In questa nuova Settimana d'Arte conosciamo un artista autodidatta, l'algerino Nadir Zarour, un grande fotografo della Scuola di Düsseldorf, Axel Hütte, uno dei primi laureati in storia dell'arte al DAMS, Vittoria Chierici. Ricordiamo poi uno dei più grandi artisti italiani degli anni Sessanta, Pino Pascali, in una mostra che celebra i più grandi protagonisti di quel periodo, e infine arriviamo a Venezia per una mostra collettiva che esalta l'impegno comunitario rispetto all'individualismo.
I. Nadir Zarour, da Algeri a Cortina d'Ampezzo una narrazione sulla fusione di culture diverse
Nadir Zarour è nato e cresciuto ad Algeri per stabilirsi nel Regno Unito all'inizio degli anni 2000. Artista autoditatta, nel 2017 riceve una diagnosi di un cancro ai polmoni che lo induce a dare priorità a ciò che ama di più, la sua arte. Le sue opere riflettono sul fenomeno del viaggio inteso sia come trasferimento tra continenti, ma anche all'interno di contesti urbani, celebrando la vitalità e la ricchezza che emergono dalla diversità culturale e dall'energia collettiva degli incontri umani.
I suoi dipinti sono profondamente influenzati dal fenomeno della sovrappopolazione, dal ritmo frenetico della vita urbana moderna e dal conseguente senso di alienazione che ne deriva, con l'utilizzo di colori vibranti e di linee intrecciate e divergenti, che disegnano moltitudini di figure, creando sia composizioni astratte che figurative.
Dal 15 ottobre il Museo d'arte moderna Mario Rimoldi di Cortina d'Ampezzo gli dedica una mostra, "Nadir Zarour: New Paintings", che presenta di 21 dipinti di medie e grandi dimensioni per avvicinarsi allo spirito vibrante e resiliente di un artista la cui voce è tanto personale quanto universale. Scopri di più.
II. Il "tempo sospeso" di Axel Hütte alla Fondazione Bisazza
Un modo diametralmente opposto di riflettere sul presente, attraverso immagini che ci riconnettono ad una storia lontana nel tempo, e con luoghi assolutamente estranei alla frenesia del nostro quotidiano. Immagini che realizzano una sospensione del tempo, una "Chronostasis", come il titolo della serie di fotografie e della mostra, inaugurata venerdì 18 ottobre nella sede della Fondazione Bisazza, dedicata al fotografo tedesco Axel Hütte, esponente della famosa Scuola di Düsseldorf. ... leggi il resto dell'articolo»
Per la prima volta esposte in Italia, le opere in mostra rendono omaggio alla bellezza di alcuni siti archeologici dell'Asia Minore – Afrodisia, Sagalassos, Efeso e Ierapoli - attraverso una documentazione ragionata e al tempo stesso visionaria, che mira non solo a raffigurare il patrimonio storico, ma anche a raccontare lo spirito del luogo, regalando un'esperienza unica e coinvolgente. Le fotografie si presentano in grandi dimensioni e suddivise in due categorie, in base alla differente tipologia di stampa: ditone print e glass print. "Nelle mie fotografie cerco di documentare l'aspetto storico ma anche restituire il senso dell'esperienza. Catturare il mistero di queste antiche città attraverso la fotografia vuole stimolare l'immaginazione dell'osservatore, incoraggiarlo a visitare questi luoghi e a comprendere la ricchezza di diverse civiltà." (Axel Hütte).
La mostra rappresenta un ulteriore motivo per visitare la splendida sede della Fondazione Bisazza in provincia di Vicenza, dove è possibile ammirare le opere in mosaico nate dalle collaborazioni con grandi artisti e designer, come Sandro Chia, Alessandro Mendini, Ettore Sottsass e molti altri. Scopri di più.
III. Vittoria Chierici e "L'Affare Morandi"
Vittoria Chierici L’Affare Morandi, Il Segreto dell’Arte, 2023/2024 Acrilici e olio su tavola intelata, cm 30 x 40 Bologna – Eastport, Maine
Giorgio Morandi e la sua opera non smettono di ispirare e sollecitare nuove ricerche artistiche ed estetiche. Dal 19 ottobre a Casa Morandi, a Bologna, accanto all'atelier del pittore, trovano spazio le 19 opere che Vittoria Chierici ha realizzato nel suo studio a Eastport, nel Maine, e a New York. Vittoria Chierici nasce a Bologna nel 1955 ed è tra i primi laureati in storia dell'arte al DAMS; si trasferisce poi a New York per continuare gli studi alla Columbia University ed alla School of Visual Arts dove si è occupata di fotografia, video e pittura.
L'esposizione delle sue opere a Casa Morandi rappresenta la seconda fase di un più ampio progetto corale che ha preso il via il 4 e 5 giugno scorsi presso il Dipartimento educativo del MAMbo con un laboratorio indirizzato alle studentesse e agli studenti del Biennio di Pittura Arti Visive e di Didattica dell'Arte e Mediazione del Patrimonio Artistico. Nel periodo che ha preceduto il laboratorio, Vittoria Chierici ha visitato Casa Morandi e la residenza estiva del pittore a Grizzana Morandi per poi stilare l'elenco degli strumenti usati dall'artista e approfondire le sue abitudini di lavoro. Ne ha dedotto che ogni oggetto che circondava il pittore era lo specchio di una sua ben precisa idea.
