
Daniele Tamagni Style Is Life raccoglie i lavori più importanti di un artista capace di mescolare fotogiornalismo, fotografia di strada e di moda con uno stile unico e riconoscibile: Daniele Tamagni (Milano, 1975 - 2017).
Già presentata con successo a Milano nel 2024, la mostra viene ora proposta nelle città del cuore dell'artista: Trento e Dakar. Se il Trentino ha accolto la famiglia di Tamagni per lunghi periodi diventando, di fatto, una seconda casa per il fotografo milanese, la capitale senegalese è stata uno dei suoi luoghi lavorativi.
In entrambi i territori, dalle montagne del Bleggio alla metropoli internazionale, Tamagni ha instaurato profonde relazioni personali che hanno favorito l'organizzazione delle due attuali retrospettive da parte della Daniele Tamagni Foundation.
Alla Galleria Civica di Trento, l'esposizione è curata da Gabriele Lorenzoni sulla base del progetto originale sviluppato da Aïda Muluneh e Chiara Bardelli Nonino.
Nello stesso periodo, nella capitale senegalese una mostra gemella si articola tra il prestigioso Museo Théodore Monod d'Art Africain – IFAN e la nuova sede dell'Istituto Italiano di Cultura di Dakar, entrambi situati nel cuore di Plateau, quartiere centrale della città, grazie al sostegno della Direzione Generale Creatività Contemporanea – Ministero della Cultura.
L'artista
Laureato in Beni Culturali con un Master in Storia dell'Arte all'Università Cattolica di Milano, Daniele Tamagni si dedica professionalmente alla fotografia solo in età adulta ottenendo fin da subito prestigiosi riconoscimenti, fra cui il Canon Young Photographer Award nel 2007, l'ICP Infinity Award nel 2010 e il World Press Photo Award nel 2011.
Tamagni celebra gli stili e le tendenze della moda di strada, testimoniandone il valore politico, talvolta sovversivo: l'abbigliamento è affermazione identitaria.
Unendo una vasta conoscenza dell'arte e la passione per la moda all'amore per il contenente africano e le sue diaspore, Tamagni utilizza la fotografia come strumento di indagine sociale. Senza alcuna retorica, scevro da pregiudizi, racconta l'autenticità e l'orgoglio delle comunità urbane delle megalopoli africane e latino-americane nelle quali la moda diventa un mezzo per posizionarsi in una società reinventata. Ponte tra mondi lontani, potente simbolo di emancipazione, la ricerca estetica risignifica la narrazione collettiva.
Secondo Chiara Bardelli Nonino, co-curatrice della mostra, Tamagni «voleva capire e fotografare lo stile, in particolare quel momento in cui il gusto da radicalmente personale si trasforma in un gesto, e volendo in un messaggio, destinato agli altri. La sua ricerca passava sempre, prima di tutto, dalle persone: voleva conoscere i suoi soggetti, intrecciare amicizie, scoprire perché si vestissero in un certo modo, cosa volevano comunicare e a chi».... leggi il resto dell'articolo»
La co-curatrice Aïda Muluneh spiega: «Daniele Tamagni ha intrapreso una missione per dimostrare quanto ricco sia il continente africano in termini di diversità e storie non ancora narrate. Dal mio punto di vista, l'arte ruota attorno alla trasmissione delle nostre verità personali. Daniele si è deliberatamente concentrato su individui ai margini della società, su coloro che sfidano le norme, privilegiando l'affermazione di sé rispetto all'approvazione altrui, su coloro che aprono la strada ai loro viaggi unici. A mio parere, ha scelto narrazioni strettamente allineate al suo cuore e al suo percorso di vita».
