
Le prestigiose opere del Mart, inserite nel percorso intitolato L’irruzione del contemporaneo rappresentano il punto di partenza e l’ispirazione per le mostre temporanee. Tra sintonie, confronti e dialoghi, il 2016 ha disegnato una parabola dedicata alla scultura. Protagonisti tre maestri il cui lavoro ha gli ultimi cinquant’anni della storia dell’arte internazionale: Giuseppe Penone, Robert Morris e ora Eliseo Mattiacci.
In una grande antologica, le monumentali installazioni di Mattiacci dialogano con le raccolte del Mart, con la visione antitradizionale della scultura di Ettore Colla e con lo spazialismo di Lucio Fontana. Ancora, fino al 19 febbraio, la visita alla mostra del Mart suggerisce un confronto tra l’opera di Mattiacci e quella di un altro artista immenso, che rivoluzionò il linguaggio della scultura: Umberto Boccioni, a cui è dedicata la grande mostra al primo piano.
L’idea della continuità dello spazio, che affonda le sue radici nel Futurismo, diventa cifra stilistica della produzione di Eliseo Mattiacci, come un’attitudine mai disattesa. Sin dai primi lavori, si intuisce una predilezione dello scultore per la forma circolare, per la rotazione, per la dinamicità plastica che ha indotto la critica a riconoscere in lui un possibile erede della tradizione futurista o ancor meglio boccioniana.
Con Penone e Morris si è aperta un’indagine sui gesti fondativi della scultura che, negli spazi del museo pubblico, interroga il senso dell’opera d’arte nello spazio.
Con Mattiacci ancora una volta architettura e scultura si intrecciano, dando vita a un serrato colloquio tra le opere e gli spazi progettati dall’architetto Mario Botta, non più cornice o contenitore, ma spazio da segnare ed eccedere. L’arte smette di interpretare il presente, non è più rappresentazione del mondo, ma diventa essa stessa il mondo.... leggi il resto dell'articolo»
Eliseo Mattiacci. La mostra
Classe 1940, Eliseo Mattiacci è tra i massimi esponenti di quel ripensamento delle pratiche scultoree che si è realizzato, in maniera sistematica, a partire dalla metà degli anni Sessanta. A Rovereto, attraverso una selezione di lavori per lo più di grandi dimensioni, un’ampia retrospettiva ripercorre l’intera carriera dell’artista, dagli esordi sino ai nostri giorni. Il percorso antologico racconta la parabola di uno tra gli scultori italiani più amati, presentando opere raramente allestite o mai esposte in un museo. Prendendo a prestito il nome dell’artista, la mostra del Mart suggerisce l’ampliamento della lettura critica su un percorso di ricerca che ha segnato la storia dell’arte degli ultimi decenni.
A cura di Gianfranco Maraniello, la mostra presenta opere capitali, come Locomotiva (1964), un lavoro degli esordi, in cui sono presenti intuizioni e temi che saranno determinanti per lo sviluppo successivo della poetica dell’artista. Nel percorso di visita si incontrano sculture che per complessità e misura sono di difficile installazione, come la celebre Motociclista (1981) che, esposta solo due volte nell’81 e nell’82, preannuncia il passaggio dalla dimensione terrestre a quella cosmica; o per esempio La mia idea del cosmo (2001), in cui emergono una dimensione sognante e contemplativa; oppure Piattaforma esplorativa (2008) che, allestita al centro del percorso, riunisce materiali e temi cari a Mattiacci. Sono inoltre presenti lavori entrati nella storia delle Biennali veneziane del 1972 e del 1988, entrambe a cura di Giovanni Carandente (insieme a Giuseppe Marchiori nell’edizione del ’72). Nella prima delle due Biennali un’intera sala era dedicata a Mattiacci, che allestì quattro opere, due delle quali inserite nella mostra di oggi al Mart: Cultura mummificata e Tavole degli alfabeti primari. A Venezia nell’88 fu invece esposta la scultura Esplorazione magnetica.
In mostra una ventina di disegni contrappuntano la monumentalità delle installazioni. Quello del disegno è un linguaggio per il quale Mattiacci è meno noto. Eseguiti principalmente in inchiostro e grafite, i disegni non hanno a che fare con la progettazione delle sculture, non sono disegni preparatori, ma costituiscono una raccolta di idee e suggestioni che si relazionano, a livello tematico e semantico, con la cosmologia dell’artista.
Una costante del lavoro di Mattiacci, sottolineato in mostra con decisione, è la messa in questione delle tendenze culturali più diffuse. I lavori del maestro scardinano la convenzionalità della compiutezza dell’opera a favore dei gesti fondativi dell’arte e di una decostruzione dei paradigmi dominanti.
Con Mattiacci, la scultura abbandona presto il piedistallo e si trasforma in dispositivo che appartiene allo spazio e, al medesimo tempo, eccede i suoi confini, muovendo verso dimensioni energetiche, esistenziali, cosmologiche.
Gli interventi di Mattiacci indirizzano a un’esperienza dell’universo che si compie nel disvelamento di potenze invisibili come quelle del magnetismo e della conduzione elettrica, in ritualità arcaiche, nella propagazione delle onde sonore di un gong, nella predisposizione di unità di misura umane, tracciati orbitali e vie di conoscenza all’ignoto attraverso scritture, metriche, strumenti meccanici e tecnologici in una tensione prometeica verso l’infinito.
Mostra: Eliseo Mattiacci
Rovereto - Mart
Apertura: 03/12/2016
Conclusione: 12/03/2017
Curatore: Gianfranco Maraniello
Indirizzo: Corso Bettini 43 38068 Rovereto (TN)
Sito web per approfondire: http://www.mart.trento.it/
Facebook: https://www.facebook.com/martrovereto
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