Questa Settimana si apre col curioso e affascinante progetto del fotografo Alex Trusty che documenta come l'uomo contemporaneo si pone di fronte alle opere d'arte, e prosegue presentando le ricerche artistiche, che indagano le contraddizioni e la fragilità dell'esistenza nella contemporaneità, di Laura Omacini, Roger Hiorns e Leiko Ikemura. Concludiamo ricordando il progetto di arte pubblica di Marina Moreno dal titolo "We All Come from Somewhere", sviluppato in occasione della Biennale di Venezia 2024, che ci parla di storie di spostamenti globali e di come questi abbiano un impatto sull'individuo.
I. A Bologna Alex Trusty svela la contemplazione davanti alle opere d'arte
Sabato 16 novembre 2024 nella sede delle Collezioni Comunali d'Arte del Settore Musei Civici Bologna, a Palazzo d'Accursio, si è aperta al pubblico la mostra Contemporary Museum Watching, monografica del fotografo Alex Trusty. In mostra oltre 50 scatti tratti da una selezione di circa 25.000 fotografie, realizzate nell'arco di quasi dieci anni (2015-2024) in oltre 80 musei in tutto il mondo, che ritraggono gli spettatori in contemplazione davanti alle opere d'arte.
Alex Trusty è attratto da tutto ciò che succede di fronte, o intorno, a un'opera d'arte, affascinato dalle reazioni soggettive di ciascun visitatore di fronte alle opere, siano esse famose o meno. «Il rapporto uomo-opera d'arte è oggi spogliato del senso di soggezione del passato, per far posto a una interazione libera e nuova, tutta da documentare e interpretare», sottolinea Alex Trusty.
Nel processo di elaborazione dello scatto Alex Trusty ricorre a un gioco di percezione, portando lo spettatore all'interno del quadro e creando delle analogie di forme e colori tra opera e osservatore, in una sorta di trappola ottica. Lo spettatore stesso finisce così per assomigliare a ciò che vede e ne rimane intrappolato. Continua a leggere.
II. Le "Barricades" di Laura Omacini a Bassano del Grappa
Laura Omacini, Barricades, Collage, pastello, acrilico e olio su tela, 2024. Courtesy l'artista... leggi il resto dell'articolo»
I Musei Civici di Bassano del Grappa dal 15 novembre hanno affiancato alla nuova mostra fotografica dedicata all'opera di Brassaï un'esposizione di arte contemporanea, che vede protagonista la giovane artista veneziana Laura Omacini, con una serie di lavori per lo più inediti e realizzati per quest'occasione, ispirata anche dalle preziose collezioni di arte grafica conservate nel museo.
Laura Omacini, nella mostra Barricades, ci fornisce prova evidente che con strumenti espressivi classici come la pittura e ancor prima il disegno si possono dire ancora molte cose, originali ed attuali, pur in una società così disarmonica e sempre più dominata da "artifici" digitali, nella costruzione delle immagini, come nel nostro modo di connetterci alla realtà.
Laura si dichiara interessata soprattutto ai margini e alla marginalità. Nei margini e nei dettagli dell'architettura e degli spazi fisici ricerca tracce di un'umanità essa stessa emarginata o schiacciata dal senso di precarietà e di incertezza che caratterizza il nostro tempo. Continua a leggere.
III. "Depotenziare", la mostra personale di Roger Hiorns a Milano
Roger Hiorns, Untitled, emulsione d'immagine su tela con solfato di rame, 36 x 40 cm; 2024
Giovedì 14 novembre 2024 la galleria C+N Gallery Canepaneri ha inaugurato la seconda mostra personale in Italia dell'artista britannico Roger Hiorns (Birmingham, 1975) dal titolo "Depotenziare". Esposti dipinti, oggetti e un film, per esplorare come il potere agisca su e attraverso i corpi, le tecnologie e i sistemi di pensiero, e come possa essere neutralizzato.
Roger Hiorns nella sua storia di artista può vantare luoghi espositivi prestigiosi, come la Biennale di Venezia, il MoMA PS1 di New York, la Tate Modern di Londra e l'Armand Hammer Museum of Art all'UCLA di Los Angeles. In questa mostra personale, l'artista presenta tele lavorate con sostanze organiche e inorganiche, dove emergono fioriture cristalline di solfato di rame blu a rappresentare processi materiali e concettuali in opere 'trans', termine che richiama alla mente il prefisso latino che significa variamente 'attraverso', 'oltre', 'tramite' e 'in modo da cambiare'.
