Arte contemporaneaMostre a Pesaro-Urbino

Luciano Ventrone. Il pittore dell’iperbole

  • Quando:   16/05/2021 - 17/06/2021
  • evento concluso
Luciano Ventrone. Il pittore dell’iperbole

Con la mostra "Luciano Ventrone. Il pittore dell’iperbole" a cura di Vittorio Sgarbi, fino al 17 giugno 2021 presso le sale del Castellare di Palazzo Ducale, la città di Urbino apre la stagione culturale 2021. La mostra rende omaggio ad un grande artista contemporaneo, a poche settimane dalla sua scomparsa, definito "L'ultimo erede di Caravaggio".

Esposte in mostra quarantacinque opere di Luciano Ventrone, grande maestro dal virtuosismo eccezionale che per “ricostruire” scompone le forme. Nella sua tecnica la fotografia è un punto dal quale parte l’astrazione del soggetto, che si priva del suo essere materia per essere vissuto solo attraverso la luce. Lavorando direttamente sulla fotografia, Ventrone è in grado di cogliere quei dettagli non visibili all’occhio umano e che meravigliano sempre lo spettatore. Da scoprire prima con un’osservazione ravvicinata, quasi da microscopio, per poi allontanarsi dai dipinti e scoprirne la totalità.
È tra gli artisti italiani maggiormente conosciuti a livello internazionale. Ha esposto nei più importanti musei e gallerie, da Roma a Milano, da Londra a Singapore, da New York a Mosca e San Pietroburgo. Nelle sue opere crea mondi suggestivi, carichi di vissuto e di emozione. La scelta dei soggetti lo lega a grandi pittori del passato, tuttavia la sua attenzione per l’applicazione della pittura, il suo trattamento del colore e della luce lo pongono tra i contemporanei.

Lo studio della pittura non è la mera rappresentazione dell’oggetto ma è colore e luce: i giusti rapporti fra le due cose danno la forma nello spazio. Il soggetto non va visto come tale ma astrattamente

Luciano Ventrone

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«Luciano Ventrone è – spiega Vittorio Sgarbi – un artista contemporaneo che realizza opere che le persone vengono a vedere perché vogliono meravigliarsi. Ha saputo affermarsi come grande maestro nella figurazione, con un virtuosismo eccezionale. L’artista sembra cercare un assoluto, una essenza, che, nell’opera, accresce la realtà, non si limita a riprodurla. È di più. Ventrone è il pittore dell’iperbole. E iperboliche, esagerate, barocche appunto, sono le sue opere, piuttosto che iperrealistiche. Una grande illusione»..

«Urbino riapre i suoi spazi dedicati alla cultura - dice il sindaco Maurizio Gambini - e la stagione delle mostre 2021 inizia con l’esposizione di opere di Luciano Ventrone, a cura di Vittorio Sgarbi. In questo 2021 la mostra di Ventrone assume un significato speciale: diventa il simbolo di una rinascita delle attività culturali nella nostra città, dopo una lunga pausa forzata, a causa della pandemia da Covid-19 che ci ha accomunato al resto del mondo.
Luciano Ventrone ci ha lasciato di recente, all’improvviso. A Urbino questa mostra si carica quindi idealmente dell’energia vitale dell’autore e ci trasmette un’eredità creativa che rimarrà per sempre a disposizione degli amanti dell’arte».

Il critico Federico Zeri commentava, così, le nature morte di Ventrone: «Descritti con lucidità persino esasperata, i suoi vegetali sono definiti da una luce sapientemente violenta, che non è di un sole di agosto, ma piuttosto quella dei teatri di posa dove viene realizzata l’immagine cinematografica. Le sue nature morte ci vengono proposte come attimi immobili di una vicenda che sta tra un antecedente e un futuro, come istanti, sospesi e incandescenti, di una realtà oggettiva definita, sino ad esserne divorata, da una luce implacabile, quasi siderica, contro fondi scuri di evocazione astrale o lunare da satellite o pianeta. La pittura di Luciano Ventrone è una continua scoperta ottica, un incessante recupero della realtà oggettiva, che riemerge dopo l’alluvione di forme astratte, cerebrali ligogrifi, di ‘grumi materici’ e di scritture gestuali».

