Del Drago colora l'Aranciera a Roma

Ha studiato l'evoluzione del colore con Picasso, Morandi, Guttuso e Birolli. A circa sei anni dalla scomparsa Roma ricorda Francesco del Drago al Museo Bilotti presso l'Aranciera di Villa Borghese. Una ricerca costante del colore nell'arte moderna e contemporanea e il suo impatto sulla mente dell'uomo. Le sue teorizzazzioni allo studio dei giovani artisti.

Proprio in questo periodo nel quale si parla molto di Giorgio Morandi, al centro delle attenzioni culturali di Bologna in occasione di ArteFiera di fine mese, la città di Roma coglie l’occasione per presentare un proprio artista probabilmente troppo presto dimenticato da pubblico e critica. Stiamo parlando di Francesco del Drago l’artista di cui il Museo Carlo Bilotti presenta la prima retrospettiva esattamente a partire dal 18 gennaio 2017, a circa sei anni dalla scomparsa. Il richiamo a Morandi non è casuale. Del Drago infatti fu un assiduo frequentatore di molti grandi artisti stranieri e italiani, da Guttuso a Morandi. Proprio con quest’ultimo studiò luce e chiaro scuro e l’impatto sul colore.
La mostra è promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, ed è curata dall’artista romano Pietro Ruffo, uno tra i giovani più interessanti della Capitale.
Francesco del Drago, nato a Roma nel 1920 e morto nel 2011 ha percorso quasi un secolo di storia da protagonista, partecipando attivamente e con passione tanto alle trasformazioni artistiche che si sono susseguite nel Novecento, quanto ai cambiamenti politici. Ha tenuto numerose mostre a partire dalla partecipazione alla Biennale di Venezia nel 1954, ed è presente in molte collezioni pubbliche e private soprattutto europee e statunitensi.
Intellettuale rigoroso e straordinario artista, indagò a lungo la fenomenologia del colore giungendo all’elaborazione del “Nuovo Cerchio Cromatico”. I contrasti cromatici e la giustapposizione di determinate forme concorrono nel creare uno stato di eccitazione nelle aree cerebrali deputate alla visione.
Le sue ricerche teoriche sono state oggetto di conferenze in molte università del mondo, ma anche di scambio con i numerosi amici artisti: oltre ai citati Guttuso e Morandi, Birolli, Picasso, Pignon, Matta e i maestri del colore francese come Herbin e Dewasne a Parigi, dove si trasferì nel 1951. Esperienza francese particolarmente rilevante nel suo percorso, tanto che lo storico dell’arte Nello Ponente scrisse: “Del Drago porta aventi tutti gli sviluppi della pittura contemporanea e in modo particolare quelli della tradizione francese.”
La mostra pensata da Pietro Ruffo per l’Aranciera di Villa Borghese (sede del Museo Bilotti) presenta una selezione di opere astratte fondamentali, che consentiranno di entrare nel pensiero e nella pratica artistica di Francesco del Drago.
Seguendo un percorso a ritroso, l’esposizione comincerà con le ultime opere realizzate dall’artista, dove il lavoro di ricerca diventa fondamentalei nello sforzo di ampliare ulteriormente la gamma cromatica, per poi concentrarsi sugli imponenti polittici astratti, summa dell’intera ricerca di Del Drago.
Di del Drago, sarà evidenziata anche la statura di teorico, i suoi studi sul colore strettamente connessi alle più recenti scoperte matematiche attraverso una ricca selezione di documenti, filmati ed esperimenti. Particolarmente interessante è infatti la possibilità di passare dai risultati estetici alle premesse teoriche in un processo che consente di approfondire le problematiche dell’arte astratta del Novecento.

Pubblicato il 09/01/2017

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