Oggi le immagini di Tamagni sono pubblicate in libri, magazine e riviste accademiche di tutto il mondo; sono state presentate da istituzioni come il LACMA di Los Angeles, il MOMA di New York, il Vitra Museum in Germania, il Museum of Contemporary Photography di Chicago, il Brighton Royal Pavilion and Museums, il Museo de Ciudad Lisboa, il Carrousel du Louvre di Parigi, il Lentos Kunstmuseum in Austria e il Prins Claus di Amsterdam. Le sue opere sono presenti nelle collezioni di musei europei e statunitensi, tra cui i già citati LACMA, MOCP, Brighton Royal Pavilion, a cui si aggiungono lo Houston Fine Art Museum e lo Schwules Museum di Amburgo.
La mostra a Trento
Attraverso 80 fotografie ordinate in 6 sezioni tematiche, la mostra presenta i lavori più importanti dell'artista, la cui figura si inserisce nel panorama di voci contemporanee raccolte dal Mart attraverso i progetti della Galleria Civica di Trento.
Protagonisti assoluti del lavoro di Tamagni sono i sapeurs congolesi della SAPE (Società degli Animatori e delle Persone Eleganti), meglio conosciuti come i dandy di Bacongo, quartiere di Brazzaville nella Repubblica del Congo. Sin dalle origini del movimento, all'inizio del Novecento, i sapeurs avevano reinterpretato lo stile dei colonizzatori francesi, esibendosi all'interno delle loro comunità in performance in cui ostentazione, lusso e raffinatezza diventavano strumenti di lotta politica. Dalle fotografie di Tamagni emergono colori, vitalità, piacere di vivere; i sapeurs risaltano come figure iconiche, a metà tra eroi urbani e poeti visivi, lo sguardo del fotografo è profondamente rispettoso e partecipe.
La serie è ben nota a livello internazionale grazie al volume Gentlemen of Bacongo – pubblicato nel 2009 da Trolley Books e divenuto un best seller della fotografia. Il libro ha contribuito al riconoscimento ottenuto dall'artista dall'International Center of Photography di New York e ha ispirato la collezione Primavera/Estate 2010 del celebre stilista inglese Paul Smith e i lavori di stiliste e artiste di fama mondiale come Stella Jean e Solange Knowles. Secondo un recente articolo pubblicato da Vogue Italia (30 aprile 2025) il lavoro di Tamagni risuona persino nel tema dell'ultimo MET Gala Super Fine: Tailoring Black Style che celebra il black dandyism.
A Trento i sapeurs convivono con i metallari del Botswana, fotografati da Tamagni nel 2012, periodo in cui il movimento afrometal era al suo culmine. Mentre è ospite di un gruppo heavy metal fondato dai nipoti di uno psicologo italiano artefice del principale ospedale per malattie mentali del paese, Tamagni immortala la vita quotidiana degli artisti. Documenta la scena metal del Botswana raccontando l'universo che vi ruota attorno: musicisti, fan, performer e una fiorente e originale sottocultura sartoriale, tra catene, giubbotti di pelle, borchie, cappelli e stivali da cowboy. Il fotografo in questo caso si sofferma su un immaginario "dark africano" che fa dimenticare momentaneamente i colori sgargianti dei sapeurs.
La sinfonia di tessuti variopinti ritorna però nei costumi tradizionali delle lottatrici boliviane, progetto premiato dal World Press Photo nel 2011. Le cholitas – riconoscibili dalla pollera, la particolare gonna che indossano − sfidano la prospettiva tradizionale della divisione dei ruoli di genere portando avanti, anche attraverso il wrestling, forme concrete e positive di emancipazione femminile a livello sociale e politico. Le donne pollera (mujeres de pollera), come loro stesse si definiscono, svolgono un ruolo essenziale nella lotta per i diritti delle donne in Bolivia: indossare la pollera significa lottare per il riconoscimento delle native, che vivono discriminazioni etnico-culturali e di genere.
Alla fotografia di strada, Tamagni si dedica ancora nel 2015 ritraendo le giovani crew urbane di Johannesburg, nate in un contesto politico fortemente repressivo. Anche in questo caso la moda si delinea come una forma di riposizionamento identitario, di appartenenza a una società reimmaginata e libera.
