Diario Notturno. Di sogni, incubi e bestiari immaginari

  • Quando:   03/12/2023 - 03/03/2024
  • evento concluso

Arte contemporaneaMostre a L'AquilaMaxxi L'Aquila


Diario Notturno. Di sogni, incubi e bestiari immaginari
Installation view, Anna Franceschini, The Stuffed Shirt Chorus, 2023, foto Emanuela Fortuna, Courtesy MAXXI L’Aquila

"Diario Notturno. Di sogni, incubi e bestiari immaginari" è la mostra collettiva curata da Bartolomeo Pietromarchi con Chiara Bertini e Fanny Borel che presenta le opere di tredici artisti internazionali nati nell'ultimo trentennio del secolo scorso:

Bea Bonafini | Thomas Braida | Guglielmo Castelli | Giulia Cenci | Caterina De Nicola | Anna Franceschini | Diego Marcon | Wangechi Mutu | Valerio Nicolai | Numero Cromatico | Agnes Questionmark | Jon Rafman e Alice Visentin.

A questi si aggiunge un progetto speciale di Giuseppe Stampone in dialogo con le fotografie di Scanno della Collezione Franco e Serena Pomilio.

Diario Notturno, che omaggia nel titolo uno dei capolavori letterari di Ennio Flaiano, invita ad abitare i sogni e ad esplorare gli incubi del presente. In una contemporaneità caratterizzata da trasformazioni costanti, gli artisti coinvolti propongono un comune approccio immaginifico, ironico o perturbante, che, mutuando un termine riferito all'intelligenza artificiale, potrebbe essere definito "generativo".

All'interno del percorso espositivo, in continuità con l'atmosfera onirica e visionaria delle opere esposte nelle prime sale, si inserisce il progetto speciale di Giuseppe Stampone che reinterpreta alcuni luoghi significativi del territorio abruzzese attraverso disegni su carta e su legno. Le sue opere sono poi poste in un dialogo con le fotografie del suggestivo borgo di Scanno provenienti dalla Collezione Pomilio e realizzate da Henri Cartier-Bresson, Mario Giacomelli, Hilde Lotz-Bauer, Gianni Berengo Gardin, Mimmo Jodice e Ferdinando Scianna: immagini nelle quali si riscontra uno sguardo sulla vita quotidiana di uno dei borghi più rappresentativi d'Abruzzo, con particolare attenzione all'operosità delle donne di cui si riconoscono gli abiti tradizionali.... leggi il resto dell'articolo»

Anna Franceschini. In The Stuffed Shirt Chorus, la prima opera che incontriamo nel percorso di mostra, Anna Franceschini presenta una screen-less animation (animazione senza schermo) dove la protagonista è una macchina, per l'esattezza una "stira camicie antropomorfa" che prende vita attraverso una coreografia di gesti decisa dall'artista e resa possibile dallo sviluppo di un algoritmo.

Giulia Cenci. Le sculture/installazioni di Giulia Cenci (Cortona, 1988) creano cortocircuiti tra elementi industriali e naturali prediligendo nella loro composizione materiali
di scarto e di riciclo. Come in The oldest e Macello, forme biomorfe innestate in protesi artificiali creano inedite e inquietanti figure che abitano lo spazio espositivo e lo animano di creature sorprendenti.

Caterina De Nicola. I due manichini della serie Yet Another Unrealistic Standard, sono innestati nella parte superiore da elementi scultorei realizzati dall'artista per trasformare questi oggetti, generalmente espressione di un canone corporeo standardizzato, in attivatori di una nuova visione. Anticonformismo e critica sociale, elementi tipici della cultura noise, a cui la De Nicola s'ispira, sono presenti anche nelle sue opere in cui la componente surreale e provocatoria viene ulteriormente esaltata.

Valerio Nicolai. Le atmosfere stranianti e inusuali sono la cifra stilistica del mondo poetico di Valerio Nicolai. L'universo ironico e allo stesso tempo criptico e avvolto da un senso illusorio e malinconico si ritrova nell'opera Castello in corridoio. I dipinti presenti in mostra diventano rebus senza chiare soluzioni in cui elementi architettonici fantastici sono immersi in un nonsense generale.

Bea Bonafici. Attraverso l'utilizzo di materiali di recupero di fine-serie delle industrie tessili, l'artista ritaglia porzioni di tessuti che vengono poi intarsiati e dipinti. Come
in un'archeologia dei sogni, in una definizione della stessa Bonafini, in I Carry You Inside Me lo scheletro di una balena riconduce a elementi mitologici che affiancano dettagli del corpo umano in un'opera che fa emergere riflessioni sugli ecosistemi condivisi, sui cicli della natura e sulla presenza di molteplici identità fluide e interspecie.

