Arte contemporaneaMostre a Bolzano
Dal 29 settembre al 25 febbraio, Museion Bolzano presenta Hope, una mostra collettiva internazionale che esplora possibili spazi di speranza tra scienza e finzione. Curata da Bart van der Heide e Leonie Radine in collaborazione con il musicista, teorico e scrittore DeForrest Brown, Jr., Hope conclude la trilogia Techno Humanities con un'ode alle scienze umane nel loro stretto legame con i musei come luoghi attivi di costruzione del mondo. La mostra, che occupa l'intera superficie del museo, comprende opere transdisciplinari di artiste e artisti appartenenti a diverse generazioni. È inoltre parte del progetto espositivo un'antologia di testi critici (Hatje Cantz) e un ampio programma di mediazione e di eventi.
Hope invita il pubblico a muoversi tra spazi e tempi reali e immaginari, per esplorare punti di vista alternativi. L'architettura della mostra conduce prima al quarto piano, fuori dal percorso abituale, in un osservatorio dove, attraverso diverse capsule temporali artistiche si aprono nuove prospettive su sfere terrestri e celesti. Il percorso, attraverso cosmologie artistiche individuali e collettive, offre l'opportunità di esplorare il Sé e l'Altro al di là di una visione antropocentrica del mondo. Le installazioni video, le sculture, i costumi, i dipinti e i disegni creano un'atmosfera fantascientifica tra apocalisse e nuovi inizi, in cui scienze umane, tecnologia, ecologia ed economia si incontrano. All'interno della mostra collettiva le opere di Riccardo Previdi.
Riccardo Previdi è nato a Milano nel 1974, ha studiato architettura al Politecnico di Milano e arti visive all'Accademia di Brera. Questa duplice formazione lo ha portato a interessarsi al rapporto tra arte e progetto. Dal 2006 l'artista collabora con la galleria Francesca Minini di Milano presso la quale ha realizzato quattro mostre personali. Ha inoltre esposto alla 1a Biennale di Mosca, a Manifesta 7, alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, al MARTa di Herford, al De Vleeshal di Middelburg e all'Istituto Italiano di Cultura di New York, solo per citarne alcuni. All'inizio del Duemila, si trasferisce a Berlino. Lavora per un periodo nello studio di Olafur Eliasson e nel 2004 realizza il Green Light Pavilion, una struttura espositiva temporanea in cui trovano luogo, tra le altre, le mostre personali di Thomás Saraceno, Monika Sosnowska e Knut Henrik Henriksen. Dal 2009 collabora con la galleria berlinese Sommer & Kohl.
La ricerca artistica di Riccardo Previdi si interroga sulle possibilità e i limiti del pensiero tecnologico/scientifico mettendo a nudo i complessi meccanismi che si celano dietro gli oggetti e le immagini che ci circondano nella quotidianità. Registrando, talvolta amplificando, le immagini e le forme prodotte in esubero dalla nostra società, il lavoro di Riccardo Previdi mette in discussione le promesse di progresso e di riscatto sociale della modernità.
Previdi mette in relazione immagini e contenuti prelevati dalla cultura pop, dalla produzione industriale e dal pensiero tecnologico con i principi e le forme del modernismo. L'attenzione per lo spazio achitettonico e l'interesse per le dinamiche produttive della mostra lo portano spesso a concepire lavori site-specific, che fungono talvolta da display per ready-made e produzioni altrui.
Dalla sua inaugurazione, esattamente 15 anni fa, l'edificio di Museion è stato spesso descritto come un'architettura extraterrestre, come un UFO atterrato nel centro di Bolzano. Hope sottolinea questa immagine simbolica del museo come un'astronave, una capsula del tempo, un portale verso un'altra dimensione. Museion si trasforma così in un luogo di produzione di meraviglia, in cui scienza e finzione si fondono per affermare la speranza come pratica critica attiva. Come scrisse il filosofo Ernst Bloch nella prefazione al suo libro Das Prinzip Hoffnung, 1954 (Il Principio speranza): "si ha bisogno del cannocchiale più potente, quello della coscienza utopica levigata" per penetrare l'oscurità.
Le installazioni video, le sculture, i costumi, i dipinti e i disegni creano un'atmosfera fantascientifica tra apocalisse e nuovi inizi, in cui scienze umane, tecnologia, ecologia ed economia si incontrano.
