La mostra narra i progetti di alcuni dei più importanti protagonisti del design e dell'architettura trevigiana degli ultimi sessant'anni, legati da una formazione universitaria svolta allo IUAV di Venezia, dotato d'un corpo docenti d'eccellenza, con importanti maestri dell'architettura italiana quali Franco Albini, Ignazio Gardella, Bruno Zevi e Carlo Scarpa, in una congiuntura delle più favorevoli. Il periodo storico, 1960-1990, infatti porta a considerare, come scrive Roberto Masiero, "... le trasformazioni politiche e ideologiche che accompagnano il boom economico, l'emergere di una nuova classe dirigente, lo sviluppo di una industria diffusa dei beni di consumo a medio contenuto tecnologico, ma ad alto contenuto di immagine; l'inurbamento scomposto che ha modificato il paesaggio rurale ed ha letteralmente violentato i modi d'uso dei centri storici".
Tra oggetti, progetti e studi in mostra, di Paolo Bandiera e Umberto Facchini, Luciano Gemin, Giuseppe Davanzo, Vittorio Rossi e Boccato-Gigante, si evidenzia il lavoro di Roberto Pamio, in un percorso espositivo che evidenzia l'anima segreta delle cose, con particolare attenzione ad una ricerca formale che si riscontra, costantemente, nelle opere degli architetti selezionati, tutti accomunati dalla capacità di visualizzare attraverso gli schizzi quale strumento per pre-vedere il progetto.
Architetto, designer e pittore, Roberto Pamio – scomparso nel 2021 - si è distinto nel mondo dell'architettura e del design per la capacità di emozionare attraverso le sue creazioni. In oltre mezzo secolo di attività, ha firmato innumerevoli progetti, in Italia e all'estero, da abitazioni private a complessi residenziali, spazi produttivi e pubblici, compresi pure alcuni monumenti, donati alla collettività. Professionalmente trevigiano d'adozione, Pamio è colui che in città realizzò le attuali antenne telefoniche "mascherate" da opere d'arte futuristiche, come quella di piazza Matteotti. In particolare, di Roberto Pamio vengono esposti i progetti architettonici di alcune ville, a Vicenza, nel Connecticut (1986), e a Treviso come Villa Bornello (1977), Torre Matteotti e Casa Ghedin (1990). E di design, tra cui il sofà Lara, disegnato per Stiwood negli anni '60, e le lampade Gill del 1962 e Febo del 1970 per Leucos.
"Siamo molto orgogliosi che questa mostra celebri il lavoro e la visione di nostro padre" afferma l'architetto Matteo Pamio. "Onoriamo la sua eredità portando avanti il suo metodo basato su un perfetto equilibrio tra osservazione, ispirazione e immaginazione. Un approccio dove sostenibilità e creatività si combinano con funzionalità ed estetica, privilegiando materiali naturali per promuovere il benessere delle persone e il rispetto per l'ambiente".
Mostra
Differenti con metodo. Dallo IUAV a Treviso. Architetti e designer dal 1960 al 1990.
Dal 30 novembre 2024 al 23 febbraio 2025, da martedì a domenica dalle 10 alle 18
Vernissage venerdì 29 novembre 2024 ore 18
Museo Bailo, Treviso
A cura di Luciano Setten con Giuseppe Cangialosi, Luca Facchini, Mario Gemin
Con la collaborazione di IUAV Venezia, di ADI VTAA e della Fondazione Architetti di Treviso
La Biografia
Roberto Pamio, Mestre (VE) 1937 – Scorzè (TV) 2021
Roberto Pamio a tredici anni inizia a dipingere e a quindici conosce e frequenta Luigi Candiani da cui riceve i primi consigli. Compie i suoi studi alla "Scuola d'arte"di Venezia dove si diploma nel 1956, seguendo l'indirizzo pittorico e architettonico. Frequenta Saetti, Vedova, Dinon, Neno Mori. Nel 1968, si laurea presso la facoltà di architettura di Venezia, con indirizzo Design e Progettazione architettonica" con una tesi progettuale sugli Impianti sportivi, avendo come relatore l'architetto Ignazio Gardella. Nel 1968, si laurea allo IUAV - Istituto Universitario di Architettura di Venezia, dove ha per docenti oltre a Gardella maestri del calibro di Carlo Scarpa, Samonà, De Carlo, Piccinato, Astengo, Bruno Zevi. Iscritto all'Albo degli Architetti della Provincia di Venezia dal 1969 e all'ADI Associazione del Disegno Industriale dal 1984, a sua volta ha tenuto, dal 1983 al 1985, seminari di architettura e di design presso l'Ateneo Veneto di Venezia per la Parsons School of Industrial Design di New York. I suoi esordi professionali avvengono alla Zanussi Rex (oggi Electrolux) come disegnatore industriale, un'altra scuola molto formativa, in una fase di forte sviluppo del design di prodotto, un filone a cui rimarrà sempre fedele. Come designer, ha collaborato con alcuni dei più prestigiosi marchi del made in Italy e non solo, soprattutto nel campo dell'illuminazione, del mobile e dell'arredo urbano. Molti i premi e i riconoscimenti ricevuti, venendo anche selezionato più volte per il Compasso d'Oro. Sia negli edifici sia negli oggetti, è stato un pioniere nell'attenzione all'ecosostenibilità, sperimentando nuove tecnologie e materiali riciclabili, come ad esempio nelle sue collezioni di arredi in cartone. L'esperienza con il prodotto industriale lo portò ad affinarsi nella ricerca e nell'uso dei materiali prediligendo quelli poveri come il laminato plastico, il ferro, oppure materiali della tradizione identitaria del territorio come il vetro soffiato. Sue mostre si sono tenute a Palazzo Grassi a Venezia, al Louvre e al Centre Pompidou di Parigi, al Moma di New York e al Salone Internazionale di Architettura a Milano. A Treviso, negli ultimi anni è stato protagonista di mostre personali nell'ambito di [e]Design Festival.
Comunicato stampa
Pubblicato il 29/12/2024
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