Dal 31 ottobre al 20 dicembre 2024 al Maschio Angioino di Napoli accoglie Cuba Performativa. Giovedì 31 ottobre alle ore 18, presso le Antisale dei Baroni di Castel Nuovo, si inaugurano le mostre "Tonel. La historia en paños rojos" e "Videoarte cubana tra evasione e introspezione", che rientrano nell'ambito del progetto "Cuba performativa", ideato e curato da Giacomo Zaza, prodotto da Andrea Aragosa per Black Tarantella e Black Art, con il patrocinio del Comune di Napoli e la collaborazione dell'Università degli Studi di Napoli L'Orientale e del Canada Council for the Arts.
Le mostre si potranno visitare gratuitamente fino al prossimo 20 dicembre 2024, dal lunedì al sabato, dalle ore 10:00 alle 13 e dalle 14 alle 17.
Cuba performativa è un progetto sull'arte cubana contemporanea, inedito per Napoli, che attraverso due mostre congiunte seleziona alcuni artisti rappresentativi della ricerca intermediale dagli anni Ottanta a oggi. Il versante d'indagine che emerge è duplice: da una parte un approccio sociale e antropologico, dall'altra un'elaborazione narrativa fantasiosa e ironica, che offre una visione identitaria multiculturale e transnazionale.
La prima personale di Tonel a Napoli, La historia en paños rojos, realizzata con il sostegno del Canada Council for the Arts, presenta un importante nucleo di opere inerenti agli ultimi vent'anni. Il titolo fa riferimento all'opera La Historia (siempre se envuelve a sí misma en paños rojos), alludendo all'idea che tanto la storia quanto la finzione ci vengono presentate come narrazioni. Tonel (Antonio Eligio Fernández), sviluppa una particolare visione dell'essere umano, della società e delle sue interconnessioni. Frequenta la Storia e la memoria (collettiva e personale), con rimandi e allusioni al periodo della Guerra Fredda, tra la metà e la fine del secolo scorso. Tonel invita lo spettatore a una lenta e attenta esplorazione di un universo fantasioso, ricco di temi e motivi narrativi, ricordandoci però, a lettere cubitali, che El tiempo no es dinero. E che dunque bisogna uscire dalla "colonizzazione" della vita da parte delle logiche dell'economia.
In mostra emergono gli interessi di Tonel nei confronti dei programmi spaziali sovietici e americani (come le missioni russe "Soyuz" e quelle statunitensi "Apollo"). Nelle opere dove si percepisce il fascino per l'esplorazione scientifica del cosmo l'immagine elaborata da Tonel, si distacca totalmente dal significato politico e propagandistico del dominio dell'atmosfera esterna a cui puntavano (e forse ancora puntano) le grandi potenze.... leggi il resto dell'articolo»
Attraverso disegni, libri d'artista, installazioni con tondini di ferro, assemblaggi oggettuali, sculture di legno, l'artista cubano conduce un viaggio intermediale che produce deviazioni simboliche, scenari ludici, parodistici, ma anche incessanti associazioni poetiche. La sua articolata produzione pone molteplici questioni: i temi dell'individuo e della comunità, l'economia globale e il neoliberismo durante le crisi finanziarie e i capricci dei mercati azionari, il legame tra progresso scientifico e progresso etico, la formazione degli "imperialismi" e delle coalizioni geopolitiche.
La seconda mostra intitolata "Videoarte cubana tra evasione e introspezione", invece, si sofferma su alcune esperienze di sperimentazione video da Cuba, protagoniste della ricerca contemporanea dentro e fuori dell'isola. Tredici artisti contemporanei, attivi dagli anni Ottanta e Novanta (Juan Carlos Alom, María Magdalena Campos-Pons, Luis Gómez Armenteros, Tony Labat, Ernesto Leal, Sandra Ramos, Lázaro Saavedra) all'ultimo trentennio (Liudmila & Nelson, Javier Castro, Susana Pilar Delahante Matienzo, Glenda León, Grethell Rasúa), affermano lo sguardo empatico e pulsante della pratica video cubana. Uno sguardo rivolto tanto ai registri immaginari e fantasiosi, quanto ai contesti urbani (le strade dell'Avana), ai comportamenti e alle abitudini, alle vicissitudini e ai desideri che legano l'individuo al gruppo. Che si sofferma sulle melodie e sulle sonorità tipiche: i ritmi afrocubani e i numerosi generi musicali, dalla timba al reggaeton.
