
Con la residenza AAA Atelier Aperti per Artista, Casa degli Artisti torna a confermare la destinazione originaria dell'edificio, ospitando artiste e artisti in una città in cui gli spazi di lavoro sono sempre più preziosi e precari. La Casa sostiene oggi la pratica e la ricerca artistica e critico-curatoriale nell'ambito delle arti e culture contemporanee e con AAA - strutturata in tre cicli di residenze: da ottobre a dicembre 2024, da gennaio a marzo 2025 e da aprile a settembre 2025 - intende intercettare e rispondere al sentito bisogno di trovare in città spazi di lavoro adeguati e tutelati.
Dal 19 al 31 marzo 2025 l'intera casa, dal piano espositivo (piano terra) ai due piani di residenze, sarà aperta al pubblico per conoscere e approfondire i progetti delle artiste e degli artisti che hanno abitato gli studi dall'inizio dell'anno, oltre a un ritorno di un'artista ospitata nel primo ciclo di residenza.
Gli spazi della Casa saranno quindi dedicati agli allestimenti delle restituzioni dei progetti delle artiste e degli artisti che hanno inoltre manifestato un sentire comune nella volontà di dar vita ad un Public Program co-generativo (in cartella stampa il calendario e le descrizioni di ogni appuntamento) che si dipana tutta la durata del mese di marzo e culmina con un incontro incentrato sul tema della ricerca intesa come pratica-azione che si genera e si rinnova nel gesto stesso dell'indagare. FARE = RICERCARE è infatti il titolo della tavola rotonda che si svolgerà lunedì 31 marzo alle h. 18.45 e che riunirà tutti le artiste e gli artisti presenti in mostra in un dialogo sul movimento della ricerca, sulle sue forme operative e sulle criticità con cui prende corpo nel fare artistico contemporaneo.
Lunedì 31 marzo inoltre, a conclusione del periodo di restituzioni e momento culminante del Public Program, sarà la giornata dedicata all'Open House in cui Casa degli Artisti apre al pubblico i suoi atelier.
I progetti e le restituzioni... leggi il resto dell'articolo»
Olivia Vighi
Polittici
La sua residenza si è svolta nell'ultimo trimestre del 2024. Vighi, dopo un periodo di pausa torna a presentare il suo lavoro scegliendo di propagare l'eco di una particolare forma d'arte, quella del polittico che, per sua stessa natura, si presenta da sempre come un dispositivo capace di tenere insieme elementi tra loro dissimili. L'istanza che l'artista vuol portare avanti non riguarda la somiglianza formale o figurativa con i grandi esempi di polittico nella storia, ma propone un discorso sui diagrammi di forze che soggiacciono a ogni rappresentazione e che, anzi, la precedono e la informano. Nel fare dell'artista esiste una forza cieca e anonima che tiene insieme tutto quanto mentre ogni cosa sulla superficie della tela, allo stesso tempo, si divincola per conto proprio continuando ad andare per la sua traiettoria. Vighi ha lavorato su grandi tele all'interno delle quali, in un processo di stratificazioni di colore e dislocazione di segni, di cancellazioni e smarginature, ha messo in atto un processo di scarnificazione: restano grandi masse di colore e di segni al di sotto delle quali lo spazio si piega e, con esso, lo sguardo.
