Mostre

Mostre tematiche. Scopri le più belle e curiose da vedere in questi giorni

Non solo esposizioni dedicate a grandi artisti o movimenti che hanno fatto la storia dell'arte. Le mostre possono farci attraversare decenni o secoli di contesti storici e culturali anche molto lontani visti sotto la lente di un unico tema, creando così l'occasione per conoscere storie affascinanti, oltre che per mettere a confronto artisti di epoche diverse.
Amedeo Bocchi, Fior di loto, 1905, olio su tela. Collezione d'Arte del Comune di Parma

Da soggetti affrontati con esposizioni più prettamente pittoriche, come la nostalgia, la donna di fine Ottocento, l'iconografia di una santa, o un protagonista insolito come la mosca, a mostre dall'impronta storiografica, per arrivare a temi singolari come i tatuaggi, lo sciamanesimo e l'alchimia. Ce n'è davvero per tutti i gusti. Ecco una carrellata di mostre visitabili in questo periodo che sono state concepite attorno ad un tema piuttosto che ad un genere artistico.

La Nostalgia dal Rinascimento al Contemporaneo

Fresca di inaugurazione, Palazzo Ducale di Genova ospita, nell'Appartamento del Doge, dal 25 aprile al 1° settembre 2024, una bella mostra dedicata al tema della nostalgia. "Nostalgia. Modernità di un sentimento dal Rinascimento al Contemporaneo" ci conduce attraverso cinque secoli di storia dell'arte esponendo opere di grandissimi nomi come Albrecht Dürer, Luca Giordano, Jean Auguste Dominique Ingres, Francesco Hayez, Giovanni Boldini, Giacomo Balla, Giorgio De Chirico, Lucio Fontana, fino a Ives Klein e Anish Kapoor.

Nostalgia. Modernità di un sentimento dal Rinascimento al Contemporaneo

Nostalgia. Modernità di un sentimento dal Rinascimento al Contemporaneo - allestimento

Il percorso espositivo si apre presentando proprio il prezioso volume della Dissertatio medica de ΝΟΣΤΑΛΓΙΑ, proveniente dalla Biblioteca dell'Università di Basilea, nella quale l'alsaziano Johannes Hofer nel 1688 identificò una nuova patologia clinica, classificando i malesseri fisici e psichici patiti dai soldati svizzeri durante le trasferte militari come conseguenza ed effetto della loro lontananza da casa. Il termine nostalgia – da lui coniato unendo due radici di origine greca, nóstos (ritorno) e algos (dolore) – a partire dall'Ottocento perse la sua connotazione medica per descrivere lo struggimento nel pensare a un passato o a un altrove idealizzato. Spesso il concetto di nostalgia si sovrappone a quello di malinconia, che tuttavia rappresenta una condizione di tristezza patologica la cui definizione, invece, ha un'origine antica e una precisa corrispondenza astrologica, come illustrato in mostra dalla celebre incisione di Albrecht Dürer, Melancolia I (1514), affiancata da alcune versioni moderne di tale sentimento. Scopri di più sulla mostra.

La Donna di fine Ottocento, tra moda ed emancipazione  

Tutt'altro che nostalgica è la donna protagonista della mostra inaugurata a metà aprile al Museo Santa Caterina di Treviso, "Donna in Scena. Boldini, Selvatico, Martini", che resterà allestita fino al 28 luglio 2024. Certo il progetto espositivo realizza un'esaltazione della pittura, anzi della bella pittura, ma visitando la mostra si fa anche un piccolo viaggio nel tempo e una vera e propria immersione in un'epoca in cui la donna, certo quella appartenente ad un'élite più agiata, decide di divenire protagonista assoluta del palcoscenico della mondanità. Accanto ai ritratti realizzati da Giovanni BoldiniGiuseppe de Nittis, Federico Zandomeneghi, da artisti veneti come Lino Selvatico, Alberto Martini e Giulio Ettore Erler, e da tanti altri maestri del genere, troviamo esposti abiti e accessori d'epoca che ci fanno rivivere lo stile unico di un'epoca irripetibile, in un contesto territoriale lontano dalle grandi metropoli e da quella Parigi che nell'immaginario di tutti rappresenta il grande palcoscenico del passaggio tra Ottocento e Novecento e della Belle Époque.

