Il Ponte riapre la stagione espositiva dopo la pausa estiva con una personale dedicata a un'artista con la quale la galleria collabora da tempo, Rosa Foschi, film-maker, fotografa e pittrice. Dopo studi classici ed artistici, ha frequentato il Centro Sperimentale di Cinematografia a Roma e ha realizzato vari cortometraggi in disegno animato (depositati presso la cineteca di Bologna), prodotti dalla "Corona cinemato-grafica" di E. Gagliardo di cui tre, realizzati fra la fine degli anni Sessanta e primi Settanta, vengono presentati in galleria: Amour du cinéma (1969), Ma femme (1970) e Amore e Psiche (1971), che vengono proiettati nella sala inferiore della galleria.
Successivamente, si è dedicata alla fotografia, cui la galleria ha dedicato una mostra di sole polaroid nel 2019, e alla pittura.
In questa occasione vengono presentati tre suoi libri d'artista, opere uniche in cui la maestria nell'impaginare il foglio si raccoglie in uno scrigno rilegato e decorato, dove una visione dadaista nell'interconnessione dei diversi elementi si fonde e si interseca alla sua scrittura poetica e alla fresca qualità delle immagini a china ed acquarello, che sono poi la struttura portante del libro.
A queste opere su carta è in gran parte dedicata la mostra, in cui un lontano sentore informale è riscattato da una leggerezza e una grazia rara, ricca di vibranti e indecifrabili atmosfere. La brillantezza delle chine, la morbidezza dell'acquarello si compenetrano nella trama di queste carte, le cui immagini restano nei nostri occhi come balenii improvvisi e fuggenti.
Biografia
Rosa Foschi nasce nel 1943 a Urbino, dove si diploma al "Corso superiore di grafica pubblicitaria" diretto da Albe Steiner. In seguito, trasferitasi a Milano, si occupa di pubblicità, cinema e fotografia. A Roma (dove vive e lavora) frequenta il "Centro Sperimentale di Cinematografia" e negli anni 1967-71 realizza vari cortometraggi in disegno animato, 35 mm., bianco/nero e colore, prodotti dalla "Corona Cinematografica" di E. Gagliardo, ottenendo dei premi dal Ministero dello Spettacolo e partecipando anche ai festival di Oberhausen, Annecy e al "Festival dei Popoli" di Firenze. Nel 2000 recuperati alcuni di questi film, sono stati presentati presso il Goethe Institut di Roma. Il lavoro sul disegno e l'azione filmica va coordinato con l'attività di fotografa dell'artista, che la porterà ad essere protagonista in molte rassegne nazionali. In ambito fotografico collabora e partecipa alle mostre organizzate dal CRAF (Centro di ricerca e archiviazione della Fotografia). Nel 1983 realizza assieme a Luca Patella "Arie e Polle", libro cartella con sette poesie (e quattro incisioni dello stesso Patella). La prima personale è del 1986, alla galleria Il Salotto di Como; da Den Tijd ad Antwerpen nel 1990; presso il Museo Laboratorio dell'Arte Contemporanea dell'Università "La Sapienza" di Roma nel 1999, con la mostra Esterno Interno Fuori, a cura di Claudio Crescentini. Tra le collettive, per lo più in Italia, tra gli anni Ottanta e Novanta si citano: Liber, pratica internazionale del libro d'artista, Palazzo Verdi, Verona (1980); Il gioco dell'arte, galleria Il Salotto, Como (1987); Far libro e pagine d'artista in Italia, Biblioteca Centrale, Firenze (1989); Pagine e dintorni, Galleria Civica d'Arte Moderna, Gallarate (1991); Una foto per un museo, MIFAV dell'Università di Tor Vergata, Roma (1994); Trasparenze. Rassegna Internazionale di Fotografia, Cassero del Casale, Grosseto (1995); Occasioni di mito: arte e poesia, galleria Fitzcarraldo, Genova; Giovani & Sconosciuti – aspetti della nuova fotografia italiana, a cura di Sabrina Zanner e Italo Zanner (cat. Motta-Craf, 1997); Contaminazioni. Fotografia nell'arte, arte nella fotografia, Museo Laboratorio di Arte Contemporanea La Sapienza, Roma (1997); Il paesaggio italiano in Fotografia 1950-2000, a cura di Walter Liva, Sale espositive provinciali di Corso Garibaldi, Pordenone (2010); Poesia totale 1897-1997. Dal colpo di dadi alla poesia visuale, Palazzo della Ragione, Musei Civici, Mantova (1998). L'artista ha anche realizzato 30 libropera, in esemplare unico, in formati e tecniche diverse; ha illustrato la raccolta poetica: P. Valesio, Anniversari, ed. Il Quaderno del Bardo, 1999. Alcuni di questi libropera sono presenti in collezioni d'arte private e pubbliche, fra le quali ricordiamo: Bibliothèque Nationale, Parigi e l'Archivio della Nuova Scrittura, P. Della Grazia, Milano. Ancora, tra le recenti esposizioni di fotografia ricordiamo: La magia della polaroid: gli autori italiani interpretano il mito, Centro Italiano della Fotografia d'autore, Bibbiena, Arezzo (2009); Fotografia e ritratto. A venti anni dalla mostra "Io e il suo doppio", Galleria Civica d'Arte Celso e Giovanni, Costantini, Castions di Zoppola, Pordenone (2015); Donne & Fotografia, Chiesa di San Francesco, Udine (2017-2018); L'immediatezza del presente, Chiesa San Lorenzo, San Vito al Tagliamento (2018). L'ultima personale alla galleria Il Ponte, Rosa Foschi. polaroid ROSA & film FOSCHI, 2019.
