Mario Raciti. Una ricerca solitaria nell'universo dell'interiorità

Mario Raciti, artista milanese classe 1934, si definisce un cane sciolto, un po' anarchico, che non ha mai cercato di accasarsi in qualche gruppo artistico per convenienza. Un'esposizione alla galleria Oltrearte di Conegliano, attraverso diversi lavori inediti, finora custoditi gelosamente nello studio dell'artista, getta luce su un periodo fondamentale per la definizione del suo linguaggio pittorico e della sua poetica.

Mario Raciti, Eden, 1962, tecnica mista su carta intelata cm 100x150

Mario Raciti si definisce un cane sciolto, un po' anarchico, uno che "compra e nello stesso tempo butta via", ha un'inquietudine che lo agita, talvolta una rabbia che deve uscire fuori, non ha idee fisse. La sua è una pittura che riflette se stesso, e questo significa essere fuori dagli schemi, e quindi estraneo a certi paradigmi di critica dell'arte che rendono più facile per un artista essere visibile e riconosciuto. Afferma che la sua pittura ha molto a che fare con l'inconscio, quel calderone che ciascuno di noi ha dentro di sé, spesso tenuto chiuso perché quello che vi si cela ci può dare fastidio. E dall'inconscio scaturisce una tensione alla fuga, all'ascesa, forse una volontà di trasfigurazione, quell'ascesa verso l'alto che non a caso si trova in tutte le religioni. Tutto questo riemerge nella sua pittura, come impressione di questi moti dell'animo, che sono personali ma allo stesso tempo universali, perché riguardano la vita di tutti noi. Si tratta di un'aspirazione che, purtroppo, appartiene ad un'epoca che non c'è più, ostacolata dallo stile di vita e dal pensiero dominante nella società di oggi, dove lo spazio per la cultura per la "vita vera" è sempre più compresso.

Mario Raciti

Mario Raciti, all'inaugurazione della mostra 'Mario Raciti. Ricordi dell'Eden'

In un suo testo, scritto per la mostra personale presso la Galleria Annunciata di Milano nella tarda primavera del 1971, il critico veneziano Giuseppe Marchiori scriveva di Mario Raciti: «mira soltanto alla pittura, senza commenti di parole scritte. [...] Non si può cercare nell'arte di Raciti la costruzione razionale, l'ordine degli elementi di una pagina architettata in precisi termini spaziali. Raciti non obbedisce a schemi preconcetti: si rivela nella integrità dell'immagine immediata, nel libero flusso di un procedimento inventivo, che fissa e sottolinea alcuni punti di valore, sui quali segni e colori si organizzano come per un moto naturale e spontaneo».

La galleria Oltrearte di Conegliano ha appena inaugurato una mostra dedicata ad opere per lo più inedite degli anni Sessanta, che testimoniano l'origine di questo percorso durato per oltre sessant'anni, a partire dai lavori "Per Eden" del '61, al grande "Eden" del 1962, e alle opere successive, con una simbologia che già in quel periodo mirava ad andare oltre alla futilità dell'arte, con Teleferiche, Tunnel, Antenne, Fari, Radar, Percorsi, Spiritelli, Autoritratti sui Trampoli.

La pittura di Raciti può essere spiazzante per un osservatore che cerchi dei riferimenti immediati, all'astrazione o alla figurazione, ad una narrazione ordinata, da leggersi da sinistra a destra, o dal basso all'alto. Nelle sue tele e le sue carte emergono segni, simboli, "figure immaginabili ma mai definite", sopra ampie campiture di bianchi, di azzurri, quasi sempre con toni rarefatti.

Mario Raciti, Per Eden

Mario Raciti, Per Eden, 1961, tecnica mista su carta su cartoncino, cm 44x57,5... leggi il resto dell'articolo»

Come leggere questi simboli e le composizioni che emergono da superfici eteree e fluide, per cui spesso l'artista sceglieva come supporto la carta? Cerchiamo un aiuto nelle parole di altri due critici dell'arte che hanno scritto di lui e delle opere di questo decennio.

Del risultato della prima fase della carriera artistica di Mario Raciti, scriveva nel 1970 Mario De Micheli, in occasione di una mostra alla Galleria Vanni Scheiwiller. "[...] Poco più di un anno fa, rispondendo alla domanda di un critico, Raciti affermava: «L'assoluto è una gran brutta bestia, che diventa più docile se sappiamo umanizzarla. Bisogna saper stabilire un medium dove le aspirazioni possano coagulare col mistero. E' dell'artista l'aspirazione all'assoluto come semplice dato interno della psiche (...) mi piace associare il pensiero più disteso e luminoso di un assoluto che è "con noi" provenendo "dal di fuori" di noi, sia pure problematicamente».