Le esperienze presentate a Napoli offrono un percorso visivo corale e molteplice che mette in primo piano i frammenti decentrati di una narrazione d'impegno etico. Qui s'intrecciano spazio pubblico e spazio privato (spesso negato dai precetti del Comunismo), vicende socio-culturali con inattesi percorsi simbolici.
Sottolinea il curatore Zaza: "La pratica video cubana porta con sé un'incredibile spinta performativa. Gli artisti scelti per Napoli si muovono tra valori fondativi dell'esperienza (la solidarietà, la libertà dell'individuo) e la ricerca di una dimensione poetica, uno spazio sensibile, un "mondo magico". Esplicitano sia visioni non convenzionali – discostandosi o avvicinandosi a implicazioni politiche – sia un racconto metaforico che intende aggiungere discorsi differenti rispetto all'ordine stabilito. L'intento è di sfuggire agli stereotipi per definire un laboratorio visivo pensante."
Questa mostra rappresenta un'importante occasione per conoscere alcuni temi del mondo cubano, la sua insularità e le ricerche fuori dall'isola. Dimostra come la crisi ideologica degli ultimi decenni contribuisce a una pratica artistica desiderosa di superare lo scarto tra il passato storico e il presente sociale, che caratterizza l'isola caraibica.
Note biografiche
Tonel (Antonio Eligio Fernández) è nato all'Avana nel 1958. Attualmente vive e lavora in Canada e a Cuba. Tonel è un artista, critico d'arte e curatore.
Come artista ha partecipato a mostre a Cuba dal 1973 e a livello internazionale dai primi anni Ottanta. Ha pubblicato illustrazioni e caricature su riviste a Cuba e in altri Paesi. Ha illustrato libri di letteratura per bambini, poesia e narrativa, pubblicati a Cuba, negli Stati Uniti, in Gran Bretagna, Germania, Spagna, Vietnam e Cina. Ha disegnato manifesti per l'Instituto Nacional del Turismo (INTUR) e per l'Instituto Cubano del Arte e Industria Cinematográficos (ICAIC) a Cuba, nonché per il Festival del Cinema Latinoamericano di Trieste, in Italia, tra le altre istituzioni.
È stato artista in residenza e docente presso il Center for Latin American Studies (CLAS) dell'Università di Stanford, California, e presso il Dipartimento di Arte e Storia dell'Arte della stessa università (2002-2003). Ha ricoperto la Edward Laroque Tinker Visiting Professorship presso il Center for Latin American Studies, Stanford University, California (2019). È stato professore presso il Dipartimento di Storia dell'Arte, Arte e Teoria della University of British Columbia, Vancouver, Canada. Ha insegnato anche al San Francisco Art Institute, in California, ed è stato docente e artista alla San Francisco State University, in California; alla Wayne State University, in Michigan; alla Ringling School of Art and Design, in Florida; alla University of Oregon, a Eugene; alla Tulane University, in Louisiana.
Ha curato numerose mostre. Con Jürgen Harten è stato co-curatore di Cuba O.K: Current Art from Cuba, Stadtische Kunsthalle Düsseldorf, Germania (1990). Ha inoltre pubblicato numerosi articoli e saggi sull'arte cubana e caraibica in antologie, cataloghi e periodici, a Cuba e all'estero. White Wine Press (Santa Monica, USA) e Pisueña Press (Cantabria, Spagna) hanno pubblicato un'edizione bilingue del suo libretto Pérdida y recuperación de la ciudad (en el cine) (2010).
Il suo lavoro è stato esposto nelle biennali dell'Avana, San Paolo, Venezia e Berlino. Le sue opere si trovano nelle collezioni del Museo Nazionale di Belle Arti dell'Avana, Cuba; il Ludwig Forum für Internationale Kunst di Aachen, Germania; il Van Reekum Museum di Apeldoorn, Paesi Bassi; la Daros Collection di Zurigo, Svizzera; il Dipartimento di Belle Arti della Northumbria University di Newcastle upon Tyne, Regno Unito; la Lehigh University Art Galleries, Bethlehem, Pennsylvania; l'Arizona State University Museum di Tempe, Arizona; il Museum of Art, Fort Lauderdale, Florida; il Jack S. Blanton Museum of Art dell'Università del Texas, Austin, Texas, tra le altre istituzioni.
Tonel ha ricevuto, tra gli altri riconoscimenti, la Menzione Rafael Blanco per il disegno alla I Biennale dell'Avana (1984); la borsa di studio per la ricerca e la critica d'arte dell'UNEAC (1991); la Distinzione per la Cultura Nazionale di Cuba (1994). Ha ricevuto la Rockefeller Foundation Fellowship in the Humanities (1997-1998), con residenza all'Università del Texas, Austin, e la John S. Guggenheim Foundation Fellowship for Painting and Installation Art (1995). Nel 2003 ha ricevuto il Cuban Artists Fund Award (New York, USA).