Agnes Questionmark. In mostra l'artista presenta la sua ricerca attuale su l'homo aquaticus, creatura acquatica dall'identità e dalla forma mutevole e fluida, attraverso una scultura che evoca una creatura marina, il Draco Piscis, suo alter ego, e una serie di foto, appunti, schizzi, disegni in un video che narra il percorso di evoluzione attraverso le varie fasi del processo di metamorfosi.

Guglielmo Castelli. La pratica pittorica del giovane artista torinese si contraddistingue per la presenza di corpi indefiniti, fluttuanti che sembrano sospesi in uno spazio senza tempo. Appassionato di letteratura Guglielmo Castelli cerca di creare nelle sue opere delle vere e proprie narrazioni psicologiche che gli permettono di evocare un mondo esistenziale, solitario, puerile e distopico che ritroviamo nella raffinatissima tela Dressage, che lascia lo spettatore con un vago senso di spaesamento in un turbinio di elementi circolari.

Numero Cromatico. Da sempre interessato a un'esplorazione dei linguaggi in relazione alle più avanzate ricerche in ambito filosofico, scientifico e tecnologico, tra cui algoritmi generativi e intelligenze artificiali, Numero Cromatico presenta una nuova opera prodotta e pensata per questa mostra, una grande tenda sulla quale si stagliano una serie di pittogrammi antropomorfi.

Diego Marcon. Il protagonista dell'opera in mostra è un bambino bianco dai capelli biondi, Ludwig, che, intrappolato in un'azione che si svolge in pochi minuti in un loop ossessivo che si ripete all'infinito, si trova in balia di una tempesta mentre all'ombra di un cerino canta un lied, genere musicale nato in ambiente romantico tedesco di fine XIX secolo, per lamentarsi di una sua condizione esistenziale.

Wangechi Mutu. Da sempre interessata a mettere in discussione le categorie dominanti con cui la cultura occidentale guarda al resto del mondo, Mutu si è ispirata sin dall'inizio della sua ricerca all'afrofuturismo, corrente artistica afro-americana nata negli Stati Uniti negli anni settanta, che utilizza l'immaginario tecnologico e science-fiction per rivendicazioni di diritti civili, antirazzisti e femministi. La video animazione in mostra The End of Eating Everything è una riflessione sul tema dello sfruttamento sregolato delle risorse della Terra in cui la protagonista, la cantante Santigold, viene trasformata in una creatura mostruosa dalle sembianze di Medusa il cui corpo composto di protuberanze si rivela mentre lei si ciba di uccelli meccanici.

Jon Rafman. L'artista esplora nelle sue opere video, installative e scultoree il subconscio collettivo che scaturisce dal mondo online, tra comunità di gamer e subculture periferiche. Abbandonandosi a percorsi senza meta negli abissi del deep web, Counterfeit Poasts fa emergere uno scenario inquietante dove le pulsioni più recondite dell'animo umano rivelano verità profonde sulla vita contemporanea e l'esperienza del presente.

Thomas Braida. Personaggi, oggetti, paesaggi dalla dimensione surreale e misteriosa si ibridano con la fantascienza e il mondo popolare, l'iconografia barocca e rinascimentale incontra il gotico e il grottesco. In un mondo equivoco di calembour e citazionismi la maestria pittorica di Thomas Braida è funzionale alla sua ricerca in cui tenta di "trovare nuove vie" per "non creare piccoli mondi chiusi" ma aprire la narrazione a una dimensione onirica e surreale.

Alice VIsentin. L'opera in mostra è Planète, il cui titolo si riferisce all'omonima rivista francese che riuniva al suo interno saggi di varie materie tra cui antropologia, letteratura, filosofia e chimica alchimistica. In questa installazione, su dischi di carta dipinti e sospesi nella stanza, viene restituita una nuova narrazione ricombinando immagini e parole a formare una costellazione in cui "la realtà è magicamente in movimento", e assume "costantemente identità differenti".

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Mostra: Diario Notturno. Di sogni, incubi e bestiari immaginari

L’Aquila

Apertura: 03/12/2023

Conclusione: 03/03/2024

Organizzazione: Maxxi L'Aquila

Curatore: Bartolomeo Pietromarchi con Chiara Bertini e Fanny Borel

Indirizzo: Piazza Santa Maria Paganica, 15 - 67100 L’Aquila

Orario: da lunedì a domenica 11.00-19.00

Per info: +39 0862 414083 | maxxilaquila@fondazionemaxxi.it



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