Enzo Crispino. Veglia

  • Quando:   03/03/2018 - 25/03/2018
  • evento concluso

FotografiaMostre a Reggio EmiliaCrispino


Enzo Crispino. Veglia

Veglia è un progetto fotografico frantumato: ogni immagine che lo compone è il frammento di un insieme che manca. Ogni fotografia un grido, un dolore, uno strazio, come se ciascuno di questi momenti fosse da solo il tutto: sineddoche esistenziale della guerra. Non è un caso, infatti, che Enzo Crispino abbia tratto il titolo per queste fotografie da una poesia de Il porto sepolto di Ungaretti, diario in versi della Grande Guerra. Poco importa che là siano le sofferenze della trincea durante la prima Guerra mondiale e qui, invece, quelle della lotta partigiana, condensate nel duro realismo della scultura bronzea di Remo Brioschi, monumento alla Resistenza inaugurato il 25 aprile del 1958. I versi di Ungaretti, brevi fino a consistere in una sola parola, spezzano la lettura, enfatizzano il dramma, concentrano l’attenzione su ogni singolo elemento della tragedia. Allo stesso modo queste fotografie ci dicono che l’infinito martirio della guerra è già tutto deflagrato in ogni suo dettaglio: anche il più piccolo episodio che la compone vale da solo l’intera Storia. La mano di un partigiano giustiziato legata a un palo; i suoi piedi che, privati del peso del corpo, lasciano la terra; il rivolo di sangue che esce dalla bocca di un ragazzo ucciso; le dita di una mano tese verso la libertà oltre le sbarre di una prigione; infine, la stretta di mano tra chi ha lasciato la battaglia e con essa anche la propria vita e chi continua a combattere e guarda avanti a sé, a un futuro migliore. Ciascuna di queste fotografie isola un dettaglio del gruppo scultoreo di Brioschi: chi guarda non è messo nella condizione di ricostruirne l’insieme.

Non occorre. Ogni immagine è incorniciata da un effetto che evoca la corruzione della materia, l’ossidazione del bronzo, il disfacimento che il tempo impone all’operato umano. A tratti si ha quasi l’impressione di essere di fronte alle lastre di un’incisione, come se la natura fotografica di queste immagini potesse essere affidata a un’altra arte, ad altri modi, senza che venisse meno la loro forza, concentrata da Enzo Crispino in dettagli dotati di gigantesca potenza. Immagini che affiorano dal buio della notte: tutt’altro che oniriche, segnate piuttosto da un realismo crudo, esasperato, come le sensazioni avvertite durante la veglia, cioè quando la necessità impone di essere vigili anziché dormire. Di fare attenzione anziché rilassarsi. Di predisporsi all’azione anziché all’immobilità. Siamo dunque convocati, da queste fotografie, a completare il discorso delle immagini, siamo chiamati a domandarci cosa manchi: a chiederci come possiamo preservare la pace e difendere la libertà, anche nella semplicità di un piccolo gesto quotidiano che da solo vale, sempre, tutta la Storia.
 

ENZO CRISPINO (Frattamaggiore, Napoli, 1964) è un fotografo autodidatta, cosa che emerge con notevole evidenza, sia nella ricca varietà dei temi delle sue fotografie, sia nello stile duttile, che di volta in volta adatta alla necessità del progetto che realizza. In virtù di un linguaggio dotato di grande immediatezza, di una felice semplicità espressiva e di una forte carica empatica, molte sue fotografie sono state di recente selezionate e accolte in progetti espositivi non solo in Italia, ma anche in diversi Paesi europei, in Cina e negli Stati Uniti e pubblicate in importanti riviste, come, ad esempio, «L’oeil de la Photographie». Dalla campionatura delle fotografie qui proposte, sembra emergere come una costante, quasi una cifra distintiva delle immagini di Enzo Crispino, la dimensione altra dell’oggetto fotografato. Il profilo della stazione di Calatrava è riproposto come onda su uno sfondo metafisico. La bellezza perduta di una ricchezza passata, che si cela dietro una tenda rossa che ricorda un sipario o l’ingresso a una sala cinematografica, ci mette nel bel mezzo di una sala d’attesa di uno spettacolo che c’è già stato, di cui non conserviamo che il ricordo. La fotografia di una spiaggia richiama immediatamente certi scatti romagnoli di Luigi Ghirri, ma qui mancano geometrie e disposizioni ordinate degli elementi, e protagonista è una seggiola di plastica rotta, abbandonata, che infrange, anche cromaticamente, la quiete di ciò che vediamo per evocare una storia a noi sconosciuta. L’Appennino reggiano, prediletto, diventa un paesaggio incantato visto attraverso la lente di una tradizione pittorica distante oltre un secolo, che qui veste le mentite spoglie di una foschia mattutina.

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Mostra: Enzo Crispino. Veglia

Bibbiano (Re) - L'Ottagono Galleria Comunale d'Arte Contemporanea

Apertura: 03/03/2018

Conclusione: 25/03/2018

Indirizzo: Piazza Damiano Chiesa, 2 - 42021 Bibbiano (RE)



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