Juan Carlos Alom - Habana Solo, 2000. Video monocanale Single-channel video
16 mm, b/n, 14'
Juan Carlos Alom è nato nel 1964 all'Avana, dove vive e lavora. Ha frequentato i laboratori della fototeca, specializzandosi in tecniche fotografiche, e nel 1990 ha frequentato il corso di Semiotica del giornalismo all'Istituto Internazionale di Giornalismo all'Avana.
La sua opera è un'indagine fantasiosa della vita quotidiana cubana: credenze, superstizioni, desideri e visioni oniriche. Il contesto privato diventa un set teatrale in cui elaborare scene d'impronta esoterica. Inoltre Alom è interessato al carattere ludico e performativo delle cerimonie svolte dalla società segreta Abakuá (confraternita magico-religiosa di origine africana).
Nel filmato bianco e nero Habana Solo di Juan Carlos Alom la musica e i musicisti entrano in simbiosi con città dell'Avana (al suo paesaggio e ai suoi personaggi). Alom ha chiesto a vari amici musicisti, delle più svariate tendenze musicali (Frank Emilio, Tata Güines, Enrique Lázaga e José Luis Cortés, tra gli altri), di suonare un assolo con il loro strumento della durata massima di due minuti.
Habana Solo è un documentario fantasioso girato con una cinepresa da 16 mm che descrive i quartieri in decadenza e le persone nei loro gesti casuali, espressi liberamente per le strade dell'Avana. Alle riprese urbane si associano quelle dei musicisti impegnati nelle loro improvvisazioni. Alom ha reso palpabile lo spirito della città posseduto tanto dagli assolo quanto dai suoni e dai rumori che abitualmente essa produce, evidenziando i movimenti, la gamma e la fluidità dei corpi.
Nella sequenza finale, una danza individuale sul tetto si svolge senza suono e come un "assolo" fuori dall'intensità acustica ma nel mezzo di un ritmo armonico. Un danzatore, un uomo nero e magro, danza per la città, danza con essa e davanti a essa, e questo sfondo, fatto di palazzi, cielo e nuvole, trasforma la sua coreografia in un'offerta cerimoniale, un omaggio struggente.
María Magdalena Campos-Pons - Rito de Iniciación. Baño Sagrado, 1991. Video, monocanale Single-channel video 31' 37''
María Magdalena Campos-Pons è nata a Matanzas (Cuba) nel 1959. Ha studiato all'Avana presso la Escuela Nacional de Arte e l'Istituto Superior de Arte. Nel 1990 si è trasferita negli Stati Uniti dove ha conseguito il Master of Fine Arts al Massachusetts College of Art (Boston). Vive e lavora a Nashville, Tennessee (USA).
Lontana dalla terra natia, la sua opera fa eco alle proprie radici, così come al valore dell'essere donna e alla memoria familiare. È un'opera multimedia che comprende l'intervento installativo, il video, la fotografia, la pittura e il disegno.
María Magdalena Campos-Pons è cresciuta in una culla culturale multietnica: i suoi bisnonni erano discendenti Yoruba condotti a Cuba alla fine del XIX secolo per la lavorazione della canna da zucchero, e una parte della sua discendenza possiede origini cinesi – questa parte ha lavorato come schiava nei zuccherifici. Pertanto María Magdalena porta con sé un'identità multietnica e multiculturale (ispanica, cinese e nigeriana) e uno scambio continuo tra religione e spiritualità (cattolicesimo e santería).
In Rito de Iniciación / Baño Sagrado Campos-Pons riflette sul concetto di etnia e appartenenza, sul senso del potere nonché sul simbolismo dei cicli corporei femminili, attraverso un'interpretazione dei rituali della Santería e Yoruba. L'artista mette in atto un lento e cadenzato rituale di purificazione utilizzando acqua, latte e sangue, che simboleggiano il sostentamento, la sessualità, il piacere e il nutrimento. La visione delle sequenze, tra atti visivi e sonori (rintocchi di campane, percussioni sintetizzate, il fruscio dell'acqua che scorre, e campionamenti musicali da Jimi Hendrix), esplicita una stratificazione di segni, gesti, simboli, e atmosfere da rituale magico.
