La stagione espositiva 2018 della SimonBart Gallery di Porto Cervo e Poltu Quatu prosegue con la mostra “Iconic Dots” dell’artista sudafricano Gavin Rain.
Il titolo della mostra sintetizza i due aspetti predominanti del lavoro di Rain: si riferisce sia alla consuetudine di ritrarre volti-icone del nostro tempo, sia alla particolare tecnica con cui l’artista realizza i suoi dipinti e per cui è ormai conosciuto in tutto il mondo.
Gli studi in arte, psicologia e neuropsichiatria fanno della ricerca di Gavin Rain una indagine assolutamente unica e trasversale
L’artista riesce a tradurre l’attività conoscitiva in espressione visiva: partendo dal dato percepito, rielabora l’immagine e la riorganizza in strutture formali. I cerchi colorati interferiscono con la percezione dell’occhio e, a seconda della distanza da cui si osservano, mostrano un ritratto accuratamente definito o un’immagine completamente astratta.
Nelle opere dell’artista è presente l’intenso e antico sodalizio tra arte e scienza, quello che ha accompagnato nei secoli la storia dell’arte globale. Rain guarda senza dubbio agli Impressionisti e al puntinista Seurat, che scompose per primo le immagini in punti di colore, ricorda inoltre gli artsti costruttivisti dell’Avanguardia Russa il cui richiamo è nella composizione coloristica ma nei suoi lavori risuona anche l’eco della scuola tedesca e del Bauhaus che analizzava allo stesso modo l’instabilità delle forme e l’ambiguità del colore.
Rain, proprio come i suoi precursori, sperimenta nuove tecniche, scompone per toni cromatici l’immagine del volto da riprodurre ed elabora dei blocchi di colore che separa grazie ad una griglia in cui dispone la posizione precisa dei punti. Calcola la grandezza e lo spessore di ciascun punto e studia la composizione cromatica dei cerchi affinché l’occhio possa percepirli come un unico colore. Il risultato finale dell’opera è frutto dell’originale segno dell’artista e del suo intenso studio matematico sulla riflessione e rifrazione della luce e delle conseguenti varianti della percezione ottica.
Dietro ad un intenso lavoro tecnico c’è anche una profonda riflessione culturale. Come Andy Warhol riproduceva le icone della società per liberarle dal valore feticista e svuotarle di senso, così Gavin Rain invita a riflettere sul valore delle immagini, sul senso o sul non- senso delle informazioni visive da cui siamo costantemente bersagliati. Il lavoro dell’artista sudafricano sottolinea l’importanza di due fasi fondamentali e separate della conoscenza: la percezione e la comprensione che spesso si sovrappongono e si annullano. Dunque Gavin Rain chiede uno sforzo al pubblico che non sia soltanto visivo ma anche intellettivo perché in fondo “la percezione richiede impegno”.
Gavin Rain
Gavin Rain è nato a Città del Capo il 23 marzo 1971. Ha studiato Arte e Neuropsicologia presso l’Università di Città del Capo negli anni ‘80 e ‘90. Rain dipinge da tutta la vita, ma ha iniziato con il puntinismo intorno al 2003/2004. In precedenza aveva pensato di studiare architettura, proprio per cercare di combinare i suoi due maggiori interessi: l’arte e la matematica. Oggi le sue opere vengono regolarmente esposte in mostre personali in tutto il mondo, in rinomate gallerie e fiere d’arte.
Nel 2009 Rain è stato scelto dal Fine Art Group 2010 (sotto licenza della FIFA) per realizzare 12 ritratti per la Coppa del Mondo FIFA 2010, che si è svolta in Sud Africa, al fianco di artisti come Esther Mahlangu e Keith Calder. Nel 2011 Rain ha partecipato alla 54° Biennale di Venezia, nel padiglione della Repubblica del Costa Rica, con un ritratto della vincitrice del premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi. Nel 2013 ha presentato
nel padiglione della Repubblica del Bangladesh un’opera intitolata “Lena”.
Da vicino i dipinti di Rain sono costituiti da piccoli cerchi concentrici di pittura acrilica dipinti in diversi colori. Da lontano l’occhio mette insieme questi colori per formarne uno solo. Più lo spettatore fa un passo indietro, più diventa chiaro il ritratto.
Inizia i suoi dipinti facendo uno schizzo del ritratto che vuole dipingere. Per decidere la collocazione dei cerchietti sulla tela utilizza una griglia fatta di stringhe o una proiezione.
La griglia necessita di circa dieci ore per essere realizzata ma è più accurata dell’uso della proiezione quindi Rain utilizza tuttora entrambe le tecniche. A questo punto sceglie i colori finali che deve avere ogni cerchietto e inizia a lavorare all’indietro. Rain ha una lista di 14.000 diversi cerchietti già realizzati. All’interno di questa lista sceglie la combinazione che crea il colore che desidera. Un’altra parte importante della tecnica è la variazione di
dimensione di ogni singolo cerchietto. La tela bianca che Rain utilizza come sfondo comporta che più piccolo è il cerchietto più lo sfondo attorno è bianco. Quindi più grandi sono i cerchietti, più diventa scura un’area e più piccoli sono i cerchietti più diventa leggera l’area. Così, in combinazione con il colore finale generato da ogni cerchietto, viene creata l'immagine. Tuttavia i colori dei cerchietti separati si fonderanno a loro volta in un nuovo colore. Quindi non solo ogni cerchietto, ma anche la combinazione di cerchietti, genera il colore e le figure.
La mostra è visitabile tutti i giorni, dall’11 Agosto all’1 Settembre 2018.
Orari d’apertura: 10:00 / 13:00 - 18:00 / 00:00... leggi il resto dell'articolo»
Informazioni:
T +39 0789 92391
T +39 0789 99595
M + 39 328 5673957
E info@simonbart.com
W simonbart.com
Mostra: Gavin Rain – Iconic Dots
SimonBart Gallery di Porto Cervo (OT)
Apertura: 11/08/2018
Conclusione: 01/09/2018
Organizzazione: SimonBart Gallery
Indirizzo: Via Aga Khan, 1 Promenade du Port - Porto Cervo 07021 - Arzachena
Sito web per approfondire: http://www.simonbart.com/