Artemisia alla National Gallery

Dal 3 ottobre 2020 fino al 24 gennaio 2021 la National Gallery di Londra ospita una mostra dedicata a Artemisia.

Artemisia alla National Gallery

Foto Giorgio Bianchi | Comune di Bologna

3 ottobre 2020 – 24 gennaio 2021
Dove: Sainsbury Wing – National Gallery - Londra
https://www.nationalgallery.org.uk/exhibitions/artemisia

"Le mostrerò, Vostra Illustre Signoria, ciò che una donna può fare"

Nell'Europa del diciasettesimo secolo le donne artiste erano difficilmente accettate, Artemisia fu l'eccezione. Sfidò le convenzioni diventando un'artista di successo ed una delle più grandi cantastorie del suo tempo.
Dipinse soggetti che erano tradizionalmente appannaggio degli artisti maschi e destinati a sguardi maschili; lo fece trasformando le serve in cospiratrici coraggione, le vittime in sopravissute.

Nella prima grande mostra delle opere di Artemisia in Gran Bretagna, comprese due versioni di “Giudita che decapita Oloferne”, suo iconico e visceralmente violento capolavoro, si ammirano anche suoi autoritratti, eroine storiche e bibliche nonchè le sue lettere personali, per la prima volta esposte in Gran Bretagna.

Seguite le orme di Artemisia, da Roma a Firenze, Venezia, Napoli e Londra. Ascoltate la sua voce leggendone la corrispondenza, osservate il mondo attraverso i suoi occhi.

"Ritratto di Gonfaloniere" di Artemisia Gentileschi

È iniziato il viaggio del Ritratto di Gonfaloniere di Artemisia Gentileschi dalle Collezioni Comunali d'Arte di Bologna verso la National Gallery di Londra.
L'opera, fra i massimi esempi della ritrattistica italiana nel Seicento, sarà esposta nell'eccezionale mostra monografica Artemisia, di cui il museo bolognese è tra i selezionati prestatori internazionali.

Ritratto di Gonfaloniere fu eseguito nel 1622, come attesta la firma autografa un tempo leggibile nel retro della tela, prima della sua rifoderatura: ARTEMISIA GENTILESCA FACIEBAT ROMAE 1622. Il dipinto, uno dei pochi della pittrice a risultare datato, costituisce un fondamentale documento della sua attività ritrattistica, elogiata dai contemporanei ma non altrimenti testimoniata da opere certe.
Del gonfaloniere pontificio effigiato a figura intera non si conosce l'identità. Egli sfoggia un'elegante armatura militare splendidamente valorizzata dalla vibrante qualità luminosa del tessuto pittorico. La mano sinistra è posata sull'elsa della spada, infilata nel fodero, mentre la destra si appoggia su un tavolino, ricoperto da un drappo con ricamato uno stemma non identificato. Sopra è appoggiato un elmo con un cimiero di piume. Sulla parete di fondo si proietta l'ombra del cavaliere e accanto è appoggiato il gonfalone papale, che egli doveva avere il compito di portare in parata. Il dipinto riproduce con cura la vivace espressione dell'uomo e la consistenza dei diversi materiali raffigurati, come le stoffe e il metallo, grazie a un sapiente dosaggio delle ombre.
Nel Seicento le armature venivano indossate dai cavalieri solo durante le parate o i tornei. Per questo nel dipinto l'armamento in metallo copre tutto il corpo, ma spuntano dai bracciali i polsini di sottile tessuto e dalla corazza il collo detto ‘a lattuga’. La croce trifogliata forgiata sulla corazza e la fascia in seta, legata sopra, indicano che l'uomo ritratto era membro di un ordine cavalleresco. La lunga spada, uno stocco, e l'elmo piumato, completavano l'armamento, ma avevano soprattutto una funzione simbolica.
L'impostazione del dipinto corrisponde alla collaudata tipologia del ritratto aulico a figura intera introdotta da Tiziano, tesa a commemorare il ruolo sociale e politico della persona raffigurata attraverso gli attributi di rango. A dispetto di questo schema tradizionale, la vivacità e la penetrazione psicologica del ritratto, il taglio audace della luce di chiara impronta caravaggesca, il virtuosismo nella resa dei differenti materiali, fanno di questo dipinto un capolavoro di straordinaria modernità.... leggi il resto dell'articolo»

Lo spirito di Cesare nell’anima di una donna

Artemisia nacque a Roma nel 1593, fu allevata dal padre, il pittore Orazio Gentileschi. Si formò a bottega con i suoi tre fratelli, la sorella con più talento.
A 17 anni fu violentata dal pittore Agostino Tassi. Ne seguì, nel 1612, un noto processo durante il quale Artemisia fu vittima di estenuanti interrogatori torture. Tassi fu riconosciuto colpevole, ma la sentenza non ebbe mai applicazione.
La storia del suo stupro definisce il modo con cui gli storici dell’arte vedono Artemisia, in particolare così si spiegano il suo interesse per quelle scene violente in cui l’eroina è forte e protagonista. Se è pur vero che l’essenza di Artemisia è fortemente presente nella sua produzione artistica, vi sono molte altre esperienze che ne hanno forgiato sia vita che l’arte.

Successo indipendente

Dopo il processo Artemisia sposò un artista fiorentino poco noto, e lasciò Roma per Firenze. Lì ebbe cinque figli e vi si stabilì come artista indipendente, divenendo nel 1616 la prima donna membro dell’Accademia del Disegno.
Tornò a Roma nel 1620, già artista molto ricercata con una “casa piena di cardinali e principi che desideravano essere ritratti da lei”. Fu seguace di Caravaggio, e, come i suoi colleghi maschi, affrontò, sempre con il suo stile caratteristico, grandi temi storici e biblici.
Trascorse gli ultimi 25 anni della sua vita a Napoli, dove aprì un laboratorio di successo – risultato straordinario considerando che Artemisia non fu mai pittrice permanente di alcuna corte, nè godette mai della protezione di un marito potente, ricco o influente

Pubblicato il 25/09/2020

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