Una sezione della mostra è dedicata alla settimana della moda di Dakar del 2012. Qui Tamagni cattura l'intimità e la spontaneità dei backstage delle sfilate e dei laboratori del Senegal, documentando i dietro le quinte di quello che oggi è diventato un evento di punta della moda internazionale, un caposaldo della fashion industry del continente africano.
La monografia
Le immagini presenti nel percorso espositivo e molte altre fotografie inedite sono riprodotte nella monografia Daniele Tamagni Style Is Life, data alle stampe pochi mesi fa da Kehrer Verlag, Heidelberg. Il volume contiene, oltre ai testi delle due curatrici della mostra, i contributi di Alain Mabanckou, Angelo Ferracuti, Gerardo Mosquera, Emmanuelle Courreges, Lekgetho Makola; e le testimonianze di Alessia Glaviano, Duro Olowu, Michele Smargiassi, Deborah Willis che ripercorrono la storia professionale e umana dell'artista.
La fondazione
La malattia ha segnato gli ultimi quattro anni della vita di Daniele Tamagni, scomparso prematuramente all'età di 42 anni. Nel suo ricordo e nel suo nome è stata istituita una Fondazione culturale che valorizza la sua eredità artistica e che sostiene la formazione e la carriera di fotografi africani emergenti, tramite l'istituzione del premio Daniele Tamagni Grant.
Il percorso della mostra nei testi di sala
THE FLYING CHOLITAS
Le cholitas boliviane sono facilmente identificabili dalla particolare gonna che indossano, nota come pollera. Le donne pollera, come loro stesse amano farsi chiamare, hanno svolto un ruolo essenziale nella lotta per i diritti delle donne in Bolivia, sfidando la prospettiva tradizionale della divisione dei ruoli di genere e portando avanti, grazie al wrestling, un'idea di forza prettamente femminile.
Le cholitas dimostrano di cavarsela perfettamente senza uomini, dalla vita familiare all'attivismo politico. Per loro, mantenere la pollera significa lottare per il riconoscimento delle donne di origine rurale, che vivono discriminazioni etnico-culturali e di genere.
L'abbigliamento delle cholitas non è né folklore né moda, ma una rivendicazione identitaria profonda attraverso il rovesciamento del significato dispregiativo della parola chola rivolta alle donne indigene.
Sul ring di wrestling, dove sono state magistralmente fotografate da Daniele Tamagni, che per questo lavoro nel 2011 ha vinto il World Press Photo, continuano a lottare per l'emancipazione femminile. Il wrestling delle Flying Cholitas mette in scena metaforicamente le loro lotte quotidiane contro la discriminazione e la disuguaglianza sociale e di genere: è una protesta in forma di spettacolo.
In Bolivia, le cholitas hanno fatto e continuano a fare la differenza: decidono il proprio futuro e partecipano alla costruzione del futuro del paese.
JOBURG STYLE BATTLES
Le sottoculture street di Johannesburg, Sudafrica, originate in un contesto politico fortemente repressivo in cui la moda diventava una forma di riposizionamento identitario e di appartenenza in una società reimmaginata libera, portano avanti un'identità frutto di fusioni etniche e di innovazioni estetiche.
Sono molti gli street photographer locali che hanno documentato questo fenomeno: tra le generazioni post-apartheid spiccano Lolo Veleko e gli studenti della scuola di fotografia The Market Photo Workshop.
Recandosi a Johannesburg nel 2015, Daniele Tamagni, con il suo punto di vista da outsider, è riuscito a trovare il proprio spazio all'interno di questa ricca tradizione, permettendo ai suoi soggetti di esprimere la propria identità e personalità con consapevolezza. Le immagini di Tamagni partecipano a quella stessa danza, assieme ai portavoce della moda di una nuova generazione. Le fotografie di Joburg Style Battles sono delle vere e proprie conversazioni fotografiche, degli esercizi di arte collaborativa in cui si racconta una scena variegata e vitale tra stile e performance, popolata da dance crew come i Vintage o gli Smangori, e sottoculture come i The Sartists, gli Izi Boys o i The Smarteez.