María Magdalena Campos-Pons - Just Another Day, 1999, Video monocanale Single-channel video, 5' 16''. Courtesy l'artista e Giacomo Zaza
In Just Another Day María Magdalena Campos-Pons appare con il volto truccato di bianco, quasi impolverato, intenta, nella prima parte del video, a estrarre lentamente dalla bocca un filato di tessuto blu indaco – questo colore rimanda al colore di Yemayà (dea del mare, madre delle creature viventi e degli Orisha secondo la mitologia Yoruba). In più l'espulsione della corda dalla bocca ci riporta alla mente un'eredità segnica e culturale che vive nel soggetto. Una componente indelebile di questa eredità è data sicuramente dalla tratta transatlantica degli schiavi impegnati nella coltivazione della pianta da cui si estrae l'indaco. Il viso dipinto fa appello sia al retaggio dei rituali, sia all'elevazione simbolica dalla questione della sottomissione colonialista nei Caraibi. Il volto, con il suo sguardo, cattura la nostra attenzione e ci invita a una dimensione estraniante.
L'opera ostenta un registro sincretistico di motivi visivi e uditivi. Al primo piano del volto di María Magdalena Campos-Pons, incalza il grido o il canto dei banditori di strada (pregoneros), creando un'altra dimensione alla performance. Come voci sospese nell'atmosfera delle strade e delle vie, il richiamo dei venditori ambulanti che annunciano le loro merci e le loro abilità manuali, nell'ambito dell'etnologia cubana, sancisce l'indiscutibile ricchezza poetica, pittoresca e musicale del popolo cubano.
Javier Castro - El beso de la patria, 2011. Video monocanale Single-channel video
8´ 15''. Courtesy l'artista e Giacomo Zaza
Javier Castro è nato all'Avana nel 1984. Nel 2003 si è laureato all'Academia Nacional de Bellas Artes San Alejandro (L'Avana), ha frequentato la Cátedra Arte de Conducta dell'artista Tania Bruguera (2004-2006) e nel 2009 si è laureato presso l'ISA - Instituto Superior de Arte (L'Avana). Vive tra Cuba e New York.
Attraverso la videocamera Javier Castro sviluppa uno sguardo di tipo antropologico per esaminare la società cubana mostrandone tutte le sfaccettature, anche le più scomode (piacere, violenza, frustrazione, povertà, senso di famiglia, sopravvivenza, ecc.). Registra le condizioni bonarie e precarie della comunità, spesso captandone l'ingenuità e la grossolanità.
Servendosi dell'intervista, Castro mette in relazione diretta la telecamera con il corpo sociale, indagando i comportamenti abituali della gente nei quartieri popolari cubani.
Susana Pilar Delahante Matienzo - Poema sin nombre, 2015, Video monocanale Single-channel video, 3' 46''. Courtesy l'artista e Giacomo Zaza
Susana Pilar Delahante Matienzo è nata all'Avana (1984), dove vive e lavora. Ha studiato presso l'Academia Nacional de Bellas Artes San Alejandro (L'Avana). Tra il 2006 e 2007 ha frequentato la Cátedra Arte de Conducta diretta da Tania Bruguera e nel 2008 si è laureata all'ISA - Instituto Superior de Arte (L'Avana). Dal 2011 al 2013 ha frequentato il corso New Media all'Università di Arte e Design di Karlsruhe (Germania).
Partendo dal suo vissuto privato, Susana Pilar ci parla della condizione femminile, denunciando discriminazioni e violenze, così come esaltando la resilienza e le sue infinite potenzialità. Lo fa attraverso il proprio corpo, sempre presente in fotografie, performance e installazioni.
Nel video Poema sin nombre vediamo l'artista in piedi intenta a leggere un suo testo poetico mentre in primo piano avviene un combattimento tra galli, nel mezzo di un giardino domestico caraibico. I primi versi annunciano un percorso inquieto: "I momenti di pace / sono momenti di guerra / cammino da sola tra l'erba / c'è un freddo nel mio petto / entro nella giungla / e nel fuoco della lotta / ci sono altri che, come me, combattono". Il percorso è sia interiore - dove il flusso di coscienza s'interroga sulla solitudine dell'esistenza - sia esteriore, tra le strade dell'Avana. Il dentro (i moti pulsionali) e il fuori (lo scorrere delle dinamiche sociali e comunitarie) s'incontrano continuamente.
Il video di Susana Pilar diventa un "estraniamento" poetico nel mezzo delle lotte e delle antinomie.
Luis Gómez Armenteros - Coartada (Littler Humble Pie), 2014, Video monocanale, Single-channel video 11' 49''
Luis Gómez Armenteros è nato all'Avana nel 1968. Si è laureato all'Academia Nacional San Alejandro all'Avana nel 1987 e all'ISA - Insituto Superior de Arte nel 1991. Ha fondato e diretto il Centro di Nuovi Media all'Università dell'Avana. Vive e lavora tra Cuba e Madrid.
