
"Che ti posso dire della pittura, se non che è un mistero continuo, oltre che per chi la vede, anche per chi la fa".
Parola di Alberto Burri, il pittore che, consacrato dalla critica e dal mercato, per mezzo secolo ha ostinatamente rifiutato di parlare di sé: "Per me parlano le mie opere", sosteneva.
Le opere di Sergio Ragalzi scelte ed esposte in questa mostra quasi antologica parlano per lui. E parlano chiaro. Anche, o forse soprattutto, quando sono nere di quei neri fatti di qualcosa, antirombo, pittura alla nitro, catrame, ferro, grafite, schiuma, bitume o che altro, che solo lui conosceva.
Opere come le Ombre atomiche e i Virus della metà degli anni ottanta ci parlano di domande senza una chiara risposta, di dubbi esistenziali, di paure: il perché della bomba atomica, il flagello dell'AIDS, Chernobyl. Ma in fondo parlano anche della Torino in cui Sergio Ragalzi è cresciuto ed è diventato artista, cioè parlano di quella che lui definiva una città operaia, industriale, triste per gli eventi duri di quell'epoca e fondamentalmente noir. E che lo spingeva a fare un'arte non estetica, ma piuttosto sociale. Un'arte che scaturisce dai turbamenti interiori e diventa molto materica, anzi meglio fisica, in ogni rappresentazione e su ogni supporto: sulle tele, spesso di enorme formato, come sui cartoni, sovente recuperati e poi stratificati con aggiunte ed incollature, ma anche, è ovvio, sui ferri anneriti delle sculture.
E la fisicità del lavoro di Ragalzi si percepisce altresì tanto nei lavori in cui lascia traccia visibile della propensione all'antipittura (orme, impronte, sabbie, tessuti che invadono l'opera), quanto nella modularità timbrica ed ossessiva dei cicli degli Insetti e degli Acquari. Sergio lo ripeteva spesso di sentirsi soprattutto scultore, anche quando faceva i quadri.
E ancora, qui in mostra, ci sono opere di Sergio Ragalzi che parlano di ciò di cui si sa da sempre, anche se non se ne parla, non se ne può o vuol parlare: opere che hanno titoli come Erotica, Madre, Origine, Insonnia. E poi ci sono le Farfalle. E le Iene. E le Scimmie.... leggi il resto dell'articolo»
Opere che rimandano a temi ancestrali, alle pitture rupestri dell'uomo primordiale di cui scriveva Emilio Villa, che fu il primo a scrivere per Sergio Ragalzi, in occasione della prima mostra Relitti sessuali, nel 1984 alla Galleria L'Attico di Fabio Sargentini a Roma.
È Tommaso Trini poi, nel colloquio in studio con Sergio del novembre 2022, a definire Ragalzi un artista quasi cosmologico... di una generazione che ha a che fare con l'energia oscura... che riesce a mettere insieme il vivente con il non vivente.
Emilio Villa, proprio lui, si chiedeva nel capitolo La vita dell'immaginazione del suo L'arte dell'uomo primordiale (pubblicato su Arti visive nel 1954): quando sarà nato nell'uomo il terrore? Quando il sentimento dell'avverso irrimediabile? Della prevaricazione dell'altro? Quando la presenza del male? Quando la speranza?
Ed è Sergio Ragalzi stesso a scrivere nel 2016 in un testo, lancinante e bellissimo, titolato Nel Caos:
A volte prevale l'idea della morte che sfugge alla vita, l'essere condivide la frattura esistenziale in un incrocio di immobilità al di fuori dello spazio vitale.
La considerazione dell'impossibilità costruisce la gabbia del volo che definisce un'identità caotica della realtà, un'immagine ferma di una ferita che non sanguina e aspetta aiuto.
Seduto con gli occhi sbarrati aspettando il nulla.
I passi a quattro arti artificiali sono pesanti, la conquista di un viaggio con un passo lento.