I lavori, di piccolo formato ad acrilico, olio e gessetti su tavola, non sono soltanto da osservare ma anche da leggere: alla parte pittorica è infatti spesso associata un'area occupata da alcuni aforismi morandiani e di altri autori, fonte d'ispirazione per Chierici, i quali vengono puntualmente menzionati nel retro delle tele. "Ho preso a prestito alcuni personaggi della mia conoscenza di artista e di storica dell'arte per spiegare alcuni concetti visivi che sono alla base della nostra conoscenza del grande artista bolognese. [...] I miei studi sono dunque dei dittici e contemplano la possibilità di cambiare, cancellando il testo o il disegno fatto alla lavagna. [...] La lavagna vuole essere anche una citazione dell'artista tedesco Joseph Beuys, mentre il modello operativo morandiano, la ripetizione dello stesso oggetto, la composizione compatta detta a fascia - ossia cogliere attraverso l'esperienza l'essenza - è un concetto che proviene dalla filosofia di Edmund Husserl.", racconta Vittoria Chierici.
A completare l'esposizione, nella sala conferenze di Casa Morandi, vi è il dittico di grandi dimensioni l'Esperienza sensibile #1, opera prodotta grazie alla collaborazione con gli studenti e con le studentesse dell'Accademia di Belle Arti di Bologna e un filmato di 12 minuti, realizzato dalla film maker Livia Campanini, che racconta e riassume l'esperienza laboratoriale condotta da Chierici al MAMbo. Per saperne di più continua a leggere.
IV. Pino Pascali e l'arte degli anni '50-'70 protagonisti a Torino
Pascali Pino. Primo piano labbra, 1964. Tela smaltata tensionata su struttura lignea con camere d'aria, 165x165x30 cm
Pino Pascali, prematuramente scomparso nel 1968, avrebbe compiuto 99 anni il 19 ottobre. Vogliamo ricordare uno degli artisti più visionari e geniali della sua generazione ricordando una mostra che ha inaugurato nello stesso giorno del 19 ottobre a Torino, nelle Sale Chiablese dei Musei Reali, una bella e significativa mostra dedicata ai capolavori dei più importanti artisti italiani del secondo dopoguerra.
"1950-1970. La Grande Arte Italiana", suddivisa in dodici sale, espone una serie di Capolavori dalla Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea, per la prima volta fuori dal museo di appartenenza. Curata dalla Direttrice della GNAM Renata Cristina Mazzantini e da Luca Massimo Barbero, la mostra valorizza i 21 artisti più rappresentativi che hanno animato una stagione senza precedenti nel panorama dell'arte moderna italiana. Come sottolinea Luca Massimo Barbero "Per l'arte italiana si tratta dei protagonisti germinali, oggi identificati come gli interpreti internazionali dell'allora contemporaneità."
La mostra si apre con due lavori simbolici, uno di Ettore Colla Rilievo con bulloni del '58/'59 e l'altro proprio di Pino Pascali L'arco di Ulisse del '68. Si prosegue con grandi nomi, divenuti noti anche a livello internazionale, come i Capogrossi, Lucio Fontana, Alberto Burri, Mimmo Rotella, Afro, Piero Dorazio, Piero Manzoni, fino a Mario Schifano, e maestri legati anche alla nostra Contemporaneità, come Michelangelo Pistoletto ed Emilio Isgrò. Per saperne di più continua a leggere.
II. PATHs: una collettiva per esplorare l'identità e le complessità di un mondo globalizzato
Dodi Reifenberg Slipstream
Inaugurata a inizio settimana a Palazzo Pisani Revedin a Venezia, la mostra "PATHs" è un progetto curato dal gallerista americano Peter Hopkins con la co-curatela di Diana Hohenthal und Bergen di Berlino, in collaborazione con DeFineArt, che presenta installazioni, video, fotografie, pitture, disegni, collage e performance. Un'installazione collettiva di otto metri, dal tiolo "PATHs - Postcards to Venice", concepita come manifesto artistico e che si rifà in chiave più attuale alla tradizione della mail art, integra le voci di tutti gli artisti partecipanti e accoglie i visitatori nella prima sala.
Il progetto è un caleidoscopio di opere d'arte provenienti da artisti di tutto il mondo, in un vero e proprio manifesto che esalta l'impegno comunitario rispetto all'individualismo, allineandosi con gli obiettivi del movimento Artivista. Il rapporto e la tutela della natura, la complessità dell'identità moderna e le fratture culturali della società contemporanea, la vulnerabilità umana, sono alcuni dei temi oggetto delle opere esposte, ciascuna espressione di una diversa sensibilità artistica. Scopri di più.
Redazione
Pubblicato il 21/10/2024
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