Guarda e scopri la mostra

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Una mostra in cui è protagonista la bellezza femminile e la voglia di emanciparsi di quelle donne, ma anche un progetto che riuscirà a portare alla conoscenza del grande pubblico, e in particolare del pubblico veneto e del trevigiano, artisti straordinari nati e vissuti in questa terra. Leggi tutti i dettagli sulla mostra

I mondi di Marco Polo, il più illustre viaggiatore medievale

Più che un tema, il protagonista della mostra "I mondi di Marco Polo", evento di punta delle celebrazioni in occasione dei 700 anni dalla morte di Marco Polo, ospitata a Palazzo Ducale a Venezia fino al 29 settembre 2024, è un grande personaggio storico, che è divenuto però l'emblema stesso del viaggiatore, e quindi dell'idea del viaggio. Esposte oltre 300 opere provenienti dalle collezioni veneziane, dalle maggiori e più importanti istituzioni italiane ed europee, fino a prestiti dei musei dell'Armenia, Cina, Qatar e Canada. Opere d'arte, reperti, manufatti e incursioni nell'opera letteraria del mercante veneziano per ripercorrere la geografia fisica, politica e umana dei suoi incontri in Asia, al centro de Il Milione.... leggi il resto dell'articolo»

La mostra si articola in diverse sezioni. A partire dall'illustrazione della realtà cittadina e mercantile veneziana nella prima metà del Trecento e il ruolo del viaggio nella cultura commerciale veneta, prima e dopo l'esperienza dei Polo. Continua a leggere.

Marco Polo a Palazzo Ducale, Venezia

Foto di Irene Fanizza

Palermo celebra la sua Santa Patrona

Santa Rosalia è protagonista a Palermo, alla Pinacoteca di Villa Zito, con la mostra "Le estasi di Santa Rosalia. Antoon van Dyck, Pietro Novelli, Mattia Preti, Luca Giordano". Qui sono esposti alcuni straordinari capolavori della storia dell'arte moderna europea dedicati alla rappresentazione della Patrona di Palermo, provenienti dal Museo del Prado e dalla Real Academia des Bellas Artes de San Fernando di Madrid, dall'Archivio Diocesano dell'Arcidiocesi di Malta, dal Museo Diocesano di Palermo, dal Palazzo Reale di Palermo - Fondazione Federico II. Esposte opere di Antoon van Dyck, Pietro Novelli, Mattia Preti, Luca Giordano. 

La storia di Santa Rosalia nasce dalla tradizione secondo cui al re normanno Ruggero II apparve una figura che gli annunciò l'arrivo in famiglia di una rosa senza spine. Così quando nacque la nipote venne chiamata Rosalia (dal latino rosa e lilium, il giglio). La ragazza, rifiutando un matrimonio imposto, lasciò la vita di corte e si ritirò in preghiera in una grotta sul monte Pellegrino, vicino a Palermo. Per questo Santa Rosalia viene spesso raffigurata come una giovane eremita vestita con abito monacale, all'interno o nei pressi di una grotta, con una corona di rose in testa e il giglio in mano.

Santa Rosalia

Anton van Dick, Santa Rosalia, 1625 - Museo Prado, Madrid (particolare)

Nell'iconografia associata alla Santa è ricorrente anche il teschio, memento mori. Nella sua raffigurazione Rosalia, mostrando gli effetti della peste sulla città di Palermo, chiede l'intercessione divina. Scopri di più sulla mostra di Palermo.


La storia del Tatuaggio al Mudec di Milano

Cambiamo decisamente "genere", dalla pittura a soggetto religioso ad un suggestivo viaggio fra passato e presente che affronta il tatuaggio da un punto di vista storico, antropologico e culturale. La mostra "Tatuaggio. Storie dal Mediterraneo", allestita al Mudec fino al 28 luglio 2024, ci fa conoscere la storia di questa affascinante pratica decorativa a partire dalle sue prime testimonianze rinvenute nel bacino del Mediterraneo. Praticato fin dagli albori della storia umana, il tatuaggio è considerato da alcuni come il primo gesto cosciente con cui l'uomo si è differenziato dagli animali.

A partire da Ötzi, il più antico uomo tatuato, passando per l'epoca medievale e la modernità, fino all'accettazione e il successo planetario degli ultimi decenni, l'esposizione approfondisce i diversi significati e le plurime funzioni che il tatuaggio ha assunto in oltre cinquemila anni di storia. Scopri di più sulla mostra.

Storia del tatuaggio

Musca depicta. La mosca in pittura

Soggetto decisamente inconsueto, ma proprio per questo particolarmente interessante. E' quello che viene sviluppato con la mostra "Musca Depicta. C'è una mosca sul quadro", una curiosa esposizione ospitata a Fontanellato, nel Labirinto della Masone, per inseguire le apparizioni della mosca nelle arti visive a partire dalla scuola di Giotto e fino al contemporaneo. L'idea della mostra nasce in occasione dei quarant'anni dalla pubblicazione da parte di Franco Maria Ricci del volume Musca depicta, in cui l'illuminante saggio di André Chastel ripercorreva per la prima volta le incarnazioni artistiche del ronzante dittero nella pittura europea dal XV al XVII secolo.

