
Dal 18 maggio al 31 luglio, il Teatro Portaportese di Roma ospita nel foyer un'esposizione fotografica inedita di Emiliano Bartolucci, dedicata ad una leggenda della pallacanestro. La mostra, intitolata "Mozart" in onore del genio di Dražen Petrović, si distingue per la sua delicatezza e originalità, offrendo uno sguardo diverso sulla vita e la carriera di questo campione.
Le immagini, caratterizzate da una semplicità elegante, catturano i gesti distintivi, il gioco e la costante ricerca di perfezionamento personale del talento croato. Attraverso una serie di scatti, viene enfatizzata l'ossessione per il dettaglio e la determinazione nel perseguire il successo. La mostra, che rispetta la sfera privata del protagonista, si concentra esclusivamente sul mito che si è creato intorno alla sua figura, grazie alla straordinaria carriera percorsa.
Le fotografie mostrano insoliti protagonisti in movimenti iconici del basket e in luoghi fuori dal comune. Le pose selezionate catturano l'azione, spesso con i soggetti visti di spalle o di profilo, senza mai rivelare i volti, quasi fossero osservati dalle tribune. Le quarantasette immagini esposte si fondono in modo armonioso, stimolando la fantasia degli spettatori e generando un coinvolgimento emotivo profondo, offrendo un vibrante omaggio alla grandezza di questo eccezionale campione.
Questa mostra merita di essere visitata con calma, in un luogo affascinante della nostra città che è ricco di riferimenti culturali con un sottile aroma pasoliniano.
L'allestimento
Quarantasette immagini su carta fotografica resistente, ciascuna misura 20 x 30 centimetri con un bordo bianco leggermente più sottile sul lato destro, sono disposte una accanto all'altra per creare continuità e ripetitività nelle sequenze. Mantenendo la simmetria e evitando dislivelli di dimensioni, sono applicate su pannelli in legno neri ed illuminate da faretti direzionali. Questo crea una doppia composizione lineare (superiore ed inferiore), assemblata nei corridoi del foyer come due linee rette in profondità, dirigendosi verso una delle sale del teatro.... leggi il resto dell'articolo»
MOZART
Un album di ricordi un po' ingiallito, usurato dal tempo, con quell'irresistibile effetto pergamena, che in qualche modo restituisce curiosità, ripropone autorevolezza dei soggetti e dà quel senso di mistero, per le facce un po' segnate, scolorite, cancellate. E quei profili poi, densi di segreti, stimolano tutt'ora fantasie per interpretare pensieri e vita dei protagonisti in pellicola.
Questo è quello che mi è venuto in mente quando ho pensato di rendere omaggio ad uno degli idoli più grandi della mia adolescenza, Drazen Petrovic. Nato giusto 60 anni fa, in quel di Sebenico nella terra di Croazia, da sempre meravigliosa madre anche di eccelsi giocatori di pallacanestro.
Perché un album di ricordi? La fotografia, almeno per me, è una sorta di ossessione, quando ricerco le linee, rimarco geometrie, compongo con ambiguità sottile, in una sorta di alienazione, paranoia, comunque speranza. Ho pensato migliaia di volte come poter rappresentare il mio mito, andando ovunque e comunque troppo lontano, fino ad una scelta, più vicina di quanto mai potessi immaginare. Drazen Petrovic non lo conosco, non l'ho mai conosciuto, forse non l'ho nemmeno mai capito.
Mai ho capito e capirò la sua morte. Maledetto quel temporale in Germania, maledetta quell'autostrada, maledetto quel camion costretto ad invadere la corsia dove si trovava la macchina di Petrovic con la fidanzata ed un'amica. Maledetto quello schianto.
Il mio omaggio vuole sfiorarlo, vuole interpretare il mio pensiero sul giocatore, senza alcuna presunzione, da ammiratore e da sognatore di quel che lui ha indotto attraverso l'arte della pallacanestro. Drazen è la mia compagna che si allunga per prendere la palla su un muro simile ad un pianoforte, è suo figlio, che attraverso un movimento richiama suo fratello ed è ancora la mia compagna che scala muri, offre un assist, di fronte al mare, davanti al cielo.
Drazen Petrovic è memoria labile, perché se non lo cerchi, non saprai mai chi è stato su un campo di basket.
Ho voluto rappresentarlo così, attraverso metafore, vivo nei ricordi e mai morto nella mia vita.
"Le fotografie che compongono "Mozart" producono sequenze armoniche, movimenti e danze tipiche della pallacanestro, si svolgono in luoghi insoliti. Per stimolare la percezione di chi osserva, Per incoraggiare l'interpretazione personale, suscitare un coinvolgimento emotivo.
Vorrei che incuriosiscano, che sfiorassero delicatamente ed affiorassero come omaggio all'essenza di un grande campione, cui il destino tragico ha tolto la vita ma non l'eternità".
A Drazen Petrovic, figlio d'Europa.
Emiliano Bartolucci
Eduardo Lubrano
Mostra: Emiliano Bartolucci. Mozart
Roma - Teatro Portaportese
Apertura: 18/05/2024
Conclusione: 31/07/2024
Organizzazione: Teatro Portaportese
Indirizzo: Via Portuense, 102 - 00153 Roma
Sito web per approfondire: https://emilianobartolucci.com
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