Tutto nasce dalla deflagrazione nucleare, rapporto mortale tra aria-terra, un amplesso distruttivo dove rimane l'ombra dell'umanità.
Da quell'ombra tutto è cronologia della realtà: ombra-virus-insetti-larve-farfalle-corpi-respiro-insonnia-uragani-esistenze, un corollario reale della difficoltà di esistere, consapevoli di contaminazioni.
Ricreare per sopravvivere non è una terapia, ma continuo tormento e Caos.
E se è vero, come afferma John Berger nel celebre saggio Sul guardare, che "le nostre esperienze visive sono sempre più universali delle circostanze" allora guardare le opere di Sergio Ragalzi esposte in questa mostra permetterà di guardare al lavoro di un artista che ha lasciato in esse il vissuto, la storia e la memoria di sé, uomo, e di ogni uomo.
E dall'opera di Sergio, dalle pitture e sculture come ombre o sudari, da quell'ombra ci verrà l'invito ad un'esperienza di visione e fruizione completa ed appagante.
Note biografiche
Sergio Ragalzi nasce il 5 marzo del 1951 a Torino. Esordisce sulla scena dell'arte italiana nel 1984 con Extemporanea, la mostra che consacra la riapertura della galleria romana L'Attico di Fabio Sargentini, galleria che gli dedicherà negli anni numerose personali.
Nel 1985 partecipa alla mostra Anniottanta alla Galleria d'Arte Moderna di Bologna. Lo stesso anno viene invitato al Museo de Arte di San Paolo del Brasile e alcune sue opere verranno presentate nella mostra L'Italie Aujourd'hui al Centre Nazionale d'Art Contemporain di Nizza, curata da A.B. Oliva, Maurizio Calvesi, Antonio Del Guercio, Filiberto Menna.
Nel 1986 partecipa alla mostra itinerante Francoforte-Hannover-Vienna Aspekte der italienischen Kunst 1960 - 1985 curata da Renato Barilli.
Nel 1996 partecipa alla XII Quadriennale d'Arte al Palazzo delle Esposizioni a Roma. Nel 1997 vince il Premio della Camera dei Deputati, per l'occasione verrà acquisita una sua opera per la collezione della Camera che nello stesso anno gli dedica un catalogo e una mostra personale.
Nel 2001 le sue sculture vengono esposte alla mostra La scultura italiana del XX secolo, Italia in Giappone 2001 - 2002 nei tre musei d'arte moderna giapponesi di Ibaraki, Yokoama e Kagoshima.
Nel 2007 viene organizzata una sua mostra antologica negli spazi della fabbrica Pagliero a Castellamonte.
Quattro sono le mostre personali più significative del 2008: Acquario alla galleria Allegretti di Torino, Voliere alla Galleria Delloro di Roma, Due insetti neri al Castello di Rivara, e Pioggia Nera a Milano, da Grossetti Arte Contemporanea.
Nel 2010, l'installazione Genetica 2093 è presentata presso gli spazi dell'Auditorium di Roma, al SuperstudioPiù a Milano, presso la Lucas Carrieri Art Gallery di Berlino in occasione della 6th Berlin Biennale of Contemporary Art, a Torino in via Palazzo di Città e presso il Castello di Rivara. La stessa installazione Genetica 2093 è presentata a Roma, nel settembre 2010, negli spazi del MACRO.
Muore a Torino il 23 luglio 2024.
Mostra: Sergio Ragalzi: Da quell’ombra
Milano - Loro Milano
Apertura: 01/02/2025
Conclusione: 28/02/2025
Curatore: Willy Montini
Indirizzo: Via Ugo Bassi 32 - Milano
Vernissage: venerdì 31 gennaio 2025 ore 18:00
Venerdì 31 gennaio, in occasione dell'inaugurazione della mostra, verrà presentato al pubblico il volume della prestigiosa collana ATLANTI di PREARO EDITORE: Sergio Ragalzi NERONATURA, di Tommaso TRINI, alla presenza dell'autore e dell'editore.
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