A Bologna la Fiera delle belle vanità

La vanità è una delle debolezze più affascinanti dell’essere umano: spinge all’ambizione, all’ostentazione, alla ricerca del riconoscimento. Nel mondo commerciale dell’arte, questa inclinazione si manifesta con particolare evidenza, tra capolavori esposti, prezzi da capogiro e un’eleganza studiata che fa da cornice al grande spettacolo del collezionismo.

Una vista dello stand di Primo Marella Gallery - Milano, ad Arte Fiera Bologna 2025

Nel corso del 2024, alcune gallerie storiche hanno cessato l'attività, segno delle difficoltà che anche realtà consolidate stanno affrontando. Tra queste, la gb agency di Parigi, attiva dal 2001 e nota per la sua ricerca artistica innovativa. Un caso ancora più emblematico è quello della Galleria Marlborough, attiva da quasi 80 anni con sedi a New York, Londra e Madrid, che ha annunciato la chiusura definitiva e la vendita del proprio archivio e collezione. Questi episodi dimostrano quanto il mercato dell'arte stia attraversando una fase di trasformazione e incertezza.

Nonostante queste premesse, l'affluenza all'anteprima di Arte Fiera 2025 è stata notevole sin dalle prime ore, pur riservate agli invitati. Le gallerie presenti, tra cui sostanzialmente tutte le più importanti a livello nazionale, hanno selezionato ed espongono opere di rilievo, sia nel padiglione 26, dove prevalgono le proposte di artisti storicizzati, sia nel padiglione 25, più focalizzato sul contemporaneo e sulle sezioni "non main" della fiera.

Il collezionismo d'arte rimane una passione (o una speranza di investimento) riservata a pochi, richiedendo disponibilità economiche significative. Sebbene in Italia le cifre siano inferiori rispetto alle grandi fiere internazionali e a mercati come quello statunitense, i prezzi rimangono fuori dalla portata dei più. Piccole opere di artisti con qualche esposizione, ma non certo di caratura museale, richiedono già una spesa pari a diversi stipendi medi degli italiani. Fotografie in tiratura multipla di artisti affermati superano facilmente i 10.000 euro (IVA esclusa), mentre per opere su tela di artisti più noti le richieste aumentano di diversi moltiplicatori, senza considerare i prezzi dei veri "pezzi da 90".

La vanità delle gallerie quindi, che nelle grandi occasioni (e questa a livello nazionale lo è) mettono il loro vestito migliore in termini di opere esposte. Ma anche la vanità manifestata negli outfit di alcuni dei presenti, certo più sul versante femminile, ma non solo, che sono consapevoli, anche quando gli anni migliori sono ormai alle spalle, che questo è un ambiente dove distinguersi conta.

Lo stand di Studio d'Arte Raffaelli

Lo stand di Studio d'Arte Raffaelli - Trento con opere di Donald Baechler e Francesco Clemente

Sul fronte economico globale, permangono incertezze. Le politiche protezionistiche del neo-eletto presidente degli Stati Uniti promettono di alimentare tensioni commerciali, con possibili ripercussioni sull'Europa. L'economia tedesca, tradizionale motore dell'Eurozona, sta affrontando una fase di stagnazione. Ma nonostante queste nubi all'orizzonte, i prezzi richiesti ad Arte Fiera non sembrano riflettere particolari preoccupazioni da parte degli operatori. Le vendite effettive saranno note solo nei prossimi giorni, ma è probabile che non mancheranno dichiarazioni di successo e qualche cifra palesata a tanti zeri.

L'impressione generale è quella di un'edizione riuscita. Lasciamo comunque ai veri esperti decretare quali siano le opere migliori e gli artisti emergenti più convincenti.... leggi il resto dell'articolo»

Celebrare l'arte è sempre un fatto positivo e in Italia c'è ancora troppo poca attenzione verso quella contemporanea. Un confronto aperto con l'arte, anche quanto questa sembra incomprensibile o spiazzante, ci può rendere persone migliori.

Il mercato dell'arte non sarà per tutti, ma l'arte sì, dovrebbe esserlo, ed anche le fiere possono essere una bella occasione per conoscere espressioni artistiche nuove, o ammirare le opere dei grandi artisti del Novecento, anche veri capolavori che non sfigurerebbero in un museo. Accettiamo, quindi, che la sua promozione passi anche attraverso una messa in scena di piccole o grandi vanità.

I don't like it here

Susanne Kutter. I don't like it here (James Dean) 2022 - legno, cemento, neon, cavo, trasformatore, 150 × 105 x 13 cm - proposta da maabG ad Arte Fiera

Pubblicato il 07/02/2025

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