Il lavoro di Luis Gómez si interroga sul significato dell'arte e sulle condizioni della pratica artistica nel contesto di una società attraversata da fobie e accelerazioni, pregiudizi e disattenzione.
Riguardo al video Coartada (Littler Humbler Pie), 2014, Luis Gómez racconta: "Littler Humbler Pie deriva da un'espressione inglese (eat humble pie: scuse umili con certa umiliazione). Poiché l'opera cerca di svelare alcune delle giustificazioni che l'ego ci impone per placare la nostra coscienza, ho pensato che ricreare l'inizio del film 'Apocalypse Now' fosse efficace, soprattutto quando sappiamo che il Vietnam è stato l'humble pie americana, o almeno si sono riferiti al Vietnam in questo modo, e ora lo è per me, soprattutto all'interno dei deliri della scena artistica. Il mio obiettivo è quello di fare un video stupidamente finto, per dare l'impressione che non mi stessi scusando davvero perché in realtà 'il fatto' non è mai esistito, qualcosa come un tecnicismo per dimenticare o mettere un veto a una cattiva azione, qualcosa di molto ricorrente nella sfera politica e nella coscienza".
Come il film Apocalypse Now (1979) di Francis Ford Coppola, che nell'affrontare la guerra in Vietnam, lascia un'impronta onirico-allegorica rivolta alla natura e sulle singole vite, allo stesso modo, alcune immagini ricreate da Luis Gómez scalfiscono la nostra immaginazione: l'elicottero e il rumore assordante delle eliche tra le palme (quelle vicino la studio dell'artista a La Habana), le fiamme che divampano e il sottofondo musicale. Sennonché nel ripercorrere l'inizio del film Apocalypse Now il video Coartada (Littler Humbler Pie) è come se fosse una doppia finzione dove il reale ormai fa parte di un circuito mentale dell'artista che sembra "incarnare" la voce fuori campo della scena iniziale di Apocalype Now: "Saigon. Merda. Sono ancora soltanto a Saigon. Ogni volta penso che mi risveglierò di nuovo nella giungla" – per Luis la "giungla" della società contemporanea.
Tony Labat, Babalú, 1980, Video monocanale Single-channel video
10' 10''. Courtesy l'artista e Giacomo Zaza
Tony Labat è nato all'Avana nel 1951. All'età di quindici anni si è trasferito a Miami in Florida. Ha conseguito la laurea e il Master of Fine Arts presso il San Francisco Art Institute, dove insegna dal 1985. Vive e lavora a San Francisco.
La sua pratica intermediale (installazioni oggettuali, video, performance e scultura) indaga l'identità culturale e sperimenta una decostruzione delle narrazioni predominanti veicolate dai mass media. Le sue opere sono accompagnate da toni ironici, paradossali, a volte derisori.
Nel video Babalú, 1980, mito e cultura pop si intersecano: Labat affronta la sua identità cubana, criticandone la rappresentazione banalizzata dei mass media, stessa banalizzazione che questi rivolgono al Terzo Mondo e all'Altro etnico.
Labat prende spunto da Babalú Ayé, il temuto Oricha della religione Yoruba che si sincretizza con San Lazzaro: dio potente, guaritore di dolori fisici e spirituali, che ripristina la salute, ma che può diffondere anche le malattie, il cui colore è il porpora vescovile. Nella tradizione iconografica è raffigurato come un mendicante storpio vestito di stracci e yuta in compagnia di due cani. È un pellegrino intorno a cui ruotano riti di magia sessuale, di guarigione e di evocazione dei morti.
All'inizio del video si vede il volto di Labat in primo piano, completamente dipinto, mentre pronuncia dei versi ridondanti, probabile invocazione Oricha. Risalendo all'icona popolare afro-cubana di Babalú, Labat attesta una metafora culturale ibrida intrisa d'ironia, e dà vita a un soggetto che si muove tra vari registri visivi ed espressivi. Per milioni di americani Babalú è la sigla del bandleader cubano Ricky Ricardo, personaggio della nota sitcom televisiva I Love Lucy. Nelle sequenze video si vede l'artista che si trucca mentre un uomo dipinge di rosso la parete verde dello sfondo e poi improvvisa delle mosse di arte marziale. Continuano scene con gesti e oggetti stereotipati usati dai media per definire la "cultura latina" - atteggiamenti da macho, jai alai, maracas.