«Sono particolarmente grata a Vittorio Sgarbi che ha sempre seguito negli anni, con l'intelligenza e l'acume che lo contraddistinguono, la ricerca artistica di mio marito Luciano. Non può esserci sede più prestigiosa del Palazzo Ducale di Urbino per celebrarne la sua pittura a poche settimane dalla scomparsa. Luciano conosceva questo progetto espositivo, vi aveva aderito dal primo momento con entusiasmo e con senso di gratitudine. Questa mostra segue una serie di importanti riconoscimenti ricevuti da Luciano negli ultimi tempi, come la personale “La grande illusione” al Mart-Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, sempre a cura di Vittorio Sgarbi, e l'acquisizione di due suoi dipinti da parte del Quirinale nell'ambito del progetto Quirinale contemporaneo, curato da Renata Cristina Mazzantini per inserire arte e design nelle sedi presidenziali», dichiara la moglie di Ventrone, Miranda Gibilisco Ventrone.

Vittorio Sgarbi

Curatore della mostra

Sono stato l’ultimo a celebrare Luciano Ventrone, pittore dell'iperbole, al Mart di Rovereto, a margine della mostra “Caravaggio, il contemporaneo".
A fianco di una delle nature morte della serie attribuita da Federico Zeri a Caravaggio (e oggi indirizzate verso il maestro di Hartford), alcune opere di Ventrone indicavano una continuità di ispirazione, piuttosto che una citazione, dal grande maestro barocco.
Quella concentrazione, quella sospensione, quel silenzio proprio della contemplazione o del desiderio di assoluto, erano la cifra della ricerca di Ventrone. Fotografico e iperrealista per alcuni, Ventrone cercava una essenza luminosa, sostituendo la luce del giorno con una luce artificiale di metafisica evidenza. Difficile infatti definirlo neobarocco. Ventrone dipingeva anche superando le umane potenzialità sensoriali, nella notte della critica. Così Caravaggio poteva rimanere un alibi, giacché sarebbe improprio definire Ventrone “caravaggesco”.
Lo ritroviamo ora ad Urbino, in Palazzo Ducale, a far sentire la sua ideale adesione alla "divina proportione" di Luca Pacioli. Per lui una occasione perduta, per noi una conferma. Ultimo dei pittori moderni della realtà, dopo Sciltian e Annigoni, Ventrone si misura con la fotografia ad alta definizione, superando una lunga interdizione e il divieto delle avanguardie negli anni della sua formazione, ad ogni forma di figurazione. Agli inizi degli anni Ottanta lo soccorrono, come fenomeno spettacolare, Federico Zeri e Antonello Trombadori. È l’avvio di un trionfo.
Il suo obiettivo è una placata meraviglia che renda apparentemente semplice quello che è straordinario nell'ordine imperturbabile della mente.
Ventrone è un artista contemporaneo che realizza opere che le persone vengono a vedere perché vogliono meravigliarsi. Ha saputo affermarsi come grande maestro nella figurazione, con un virtuosismo eccezionale. Ventrone sembra cercare l’assoluto, in una essenza che, nell’opera, accresce la realtà, non si limita a riprodurla. E di più. Ventrone è il pittore dell’iperbole. E iperboliche, esagerate, barocche appunto, sono le sue opere, piuttosto che iperrealistiche.
Ventrone esagera, perfeziona il reale, anche nelle sue imperfezioni. E ci costringe a fare i conti con immagini che non ci avrebbero, al di fuori della sua interpretazione, interessato. Esercizi spirituali, o anche illusioni. Grandi illusioni.
La luce si mette al servizio dell’oggetto e, attraverso il riflesso, diventa materia, sostanza integrante di ciò che illumina.
È la luce immanente, luce che sta dentro le cose, che proviene da esse. È la luce-materia che rimanda alle origini dell’arte italiana prospettica, a Piero della Francesca, ovvero al concetto neoplatonico di luce come emanazione, come contenuto della forma-idea, come fattore strutturale e decisivo della harmonia mundi.