In mostra anche il nuovo film in bianco e nero di Hiorns, dove l'artista rivisita un suo progetto importante, "A Retrospective View of the Pathway" (2016), per il quale seppellì un aereo militare in un campo nell'Inghilterra orientale. Scopri di più.
IV. Le Girls di Leiko Ikemura in "Mia Mamma Roma"
Leiko Ikemura, Playing with Violet, 2022, tempera on jute, 80 x 60 cm Courtesy Tim Van Laere Gallery, Antwerp-Rome (dettaglio)
Leiko Ikemura è nata in Giappone nel 1951, paese che ha lasciato nel 1972 per giungere in Europa, tra Spagna, Svizzera e dagli anni '80 Germania. Suoi lavori sono entrati nelle collezioni di importanti collezioni pubbliche di musei in tutto il mondo, a coronamento di una carriera che si estende per oltre cinque decenni. Dagli anni Novanta lavora ad una serie di soggetti, intitolata Girls, di cui presenta nuovi dipinti alla Tim Van Laere Gallery a Roma, insieme a due sculture. Una di queste dà il titolo all'intera esposizione: Mia Mamma Roma, un omaggio alla città e al cinema italiano, in particolare ai film di Pier Paolo Pasolini. Una selezione di fotogrammi del suo secondo film, Mamma Roma (1962), accoglie i visitatori, rappresentando la storia di una madre che cerca di sfuggire alla propria storia per assicurare un futuro migliore al figlio trascurato.
Anche Ikemura si interessa all'umanizzazione di personaggi trascurati dalla società, interrogandosi sulle nostre condizioni morali e su come trovare l'armonia in un mondo fratturato dai pregiudizi. Le sue Girls vivono il nostro tempo di incertezza, dove l'artista lascia le loro narrazioni aperte agli spettatori per far sì che i loro pensieri sull'infanzia, sul raggiungimento dell'età adulta e sulla maternità possano incontrarsi. La scultura Mia Mamma Roma rivela una figura dalla forma di un vaso, che incarna concetti come rifugio, protezione, sicurezza, nutrimento e maternità, metafora ultima della creazione. Scopri di più.
V. Le connessioni delle sculture di corda di "We All Come from Somewhere"
"We All Come from Somewhere" alla Fondazione Marta Czok
Fondazione Marta Czok ha aperto a Venezia lo scorso giovedì l'evento conclusivo della stagione di Biennale 2024, un progetto di arte pubblica di Marina Moreno dal titolo "We All Come from Somewhere", a cura di Jacek Ludwig Scarso e con la partecipazione di Michael Meldru, Jenny Davis e Edson Burton, visitabile fino al 6 dicembre 2024.
Marina Moreno, artista interdisciplinare nata a Venezia e residente a Bristol (UK) proviene da una storia familiare di migrazione, le cui radici si possono trovare, oltre all'Italia e il Regno Unito, in Spagna, Brasile, Francia, Stati Uniti, Lituania e Mongolia. Ispirandosi a questa esperienza, Marina Moreno fu invitata da Tate Liverpool, come parte del programma Tate Exchange, a creare un'opera partecipativa dove poter condividere storie di migrazione e spostamento.
Riportando il simbolo della fune da cantiere navale in riferimento al porto di Liverpool, i partecipanti creavano sculture che rispecchiano la lontananza dalla loro prima casa e i viaggi percorsi nel frattempo.
Ora le funi si ritrovano a Venezia, punto di origine per Moreno, ugualmente enfatizzato dalla presenza dell'acqua. Le vie d'acqua, qui come a Liverpool, riprendono una storia di continuo spostamento causato da molteplici fattori: dallo scambio economico al bisogno di rifugio politico e, ancora, all'imperialismo ed il colonialismo. Questi fattori di stampo globale hanno un impatto specifico sull'individuo, creando un'infinità di narrative personali che riflettono nell'insieme la fluidità di ciò che ci conferisce la percezione di appartenenza geografica. Continua a leggere.
Redazione
Pubblicato il 18/11/2024
Itinerarinellarte.it