Remo Bianco. Un omaggio al periodo 3D

  • Quando:   04/03/2025 - 15/03/2025
  • evento concluso

Arte contemporaneaMostre a MilanoMilano


Remo Bianco. Un omaggio al periodo 3D
Remo Bianco, 3D-Senza titolo, 1956, strati di legno sagomato e smaltato, 128,5 x 112,5 x 7 cm, Fondazione Remo Bianco © tutti i diritti riservati

Da martedì 4 a sabato 15 marzo 2025, BUILDING TERZO PIANO presenta, nell'ambito del programma ufficiale di MuseoCity, la mostra Remo Bianco. Un omaggio al periodo 3D, con una selezione di importanti opere riconducibili al periodo tridimensionale dell'artista.

Il progetto nasce dalla volontà di approfondire e divulgare l'opera di Remo Bianco, che ha incarnato nella sua poetica vari aspetti e intuizioni centrali di quella stagione importantissima che sono stati gli anni '50 e '60 del Novecento; e di riproporre al pubblico alcune opere giovanili dell'artista che sono state messe in ombra dalle stesse sue creazioni successive, più famose e quindi più note al grande pubblico. I 3D, o "opere tridimensionali", sono infatti le prime originali creazioni di Bianco, che dopo una fase figurativa muoveva i primi passi nell'astrazione d'avanguardia grazie ai movimenti dello Spazialismo e Arte Nucleare. Rispetto a questi orientamenti, i 3D di Bianco rappresentano uno scarto significativo, con l'invenzione di una scatola spaziale in cui vari fogli di plastica trasparente interagiscono fra loro suggerendo forme cangianti in continuo movimento. Nel tempo l'artista ha sviluppato diverse versioni dei 3D, lavorando su superfici traforate e sovrapposte, che il teorico e critico d'arte Gillo Dorfles giudicava le sue opere più importanti "dove il gioco del chiaroscuro e delle luci accresce e accentua il mistero".

La mostra Remo Bianco. Un omaggio al periodo 3D ospitata in BUILDING TERZO PIANO si offre anche come cornice ideale per la presentazione del libro Remo Bianco: il periodo 3D di Adriano Altamira, edito da Electa (Milano, 2024), che si terrà il giorno giovedì 6 marzo 2025 alle ore 17.30 alla presenza dell'autore Andriano Altamira, del presidente della Fondazione Remo Bianco Riccardo Gianni e dello storico dell'arte e critico d'arte contemporanea Flaminio Gualdoni. Il libro prende in esame le varie fasi dell'invenzione di questa ipotesi creativa a partire dalla prima mostra del 1953, presentata da Lucio Fontana presso la Galleria Montenapoleone. Il saggio, attento allo sviluppo filologico di questa fase creativa, prende in esame l'elaborazione del progetto, che nella proposta di opere scalate su più piani, mescola tutte le esperienze pregresse a partire da quelle figurative fino a quelle spazialiste e nucleari. Nascono così vari tipi di 3D, da quelli trasparenti e lineari, a quelli pittorici, fino ai 3D opachi che Gillo Dorfles trovava essere i più felici, e che sono in definitiva il punto di arrivo di questa ricerca, sia nelle versioni di legno laccato, sia in quelle di metallo o plexiglass colorato. Persino in anticipo sui Teatrini del maestro Lucio Fontana.

Adriano Altamira

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Cenni biografici

Remo Bianchi, in arte Remo Bianco (Milano, 1922), nel 1937, dopo aver praticato diversi mestieri per mantenersi, si iscrive ai corsi serali di disegno all'Accademia di Brera. Qui, nel 1939, è notato da Filippo De Pisis, che diverrà il suo maestro. Durante la seconda guerra mondiale è arruolato nel 1941 come puntatore mitragliere su un cacciatorpediniere e, in seguito all'affondamento della nave, è salvato dagli inglesi e internato a Tunisi. Dopo un breve soggiorno a Sassuolo, rientra a Milano nel 1944 dove riprende la scuola di disegno e i contatti con De Pisis. Tra il 1945 e il 1950 realizza dipinti a olio, prevalentemente figurativi, influenzati dal Postimpressionismo di Rouault e dalle opere giovanili di Cézanne, così come dalle ricerche di Picasso. Sullo scorcio degli anni Quaranta sperimenta anche le prime opere tridimensionali e le prime Impronte in gesso.

