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A Roma la ceramica torna in Galleria

La ceramica torna in galleria d'arte anche a Roma. Honos Art propone due artisti che lavorano la ceramica in modo estremamente contemporaneo. Quindi la ceramica trattata come vera e propria forma d'arte e non di solo artigianato come è accaduto negli utlimi anni. La Galleria romana è oggi gestita da uno spagnolo, vale la pena sottolinearlo.

Dopo la manifestazione nazionale dell’ultimo week end in oltre trenta comuni italiani, la ceramica torna anche in galleria d’arte.

Mercoledì 7 giugno a Roma, la Galleria Honos Art  inaugurerà la sua prima mostra di scultura ceramica con opere di Sophie Aguilera Lester e Paolo Porelli, a cura di Claudia Casali, Direttrice del Museo Internazionale delle Ceramiche (MIC) in Faenza.
Si tratta di un evento particolare che potrebbe aprire un nuovo filone di interesse su tutto il territorio nazionale, sempre che si riesca a mette in piedi un programma di pubblicizzazioni degli eventi, spiegandone bene la portata artistica e il valore a livello nazionale.

Con questa doppia personale, Honos Art offre allo spettatore la possibilità di indagare, attraverso un materiale antichissimo come la ceramica, la tematica della narrazione tra simbolismo e mito, argomento universale, diffuso e condiviso nelle poetiche contemporanee.
 
Se da una parte Sophie Aguilera Lester usa la ceramica come mezzo per esprimere tematiche legate all’abbandono, alla memoria, all’infanzia; Paolo Porelli la rende elemento fondamentale per sottolineare gli effetti che la società consumistica ha sul pianeta terra. La prima, carica di simbolismo le sue creazioni, legandole alla cultura popolare e ai moti inconsci del proprio IO, racconta le fragilità dei suoi personaggi in modo lieve e profondamente femminile, come nella scultura Niña con Flores. Porelli, al contrario, si concentra sulla figura umana rendendola prototipo della cultura occidentale, tanto da creare delle nuove divinità della società moderna, come i suoi Idoli metallici,  incarnazioni  del concetto che le anima.
 
In Humanae Terrae maschile e femminile – si legge in una nota critica - s’incontrano e si scontrano dando vita ad una narrazione brillante, nuova ed irriverente. Elemento comune ai due artisti, dai percorsi culturali e generazionali personalissimi e differenti, è sicuramente la figurazione sostenuta attraverso le forme della quotidianità e della velata ironia, del presente e del passato, oltre limiti temporali comuni, creando nuove e inusitate sintesi dove nulla è ordinato e tutto appare epifanicamente vissuto. Si creano relazioni implicite ed emotive con lo spettatore coinvolto nel racconto esperienziale che viene suggerito, frutto di ricordi, immagini, emozioni quotidiane e storicizzate che affiorano tanto inconsce quanto vive.

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Pubblicato il 05/06/2017

Itinerarinellarte.it