Felice Carena: La Riscoperta di un Maestro del Novecento

Intesa Sanpaolo ha inaugurato presso il suo museo milanese delle Gallerie d'Italia, una mostra dedicata a Felice Carena, uno dei più importanti ma meno conosciuti artisti del Novecento storico, che rimarrà allestita fino al 29 settembre 2024.

Felice Carena Estate (L'amaca), 1933 olio su tela, 156 x 200 cm Torino, GAM - Galleria Civica d'Arte Moderna e Contemporanea (inv. P/1078) Su concessione della Fondazione Torino Musei foto: Studio Fotografico Gonella 2024

Curata da Luca Massimo Barbero, Virginia Baradel, Luigi Cavallo ed Elena Pontiggia, questa esposizione intende rivalutare la figura di Carena, proponendo oltre cento opere provenienti da collezioni pubbliche e private di Torino, Roma, Firenze e Venezia, città nelle quali l'artista ha vissuto e lavorato. L'inclusione di opere inedite arricchisce ulteriormente l'esperienza espositiva, offrendo una visione completa del percorso artistico di Carena.

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A 145 anni dalla nascita di Felice Carena, la mostra ricostruisce la carriera di questo grande pittore torinese, adottato successivamente da Firenze e Venezia, che fino agli anni Quaranta del Novecento era considerato uno dei maestri dell'arte europea. La sua produzione artistica, caratterizzata da una ricerca pittorica, luminista e poetica, lo ha portato a esplorare stili che spaziano dal simbolismo all'espressionismo, sempre in dialogo con la tradizione classica e rinascimentale.

Organizzata in sei sezioni, la mostra "Felice Carena" offre un viaggio attraverso la carriera dell'artista, mettendo in evidenza la sua ricerca incessante di una luce interna agli oggetti, che diventa forma e trasforma la pittura in un'esperienza mistica e tormentata.

Fin dalla giovinezza, Carena si ispirava al luminismo nordico, ai preraffaelliti e al simbolismo. La mostra presenta le sue opere più significative, da quelle pervase di plasticità degli anni Dieci alle composizioni più astratte e volumetriche degli anni Venti, come "Gli Apostoli" e "La Pergola". Capolavori come "L'estate (L'amaca)" del 1933 e i dipinti sacri del dopoguerra italiano, tra cui la "Deposizione" del 1939 dai Musei Vaticani, testimoniano la sua evoluzione artistica.

Felice Carena ha mantenuto una peculiarità distintiva rispetto agli altri artisti italiani dell'epoca. Peculiarità che viene evidenziata dalle parole di Luca Massimo Barbero, secondo cui tutta la sua produzione è permeata da un tema comune che ruota attorno a materialuce e spiritualità, dall'autoritratto che apre il percorso espositivo all'ultima natura morta del 1964 che lo chiude, anche quando possiamo parlare di una "luce buia", come nei suoi ultimi quadri.

Felice Carena, Natura morta, 1964

Felice Carena
Ventaglio Verde, 1914
olio su tela, 61,50 x 74 cm
Viareggio, courtesy Società di Belle Arti... leggi il resto dell'articolo»

I suoi lavori "tardi" si caratterizzano infatti per un tono drammatico quanto splendente, con un forte impatto religioso. Nel dopoguerra, Carena scelse di ritirarsi a Venezia, dove instaurò profondi rapporti con mecenati come Gilberto Errera e Vittorio Cini. Dopo aver lasciato l'Accademia di Belle Arti di Firenze nel 1945, si dedicò a temi come la natura morta e le rappresentazioni sacre, come evidenziato dai disegni della Fondazione Giorgio Cini e dal drammatico "Adamo ed Eva".

Elena Pontiggia evidenzia come i prestiti straordinari permettano alla mostra di restituire a Carena il ruolo che gli spetta nella storia dell'arte della prima metà del Novecento, quando era uno dei maggiori protagonisti dell'arte italiana. Nonostante il suo nome non sia in genere associato ai grandissimi del periodo, Pontiggia sottolinea che Carena merita questo riconoscimento per la sua incisiva influenza nelle capitali artistiche italiane: Torino, Roma e Firenze, fino al trasferimento a Venezia nel 1945. La sua spiritualità e religiosità, profonde, non conformiste e nutrite da un altruismo sincero, hanno arricchito la sua arte.

Felice Carena, Viandanti

Felice Carena I Viandanti, 1908-1909 olio su tela, 159 x 300 cm Udine, Museo d'Arte Moderna e Contemporanea Casa Cavazzini (inv. 93)

Anche Luca Massimo Barbero sottolinea come grazie alle Gallerie d'Italia a Milano venga riproposto l'intero arco creativo di Carena, dal 1901 al 1964, restituendo all'artista uno splendore dimenticato dalla contemporaneità e forse anche dalla storia dell'arte italiana. Barbero invita il pubblico a non limitarsi a guardare le figure dipinte da Carena, ma a osservare la pittura stessa, affermando che la mostra sorprenderà e piacerà soprattutto agli artisti della nuova generazione, e può insegnare molto sulla pittura, di cui l'arte contemporanea è tornata ad essere pervasa. 

Il catalogo della mostra, edito da Edizioni Gallerie d'Italia | Skira, include testi dei curatori e una biografia analitica di Lorella Giudici, riaffermando l'impegno di Intesa Sanpaolo nella valorizzazione di figure significative dell'arte italiana.

Per maggiori informazioni sulle modalità di accesso alla mostra continua sulla scheda dell'evento.

Pubblicato il 18/05/2024

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