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"Rosa Foschi. La rifondazione del mondo"
Nel corso della sua inesausta sperimentazione tra i linguaggi, i materiali e gli attraversamenti disciplinari, tra il 1987 e il 1997, Rosa Foschi realizza tre libri d'artista. Anche se contenute cronologicamente nell'arco relativamente breve di un decennio, queste tre opere radunano temi e modi che corrono trasversali rispetto a tutta la produzione dell'autrice. Vi si ritrovano, infatti, la varietà dei suoi riferimenti culturali e iconografici, la ricchezza dei medium indagati, la versatile familiarità con la materia e con la sua manipolazione. Infine, nei tre volumi, è ben leggibile l'inclinazione intrepida per la combinazione, l'apertura e la sovrapposizione di piani che l'artista predilige per dare vita a una vasta area di cimento creativo in cui confluiscono, assieme alla genealogia dell'arte e agli scenari della cultura di massa, le sue vicende personali, professionali e affettive. Emerge così un aspetto poetico comune a tutta la densa avventura artistica di Foschi: l'aspirazione all'opera d'arte come dispositivo totale per l'interpretazione del mondo. Questa supremazia del lavoro artistico non è data tanto da qualità legate alla sollecitazione sensoriale, quanto dalla capacità di attrarre nella propria orbita le più remote periferie, coagulandole in una narrazione continua e, se non proprio unitaria, coerente con un baricentro estetico che corrisponde alla sua persona (e dove può trovare un artista il centro del suo universo creativo se non lungo la strada tra la propria mente e il proprio cuore?).
Osservando questa fluidità della composizione, i tre libri d'artista ricordano la passione di Rosa Foschi per la cinematografia, testimoniata dalla sua originalissima produzione di film in 35 mm. Negli uni e negli altri, pur contravvenendo alle regole narrative e rappresentative della tradizione, l'artista avverte il bisogno di garantire un'architettura coerente all'opera (filmica, libresca, eccetera) dove tutte le parti esprimano l'articolazione ponderata di un disegno ampio, i cui confini, forse, non sono immediatamente ravvisabili ma la cui integrità formale è fortissima.
In tale prospettiva si possono superare le indicazioni critiche che legano, forse un po' semplificando, la ricerca di Foschi alle rotture estetiche delle Avanguardie. È importante, infatti, restituire la specificità di questo lavoro al suo tempo storico che aveva ormai smaltito, e Foschi con lui, ogni debito verso le ascendenze futuriste e dadaiste, e anche neodada, potendo così citarle senza soggezione e rivisitarne i registri come parte di un ben più vasto e variegato orizzonte.
Già alla fine degli anni Sessanta, quando realizza i suo primi film per la casa di produzione Corona Cinematografica, l'artista raccoglie e traduce in modo personale il convergere delle tensioni che animano tutti i campi della produzione culturale di quella temperie storica. All'epoca, la faglia su cui si muovono alcune tra le più radicali esperienze artistiche vede da una parte la consapevolezza intellettuale di chi esaspera l'accumulazione di elementi sofisticati, letterari, citazionisti, in qualche modo riunendo in un circuito esclusivo creatori e fruitori dell'arte; dall'altra parte, in un posizionamento politico, altri autori fanno piazza pulita delle gerarchie culturali, aderendo a una decostruzione in corso ben oltre gli ambiti dell'arte, del cinema e della letteratura. Questa divaricazione è un fiume carsico attorno al quale si sviluppa l'intero XX secolo e venti anni più tardi, al declinare del decennio dominato dalla crisi rappresa nel Postmodernismo, torna attuale con tutto il vigore dei momenti di trasformazione e di lotta sociale e con, in più, la consapevolezza di una condizione postuma rispetto alla storia e alle sue tradizionali categorie.
