginativa”. Un’intuizione, questa, che sarà praticata prima dal Gruppo Zero di Dusseldorf (1957), poi dalle altre formazioni europee: dal manipolo milanese che formava la redazione di Azimuth (1959) al Gruppo N di Padova (1960), dal Groupe de Recherche d’Art Visuelle di Parigi (1960) all’esperienza jugoslava di Nove Tendencije (1961) e a quella russa di Dvizenie a Mosca (1962). Oltre un decennio prima, le idee di Lucio Fontana e degli Spazialisti avevano gettato le fondamenta delle ricerche future, individuando simultaneamente nello spazio, nella luce e nel movimento un nuovo, fecondissimo terreno d’indagine artistica che faceva passare in secondo piano le vecchie pratiche della pittura da cavalletto. A Milano, dove Fontana risiede stabilmente dal 1947, si compie la formazione artistica di Vanna Nicolotti, prima sotto la vigile egida di due insegnanti d’eccezione, Achille Funi e Mauro Reggiani, entrambi docenti all’Accademia di Brera, poi a contatto con il clima artistico meneghino, dominato dallo Spazialismo.

Ai suoi esordi, nei primi anni Sessanta, Vanna Nicolotti comincia a muoversi nell’alveo della lezione spazialista di Fontana. In particolare, dopo la prima personale del 1963 da Vismara Arte a Milano, introduce i tagli nelle sue tele, facendoli convivere con la sottostante materia pittorica, che in seguito depurerà d’ogni riferimento figurativo. L’artista lavora su due piani sovrapposti e distanziati, quello sottostante, caratterizzato dall’intervento pittorico, e quello superiore in cui, attraverso il taglio, disegna griglie e reticoli geometrici che catturano la luce. È evidente che il suo relegare letteralmente in secondo piano la pittura segna l’inizio di un processo di riduzione, lo stesso che aveva portato Castellani, Bonalumi e Scheggi a una pittura-oggetto monocroma. E, infatti, “pitture-oggetto”, per usare una definizione di Gillo Dorfles, sono in qualche modo, anche le tele di Nicolotti, sebbene ancora vincolate alla dimensione cromatica della pittura. Gli intagli a ventaglio di Visione (1964), ad esempio, si aprono su un dipinto di gusto quasi novecentista. In particolare, nell’angolo in alto a destra, il varco aperto dalla tela asportata ricalca (e duplica) la sagoma di un classicheggiante torso mutilo. Due figure femminili acefale dipinte compaiono anche nell’opera sintomaticamente intitolata Personaggi (1964). Eppure, già nel 1965, dalle opere di Vanna Nicolotti scompare ogni traccia di figurazione. La pittura prende, infatti, una più decisa direzione astratta, come per effetto di un lento processo di sintesi. I fondi dipinti sotto le tele e le cerate intagliate assumono via via le sembianze di diagrammi aniconici di sapore tardo-futurista, mentre le griglie traforate in superficie raggiungono una complessità inedita, che sovente richiama i motivi ornamentali del ricamo (Scoperta, 1965) o della tessitura (Louisiana e Cavallo di fiori, entrambe del 1965).

L’impressione è che Vanna Nicolotti stia cercando di dare un personale e originale contributo a quanto stanno facendo artisti come Castellani, Bonalumi, Scheggi e Dadamaino. Un contributo che consiste nel preservare, pur in un perimetro di maggior rigore formale, il gradiente emotivo e umano, il quoziente ineludibile di mistero che spinge l’artista a interrogarsi sul senso ultimo delle immagini e, per estensione, sul significato stesso del mondo. É evidente, infatti, che Vanna Nicolotti non si adegua definitivamente allo zeitgeist formalista e razionale dei colleghi, ma piuttosto va cercando un equilibrio tra l’indagine sui meccanismi della visione (con i suoi tic e riflessi condizionati) e l’anamnesi dei valori misterici e spirituali che muovono la coscienza umana. Certo, le Strutture variate degli anni Settanta, con le loro cartesiane simmetrie speculari e i fulgidi barbagli di metallo riflettente, s’inseriscono in quel grande movimento d’interesse per la percezione sensibile, sostenuto dai vessilliferi dell’arte programmata che operano in direzione di un più consapevole slittamento della pittura dalla seconda alla terza dimensione.