Gli artisti e le artiste che espongono al terzo piano utilizzano talvolta nuovi strumenti di costruzione del mondo nell'era dell'intelligenza artificiale e della realtà virtuale. Con le loro installazioni, che ricordano i videogiochi, creano spazi immersivi tra il virtuale e il reale, la memoria e l'oblio.... leggi tutto»
Il secondo piano ospita l'archivio del mito afrofuturista Drexciya. Qui prendono forma nello spazio le approfondite ricerche che DeForrest Brown, Jr. ha intrapreso sulla storia della techno per il suo libro Assembling a Black Counter Culture (2022). A Museion, Brown predispone, in dialogo con i dipinti digitali di AbuQadim Haqq, numerosi album techno provenienti dalla scena musicale di Detroit lungo mappe e linee del tempo. Parallelamente viene sviluppata una storia sonora con il suo album Techxodus (2023), i suoi mix The Myth of Drexciya (2023) e Stereomodernism (2020). Grazie al dialogo pluriennale tra Brown e Haqq e la collezione di dischi di Dj Veloziped / Walter Garber di Bolzano è stato possibile rendere tangibile, per la prima volta in un museo, questa forma artistica di scrittura della storia e di costruzione del mondo, finora altrimenti trascurata.
Seguendo la logica di un tunnel spazio-temporale – rappresentato anche nel dipinto di Haqq sul poster della mostra – al piano terra viene creato un passaggio che invita a velocissimi viaggi tra punti distanti nello spazio-tempo. L'accostamento tra opere della Collezione riattivate e nuovi progetti crea un ponte tra la storia passata e il futuro di Museion come istituzione che colleziona l'arte. Allo stesso tempo, si apre uno spazio per l'ascolto e la discussione sulle domande centrali poste dalla mostra Hope: da dove veniamo e dove vogliamo andare?
La mostra include opere di : Almare, Sophia Al-Maria, Ei Arakawa, Trisha Baga, Neïl Beloufa, Black Quantum Futurism, Tony Cokes, Irene Fenara, Michael Fliri, Petrit Halilaj, Matthew Angelo Harrison, AbuQadim Haqq, Andrei Koschmieder, Maggie Lee, Lawrence Lek, Nicola L., Linda Jasmin Mayer, Beatrice Marchi, Bojan Šarčević, Marina Sula, Suzanne Treister, Ilaria Vinci, LuYang, e opere dalla Collezione Museion di Allora & Calzadilla, Shūsaku Arakawa, Ulrike Bernard & Caroline Profanter, Shu Lea Cheang, Tacita Dean, Sonia Leimer, Ana Lupaş e Riccardo Previdi.
Hope è più di una mostra: in collaborazione con Transart, il programma include anche la prima italiana di una performance del coreografo e danzatore Trajal Harrell con l'ensemble della Schauspielhaus di Zurigo, oltre a una mostra dell'artista Thomas Feuerstein, supportata da NOI Techpark, presso cui si svolge, e diversi eventi di Museion Art Club. Un ampio programma di mediazione coinvolge attivamente il pubblico nella negoziazione di "spazi di speranza".
Techno Humanities è un progetto di ricerca multidisciplinare triennale di mostre, pubblicazioni e public program. Si tratta dell'esperimento più lungo realizzato finora da Museion e che coinvolge tutti i componenti dello staff e le comunità di stakeholder regionali. Si pone domande urgenti ed esistenziali su cosa significhi essere cittadine e cittadini globali nell'attuale connessione tra ecologia, tecnologia ed economia.
Pubblicazione
La mostra è accompagnata da un'antologia di testi critici di Bart van der Heide, Leonie Radine, DeForrest Brown, Jr., Mahan Moalemi e Ytasha L. Womack, pubblicati da Hatje Cantz, che conclude la trilogia di volumi dedicati a TECHNO HUMANITIES dalla casa editrice. Il key visual per la comunicazione della mostra è un'opera d'arte creata da AbuQadim Haqq, che contribuisce anche all'antologia con una serie di dipinti digitali che si riferiscono alle sue illustrazioni di copertine storiche di album techno di Detroit e alle sue rinomate graphic novel afrofuturiste.
Titolo: Hope
Apertura: 30/09/2023
Conclusione: 25/02/2024
Organizzazione: Museion
Curatore: Bart van der Heide, Leonie Radine in collaborazione con DeForrest Brown Jr
Luogo: Museion, Bolzano
Indirizzo: P.za Piero Siena, 1 ( I ) - 39100 Bolzano
Per info: t. + 39 0471 223413
Sito web per approfondire: https://www.museion.it/2023/09/hope/
Fino al 24 febbraio a Bolzano è aperta al pubblico "I Have to Think About It", la prima retrospettiva in un'istituzione italiana di David Lamelas. leggi tutto»