L’arte matura, meditativa dell’artista britannica Veronica Ryan è l’opposto dell’arte sfacciata che tanto impressiona pubblico e critica di questi tempi.
Le sculture di Ryan sono meditative e poetiche, si rivelano piano piano anzichè essere modernamente sensazionaliste. La stanza che le dedica la Tate Gallery, ad esempio, è pura bellezza. In uno spazio le cui pareti gialle sembrano sciogliersi al nostro sguardo, le sue sculture sono distanziate come note in una partitura minimalista.
Le opere di Ryan sono morbide, flessibili, a prescindere dal materiale di cui sono fatte. Sono leggere come piume, distribuite come conchiglie su un mantello, o appese in borse di rete, come se fossero oggetti trasportati dal mare su una spiaggia. Molte delle sue sculture si ispirano alla flora di Montserrat, isola che la dato i natali: frutti di graviola, bacche di cacao, cenere vulcanica. Queste forme vegetali suggeriscono un luogo e delle forme, rivelano una vita di ricordi.
Veronica Ryan nasce nel 1956 a Plymouth, Montserrat, un territorio d’oltremare del Regno Unito. Si trasferisce a Londra da bambina con i suoi genitori ed ora vive tra New York e Bristol.
L’interesse di Ryan per l’arte inizia a scuola. In particolare ricorda un piccolo albero di natale alla scuola infanzia da lei decorato con matariali raccolti, o il patchwork di sua madre, ancora vivido ricordo e fonte di ispirazione.
Il suo percorso accademico include il St Albans College of Art & Design, l’Hertfordshire College of Arts and Design, Bath Academy of Art, Slade School of Fine Art, University College London e lo Soas (School for Oriental and African Studies) e la Slade School of Fine Art.
Sin dall’inizio del suo percorso artistico Ryan ha voluto uscire dal modernismo che lei percepiva come stantio ed immobile. Le sue ispirazioni sono molteplici, in particolare scultrici e artisti di colore. Ammira la tedesca Eva Hesse della quale ha visto le opere per la prima volta nel 1979 alla mostra Eva Hesse: Sculpture presso la Whitechapel Gallery. Nello stesso periodo scopre il lavoro di Louise Bourgeois, Alice Aycock e Barbara Hepworth. La New Beacon Books è il luogo dove Ryan si recava per cercare informazioni su artisti non occidentali e su artisti di colore.
Nel 1981, grazie alla borsa di studio Boise Travelling Scholarship, Ryan visita la Nigeria e si interessa all’arte e alle culture locali in particolare a come gli oggetti quotidiani, incluso cibo e materiale di scarto, venissero utilizzati come feticci o oggetti votivi per le offerte rituali e di come essi venissero caricati di potere, significati psichici, poteri difensivi, curativi e anche come parti di strutture per onorare gli antenati. Questo viaggio le permette di approfondire l’interesse per manufatti e materiali ed in particolare a come diversi significati vengano attribuiti al medesimo oggetto o materiale grezzo.
Rientrata dalla Nigeria decide di continuare gli studi in storia dell’arte allo SOAS (School of Oriental and African Studies).
Il periodo del suo percorso di studi coincide con la nascita del British Black Arts Movement.
Nel 1983 infatti partecipa alla mostra Black Women Time Now.
La sua presenza poi a The Thin Black Line (ICA, Londra, 1985), From Two Worlds (Whitechapel Gallery, Londra), Fruitmarket Gallery, (Edinburgo, 1986) la lega ad un movimento anti razzista più ampio. Successivamente Ryan sente il bisogno di chiarire che il suo lavoro non è esclusivamente legato a motivazioni razziali. "Sono sempre stata criticata da alcune persone perché non rientro nella loro agenda politica".
I materiali preferiti di Ryan variano da quelli più pesanti quali cemento, bronzo, piombo, gesso dipinto ai più leggeri ed effimeri quali carta, polvere, fiori e piume. Le sue sculture sono astratte dalle forme biomorfiche, organiche come conchiglie, bucce, semi.
Relics in the Pillow of Dreams (1985) è una mostra esemplificativa di questa estetica. La natura organica dell’arte di Ryan è accentuata dal fatto che le opere sono posizionate direttamente sul pavimento senza il supporto dello zoccolo.
Elemento chiave della sua arte è la relazione tra contenuto e contenitore, tra la dimensione interiore e quella esteriore. In un articolo pubblicato in coincidenza con la mostra al Camden Arts Centre e all’Angel Row Gallery, Ryan spiega come il suo piccolo studio in New York sia rappresentativo del contenitore e come tale sia un ambiente “sculturale” dove accumuli quotidiani, polvere, depositi di vari meteriali, diventano contenuto del suo lavoro.
