Questa settimana incontriamo due grandi artisti internazionali, l'austriaco Erwin Wurm protagonista a Venezia, e l'americana Helen Frankenthaler, a cui Palazzo Strozzi dedica una grande mostra, il non ancora quarantenne Gianni Politi alla Triennale di Milano, Elena Berriolo e le sue opere create con la macchina da cucire, e infine la singolare tecnica pittorica di Gianluigi Colin a Palazzo Ducale di Urbino.
I. Le Sculture di Erwin Wurm nella Biblioteca Nazionale Marciana
Con apertura al pubblico dal 27 settembre e fino al 24 novembre, Erwin Wurm, tra i maggiori artisti contemporanei austriaci, presenta le sue opere nel Salone Sansoviniano della Biblioteca Nazionale Marciana di Piazza San Marco, a Venezia. Già presente in due edizioni della Biennale d'Arte di Venezia (nel 2011 e nel 2017), a lui il difficile compito di mettersi a confronto con le pitture di Tiziano, Tintoretto, Veronese nel grande Salone Sansoviniano, dove sono state collocate le sette sculture di dimensioni maggiori.
«Il mio lavoro è un commento sulla nostra società – afferma l'artista -. Utilizzo l'angolazione dell'assurdo e del paradosso per affrontare le preoccupazioni del nostro mondo». È particolarmente interessato agli oggetti che usiamo per identificarci, siano essi status symbol piccolo-borghesi o oggetti apparentemente banali come l'abbigliamento, che esplora artisticamente dalla fine degli anni Ottanta. E proprio sull'abbigliamento, che definisce il corpo, ma fornisce anche informazioni sullo status e sullo stile; si concentrano le opere fulcro della mostra "DEEP", che occupano le magnifiche sale di Piazza San Marco, un tempo create principalmente proprio come status symbol. Sono sculture che riflettono anche la ricerca dell'artista sul rapporto tra rappresentazione e astrazione: «Ho voluto creare una figura in cui non si può vedere un essere umano – aggiunge Wurm -, ma avere l'idea di una persona». Se vuoi saperne di più sull'artista e sulla mostra veneziana, continua a leggere.
II. Helen Frankenthaler a Palazzo Strozzi
Helen Frankenthaler. Dipingere senza regole, Palazzo Strozzi, Firenze, 2024. Photo OKNOstudio © 2024 Helen Frankenthaler Foundation, Inc. / Artists Rights Society (ARS), New York / SIAE, Rome
Restiamo nell'ambito dell'arte internazionale portata in Italia con la mostra che Palazzo Strozzi dedica alla grande artista americana Helen Frankenthaler (1928-2011). Aperta al pubblico da venerdì 27 settembre e visitabile fino al 26 gennaio 2025, la mostra "Helen Frankenthaler: Dipingere senza regole", rappresenta la più grande mostra mai realizzata in Italia, dedicata a una delle più importanti artiste americane del Novecento. In esposizione un'ampia selezione di opere realizzate tra il 1953 e il 2002, trenta grandi tele e sculture, provenienti dalla Helen Frankenthaler Foundation e in prestito da importanti musei e collezioni private, che viene messa a confronto con i lavori di artisti a lei contemporanei, alcuni parte dalla sua collezione personale, come Anthony Caro, Morris Louis, Robert Motherwell, Kenneth Noland, Jackson Pollock, Mark Rothko, David Smith, Anne Truitt. Il confronto si svolge nelle varie sale, ciascuna dedicata a un decennio della sua produzione fino agli anni '90, partendo da quello con Number 14 di Jackson Pollock (1951), per il decennio in cui la Frankenthaler entra in contatto con gli esponenti della Scuola di New York e con le figure chiave dell'arte americana del dopoguerra. Scopri di più su questa mostra.
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III. Gianni Politi alla Triennale Milano
Gianni Politi. Le stelle per te, dentro. Installation view. Foto Gianluca Di Ioia © Triennale Milano
Un altro affascinante viaggio tra astrazione e figurazione, tra introspezione e fascinazione verso gli spazi cosmici, è quello di Gianni Politi, artista nato a Roma nel 1986, a cui Triennale Milano dedica una mostra con un'installazione inedita appositamente concepita dallo stesso Politi. "Le stelle per te, dentro", a cura di Damiano Gullì, propone nuovi lavori in dialogo con serie precedenti. Al centro dell'esposizione il grande dipinto I giorni dei pentimenti, che raffigura il padre ed è il risultato di un lungo percorso di ricerca, iniziato dall'osservazione di un dipinto del 1770 (Studio per un uomo con la barba di Gaetano Gandolfi) e di un volto identico a quello del padre. Dal 2012 Gianni Politi ha cominciato a riprodurre più volte lo stesso soggetto, e dal 2021 ha trasformato una serie di centinaia di volti identici in un unico grande dipinto, inserendo all'interno di una sola opera tutte le esperienze estetiche ottenute con la ripetizione della stessa immagine. Per saperne di più su questa affascinante idea e sulle altre opere esposte continua a leggere.