Per capire quelli che non capiscono Ventrone, giudicandolo illustrativo o fotografico, bisogna retrocedere a un pregiudizio estetico, dentro il quale gli strumenti di comprensione si riducono fino ad annullarsi, lasciando gli scettici ai margini di un deserto di cui non conoscono l’estensione, e che è più ampio dello schema elementare antico/moderno.
Il difetto di prospettiva storica non li fa riflettere sulla natura dell’arte che, da sempre, si ripiega su sé stessa per trovare nuove energie.
Da qui deriva la essenza stessa del Ri-nascimento e del Neo-classico. Così come, più tardi, del Post-moderno.
Nella valutazione della Storia di molti, c’è una equivoca idea di progresso, secondo la quale l’esperienza artistica avanza producendo opere sempre nuove, seguendo un fantomatico "spirito dei tempi”. Uno schema che impedirebbe di comprendere, fra gli altri, Canova o Ingres. E che trascura di considerare che, nel lessico degli storici e nella periodizzazione dei movimenti artistici, quando si parla di "primitivi" si intendono autori come Giotto, Duccio di Buoninsegna, Sassetta. Primitivi, artisti così sofisticati? Come si spiega?
È semplice. Perché vengono prima. Lo aveva bene interpretato Gino De Dominicis, apparentemente lontanissimo dal suo coetaneo Ventrone, che considerava noi i vecchi rispetto a quelli venuti prima di noi, e dunque più giovani. C’è un avanti e un indietro, un moto progressivo e una stasi regressiva, perché l’arte non ha regole, nonostante alcuni ingegni come Masaccio e Caravaggio la spingano molto avanti, con una terapia intensiva.
Per uno che avanza, cento restano indietro, e hanno pure diritto di esistenza, senza essere geni rivoluzionari. Così, a fianco di Masaccio, c'è Masolino, più delicato ma non retrogrado. E, dopo Caravaggio, c’è Sassoferrato, che si ispira al Bello ideale di Raffaello, ma non torna indietro: procede, suo malgrado.
In arte non ci sono solo gli innovatori: altrimenti Angelo Morbelli o Giovanni Boldini non sarebbero artisti perché percorrono una strada diversa da quella dei futuristi e delle avanguardie.
Così Antonio Donghi rispetto a Morandi. Ma anche Morandi rispetto a Balla. L’arte non ha una sola direzione, né un punto di arrivo. Non ci spiegheremmo, per stare in America, Edward Hopper o Grant Wood, artisti di incommensurabile modernità, nonostante l’ingombrante presenza di Pollock. O, per tornare in Europa, Balthus e Lucien Freud, dopo Mondrian.
Non tutti gli artisti sono rivoluzionari o geni; e certamente Luciano Ventrone, come Andrew Wyeth, non ha preteso di cambiare il corso della storia dell’arte, ma semplicemente di vedere riconosciuto quel diritto di esistenza che qualche dogmatico gli nega, nel fanatismo modernista che non consente spazio a chi non si iscrive al corso di sovversione, interpretando forme e visioni nuove. Perché è vero che, in arte, "dire è trasgredire", ma questo non impedisce che qualcuno continui a ripetere parole già dette, in modo originale o personale.
I critici si devono rassegnare: l’arte non è come la vogliono loro, ma come gli artisti, a loro modo, la interpretano. Il critico deve prenderne atto. E godere come un’anima semplice. Ventrone voleva trasmettere il piacere.

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Mostra: Luciano Ventrone. Il pittore dell’iperbole

Palazzo Ducale, Sale del Castellare - Urbino

Apertura: 16/05/2021

Conclusione: 17/06/2021

Curatore: Vittorio Sgarbi

Indirizzo: Piazza Rinascimento, 13 - 61029 Urbino

Promossa dal Comune di Urbino.

Progetto di Contemplazioni, in collaborazione con l’Archivio Luciano Ventrone, con il coordinamento generale di Gianluca Bellucci.

Orari:

La mostra è visitabile da martedì a domenica dalle ore 10 alle 18, con ingresso gratuito (l’orario di apertura potrebbe subire variazioni in funzione delle disposizioni sanitarie vigenti).

Per informazioni: Info Point IAT tel. +39 0722 378205 / +39 0722 2613 - info@vieniaurbino.it / iat.urbino@regione.marche.it

Sito web per approfondire: https://www.vieniaurbino.it/



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