Ernesto Leal - Diglosia, 2010, Video monocanale Single-channel video, 11' 30''
Ernesto Leal nasce nel 1971 all'Avana, dove vive e lavora. Ha frequentato l'Academia Nacional de San Alejandro all'Avana (1987-1990) e ha partecipato alle azioni del collettivo Arte Calle (1986-1989) con l'obiettivo di criticare il sistema artistico e culturale ufficiale.
La sua pratica si concentra sull'utilizzo della lingua parlata, del testo scritto e delle immagini: ne indaga l'uso corretto o improprio, e l'appropriazione da parte delle istituzioni che detengono il potere. Ossessionato dalla retorica della propaganda politica, Leal lavora intorno allo smantellamento di tutte quelle nozioni egemoni che impediscono una speculazione sfaccettata del pensiero. Per Leal l'arte è un processo plurale sempre in crescita e in costruzione.
Per Diglosia Ernesto Leal cattura con la videocamera lungo le strade cubane alcune parole che fanno parte di scritte propagandistiche dipinte su muri e pannelli, o d'insegne, e, accostandone le riprese, compone delle nuove frasi che articolano un discorso disincantato e tagliente.
La diglossia in linguistica indica la presenza nella stessa comunità di due lingue o varietà linguistiche (una "bassa" e l'altra "alta", come nel caso della lingua nazionale e dei dialetti). Sfruttando questo parallelismo, Ernesto Leal affronta il problema di una società, quella cubana, che vive con due linguaggi, o meglio, con un duplice discorso: quello dello Stato e quello degli individui, facendo luce sul paradosso morale che è al centro dell'illusione comunista - l'idea che si possa "costruire un popolo senza persone" ossia parlare alle masse senza tener conto delle loro individualità, della loro partecipazione politica attiva e della loro coesione come entità pensanti.
Tra il brusio della strada e le riprese fugaci delle scritte, è possibile leggere frasi come "patriottismo malizioso", "prima di tutto libertà", "..ci ha negato il diritto all'evoluzione", "qui c'è paura", "50 anni di audacia morale", "difficile trattare con fanatici del potere", "senza libertà di coscienza non c'è cultura possibile". Parole che composte tra loro esprimono un senso critico che controbatte alla retorica dell'establishment politico cubano.
Glenda León - Inversión II, 2011, Video monocanale Single-channel video 3' 9''. Courtesy l'artista e Giacomo Zaza
Glenda León è nata all'Avana nel 1976. Ha studiato danza classica dal 1990 al 1999. Si è laureaa in Storia dell'Arte presso l'Universidad de La Habana nel 1999 e ha conseguito il Master of New Media presso l'Academy of New Media di Colonia nel 2007. Vive tra Madrid e L'Avana.
Mediante una pratica artistica sfaccettata - tra disegno, video, fotografia, installazione oggettuale e acustica - Glenda León prende in esame i concetti dualistici di visibile e invisibile, suono e silenzio, effimero ed eterno, desiderio e inquietudine. León spesso tenta di riconfigurare lo spazio privato, per aprirlo a diverse possibilità, traslando la dimensione domestica in un mondo immaginifico e poetico. L'operazione di traslazione è sempre però leggera, soave e minima.
Il video Inversión II esprime la volontà di rompere, a livello visivo, con una carica semantica, emotiva e razionale, le convenzioni sociali date al denaro. La banconota è dissociata dalla sua funzione, in un gesto insieme leggero e violento: grattare una banconota da cento dollari e sniffarne il suo inchiostro. Il gesto provocatorio è accompagnato dal suono stridente prodotto dall'azione. L'atto finale di inalare metaforicamente il denaro è una riflessione sulle strutture consolidate della società del profitto, ma anche sul ruolo dell'artista: mentre la maggior parte delle persone lavora per avere denaro, l'artista ha la possibilità di usare il suo tempo e una certa fatica per distruggerlo.
Liudmila & Nelson - Hotel Habana, 2009, Video 10' 15''. Courtesy gli artisti e Giacomo Zaza
Le opere di Liudmila & Nelson (Liudmila Velasco, nata a Mosca, 1969, e Nelson Ramírez de Arellano Conde, nato a Berlino, 1969, vivono e lavorano a L'Avana, Cuba) raggiungono un rapporto rappresentativo con il mondo, amplificato rispetto alla semplice manifestazione, e producono prospettive immaginarie. Sono immagini governate da una combinazione di "documenti" che arriviamo a conoscere e rileggere la realtà sotto forma di "costruzione fantastica".