Andrea Amadei
Where's daddy: il corpo umano nell'era della rappresentazione digitale - una ricerca estetica e politica
La ricerca dell'artista esplora la rappresentazione dell'umano nell'era digitale, interrogando il corpo come fenomeno relazionale e politico. Analizzando la folla come organismo collettivo capace di auto-organizzarsi in schemi imprevedibili, il progetto evidenzia come, nello spazio digitale, il corpo venga estromesso e si dissolva, privando la collettività della sua dimensione fisica. L'esito della ricerca si manifesta per ora in un archivio dinamico della rappresentazione dell'umano, un sistema che impiega machine learning, strutture algoritmiche e pittura digitale per generare modelli visivi, fotografie, mappature e duplicazioni 3D. Il "cinematografo permanente" diventa un dispositivo critico che trasforma l'immagine in spazio di conflitto, ridefinendo la rappresentazione come atto di riscrittura continua. Il termine cinematografo (kinema + grafo) indica qui un dispositivo che riconduce ogni rappresentazione alla sua matrice segnica. Lo schermo diventa tela per un'immagine che non è riproduzione di un modello originario, ma traccia attiva, atto di riscrittura permanente. La ricerca estetica si dissolve così nell'indagine ontologica, fino a rivelare ciò che precede ogni rappresentazione: il residuo eccentrico di ogni codificazione, autentica resistenza.
Mariangela Bombardieri
ARA
Mariangela Bombardieri è un'artista multidisciplinare, la sua ricerca si concentra sulla creazione di dispositivi futuribili per potenziare, curare e valorizzare le imperfezioni e alterazioni del corpo umano. Il progetto ĀRA è formato da più componenti che possono essere installati singolarmente o in dialogo fra loro: durante il periodo di residenza presso Casa degli Artisti, verrà approfondita in particolare la ricerca su AURIS e SPĪRITŬS, due creazioni tattiche all'interno dell'opera complessiva.
AURIS è al tempo stesso una mina-antiuomo e un reliquiario, capace di conservare e diffondere le storie delle persone, condividendone i ricordi per ri-trasmetterli a chi vorrà mettersi in ascolto. Ogni mina parla quando vuole e, se non c'è nessuno ad ascoltarla, la storia andrà perduta.
SPĪRITŬS è invece un dispositivo in grado di prelevare e conservare il respiro di un essere vivente. Ogni individuo è dotato di un modo unico di far defluire l'aria dalla bocca e quindi ogni Spīritŭs è unico.
Se ogni AURIS è un mezzo per tramandare momenti felici, ogni SPĪRITŬS è una promessa, un dono e un atto d'amore.
Manuel Contreras Vazques
Il progetto di Manuel Contreras Vazquez, musicista/performer, si è articolato in più direzioni, sviluppando contemporaneamente tre attività di riflessione, diffusione e creazione degli ultimi lavori, incentrati sull'approccio cartografico. La prima è la stesura di un articolo che presenta una delle sue composizioni più significative, sviluppata durante il dottorato all'Università di Huddersfield, nel Regno Unito (2018 – 2023). Oltre alla scrittura, il lavoro nella Casa ha consentito all'artista di usufruire di uno spazio per la rielaborazione di alcune immagini dei manoscritti, degli elementi visivi creati per la realizzazione del concerto o di alcuni test che riguardano tecniche utilizzate nella composizione analizzata. La seconda attività consiste nella pubblicazione di un CD monografico: oltre all'edizione del master del CD, il progetto include la stesura dei testi del Booklet, la scelta delle immagini e l'organizzazione di un evento-concerto di presentazione del CD. La terza attività, frutto della scrittura di un nuovo pezzo commissionato dal Centro di Ricerca Musicale Autonoma CIMA. Si tratta di un progetto di creazione interdisciplinare incentrato sulla nuova liuteria, partendo dall'uso di strumenti convenzionali (Oboe e Violoncello) e antichi (Oboe da caccia, flauto di Pan) uniti a tre voci femminili, fino alla creazione di un dispositivo sonoro progettato per essere suonato durante la performance come un grande strumento aerofono, costruito con tubi di PVC e altri materiali.