[...] Che significa «stabilire un medium dove le aspirazioni possano coagulare col mistero»? E che senso ha questo «noi» contrapposto al di «fuori» di noi? Ecco: innanzitutto significa il rifiuto dell'astrazione, riconoscendo nella verità del mondo sensibile l'esistenza di una nomenclatura di base in cui raccogliere e rendere visibili i motivi più impalpabili della fantasia e i moti più indicibili dell'interiorità. [...] E questa, appunto, è la ragione della sua figuratività, anche se si tratta di una figuratività dentro cui vibra sottilmente un'ansioso desiderio di liberazione. Ogni quadro di Raciti è un po' come una carta della memoria sensibile, come una topografia di cari luoghi "esistenti" e "inesistenti" ad un tempo, vissuti, vagheggiati, sognati: cieli, prati, ruscelli, torrenti, alberi, Itinerari campestri, stelle e luna; è come una «mappa del tesoro», che occorre imparare a leggere, decifrare, interpretare, ma che alla fine, ben letta, bene interpretata, ci conduce all'oro del pirata.".

Tavola dei Simboli

Mario Raciti, Tavola dei Simboli, 1964, tecnica mista su carta intelata, cm 72x100

Scrive invece Luca Pietro Nicoletti nel suo testo critico di introduzione alla mostra Mario Raciti. Ricordi dell'Edengià nei quadri dei primi anni Sessanta emerge l'opzione per una titolazione evocativa che proietta queste immagini in uno spazio onirico: [...] l'Eden protagonista di un lungo ciclo di opere - accompagnato da una serie di carte di formato minore che indicano la direzione Per Eden - era un rimando a una dimensione visionaria e paradisiaca, espressione della tensione verso una dimensione pacificata impossibile nel presente ma al contempo scevra di implicazione bibliche. Più che il Paradiso Terreste, insomma, Raciti puntava a raffigurare un luogo in cui le inquietudini del presente potessero stemperarsi in un abbaglio radioso tramite il gesto spontaneo della mano che seguiva un cadenzato ritmo musicale [...] E' da questa trama, poi, che sarebbero emerse nella pittura di Raciti delle figure stilizzate ma riconoscibili, elementi di un armamentario fatto di una simbologia autobiografica [...] l'antenna, il palloncino, la croce, il cuore, la teleferica sospesa a mezz'aria, a cui si sarebbero poi aggiunti la falce, l'eclissi, la clessidra, la porta, la croce, la montagna e l'infinito: più che figure, sono segni e simboli che rimandano a un referente, elementi di un discorso fluttuante in cui questi elementi vengono inseriti senza un nesso narrativo immediato, ma con l'intenzione di costruire un racconto possibile tramite il dialogo a distanza che raccorda brani figurali disseminati nel quadro. [...] Non si tratta mai, nel suo caso, di una mappa da decifrare, ma di un percorso da cogliere nella sua azione dinamica stando a distanza dal soggetto.

La pittura di Mario Raciti non è probabilmente per tutti, perché richiede all'osservatore uno sforzo di astrazione, e perché ha l'intenzione dichiarata di essere "alta", pur esprimendosi anche attraverso forme semplici e che giocano con ricordi e immagini di un vissuto assolutamente terreno e carnale. Non è semplice perché lascia un grande spazio al "non detto" e non palese, che chiama lo spettatore a mettere in gioco le proprie emozioni, ad abbandonare le certezze e la razionalità in cui il nostro tempo ci induce a trovare una scala di valori che lascia poco spazio alla poesia delle cose, al dubbio, all'immaginato e all'immaginario.

Quando però si riesce ad entrare in connessione con il suo linguaggio, che viene dall'inconscio e parla al nostro inconscio, e con la sua espressione rarefatta, ma anche penetrante nel segno, è impossibile rimanere indifferenti e non venirne attratti.

Ricordi dell'Eden, allestimento

Mario Raciti. Ricordi dell'Eden, Vista dell'allestimento

L'esposizione Mario Raciti. Ricordi dell'Eden è visitabile nella sede di Conegliano, in provincia di Treviso, di Oltrearte Galleria Contemporanea, il giovedì e venerdì pomeriggio e il sabato in orario 10.30-12.30 e15.30-19.00. In occasione della mostra è stato realizzato un catalogo in 300 copie firmate dall'artista con testo di Luca Pietro Nicoletti.

Pubblicato il 15/12/2024

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