Hotel Habana, 2009, mette a confronto un documentario realizzato negli anni cinquanta su Calle 23, l'importante strada lunga quattro chilometri che attraversa da est a ovest il quartiere Vedado dell'Avana. Il confronto è stridente. La strada principale del quartiere, conosciuta anche come "La Rampa" e considerata negli anni cinquanta il viale più moderno, nelle riprese di oggi appare "scarna" e scevra del suo decantato splendore. Difatti quello che viene definito nel documentario storico come "El Broadway Habanero", simbolo di progresso e prosperità, simile alle larghe avenues di New York, appare come un viale privo di ricchezza ostentata e di trionfalismo, dove le infrastrutture, ormai desuete, non sono state mai rinnovate e fa da protagonista la semplice vita quotidiana cubana.
Sandra Ramos - Domesticación, 2011, Video animazione 3D 3D video animation 3' 45''
Courtesy l'artista e Giacomo Zaza
Sandra Ramos è nata all'Avana nel 1969. Si è laureata presso l'Instituto Superior de Arte all'Avana nel 1993. Ha conseguito il Master of Fine Arts al San Francisco Arte Institute (USA) nel 2001. Vive e lavora tra L'Avana e Miami.
Il percorso artistico di Sandra Ramos si esprime mediante espedienti linguistici eterogenei: pittura, disegno, fotografia, installazione, incisione, animazione. È un percorso sfaccettato che inizia con temi legati al retroterra culturale cubano (la terra, l'isola, la patria) e ai ricordi d'infanzia, e giunge alle trame geopolitiche, alle questioni della condivisione e dell'esclusione, proseguendo verso un orizzonte immaginario imprevedibile.
Domesticación è una breve animazione satirica basata sulla storia e sulla società cubana. L'isola simboleggiata da un grande coccodrillo viene addomesticata nel corso degli anni da vari personaggi storici che rappresentano non solo le potenze mondiali da cui Cuba è stata dipendente nel corso della sua storia ma anche personaggi chiave della cultura che hanno dato voce all'anima identitaria: Cristoforo Colombo in riferimento al colonialismo spagnolo; Zio Sam, che rappresenta l'ingerenza americana durante la Repubblica; il personaggio "Bobo" di Eduardo Abela (artista satirico cubano) simbolo degli intellettuali durante la Repubblica; Lenin in allusione all'ingerenza sovietica durante la Rivoluzione; Fidel Castro quale regista della rivoluzione; la ragazza "Pioniera" con l'uniforme rossa della scuola elementare cubana, immagine della generazione più giovane e del futuro che non raggiunge il potere.
Domesticación pone domande sul futuro di Cuba e su come le manipolazioni della storia, così come la dipendenza di Cuba da altre potenze, abbiano influenzato i conflitti che si affrontano ancor oggi.
Grethell Rasúa - De la permanencia y otras necesidades, 2014, Video HD Single-channel video 5' 37'. Museo Nacional de Bellas Artes, La Habana, Cuba. Courtesy l'artista e Giacomo Zaza
Grethell Rasúa è nata nel 1983 all'Avana. Nel 2004 si è diplomata all'Academia Nacional San Alejandro e nel 2009 laureata all'ISA - Instituto Superior de Arte all'Avana. Vive e lavora a New York.
Superando la distinzione tra seducente e repellente, Grethell Rasúa decide di escogitare un laboratorio artistico intermediale (tra performance, disegno, video, fotografia, artigianato e ornamento) che diventi un atto di trasformazione dell'ordinario. La sua pratica include il viscerale e il poetico.
Tra grottesco e sensuale, repulsivo e lirico, il video De la permanencia y otras necesidades, 2014, parla di resistenza, di coloro che costantemente flirtano con il pericolo e il proibito. L'immagine ci "punge" solo a vederla: l'artista lecca, accarezza e morde le spine di un cactus, con un sottofondo sonoro ammaliante. "È una performance in cui passo la mia lingua tra le spine di un cactus in riferimento a quegli eventi esterni che esistono indipendentemente da noi, che sono dolorosi, causano dolore e appaiono sempre sul nostro cammino ..." spiega Rasúa. È l'immagine di un personale atto di resistenza al dolore e alla paura.
Lázaro Saavedra - Reencarnación, 2007, Video monocanale Single-channel video
3' 45''. Courtesy l'artista e Giacomo Zaza
Lázaro Saavedra è nato nel 1964 all'Avana, dove vive e lavora. Membro del Grupo Puré, si è laureato nel 1988 presso l'ISA - Instituto Superior de Arte, dove ha insegnato pittura dal 1992 al 2009 e dove ha dato vita, insieme agli studenti, al collettivo Enema (2000-2003).