Nicola Di Giorgio
Le frasi che non finiscono mai
Le frasi che non finiscono mai è il titolo che accompagna questa nuova produzione, in cui la ricerca dell'artista si confronta con il concetto di opera aperta teorizzato da Umberto Eco. Una meticolosa ricerca di frammenti trova negli assemblage uno sguardo d'artista temporaneo e transitorio, un approccio poietico che si presta alla relazione confidenziale con l'immaginario dello spettatore, facendo riaffiorare connessioni della memoria e accomunando vissuti di generazioni. Le cartoline, i ritagli, gli appunti che popolano i tavoli e le scatole d'archiviazione di Di Giorgio sono bussole e strumenti d'indagine sistemica, preparati con accuratezza, catalogati con la costanza di chi registra quei fatti e paesaggi impressi, certo del loro potenziale ricombinatorio di narrazioni e di ri-memorie.
Archiviare per esplorare mondi inattesi, passo dopo passo la pratica artistica di Nicola Di Giorgio procede per accostamenti, per disassemblaggi e riformulazioni fino a rivelarsi nella tensione tra la generazione dell'opera e la sua costante negoziazione con il tempo. La stessa negoziazione profonda che l'artista richiede allo spettatore, offrendo una visione mai assiomatica né univoca.
Sei Iturriaga Sauco
No places project,
Il progetto di residenza di Sei Iturriaga Sauco nasce da una serie di canzoni che raccontano storie vere legate a luoghi specifici, ponendo il suono come archivio di memoria e identità. In contrasto con il concetto di "non luogo" proposto da Marc Augé, No Places Project propone una visione molteplice dei territori e indaga la dimensione sonora e narrativa degli spazi attraverso un percorso transmediale. Nel contesto della residenza, il progetto si articola nella creazione di una serie di videosaggi transmediali in un percorso narrativo realizzati all'interno del videogioco PI, risultato di una collaborazione con il creatore visivo messicano Eduardo Bello, responsabile della produzione e del montaggio video. Parte integrante della restituzione finale della residenza sarà The Cry of Sirens, un'installazione phygital, sviluppata in collaborazione con la scultrice contemporanea polacca Monika Grycko, Costituita dalla scultura iperrealista di una sirena simbolo della relazione tra umano e natura, collocandola in uno spazio ibrido tra fisico e digitale. Oltre alla produzione artistica, la residenza si aprirà alla comunità di Casa degli Artisti con una performance audiovisiva di PI, in cui il pubblico sarà coinvolto attivamente come giocatore e co-creatore musicale.
Sacha Turchi
"MUTA"
Saha Turchi parte da un termine denso di significati culturali e simbolici che da un lato allude al processo di muta animale, necessario per lasciare alle spalle il passato e dall'altro evoca una condizione che accomuna molte donne costrette al silenzio. In questo senso, la "muta" diventa metafora di un'identità temporaneamente soffocata, ma anche di una trasformazione latente ma pronta a manifestarsi. L'artista, grazie alla collaborazione con un'osteopata, ha selezionato le zone del corpo femminile per svelare i costrutti culturali che ne influenzano il movimento e l'identità. Quindi ha realizzato imbracature scultoree, interamente cucite a mano in fibra di ortica, pianta ambivalente che simboleggia al tempo stesso cura e protezione, difesa e pungente dissuasione. Accanto alle imbracature, piccole sculture in ceramica completano la narrazione, sottolineando il legame profondo tra corpo e materia. Il progetto culmina in un'esposizione immersiva in cui le imbracature diventano catalizzatori di dialogo e introspezione. L'allestimento si sviluppa in uno spazio sensoriale che combina luci, profumi e suoni evocativi, in un itinerario dove tradizione e contemporaneità si intrecciano.
Mostra: AAA Atelier Aperti per Artista - Research Approach
Milano - Casa degli Artisti
Apertura: 19/03/2025
Conclusione: 31/03/2025
Organizzazione: Casa degli Artisti
Indirizzo: corso Garibaldi 89A - Milano (MI)
Contatti: info@casadegliartisti.org
Orario: da martedì a domenica (chiuso il lunedì) h. 12.30 - 19.00
Sito web per approfondire: https://www.casadegliartisti.org/
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