Il progetto fotografico gaza_ fuorifuoco_palestina, tenta una riflessione su potere e fragilità delle immagini. In assiduo contatto con fotografi e giornalisti palestinesi, si è iniziato a raccogliere la moltitudine di immagini che vengono dai territori rasi al suolo. Chi scatta fotografie nei luoghi della devastazione è considerato un testimone scomodo, un occhio disobbediente alla cecità, quindi da eliminare: oltre duecento sono stati finora i fotografi e giornalisti uccisi in un anno (diciannove nei trent'anni precedenti), oltre centottanta sono stati incarcerati, di alcuni non si conosce la destinazione (l'accusa è «violazione della libertà di parola e incitamento al terrorismo»). Da tredici mesi «alla stampa internazionale è vietato mettere piede a Gaza», se non sotto il controllo dell'Idf, gli intenzionali black-out e la sospensione degli accessi alla rete tacitano ancora di più gli osservatori.
Ogni immagine porta con sé il rischio di essere un ultimo documento e di essere costato una vita. Custodire un'immagine sull'altra, diffonderla perché sia vista e commentata è l'impegno di questa mostra. Mentre rende visibile il dolore del singolo e della comunità a cui appartiene, mentre registra il silenzio dei corpi inanimati, di case, tende, scuole e ospedali abbattuti, la fotografia presa sul campo rivela la realtà censurata.
«Fuori fuoco» è il termine con cui la fotografia può sperimentare la sua imprecisione, la sua potenziale avversione alle tecniche che «educano la platea al consenso», riuscendo ad includere l'errore tecnico o compositivo. All'opposto della nitidezza assoluta, richiesta dal canone professionale del «buon prodotto da vendere», ogni dettaglio sfuocato procede gradualmente verso la sua dispersione, fino a definizioni impalpabili ma dagli esiti inaspettati, talvolta potenti.
Se quanto si riceve dai fotografi palestinesi è realizzato con una messa a fuoco precisa, chiara e inequivocabile, perché adottare un termine, «fuori fuoco», che esula dalla nitidezza? Ad evitare l'equivoco, si può dire che le fotografie da Gaza celano al loro interno una materia complessa, così possente da non poter essere assimilata alla merce costruita e veicolata dal fotogiornalismo tout court, ma ad una deviazione nata per l'eccezione da cui provengono. Eppure in esse vi è già un antidoto, un suggerimento a lasciar perdere: perché far loro spazio nella nostra vita, scomodarla, renderla più faticosa? Raggiungono le nostre case ma in breve diventano aliene, possiamo disfarcene, non sapendo più a cosa fanno riferimento, slegate come sono una dall'altra, mancanti come sono di ragioni durevoli. La fotografia da Gaza non bada esclusivamente al futuro, guarda prepotentemente all'oggi, all'urgenza di dire subito, qui ed ora, cosa succede, ponendosi come errore del fotogiornalismo fondato su canoni che non contemplano durata ma sparizione.
In esposizione, insieme alla sequenza fotografica, costituita da trentatrè immagini, si affiancano quindici illustrazioni del portfolio Kufia, matite italiane per la Palestina, realizzate da vari maestri del disegno italiani, palestinesi e israeliani, accompagnate da testi di Stefano Benni e Guido Piccoli, pubblicate dal Comitato Bir Zeit, la Cuen e l'Alfabeto urbano di Napoli nel 1988.
Fotografi: Abdul Hakim Khaled Abu Rayash, Bilal H. El Nabih, Issam Rimawi, Muhannad Abdulwahab, Mahmoud Elyan, Mahmoud Illean, Mohamed Moana, Omar Abu Nada, Yasser Qudaih, Mohamad Al Baba, Musa Al-Shaer, Wala Hatem Sabry, Soha Sukkar, Hashem Zimmo, Mohammad Al Masri, Abnal Masri, Kamel Bulbul, Ahmad Muon Qanan (e altri fotografi palestinesi) - Illustratori: Igort, Andrea Pazienza e Marina Comandini, Guido Crepax, Sliman Mansour, Giuseppe Palumbo, José Muñoz, Daniele Scandola, Massimo Giacon, Magnus, Milo Manara, Lorenzo Mattotti, Oreste Zevola, Arnon Ben-David, David Reeb, Taleb Dweik, Tayseer Barakat, Nabil Hanani, Vauro, Altan, Vincino.... leggi il resto dell'articolo»
Da giovedì 29 maggio a sabato 7 giugno, sarà aperta al pubblico nella Sala Biagi del Palazzo della Provincia di Prato, in via Ricasoli n.25.
Nella stessa Sala Biagi, giovedì 29 maggio alle h.11.00, si terrà la conferenza stampa di inaugurazione con la partecipazione del Presidente della Provincia di Prato, Simone Calamai, della Presidente dell'Anpi provinciale Angela Riviello ed esponenti dell'Associazione Gaza_Fuorifuoco_Palestina.
Centro Pecci Dispacci si articola in una serie di appuntamenti dedicati ad approfondire temi di attualità attraverso i punti di vista offerti dalle arti. La capacità di un'opera di raccontare i contesti e utilizzare le temporalità in modi differenti rispetto a quelli della cronaca permette al Centro Pecci di arricchire l'offerta culturale sui dibattiti in corso. Un dispaccio è per definizione un messaggio breve, con carattere d'urgenza, scritto e inviato in risposta a una circostanza precisa: Centro Pecci Dispacci sono dunque appuntamenti discontinui, che rispondono alla necessità di approfondire in tempo reale tematiche trattate dai quotidiani ma da un punto di vista caratterizzato, per sottolineare come l'arte contemporanea, i suoi media differenti e le temporalità complesse, possano diventare anche uno strumento unico per capire il presente. L'iniziativa si inserisce all'interno del percorso che il Centro Pecci sta intraprendendo per la rielaborazione dei traumi collettivi che sempre più richiedono spazi di aggregazione per essere condivisi e ripensati.
Mostra: Qui resteremo - fotografie da Gaza e Cisgiordania
Kufia – Matite per la Palestina
Prato - Sala Biagi del Palazzo della Provincia
Apertura: 29/05/2025
Conclusione: 07/06/2025
Organizzazione: Centro Pecci Dispacci
Indirizzo: via Ricasoli, 25 - 59100 Prato
Altre mostre a Prato e provincia
Luigi Ghirri. Polaroid ’79–‘83
Il Centro Pecci presenta, da sabato 22 novembre 2025 a domenica 10 maggio 2026, "Luigi Ghirri. Polaroid '79–'83" a cura di Chiara Agradi e Stefano Collicelli Cagol.
Toscana, Prato
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Azzedine Alaïa e Cristóbal Balenciaga. Scultori della forma
50 abiti capolavoro dalla Fondazione Azzedine Alaïa di Parigi, disegni e bozzetti originali di Balenciaga in mostra grazie alla collaborazione con Balenciaga Archives di Parigi.


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