Si inaugura sabato 27 luglio alle ore 21.00 a Terracina, nella splendida Chiesa del Purgatorio, la mostra "Ipotesi conseguenti", opere di Mariangela Calabrese. L'artista, salernitana di origine che da decenni vive tra Alatri e Roma, presenta nell'iconico spazio del litorale tirrenico, due installazioni scultoree realizzate nel tempo pandemico, in uno dei momenti più critici della nostra storia recente. Le opere si fanno "strumenti" di indagine e riflessione all'interno di un luogo – la Chiesa del Purgatorio – carico di segnali evocativi e suggeriscono una dimensione – quella del dolore e della memoria – che accompagna, quasi fatalmente, il nostro incedere quotidiano.
E' un'adunata quella alla quale ci chiama – senza strepitio di trombe o avamposti di fanfare - Mariangela Calabrese. In verità silenziosa e accorta come lo è il cammino – finanche plastico – che ci accompagna, in risalita, lungo la costa che accede alla città vecchia, l'antica Anxur, fortezza galleggiante, incrocio di fronti e sguardi di memoria. La chiesa del Purgatorio è una salutare stazione di sosta che ristora l'occhio – anche il più sbadato – e s'apre timorosa, tra dossi e facciate remote. La scalinata brunita è una piramide accogliente al pari di un trapezio che include e detta una ipotesi di meta.
Reticoli d'ombre a rimirar le genti è una deposizione multipla o – più convenientemente – un luogo di perseveranza. Lo dice perfino il numero: sono sette i "profili" schierati come anime ospitali a suggerire la destinazione, meglio ancora il fine. O forse l'anticamera dell'epilogo. Sostano sui gradoni di pietra lasciando che la luce – anche la più effimera – ne disegni l'orlo, più o meno marcato, più o meno irriverente. Sette tracce che sanno d'ombra e "passano sui muri", li attraversano, si piegano in affanno per restituire – restituirci – cornici di volti e di aliti. Ne sfioriamo il riflesso nel camminamento di sassi e parietaria salendo il golgota di Anxur. Fino alla banchina che anticipa l'norme portale.
L'interno è la pancia del vascello: per curve, per ellissi, per calotta di stelle e di blu impenitente.
Qui, a pochi passi dall'altare, nell'abside circolare che è dedica a Dio trova riparo questo scheggiato andirivieni di chiaroscurali accadimenti. L'opera, Da uno a infinito si pone come ulteriore rilievo di indagine, e pertanto di ispezione. Da uno a infinito, frammento scalfito e dorato, come esile verso fatto di parole di pregio o meteora sopravvissuta agli inganni lunari. Sospesa da appigli, desiderata, precaria. Al pari della vita nel tempo rimosso. Questo ciclo di minuscole opere, caratterizzato da un tema di inesauribile consistenza - la "ineluttabilità della perdita" - è ideato sul principio della "molteplicità" ovvero sulla rappresentazione ( o costruzione) di sequenze simili ma al contempo di "preziosa" originalità. Mariangela Calabrese le ha "costruite e custodite" come figliolanza essenziale per ribadire – e testimoniare – l'allerta di un tempo dolente, sospeso per spaesamenti e oscurità come lo è stato – neppure troppo remoto – quello pandemico. Come se in quel baratro di affetti minati, di sgomento, di transito incerto l'unico sostegno o attracco fosse quello di restituire – ad ognuno di noi – la "luce", alimentandone la presenza, celebrando, per quanto possibile, la sua identità spirituale, intima, rumorosamente poetica.
Mostra: Mariangela Calabrese. Ipotesi conseguenti
Terracina - Chiesa del Purgatorio
Apertura: 27/07/2024
Conclusione: 06/08/2024
Curatore: Rocco Zani
Indirizzo: Via Anita Garibaldi, 40 - Terracina (LT)
Orari: 20:00/23:00 dal lunedì alla domenica
Inaugurazione: sabato 27 luglio alle ore 21.00
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