Dopo 36 anni torna alla Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea una grande mostra su Giacomo Balla, uno degli artisti italiani più apprezzati nel mondo dagli inizi dello scorso secolo. Le numerose opere di Giacomo Balla nelle collezioni della Galleria Nazionale è frutto dell’illuminata generosità delle figlie dell’artista verso il museo che già nel 1971 aveva organizzato una importante retrospettiva che fu l’occasione per riflettere sul significato della presenza di Balla in mezzo secolo d’arte italiana e sulla sua centralità nel movimento futurista. I 35 dipinti donati da Elica e Luce Balla nel 1984 (pratica definita nel 1988), comprendono alcuni capolavori, quali La pazza (1905, dal Polittico dei viventi), Affetti (1910); e, inoltre, opere chiave del periodo futurista, di cui
La mostra che si apre alla Galleria Nazionale, a cura di Stefania Frezzotti, espone per la prima volta insieme – informa un comunicato - le opere provenienti da entrambe le donazioni, offrendo così l’occasione di una rilettura essenziale, ma efficace, del percorso di Balla attraverso opere significative dei momenti salienti della sua attività: dalla fase pioneristica del primo decennio del novecento, quando Balla individua nel divisionismo e nella fotografia il linguaggio del moderno, attraverso poi le ricerche sulle dinamiche del movimento e della velocità; dagli studi per motivi decorativi e per le arti applicate, fino alla lunga stagione di adesione ad un suo personalissimo realismo e di ritorno ai temi a lui cari del paesaggio romano, del ritratto, degli affetti familiari.
Nella complessità del lungo e molteplice percorso creativo di un artista incessantemente teso verso la sperimentazione, si può individuare un motivo conduttore nel valore della luce - del suo scomporsi e ricomporsi nello spazio e nel movimento - quale linfa vitale dell’immagine. Per questa ragione, si è scelto di prendere in prestito come titolo per questa mostra un dipinto di Balla del 1943, Un’onda di luce appunto, nel quale l’artista gioca con le parole alludendo alla luce, naturale o artificiale, e al nome della sua figlia maggiore.
La mostra rimarrà aperta al pubblico da martedì 21 febbraio fino al 26 di marzo.
Pubblicato il 18/02/2017
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