Sabato 19 Settembre 2020 , annus horribilis, Eva Marisaldi e Stefano Arienti, due delicati campioni della loro generazione, tengono da noi le loro ennesime esposizioni.
Ennesime perché ne hanno fatte tante, non troppe, ma sufficienti a darci una idea precisa delle loro rispettive poetiche, che si fanno più precise col passare degli anni, in questo trascolorare dalla giovinezza alla maturità, che pareva allora così lontana ed oggi ben presente.
La maturità delle persone a volte coincide con quella dell’opera e questa, che pareva difficile da comprendere, diventa man mano più chiara.
Ho detto altre volte che il lavoro di Eva, come ad esempio quello di Fabro, procede su vie ampie, dove si può andare a zig zag e quindi dare l’impressione di scarsa coerenza. Mentre altri, come Giulio Paolini o Carl Andre insistono su un concetto, dando così la garanzia della profondità.
3000 pagine di Marisaldi si rifà alla fisicità (sonorità) di un grande congresso del Partito Comunista Cinese: il Presidente legge una relazione, tutti i presenti, 3.000 persone, ne hanno una copia e la leggono mentalmente assieme al Presidente per un lungo tempo; non vola una mosca, solo il fruscio delle 3.000 pagine girate da 3.000 delegati.
L’autore concentra l’attenzione su un particolare (la parte per il tutto, la classica sineddoche): la parte significante, astratta dal contesto, diventa il centro dell’opera che parte sì da un certo avvenimento, ma lo piega alle necessità dell’arte e della relativa astrazione.
L’arte è necessariamente e per definizione inutile (almeno immediatamente, mentre mediatamente è quanto di più necessario esista).
Qui l’esempio creato da Marisaldi, coadiuvata dalle qualità tecniche di Enrico Serotti, mette in luce o addirittura crea un passaggio di senso (quindi una metàfora) da un evento roboante, che decide le sorti e l’economia di una nazione immensa, ad un gioco di rumori di fondo e, in fondo, un fruscio ritmato, come di una risacca: dalla risacca del mare alla deriva ideologica il passo è breve.
Stefano Arienti invece prosegue implacabile e non violento a interferire nei linguaggi e nelle figure, stereotipi della carta decorativa, partendo da una banalità di base, opere d'arte per i non abbienti, forti di bellezza stereotipata col sole al tramonto e paesaggi esotici.
Arienti taglia, cuce, zippa, aggiunge per modificare l'immagine.
Per questa mostra presenta carte stropicciate, bagnate, dipinte, tese su telaio dove la luce gioca anche sulla differenza di livello. Le immagini stanno tra la bellezza e l'ovvietà ma vengono riscattate dall’intervento sovente impercettibile dell'artista che tende a non modificare l’immagine in modo troppo evidente.
L'intervento di Arienti sulla realtà quotidiana delle immagini aggiunge senso e nobiltà, riportando, nel mondo dell'arte maggiore, figure altrimenti destinate ad una decorazione di bassa cucina. Il suo è un salvagente gettato a quell'insieme di immagini decorative da grande magazzino che popolano il nostro quotidiano, a metà strada tra l'ovvietà e il desiderio di bellezza.
Arienti con i suoi modi non violenti prende per mano questa imagerie e la riporta all'interno del mondo dell'arte dalla quale era appena uscita.
Massimo Minini... leggi il resto dell'articolo»
Orario 17-21
In alto: opere di Stefano Arienti
Mostra: Stefano Arienti / Eva Marisaldi alla Galleria Massimo Minini
Galleria Massimo Minini - Brescia
Apertura: 19/09/2020
Conclusione: 19/09/2020
Organizzazione: Galleria Massimo Minini
Curatore: Massimo Minini
Indirizzo: via Luigi Apollonio 68 - 25128 Brescia
Sito web per approfondire: https://www.galleriaminini.it/
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