IV. Elena Berriolo alla Crumb Gallery di Firenze
Elena Berriolo "Jazz" (by Matisse) 2018
Nella settimana in cui è stata inaugurata la mostra dedicata a Matisse e ai pittori del Mediterraneo, in cui come emblema dell'eredità lasciata da Matisse all'arte contemporanea è stata scelta propria l'immagine del suo papier découpé "Icaro", ecco un esempio di quest'eredità nell'opera di Elena Berriolo, a cui Crumb Gallery, nella sua sede di Firenze, dedica la mostra "Sewn Words. Parole Cucite", inaugurata giovedì 26 settembre, e che rimarrà aperta al pubblico fino al 27 novembre 2024.
Centrale nella sua pratica artistica è l'utilizzo della macchina da cucire, e il ricorso all'atto di tessere, cucire e riparare dando vita a libri d'artista e performance. Nelle opere recenti si dedica quasi esclusivamente a creazioni della dimensione di un libro, che spesso hanno origine proprio da performance, da azioni che sono denunce di situazioni di ingiustizia sociale, di degrado dell'ambiente, fino a quelle più politiche. In mostra una selezione dei suoi libri, esposti su dei leggii come fossero partiture musicali, che il pubblico può sfogliare. Ogni pagina di ogni libro, conduce alla successiva, attraverso il filo. Su ognuna l'artista interviene con parole, testi, agisce con il colore, acquerelli, foglie, spine, intinte nell'inchiostro. Tra questi c'è Transcription and variation of Jazz (by Matisse) with Sewing Machine, un'esplosione di colore, che fa parte di una piccola serie su artisti canonici che "avrebbero dovuto" usare la macchina da cucire come Lucio Fontana e Ellsworth Kelly. Per saperne di più sulla sua ricerca artistica, continua a leggere.
V. Gianluigi Colin al Palazzo Ducale di Urbino
Opera di Gianluigi Colin in mostra al Palazzo Ducale di Urbino
Palazzo Ducale di Urbino custodisce una delle opere più iconiche del Rinascimento, il dittico col doppio ritratto dei duchi di Urbino, di Piero della Francesca. Un'opera e un artista che hanno ispirato generazioni di artisti fino alla contemporaneità, tra cui Fernando Botero e la sua idea dell'importanza del volume nell'espressione artistica, come testimoniato dalla grande mostra inaugurata da pochi giorni a Roma.
Da venerdì 27 settembre, la sala della Biblioteca del Duca e la Grande Cucina del Palazzo ospitano anche le opere di Gianluigi Colin, un artista contemporaneo nato a Pordenone nel 1956. La mostra "Vediamoci nella mischia", a cura di Marco Bazzini, e organizzata in collaborazione con Building Gallery e Galleria De Ambrogi, presenta il suo ultimo ciclo di lavori arricchiti da alcuni pezzi storici. Ma la particolarità delle sue opere non risiede nell'omaggio al famoso dittico di Piero della Francesca, quanto piuttosto nelle origini e nella tecnica dei lavori che mettono in luce la radice concettuale e pittorica della sua ricerca. Gianluigi Colin, infatti, non dipinge secondo tradizione, ma si appropria di grandi tessuti normalmente utilizzati per pulire le rotative di diversi quotidiani, tessuti in poliestere usati per "rimuovere" simbolicamente le notizie del mondo. Materiali portatori della memoria di giorni, mesi, anni di notizie, intrisi di inchiostri tipografici ed energie collettive. Da qui il titolo della mostra, Vediamoci nella mischia che - come scrive il curatore Marco Bazzini - fa "riferimento alla moltitudine di notizie che proprio nel loro accavallarsi si zittiscono, quel rumore di fondo che oggi contraddistingue la semiosfera (...) ma anche a una più inusuale definizione del termine "mischia" che nell'industria tessile definisce un tipo di tessuto realizzato con fibre di diversa natura o di diverso colore.". Scopri di più sull'artista e sulla mostra.
Redazione
Pubblicato il 29/09/2024
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