Protagonista del "Nuevo Arte Cubano", Saavedra opera un'analisi critica e allo stesso tempo sarcastica delle problematiche culturali e sociali, affermando assiduamente l'urgenza della libertà di pensiero. Riflette sulla promiscuità delle ideologie e sulla contaminazione dei discorsi attraverso disparati mezzi espressivi: installazioni, disegno, pittura, interventi oggettuali, performance, video.
Saavedra è anche autore della Galería I-MEIL, un progetto di attivismo attraverso i social network.
Per Reencarnación Saavedra utilizza un frammento del film PM (1961) di Orlando Jiménez Leal y Sabá Cabrera Infante, che era stato immediatamente censurato in quanto, nel raccontare la vita notturna dell'Avana nei bar del porto durante i giorni della lotta contro l'invasione della Baia dei Porci (Playa Girón), distorceva la realtà trasmettendo un'immagine dissoluta dei lavoratori cubani. Inoltre la censura del film aveva motivato il famoso incontro nella Biblioteca Nazionale tra Fidel Castro e gli intellettuali cubani, noto come "Palabras a los Intelectuales" (1961), dove si discutono le traiettorie della creazione intellettuale idonee alla Rivoluzione cubana.
Saavedra sceglie le sequenze del film che mostrano un gruppo di persone mentre balla sotto gli effetti dell'alcol in un night club dell'Avana. I passi e i movimenti, che nel film erano determinati dal ritmo della musica di quel tempo (inizio Sessanta), qui sono guidati dai ritmi di una canzone reggaeton del cantautore cubano Elvis Manuel (scomparso mentre attraversava lo stretto della Florida su una zattera nel 2008). Saavedra rende trasparente un tema nascosto fino a tempi recenti: il mancato riconoscimento delle manifestazioni culturali subalterne, fondanti della cultura cubana, considerate legittime solo ai margini delle istituzioni.
Lázaro Saavedra - El cuervo albino, 2007, Video monocanale Single-channel video
3'. Courtesy l'artista e Giacomo Zaza
Il titolo del video El cuervo albino si ispira alla poesia "Il Corvo" di Edgar Allan Poe, in cui il piumaggio nero di un corvo appollaiato su un busto di Atena contrasta con il marmo bianco.
Il processo di trasformazione sociale condotto a Cuba dal 1959, ha ereditato i ritardi dei decenni precedenti alla Rivoluzione, tra cui la questione della discriminazione razziale che purtroppo è ancora controversa. Anche nell'ambito della Scuola Nazionale di Ballo cubana si celano comportamenti discriminanti: il video di Saavedra inizia con l'audizione di una ragazza nera, frammento narrativo tratto dal documentario Variaciones (1962) di Humberto Solás, in cui l'artista sostituisce la musica classica del pianoforte con il brano del primo reggaeton cubano La rumba se formò di Elvis Manuel e El Micha – brano dove si allude al ritmo e al ballo sinuoso della rumba (nata a Cuba dopo l'abolizione della schiavitù dalle comunità afrocubane nelle periferie urbane).
Il video bianco nero mostra la commissione esaminatrice del balletto, composto da Ramona de Saá, Fernando e Alicia Alonso, attenta a valutare l'attitudine della giovane ragazza. Le riprese dei lenti passi di danza si alternano a diverse riprese - quelle del Memoriale a José Martí in Plaza de la Revolución o di alcune formiche nere sul riso bianco - e in particolare al gesto involontario della testa di Alicia Alonso, che, reiterato da Saavedra, appare trasformato in una negazione, un "no".
Il montaggio del video per frammenti visivi esprime una situazione irrisolta in cui le ambizioni di una trasformazione rivoluzionaria non corrispondono a ciò che accade realmente per i singoli soggetti che vivono in circostanze di pregiudizi e umiliazioni. Inoltre il reggaeton ricorda una voce popolare condivisa e connaturata che non può essere ignorata.
Mostra: Tonel. La historia en paños rojos
Napoli - Maschio Angioino
Apertura: 31/10/2024
Conclusione: 20/12/2024
Organizzazione: Cuba performativa
Curatore: Giacomo Zaza
Indirizzo: Via Vittorio Emanuele III - 80133 Napoli
Opening: 31 ottobre h 18:00, inaugurazione a ingresso gratuito
Orario: lunedì-sabato 10:00-13:00 e 14:00-17:00
Info: +39 081 795 7722
Sito web per approfondire: https://www.blacktarantella-art.it/
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