
Di Barry Friedman
Con i suoi luoghi iconici, il suo territorio indelebile e la grande tradizione vetraria, Venezia è una città che conosco piuttosto bene. È riuscita a farmi tornare innumerevoli volte nel corso degli ultimi vent’anni, proprio per i motivi che ho citato prima, ma anche per gli artisti che ho esposto, che a Venezia sono di casa. Nel 2006, quando ho incontrato Michele e ho avuto modo di vedere le sue opere per la prima volta, è riaffiorata in me l’idea che Venezia sia una sorgente di creatività dal valore inestimabile. Ho conosciuto la sua fotografia con la serie Venice e mi ci sono riconosciuto subito.
Michele Alassi è riuscito a trasformare luoghi e monumenti di per sé già grandiosi e straordinari in ambientazioni metafisiche. Non erano più vignette veneziane ma paesaggi di emozioni estreme, espressione di un’estetica che appartiene a un’altra dimensione, di una fotografia che è fantasia. Dalla raffigurazione della scultura e della letteratura fino all’interpretazione, le fotografie di Michele Alassi sono una finestra sul panorama artistico e filosofico contemporaneo. L’ispirazione non viene dal soggetto che sta di fronte al suo obiettivo, ma da muse più profonde come Emilio Ambasz, Oliver Sacks e Jorge Luis Borges. In ogni opera la sua abilità è quella, palpabile, di rivelarci l’intensità degli attimi che sfuggono nel tempo e di mettere in luce l’elemento cruciale, la verità profonda di ciò che fotografa. Igor Stravinsky diceva: “Quanto più numerosi sono i vincoli che una persona si impone, tanto più essa si libera dalle catene che soffocano lo spirito”. Di serie in serie, Michele ha trasformato i vincoli della fotografia in un universo di possibilità. Di fronte alla Casa de Retiro Espiritual di Emilio Ambasz, la maggior parte dei fotografi cerca di mostrare fedelmente ciò che ha di fronte. Michele ha accettato l’incarico solo perché sentiva un legame innato con quella struttura e i suoi ambienti. In Venice Michele è influenzato da elementi Caravaggeschi, con l’uso sensazionale dell’oscurità che ha lo scopo di mostrare gli attori principali e di nascondere ciò che non è essenziale nei paesaggi veneziani, che siamo abituati a vedere spesso e a contemplare raramente. Nelle immagini sovrapposte di Michele, le molteplici patologie neurologiche descritte da Oliver Sacks si presentano proprio come il confluire che intorbidisce sentimento e ragione nella serie che porta il suo nome. Nelle immagini labirintiche di J. L. B. assistiamo a una moltiplicazione infinita della letteratura di Jorge Luis Borges.
La fotografia è un artificio, Michele Alassi la vede come una sfida e la affronta con intelletto ed emozione. I suoi obiettivi sono la decostruzione del superfluo e la rivelazione delle verità intangibili. Ciò che ottiene sono immagini che risultano più autentiche degli stessi soggetti fotografati, con impressioni che durano a lungo, come i sogni.
Mostra: Michele Alassio - Confidence
Milano - Banca Generali
Apertura: 01/12/2016
Conclusione: 28/04/2017
Indirizzo: Milano, Piazza S. Alessandro 4
Sito web per approfondire: http://www.confidenceexhibition.com
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