Più di cinquanta opere tra tele, grafiche, sculture e volumi manoscritti e a stampa si snodano nel percorso espositivo secondo uno specifico ordine tematico; ma, come ricorda Leon Battista Alberti nell'Elogio contenuto nel fondamentale incunabolo che apre la mostra, la mosca è libera: non conosce gerarchie né limiti di pertinenza. Partendo da opere di maestri del barocco come Willem van Aelst, Isaak Soreau e Giovanna Garzoni, si arriva quindi alle opere immobili e iperrealistiche del contemporaneo Maurizio Bottoni, e al video FLY di Yoko Ono, dove è un corpo nudo ad esserne attraversato per 24 minuti. Continua a leggere.

Opera di Maurizio Bottoni

Maurizio Bottoni, Pane (1), 2014, olio su tavola incamottata, cm 20x25


Lo sciamanismo protagonista a Trento

Il Muse - Palazzo delle Albere e il METS - Museo etnografico trentino San Michele propongono fino al 30 giugno la mostra "Sciamani. Comunicare con l'invisibile", un originale progetto nato dalla collaborazione di tre importanti musei trentini: il MUSE – Museo delle Scienze di Trento; il Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, e il METS - Museo etnografico trentino San Michele. Ogni istituzione ha curato una sezione di mostra, affrontando il tema secondo le proprie specificità e competenze e contribuendo alla definizione di un percorso eterogeneo, inclusivo, adatto a tutti i pubblici.

Nelle sale del METS opere di undici artisti contemporanei: Adolf Vallazza, Luca Pojer, Pietro Weber, Denis Riva (Deriva), Andrea Marinelli, Federico Lanaro, Bruno Norbu Griparich, Piermario Dorigatti, Andrea Tagliapietra, Paolo Dolzan e Elias Grüner, in dialogo con le opere alcuni oggetti della collezione di arte sciamanica della Fondazione Sergio Poggianella provenienti dall'Asia centrale. Il chiostro ospita una yurta di provenienza centro-asiatica completa di arredi originali.

Sciamani

Exhibition view, Ph Muse, Matteo De Stefano

A Palazzo delle Albere la mostra si divide in due sezioni. Al 1° Piano in mostra gli straordinari reperti sciamanici della Fondazione Sergio Poggianella, provenienti dalle culture mongole, siberiane e cinesi che ancora oggi praticano lo sciamanismo. Al 2° Piano, a cura di Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, torna protagonista l'arte contemporanea, in continuità con la narrazione scientifica ed etnoantropologica. Tra stili eterogenei e media diversi (pittura, scultura, video, fotografia, installazione), il percorso indaga la dimensione spirituale e terapeutica delle pratiche contemporanee. In mostra circa 40 opere prodotte da 26 artisti e artiste internazionali negli ultimi 70 anni, selezionate dal curatore Mart Gabriele Lorenzoni e dall'antropologo Massimiliano Nicola Mollona. Leggi altri dettagli sulla mostra diffusa›.

Una mostra immersiva sull'uovo e le alchimie

Dallo Sciamanesimo all'alchimia. Il Castello Della Rovere di Vinovo (TO), propone fino al 2 giugno la mostra "AB OVO. Luci, Misteri e Alchimie", un'immersione nella dimensione mitica, magica, religiosa e favolosa dell'uovo, dall'antichità a oggi. La stessa sede espositiva è legata ad una storia di alchimia. Qui, alla fine del Settecento, lavorava un "arcanista", Vittorio Amedeo Gioanetti che aveva ottenuto dal duca di Savoia l'incarico di riattivare la fabbrica di porcellane. Gioanetti era un alchimista legato a una fratellanza paramassonica, e scoprì una tecnica per ottenere una porcellana finissima, che però scomparve assieme a lui, nel 1815.

Sono otto le sezioni in cui si sviluppa la mostra. Dalle antiche mitologie, dove ci si trova di fronte a un ologramma in 3D con "Le uova di Leda", opera ispirata a un meraviglioso dipinto di scuola leonardesca, e a una rarissima incisione di Giovan Battista Palumba e una litografia di Salvador Dalì, il percorso mitologico prosegue con manufatti etnici, disegni e incisioni che evidenziano varie tradizioni: dalla Cina, all'India fino alla Finlandia e all'Africa. Segue la sezione "Uova, alchimia e magia", dove si scopre che gli alchimisti vedono da sempre l'uovo come la matrice di tutte le trasformazioni materiali e spirituali, a motivo dell'analogia con il ventre materno. Spazio anche a "L'uovo nel cristianesimo" dove spicca un dipinto seicentesco che ritrae le offerte di uova a Gesù Bambino da parte dei pastori, opera di Cesare Gennari (1633-1688). Ma la mostra continua con molti altri contenuti. Scopri di più continuando a leggere.


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Pubblicato il 26/04/2024

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