Arte contemporaneaMostre a Cagliari

Bucolica Urbana. Cagliari Urbanfest

  • Quando:   12/01/2024 - 25/02/2024
  • evento concluso
Bucolica Urbana. Cagliari Urbanfest

Il Castello di San Michele accoglie la collettiva Bucolica Urbana, nata dalla sinergia tra l'Associazione Culturale Asteras, Orientare e il Comune di Cagliari. L'esposizione, visitabile fino a domenica 25 febbraio 2024, si inserisce nell'ambito delle iniziative del Cagliari Urbanfest - Generazioni Metropolitane, il festival di arte urbana e arti visive ideato e organizzato da Asteras con la curatela di Ivana Salis e Barbara Catte.

Protagonisti dell'esposizione sono le artiste e gli artisti:

Pietrina Atzori | Gianni Casagrande | Roberto Chessa | Ciredz | Michele Mereu | Marco Rèa | Laura Saddi

"Bucolica Urbana" è una delle tre mostre d'arte contemporanea ideate per Cagliari Urbanfest – Generazioni Metropolitane, festival di arti urbane e visive sulla sostenibilità sociale e ambientale.

I sette artisti ed artisti invitati esprimono, attraverso le loro linee di ricerca, diverse prospettive di analisi sul concetto di spazio urbano come luogo antropologico contemporaneo. L'assunto di partenza è la distopia, insieme di predizioni che generano l'immagine di un futuro decadente, qui in relazione alle città del presente. Partendo dall'indagine delle attuali tipologie di insediamento, possiamo osservarne la natura ibrida.... leggi il resto dell'articolo»

Troviamo le tracce del passato e la memoria di luoghi che esprimevano una funzione identitaria, relazionale e storica insieme a una costellazione di "non luoghi", nell'accezione ormai comune data dall'antropologo Marc Augé. Quell'insieme di simboli dell'identità collettiva di una civiltà si mescola a luoghi privi di questa identità, come gli aeroporti, le stazioni, le aree di servizio o le autostrade.

Questi spazi mancanti di significanza antropologica, per similitudini estetiche e comunicative, sono capillarmente inseriti in ogni parte delle nostre città attraverso l'uso del linguaggio iconico, la scelta estetica della cartellonistica e delle parole utilizzate a fini commerciali, che permeano ogni spazio urbano, centrale o periferico.

Questi codici si estendono alla dimensione virtuale, rete di collegamento globale, che ci illude di essere ovunque in qualsiasi istante, potendo travalicare il tempo e lo spazio. La nostra fisicità è diventata secondaria e così la necessità di uno spazio significante che la accolga e la protegga, preservi la socializzazione e con essa il libero scambio e la libera circolazione di flussi di idee, di civiltà e di impegno attivo. La sensazione è quella di omologazione, per cui il mondo è una grande città e la città è un piccolo mondo che riporta in scala minore l'eterogeneità culturale, religiosa, economica, etnica e sociale del pianeta.

La visione della metropoli contemporanea è un insieme di centri, ognuno espressione di un potere o di una funzione e il raccordo tra questi diventa la sfida alla sostenibilità, in primis il rapporto tra massa grigia e massa verde, cioè l'equilibrio necessario tra aree edificate e aree naturali, ma anche la presenza delle aree adibite al verde all'interno dei quartieri. Questa necessità è sinonimo di diversi aspetti e bisogni del vivere secondo il concetto di sostenibilità.

Gli artisti di "Bucolica Urbana" sono stati chiamati a riflettere e immaginare le relazioni tra le persone e gli spazi urbani e naturali, proiettandole nell'immediato futuro. Ognuno ha dato una interpretazione, calata nel presente, rendendo visibile il forte senso di straniamento che permea l'esistenza della nostra società.

Roberto Ciredz, Marco Rèa e Roberto Chessa, artisti che si esprimono con diversi media e attivi nell'ambito della street art, utilizzano la linea come intersezione tra paesaggio e umanità. Tracciando un percorso tra queste opere grafiche ci spostiamo dal paesaggio selvaggio di Chessa, alla scansione cromatica di Ciredz sino ad arrivare al groviglio di Réa.

La pittura definisce le distopiche periferie urbane popolate dai personaggi surreali di Michele Mereu, luoghi a cui si accostano i paesaggi indefiniti e immaginari di Gianni Casagrande, abitati da bambini e adolescenti protagonisti di innumerevoli battaglie, storicizzate nel simbolo di tutte le guerre del mondo. Laura Saddi propone una serie di donne in nero, immagine delle oppressioni derivate dalla complessità tra le relazioni umane che subiscono anche gli effetti negativi della gentrificazione. Infine, il forte legame tra umanità, socialità e territorio è espresso dall'installazione di Pietrina Atzori, artista tessile, che propone un originale progetto sulla valorizzazione dei materiali biologici e industriali, con un focus sui materiali usati per il packaging.