Non è un caso che Mario Radice, recensendo le opere dell’artista su La Provincia di Como nel 1970, le apparenti ai “bassorilievi”, ponendole in una posizione mediana tra pittura e scultura e che, due anni dopo, Pier Restany, nel testo critico per una personale dell’artista alla First National Bank di Milano, ne colga l’impatto destabilizzante, definendole “oggetti critici” e “trappole per lo sguardo”. Nicolotti è sinceramente interessata ai fenomeni di distorsione ottica e ai meccanismi cognitivi che compongono l’immagine. Le Strutture variate catturano lo spazio e la luce in un perimetro controllato e altamente organizzato, restituendoli all’osservatore in una forma modificata, variata, appunto, dall’interazione tra i diversi strati traforati di tela e le superfici colorate o riflettenti del fondo. L’opera funziona, dunque, come un congegno in grado di produrre una vibrazione ottica che, inevitabilmente, spinge lo spettatore a interrogarsi sulle dinamiche di funzionamento della visione.

La tua iscrizione non può essere convalidata.
La tua iscrizione è avvenuta correttamente.

Utilizziamo Sendinblue come nostra piattaforma di marketing. Cliccando qui sotto per inviare questo modulo, sei consapevole e accetti che le informazioni che hai fornito verranno trasferite a Sendinblue per il trattamento conformemente alle loro condizioni d'uso

Mostra: L'incognita ineludibile nell'arte di Vanna Nicolotti

Brescia - Galleria L'incontro

Apertura: 08/10/2016

Conclusione: 27/11/2016

Curatore: Quaroni

Indirizzo: via XXVI Aprile, 38 - 25032 CHIARI (BS) - Italy



Altre mostre a Brescia e provincia

Fotografiamostre Brescia

Maurizio Galimberti. Brescia, Piazza Loggia 1974

Fino al 28 luglio 2024 al Museo di Santa Giulia le opere di Maurizio Galimberti ricordano la strage di Piazza della Loggia di Brescia, in occasione del cinquantesimo anniversario. leggi»

08/03/2024 - 28/07/2024

Lombardia

Brescia

Arte modernamostre Brescia

Il Surrealismo. The infinite madness of dreams

Nel centenario del "Manifesto del Surrealismo" dal 23 marzo al 2 giugno 2024 il Castello di Desenzano ospita la mostra "Il Surrealismo. The infinite madness of dreams". leggi»

23/03/2024 - 02/06/2024

Lombardia

Brescia

Arte contemporaneamostre Brescia

ColourEast. Itinerari nell'Arte Contemporanea Mediorientale

Il 18 maggio a Brescia, Baias Arte inaugura la mostra ColourEast. Itinerari nell'Arte Contemporanea Mediorientale. leggi»

18/05/2024 - 02/06/2024

Lombardia

Brescia

Fotografiamostre Brescia

PercORSI. Le forme del ritratto nelle fotografie di Carlo Orsi

Dal 18 maggio al 21 luglio 2024 in occasione di Brescia Photo Festival, il Mo.Ca. accoglie la mostra "PercORSI. Le forme del ritratto nelle fotografie di Carlo Orsi". leggi»

18/05/2024 - 21/07/2024

Lombardia

Brescia

Fotografiamostre Brescia

Chiara Samugheo. Dentro il cinema

Dal 18 marzo al 12 maggio 2024, in occasione della VII edizione del Brescia Photo Festival, Mo.Ca. – accoglie "Dentro il cinema", personale di Chiara Samugheo. leggi»

18/03/2024 - 12/05/2024

Lombardia

Brescia

Fotografiamostre Brescia

Federico Garolla. Saper leggere il tempo

Dal 16 marzo al 28 aprile 2024, nell'ambito della VII edizione del Brescia Photo Festival, il Mo.Ca. ospita la retrospettiva "Saper leggere il tempo" dedicata a Federico Garolla. leggi»

16/03/2024 - 28/04/2024

Lombardia

Brescia

Fotografiamostre Brescia

Gabriele Micalizzi

Dal 23 aprile al 1 settembre 2024 il Museo di Santa Giulia dedicata una mostra a Gabriele Micalizzi, foto reporter che ha affiancato al reportage di guerra progetti fotografici artistici. leggi»

23/03/2024 - 01/09/2024

Lombardia

Brescia

Fotografiamostre Brescia

Franco Fontana. Colore

Fino al 28 luglio 2024 Il Museo di Santa Giulia a Brescia celebra con una importante monografica, Franco Fontana, pioniere della fotografia a colori, in occasione del suo novantesimo compleanno. leggi»

08/03/2024 - 28/07/2024

Lombardia

Brescia