Proprio al movimento si riferisce l’artista nel catalogo che accompagna la mostra del 1971 quando afferma: “Sento oggi un enorme e maestoso movimento di crollo”. Nel breve testo in cui declina la sua poetica, sostiene di aver ormai raggiunto la massima consapevolezza delle sue operazioni mentali su sferoidi e cilindri e che la sua ricerca si appresta ora a far prevalere l’elemento del significato su quello del movimento delle masse scultoree. Precisa che non si tratta di un significato semantico o letterario ma di una sorta di visione ironica e controcorrente, in grado di accentuare il disequilibrio tra natura e visione, ordine prestabilito e imprevedibile invenzione. In ciò consiste il “movimento di crollo”, enorme e maestoso, che si sprigiona dalle colonne recise e in bilico raffigurate nei grandi disegni, o eseguite in lucido bronzo riflettente. Da un lato, la rottura delle forme permette all’artista di scoprirne le fermentazioni interne, “misteriose e pure”, rispondendo a un bisogno di scoperta altrimenti insoddisfatto. Dall’altro, la superficie specchiante delle opere permette di restituire la percezione di tutto ciò che è intorno alla scultura facendola diventare parte integrante della stessa. “Credo che i riflessi della luce abbiano molta importanza. Durante il giorno, alla luce del sole, o all’ombra, le sculture davvero cambiano. Gli effetti specchianti includono ciò che vi sta attorno, lo spettatore… Questo rende la scultura viva, una parte di noi, della natura, in qualsiasi luogo si trovi.” (A. Pomodoro, 1974) Così Marco Valsecchi, all’indomani dell’inaugurazione della mostra, descrive le opere esposte in un articolo apparso sul “Giorno” del 17 giugno 1971: “…colonne corrose e quindi spaccate: per la lunghezza, quasi le avesse colpite il fulmine, che le ha divise in due rivelando gli incastri e le giunture interne. Un’altra invece è tagliata a metà per largo ed è sul punto di crollare con metà del cilindro già fuori asse.” E prosegue “dinanzi a questa colonna dimezzata dal taglio netto, si prova lo shock del crollo imminente, che la parte superiore scivoli a terra e vada in frantumi con grande fracasso, e noi la si sorprenda nell’attimo, estremo, un centesimo di secondo appunto, prima della sua corsa rovinosa. Che invece non avviene.” A quarantacinque anni di distanza, quel “movimento di crollo”, colto per un centesimo di secondo nel volume “monumentalmente fermo” della massa scultorea, è ancora sotto i nostri occhi.
Invenzione poetica tuttora attuale, sorprendente ed emozionante, sovverte ogni ordine prestabilito e, contro tutte le leggi della statica, ci permette di cogliere la sospensione dell’attimo, di un divenire che non avrà mai luogo.
Mostra: Arnaldo Pomodoro. Un centesimo di secondo
Milano - Fondazione Marconi Arte Moderna e Contemporanea
Apertura: 02/12/2016
Conclusione: 04/02/2017
Organizzazione: Fondazione Marconi
Indirizzo: Via A. Tadino 15 - Milano
Sito web per approfondire: http://www.fondazionemarconi.org
Facebook: Fondazione-Marconi-Arte-Moderna-e-Contemporanea-161099905303
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