Processi quali legare, colorare, cucire, accatastare sono comuni nelle opere di Ryan, tecniche utilizzate con grande maestria e sensibilità. Il suo lavoro è stato definito dal critico d’arte Barry Schwabsky come una sorta di “ruminare facendo” in cui l’assemblare e il riarrangiare si materializzano attraverso il processo stesso.
Concettualmente Ryan lavora su una combinazione di esperienze personali, storia ancestrale e ambiente naturale. Avendo vissuto in prima persona la diaspora caraibica britannica, è particolarmente attenta a temi quali le origini, la memoria, l’appartenenza in relazione allo spazio e al paesaggio.
La domesticità, la maternità e il ruolo della donna nella società sono anch’essi temi cari all’artista.
Alla base della pratica di Ryan vi è l’interesse a come sistemi di significato e forme di conoscenza alternativa possono essere trasmessi materialmente.
Esemplare a tal proposito sono le opere di Ryan Custard Apple (Annonaceae), Breadfruit (Moraceae) and Soursop (Annonaceae) raffiguranti tre frutti caraibici e posizionate il 1 ottobre 2021 permanentemente nel quartiere di Hackney a Londra a celebrare la cosiddetta generazione Windbrush, ovvero gli immagrati caraibici arrivati in Regno Unito nel secondo dopoguerra, Alcuni di loro, putroppo, vittime di uno scandalo venuto alla luce solo nel 2018: nonostante fossero cittadini britannici regolarmente censiti, sono stati trattati come clandestini e si sono visti costretti a provare anno dopo anno il loro diritto a rimanere nel Regno Unito, pena l’espulsione.
Secondo Ryan i frutti da lei scelti e riprodotti in marmo e bronzo a Hackney - l'albero del pane, la mela cannella e la graviola - erano, si è resa conto dopo il completamento, proprio gli stessi che sua madre mangiava mentre Ryan era nel suo grembo. Allo stesso modo, le costellazioni scultoree di Ryan sembrano trasmettere informazioni, parlando silenziosamente il loro linguaggio profondo e organico.
Così come il seme prospera a si apre alla vita solo nel clima adatto, così la vita di oggetti e materiali ed il loro utilizzo, valore e significato sono determinati dall’ambiente, di conseguenza variano nel tempo e nello spazio.
Le mostre personali includono:
Along a Spectrum - Spike Island, Bristol (2021);
Virginia Woolf: Exhibition Inspired By Her Writings - Tate St Ives (2018);
The Sculpture Collections Exhibition, Leeds Gallery Henry Moore Institute (2018);
The Art House Wakefield (2017/18);
The Weather Inside - The Mattress Factory, Pittsburgh PA (2011/12);
Archaeology of the Black Sun. Musings After Kristeva - Salena Gallery, Long Island University, New York (2005).
Ha anche esibito al Camden Arts Centre, Londra, Angel Row, Nottingham (1995); Kettle's Yard, Cambridge, e Riverside Studios, Londra (1988); ICA, London (1987); Arnolfini Gallery, Bristol (1987). La sua prima mostra personale fu al Tom Allen Centre (1984).
Le mostre collettive includono:
Breaking the Mould: Sculpture by Women since 1945 - Arts Council Collection Touring Exhibition (2021);
The Place Is Here - Nottingham Contemporary, Nottingham (2017);
Making It: Sculpture in Britain 1977/1986 - The Arts Council Collection touring show (2015);
British Art Show - Hayward Gallery, Londra (1990);
Stoke City Garden Festival in Stoke-on-Trent (1986);
From Two Worlds at Whitechapel Gallery – Londra;
The Thin Black Line - ICA, Londra (1985);
Five Black Women Artists - Africa Centre, Londra;
Sculptors and Modellers – Tate, Londra;
Whitney Biennial: Quiet as It’s Kept;
A Clearing in the Forest, The Tanks at Tate Modern, Londra.
Le opere di Ryan fanno parte delle collezioni permanenti presso:
Arts Council of Great Britain, Tate, Londra Tate; Arts Council Collection, London;
The Henry Moore Institute Collection, Leeds;
The Sainsbury Centre Collection, Norwich;
Mellon Bank, Pittsburgh
Rochdale Art Gallery; Contemporary Arts Society;
The Hepworth Wakefield.
Weltkunst Foundation, Londra;
Salsbury Collection; Irvin Joffe Collection, London; Cleveland County Museum; The Boise Scholarship Collection.
Alcuni premi:
Turner Award (2022);
Officer of the British Empire (OBE) (2021);
Pollocl Krasner Grant (2019);
Freelands Award (2028);
Henry Moore Foundation Award (1987);
Secondo premio alla Cleveland International Drawing Biennale (1983).
Pubblicato il 19/12/2022
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