Tamagni è riuscito non solo a documentare questo mosaico di storie, stili e persone in cui la moda è strumento per esprimere e raccontare una libertà duramente conquistata, ma ha fatto parte di questo stesso cambiamento con la potenza della sua fotografia.
TO BE YOUNG, GIFTED AND BLACK: THE DAKAR FASHION WEEK
Sono passati oltre dieci anni tra le immagini che Daniele Tamagni ha realizzato nel 2012 alla Dakar Fashion week e la ventesima edizione di questo evento di punta della moda africana. Non è cambiato nulla ed è cambiato tutto.
La scena della moda africana si è internazionalizzata e la capitale senegalese è diventata, grazie in particolare alla sua Biennale d'arte contemporanea, un luogo importante in cui mostrarsi. Grazie a Instagram, che ha aperto una finestra su tutto il continente, un vento panafricanista soffia su questo piccolo ecosistema.
Quando Daniele ha scattato le foto nei backstage delle sfilate e nei laboratori di Dakar, pochi fotografi internazionali erano presenti per coprire l'evento. Daniele ha catturato i momenti più intimi e spontanei, il dietro le quinte di un evento che negli anni sarebbe diventato un caposaldo della fashion industry africana.
Tamagni non capiva perché i media occidentali erano così poco interessati alla moda del continente africano e ha continuato caparbiamente a celebrarne la bellezza, la creatività, la vitalità durante tutta la sua carriera.
Oggi, Daniele Tamagni avrebbe senza dubbio cercato di catturare i discorsi nascosti nelle pieghe degli abiti, quelli sull'emancipazione, le radici, l'ecologia, il genere, la violenza contro le donne o le persone LGBT. Come la moda se ne appropria, come trasforma i tessuti in un manifesto. Avrebbe documentato come lo sguardo sulla moda africana è drasticamente cambiato, anche grazie al suo lavoro.
AFROMETAL
Daniele Tamagni raggiunge il Botswana nel 2012, e di nuovo nel 2013, per documentare la scena Metal, raccontando l'universo che vi ruota attorno: musicisti, fan, performance dal vivo e, ovviamente, una fiorente e originale sottocultura sartoriale, tra catene, giubbotti di pelle, borchie, cappelli e stivali da cowboy.
Le origini della cultura metal nel paese derivano da una band hard rock chiamata Nosey Road, fondata nel 1969 dagli italiani Ivo e Renato Sbrana, ma oggi la scena si è evoluta guadagnando notorietà in tutto il mondo, con band come Wrust, Overthrust, Skinflint - quest'ultima è la band di Giuseppe Sbrana, il chitarrista e cantante che ha accolto Daniele nel 2012 e nelle visite successive.
Il risultato di questi incontri sono immagini spontanee, traboccanti di energia, scatti intrisi di chiaroscuri che mostrano un'interazione e un'intesa profonde tra fotografo e soggetto. Grazie al progetto "Afrometal" riusciamo a partecipare ai rituali preparatori di fan e musicisti, e prender parte a momenti spontanei di romanticismo, cameratismo ed eccesso anche al di là della musica.
La sensibilità e acutezza delle fotografie di Tamagni non tradiscono l'estetica autentica del movimento, ma ci guidano delicatamente dietro le quinte. A distanza di un decennio dal suo viaggio iniziale, le immagini di Tamagni sono ancora tra quelle che hanno catturato il fenomeno della scena metal in Botswana con più profondità e complessità.