Agli inizi degli anni Cinquanta è vicino alle ricerche dello Spazialismo di Lucio Fontana, inserendo nelle opere materiali come pietre e frammenti di vetro, e realizza al contempo opere, che definisce Nucleari, dal forte impatto materico. Al 1951 circa risale l'incontro, fondamentale per la sua vita, con l'imprenditore milanese Virgilio Gianni, conosciuto tramite De Pisis a Villa Fiorita, a Brugherio. Gianni, vicino all'ambiente di Carlo Cardazzo, diventerà il suo mecenate, oltre che collezionista e amico. Nel gennaio 1952 espone per la prima volta in una mostra collettiva - Autoritratti di Artisti Contemporanei - alla Galleria del Naviglio di Carlo Cardazzo. Nell'ottobre dello stesso anno si tiene la sua prima mostra personale alla Galleria del Cavallino di Venezia con una presentazione di Virgilio Guidi. Il 27 giugno 1953 presenta per la prima volta i suoi lavori 3D alla Galleria Montenapoleone 6A di Milano, con in catalogo una presentazione di Lucio Fontana. Nel febbraio 1954 espone un gruppo di 3D al Naviglio, con una presentazione in catalogo di Salvatore Quasimodo, e a luglio al Cavallino, con uno scritto di Virgilio Guidi. Stando a una sua annotazione diaristica, proprio mentre si sta recando a Venezia in occasione della mostra, nascono le sue prime impronte in gesso. Nel 1955, grazie a una borsa di studio offertagli da un gruppo di industriali e collezionisti milanesi, tra i quali Virgilio Gianni, parte per New York dove resta alcuni mesi visitando anche Chicago e la Florida. Qui vede per la prima volta una mostra di Burri e conosce i lavori di Donati, Marca-Relli, Kline e l'Action Painting di Jackson Pollock, la cui influenza si rivelerà fondamentale nello sviluppo dei Collages. Nel giugno 1955 espone al Village Art Center le opere 3D. Il rientro a Milano è segnato dalla perdita del suo maestro de Pisis, che muore nel 1956. Nello stesso anno scrive il Manifesto dell'Arte Improntale, cui è collegata la produzione delle Impronte di oggetti in gesso e in gomma, e dei Sacchettini – Testimonianze, opere in cui interviene con il prelievo di oggetti quotidiani, spesso legati al mondo dell' infanzia. Al rientro dagli Stati Uniti inizia, inoltre, la serie dei Collages. Nel 1957 inaugura il fortunato ciclo dei Tableau Doré, opere non figurative che derivano dallo sviluppo della tecnica dei Collages nelle quali interviene con la foglia d'oro.

Tra la il 1959 e il 1960 inizia a studiare le proprietà fisiche e estetiche del Sephadex (un gel chimico che ha la proprietà di dividere le sostanze secondo il loro peso specifico) i cui risultati saranno esposti nella mostra al Moderna Musset di Stoccolma del 1969. Alla fine dell'anno, inoltre, tiene una mostra di Tableau Doré al Casinò di Venezia con una presentazione di Agnoldomenico Pica. Nel 1964 pubblica il Primo Manifesto dell'Arte Chimica e espone al Cavallino le Impronte Viventi. Nel 1963 espone a Trento alla Galleria l'Argentario di Ines Fedrizzi; partecipa alla Biennale di San Marino e alla Biennale d'Arte del Mediterraneo di Alessandria d'Egitto. Il 1965 è un anno denso di avvenimenti. Visita dapprima Bourges, conosce poi Mark Tobey a Basilea e tiene una mostra di Impronte alla Galleria Flaviana di Locarno, nella quale oltre alle Impronte in gesso e, ai Sacchettini – Testimonianze, ripropone le Sculture Viventi. A Carrara redige il Manifesto della Sovrastruttura e inizia il ciclo delle Appropriazioni, di cui fanno parte le Sculture Neve, le Sculture Calde, le manipolazioni con i quadrati dorati di foto tratte dai giornali, e le Bandiere. Inizia così a servirsi del "modulo" dei quadrati dorati "come di una specie di marchio o sigla personale, araldica, sovrapponendolo a riproduzioni di altri artisti, riviste o illustrazioni già esistenti".

Tra il 1969 e il 1970 inizia il ciclo dell'Arte Elementare. Nel 1970 un grande Tableau Doré è esposto alla Sala Volpi alla Biennale del Cinema di Venezia. A partire dallo stesso anno e durante gli anni '70, si dedica al ciclo della Gioia di Vivere. Nella prima metà degli anni Settanta la sua arte sconfina anche nella performance e in opere che richiedono la partecipazione attiva del pubblico. E' il caso di Idee per una scala, installazione autobiografica presentata alla Galleria del Naviglio (1972) e dello spettacolo Sadico Mistico Elementare da lui scritto e interpretato al Teatro Angelicum di Milano (1972).

Dalla seconda metà degli anni '60 si consolidano i rapporti con Parigi, in particolare con il critico Pierre Restany e le gallerie Raymond Cazenave e Lara Vincy. In quest'ultima galleria sono presentati i Quadri Parlanti (1976), la Gioia di Vivere (1979) e le Bandiere (1979). Nel 1977 si tiene la mostra La realtà "improntale" alla galleria International Arts di Roma, presentata da Miklos Varga e in cui sono esposte una selezione di opere della sua intera produzione. Nel 1978 partecipa a Bologna alla mostra Metafisica del Quotidano; l'anno seguente partecipa all'Opera dei Celebranti. Discorso sul Museo, a Ancona. Nell 1983 il Museo delle Albere di Trento, allora diretto da Gabriella Belli, gli dedica una mostra antologica. Nel 1984 presenta la mostra Saint – Rémy du Blanc alias Remo Bianco alla galleria Lara Vincy dedicata alle Sculture Neve. Dal 1987 le sue condizioni di salute si aggravano. Una delle sue ultime mostre, Drapeaux. Bandiere, si tiene ugualmente alla Galleria Lara Vincy nella primavera del 1987. Si spegne a Milano il 23 febbraio 1988.

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Mostra: Remo Bianco. Un omaggio al periodo 3D

Milano - BUILDING

Apertura: 04/03/2025

Conclusione: 15/03/2025

Organizzazione: BUILDING

Indirizzo: via Monte di Pietà, 23 - 20121 Milano

Orari: martedì - sabato, 10 - 19

Info: Tel. +39 02 89094995 - info@building-gallery.com



Sito web per approfondire: https://www.building-gallery.com/

Facebook: building.gallery



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