Vivendo dall'interno, con sguardo attento e autonomia critica, il volgersi di queste trasformazioni culturali, Rosa Foschi partecipa di entrambe le aree del dibattito. Nei film, nelle polaroid e nei libri è chiaro come l'artista agisca liberamente, usando con disinvoltura strumenti poetici che apparentemente sono ideologicamente opposti. Da un lato domina una vena ricca di riferimenti che l'artista ama mettere in relazione, inscrivendo così il proprio lavoro in una cornice di ascendenze e connessioni con padri e madri nobili dell'arte del Novecento e del mondo classico, da Apuleio a Majakovskij, da Duchamp a Picabia, polimorfo interprete della prima modernità, tra arti visive, scrittura e cinema, al quale Rosa Foschi dedica il più recente dei libri d'artista, Pour Picabia, del 1997. Parallelamente corre un'energia demistificante che coinvolge le star del cinema, i fumetti e i linguaggi pubblicitari. In qualsiasi direzione eserciti il suo ingegno, Foschi dimostra di saper maneggiare e dosare le componenti colte e quelle pop, con un controllo vigile e una costante attenzione all'insieme. Lo spiazzamento conoscitivo che il suo lavoro, così irrituale nei formati narrativi, induce nel pubblico, lo porta (come ricorda Ilaria Bernardi che ricostruisce l'origine letteraria dello straniamento) "ad andare più a fondo rispetto a quello che superficialmente percepisce" (Rosa Foschi, o dello straniamento, Gli Ori 2019).
Propri della stagione culturale vissuta da Rosa Foschi sono anche il suo uso disinvolto del linguaggio verbale, la sensibilità per la parola poetica, la reinvenzione sul piano semantico e fonetico: attitudini che si trovano riflesse nel clima pugnace della poesia visiva e della rifondazione della lingua agita dalle artiste sue contemporanee, ben più legittimamente che nel Paroliberismo. Le rime che si seguono in allitterazioni e nonsense hanno il suono di una rivendicazione di libertà dimostrata, provata, nella composizione del proprio lessico; lo stesso vale per l'audacia delle immagini che abitano le pagine dei libri o le sequenze dei film: timbri con sagome di animali selvatici dialogano con incisione settecentesche, frammenti di opere d'arte rinascimentale e novecentesca, carte patinate, cartoncini e piccoli oggetti.
A tessere il visivo e il verbale lungo il volgersi delle pagine, ed espandendoli entrambi, interviene la pennellata rapida dell'artista, intrisa di una tavolozza ricca, brillante. La stessa che si trova negli acquerelli, in parte coevi in parte successivi ai libri. Qui Rosa Foschi rarefà il gesto pittorico, distendendo sulle carte il colore liquido con effetti quasi organici. Fedele allo spirito di una intera carriera, l'artista sperimenta fino al limite, fino alla soglia dell'eresia, le possibilità del medium, riducendo al minimo il disegno (rimangono le amate spirali) e il controllo della forma: le carte appaiono come osservatori su un mondo protozoico dove forme primarie si muovono su campiture di colore, come vettori di una fecondazione arcana. Sono altrettante genesi (eleganti, con ironia e un tocco di irriverenza, ed è inevitabile pensare ai due inchiostri di Francis Picabia, La Sainte Vierge, del 1920) dove l'artista evoca a sé un ruolo demiurgico in una ulteriore appassionata dichiarazione di amore per l'arte e per la vita, come risuona anche nelle parole che coronano uno dei libri (Ab Ovo, 1987):
"io sono
io suono
io sento
il suono
del
suono".
Mostra: Rosa Foschi. Carte, libri e film
Firenze - Galleria Il Ponte
Apertura: 27/09/2024
Conclusione: 31/10/2024
Organizzazione: Galleria Il Ponte
Curatore: Pietro Gaglianò
Indirizzo: via di Mezzo, 42/b - 50121 Firenze
Inaugurazione: 27 settembre h 18.30
Per info: susy@galleriailponte.com - 3396910817
Sito web per approfondire: https://www.galleriailponte.com
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