arturismo

Mimmo Paladino cambia volto a Brescia

Rilanciare Brescia, il suo centro storico, i suoi musei, la sua romanità attraverso l'occhio di un contemporaneo, Mimmo Paladino. Fino all'8 gennaio del prossimo anno, una grande mostra on the road di uno dei maestri della Transavanguardia. Obiettivo: rilanciare turisticamente la città attraverso un progetto che fa dialogare arte antica con arte contemporanea.

Obiettivo dare un nuovo volto, un nuovo appeal a Brescia. La città lombarda lancia  BRIXIA CONTEMPORARY, un progetto pluriennale messo a punto dalla Fondazione Brescia Musei e dal Comune. Il progetto punta ad una rilettura del Centro storico della città attraverso l’intervento di grande artista internazionale. Per la prima edizione arriva Mimmo Paladino, noto in tutto il mondo per la sua appartenenza al gruppo della Transavanguardia e perché ha sviluppato concetti similari in altre località della penisola.
Una scelta quindi non casuale: “Paladino ci è parso perfetto per inaugurare questo ambizioso progetto –  ha detto Luigi Di Corato, direttore di Brescia Musei e curatore della mostra - per la sua capacità di alimentare la storia, trasformando i simboli della cultura figurativa del mediterraneo, dagli archetipi al Novecento”.
Paladino è personalmente legato a Brescia. Qui, ben quarant’anni fa, tenne la sua prima personale importante, momento fondamentale per la sua carriera.  
Il percorso “firmato Paladino” si espande da Piazza della Vittoria a Piazza della Loggia, sede della amministrativa città, e il Duomo. 
Qui Paladino ha posizionato ben sei tra i più celebri totem della sua poetica: una riedizione bresciana del Sant’Elmo e lo Scriba, opere che, per dimensioni e per collocazione, esaltano in modo estremamente plastico la grande geometrica Piazza. Poi il gigantesco Zenith, la scultura equestre in bronzo e alluminio del 1999, alta quasi 5 metri, il grande Anello e, in una superficie liquida, la Stella. A campeggiare sul basamento che fu del contrastato “bigio” di Arturo Dazzi, rimosso dal Consiglio Comunale nel 1946, una imponente figura in marmo nero, realizzata appositamente per l’occasione, che riporta invece alla tradizione della grande avanguardia del Novecento.
20 Testimoni del 2009, opere in tufo dal richiamo archetipico, accolgono i visitatori nell’area archeologica del Capitolium. 
Nella prima Sala del Tempio, e qui si entra nel cuore più segreto di Brixia, Paladino ha voluto proporre gli evocativi 4 Corali del 1997, opere a tecnica mista su foglia d'argento su tavola e Senza titolo, egualmente del 1997, grande serigrafia e olio su tela. 
Nel Sancta Sanctorum dello stesso Capitolium, ovvero nella cosiddetta Quarta Cella , la divinità è evocata da Ritiro, 1992, colosso in bronzo dipinto.
Cinque Specchi ustori in ottone, serigrafia e pittura di ben 5 metri di diametro ciascuno, sono stati realizzati da Paladino appositamente per il Teatro Romano di Brescia e costituiscono davvero una delle principali attrazioni dell’evento.
La tappa successiva è al complesso museale di Santa Giulia, dove architetture e testimonianze romane convivono con quelle longobarde, rinascimentali e via via settecentesche, creando una sintesi perfetta e armonica di stili, epoche e atmosfere. 
Paladino e Di Corato hanno scelto questa volta di connotare in modo specifico i luoghi di più intensa suggestione dell’antico complesso monastico ora museale, a partire dal Chiostro di Santa Maria in Solario dove campeggia la Grande figura reclinata, bronzo dipinto del 1990. Un altro grande bronzo inedito del 2016 vigila sul Chiostro Rinascimentale, mentre la Grande Figura in vetro e acciaio del 2015 osserva, all’interno del Coro delle Monache, la Croce del 2008 in ferro patinato, appiattita sull’antico pavimento in pietra e in dialogo co l’immensa crocifissione cinquecentesca del Ferramola cha la sovrasta. 
Un altro grande Bronzo del 2002, all’interno della Cappella di Sant’Obizio, rende tridimensionale un particolare dell’affresco del Romanino. Coinvolge la poetica presenza del Senza titolo, la celebre figura in bronzo circondata da uccellini del 2002, collocato nella Cripta.
Le opere accompagnano poi sin dentro le sale del Museo. A cominciare dalla Sezione Preistoria e Protostoria dove le antichissime ceramiche esposte nelle teche sembrano voler accogliere due esemplari di Dormiente del 2000, in terracotta e ferro, opere che paiono eternare le forme più antiche dei manufatti museali. Poi troviamo diversi esemplari di elmi in terracotta e calce o in ferro e bronzo, materiali che sembrano il riflesso di quelli antichi esposti nel percorso museale.
Per la successiva Sezione Romana e Medievale sono stati scelti Bue Apis del 1993 e dei Vasi ermetici del 1994, rispettivamente in bronzo e ferro. Il richiamo classico è evidente anche in altri due magnifici bronzi, uno del 1999 e il secondo – il Busto con tazzina – del 2000, così come in Architettura che completa questa Sezione.
A popolare i mosaici romani delle Domus dell’Ortaglia ci sono due figure in alluminio dipinto, del 2005, mentre tra gli affreschi sempre romani campeggerà il Cavaliere rosso, bronzo del 2007, ispirato a Marino Marini.
Grazie alla collaborazione del Gruppo Brescia Mobilità, una colossale istallazione in terracotta di circa 80 metri quadri, anch’essa inedita, accoglierà il visitatore nell’atrio della fermata della Metropolitana alla Stazione FS .

 

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Pubblicato il 07/05/2017

Itinerarinellarte.it