SAPEURS: THE GENTLEMEN OF BACONGO
Per alcuni, la Sape (acronimo che sta per Société des Ambianceurs et des Personnes Élégantes) non è che un movimento di giovani congolesi che si vestono con un lusso ostentato. Ma il fenomeno va ben oltre una gratuita stravaganza. Per il sapeur (così si chiama chi fa parte della Sape) l'eleganza è sia un'estetica sia una chiave originale di interpretazione del mondo – e in certa misura uno strumento di rivendicazione sociale.
La Sape è iniziata quando la Repubblica del Congo era una colonia francese: lo stile dei colonizzatori viene però reinterpretato, reimmaginato, sovvertito, diventando una vera e propria arte di vivere. Nello stile del sapeur convivono una serie di paradossi: l'eccesso e il lusso in contrasto con la povertà dei contesti urbani dove la Sape si è sviluppata, il forte legame con morale e spiritualità e l'attenzione maniacale all'apparenza, i rimandi all'estetica coloniale e l'uso dello stile come rivendicazione identitaria e di indipendenza. Il lavoro di Daniele Tamagni, esposto in queste sale e presentato per la prima volta nel libro Gentlemen of Bacongo, pubblicato nel 2009 e diventato subito un caso editoriale internazionale, coglie tutte le tensioni e i paradossi del movimento dei sapeurs senza imporre un'interpretazione. Le foto, frutto di una relazione di fiducia instaurata nel tempo, sono un intimo ritratto dei sapeurs protagonisti della scena del quartiere Bacongo a Brazzaville, come Arca, Lalhande, KVV Mouzieto, Willy Covary, Lamame e Hassan Salvador.
A SHARED INFLUENCE
Il lavoro di Daniele Tamagni è come uno di quei sassi lanciati nell'acqua le cui increspature si espandono, un cerchio dopo l'altro. Ne sono testimoni i tantissimi testi accademici, tra storia della moda e sociologia, che si sono affidati al suo sguardo acuto per comprendere e analizzare le controculture che Tamagni ha documentato, e i tanti artisti che si sono ispirati alle sue immagini. In questa sala ne presentiamo tre.
Paul Smith, che ha dedicato un'intera collezione all'estetica dei sapeurs, scoperta proprio grazie al libro Gentlemen of Bacongo. Smith si innamora dell'attenzione ai dettagli, della personalità, dell'uso del colore e dell'ossessione per la moda dei membri della Sapé, e per la sua Primavera/Estate del 2010 apre la sfilata con un completo rosa accessoriato con una bombetta rossa – ovvero il look inconfondibile di Willy Covary. Anche Solange Knowles si fa ispirare da Daniele: lo styling e il concept del video di Losing You sono un esplicito omaggio ai Gentlemen of Bacongo, e Daniele era sul set, a documentare tutta la gioia e l'energia del backstage.
La stilista Italo-Haitiana Stella Jean è una virtuosa della contaminazione tra culture e del female empowerment: non poteva trovare migliore ispirazione per una collezione delle Cholitas Luchadoras boliviane. La sua collezione Primavera /Estate 2018, un'ode alle artiste del ring raccontate da Daniele, porta avanti un'idea a lui molto cara: ovvero che la moda è prima di tutto uno strumento di libertà, resistenza ed emancipazione.
Mostra: Daniele Tamagni. Style Is Life
Trento - Galleria Civica di Trento
Apertura: 17/05/2025
Conclusione: 06/07/2025
Organizzazione: Galleria Civica di Trento
Indirizzo: Via Rodolfo Belenzani, 44 Trento
Contatti: T+39 0461 260224
T+39 0465 670820
civica@mart.tn.it
Orari:
Martedì–Domenica 10.00-13.00/14.00-18.00
Lunedì chiuso
Tariffe:
Intero: 2 €
Gratuito: Mart Membership, bambini fino a 14 anni
Sito web per approfondire: https://www.mart.tn.it/visita/visita-la-galleria-civica-di-trento-123037
Facebook: https://www.facebook.com/martrovereto
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