Gli artisti e le opere

Gianni Casagrande - Mozione contro la cattura delle farfalle, 2015-2023, acrilici su carta/ tela/ tavola

L'arte di Gianni Casagrande è pittura che si fa letteratura, letteratura che si fa pittura. La parola diviene pennellata, il pensiero immagine, il racconto visione. 
Le opere qui presenti compongono un epopea orwelliana da postantropocene, in cui le sorti del genere umano e del mondo intero sono nelle mani di un'impavida comunità di bambini e adolescenti. Nell'universo poetico e visionario dell'artista ogni dipinto narra un "capitolo" di questo viaggio salvifico che si dipana tra angusti spazi e paesaggi indeterminati immersi in un'atmosfera misteriosa ammantata di significanti verdi, blu, azzurri, la cui forza evocativa trova compimento nel connubio tra il linguaggio visivo e quello verbale rappresentato dal titolo e da brevi testi di accompagnamento. Il racconto pittorico di Casagrande procede per continue e sorprendenti variazioni, passando da tagli compositivi ravvicinati a più ampi scenari ora densi di dettagli ora più essenziali, dove ogni elemento formale e cromatico acquista una valenza emblematica. Così i giovani "eroi" dell'artista si trovano di volta in volta a confrontarsi con una natura atemporale popolata da organismi sconosciuti come in K position, Second miracle in a day, You can fly e ancora ...And that's why I sing you a song, a meravigliarsi di fronte alla sua capacità di rigenerarsi come in Legacy o in A reason to betray, o a sodalizzare con le sue creature come in A narrow way to the heart e Common cause. La narrazione si apre poi alla coralità di opere come Twilight (comes after sunset) e Precious, dove un'intraprendente schiera di fanciulli è in grado di sovvertire consuetudini e ordini precostituiti. Nella purezza del loro spirito, incontaminato dal pensiero omologante e totalizzante della realtà presente, risiede la possibilità di immaginare spazi di libertà, di costruire un futuro di armonica convivenza tra tutti gli esseri viventi della Terra.

Gianni Casagrande (Nuoro, 1963) pittore autodidatta, disegna da quando aveva due anni ma, nonostante gli adulti lo esortino a proseguire su questa strada, non appena impara a scrivere comincia a immaginarsi come scrittore. Nel corso di questi anni pubblica un libro intitolato "L'avventura" usando l'eteronimo Robert Carneiro e collabora con il gruppo musicale DPR come autore dei testi degli album "Tracks, slavers and groans" e "Iconoclasta". Nel 1999, con l'intento di realizzare un film tratto da una propria sceneggiatura, decide di preparare una mostra di quadri intitolata "Seguite la guerra su questa mappa del mondo in proiezione Mercatore", tenuta a Nuoro nel 2004. Dal 2006 si dedica esclusivamente alla pittura, intendendo la stessa come un altro mezzo per continuare a praticare letteratura.

Laura Saddi - Gentrificazione, 2023, acrilico su tela, 30 x 24 cm, Reflusso di coscienza, 2023, olio su tela, 120 x 60 cm

L'artista, in piena mutazione, ha rielaborato visioni e percezioni del suo percorso artistico di matrice neo surrealista, trovando la chiave di volta per questo nuovo progetto. Saddi mostra di essere pervasa dalla negatività dei nostri giorni, violenti e dominati dal caos, progenitore di guerre, pandemie, carestie e soprusi di ogni genere. Come trovare la via della sostenibilità sociale, del diritto e della giustizia in tempi in cui in Italia e nel resto del mondo ogni giorno qualche donna muore per mano di un uomo di cui si fidava? Dove trovare rifugio e respiro, sentirsi sicuri, in città sempre più omologate e gentrificate, private della propria identità culturale e storica a favore di politiche turistiche ed economiche sempre più selvagge? L'installazione Gentrificazione ci porta all'interno di questo climax, dove in ogni volto è esaltata la chiusura verso l'esterno, la paura di vedere l'orrore che si cela nelle persone, quelle più insospettabili. Un tempo i volti nelle opere di Saddi erano ampiamente caratterizzati da tratti ironici, vivaci e surreali, ora si svuotano e assumono un'espressione dolorosa, di lutto. Il maggior numero di donne ha gli occhi chiusi, emerge dal nero, che esalta la condizione funerea in cui queste figure versano, in continuità con l'altra opera proposta: Reflusso di coscienza. L'artista sceglie di osservare i grandi cambiamenti storici che stanno modificando le dinamiche tra le relazioni umane, profondamente compromesse e di dare un segno simbolico forte e incontrovertibile con la predominanza del nero. Il suo sguardo è rivolto all'interno, nel buio, dove sono nati tanti dei personaggi che ha rappresentato in questi anni, connotati da molteplici versioni della mostruosità e della bestialità. Ora, tanto è lo sconcerto degli orrori quotidiani, che i peggiori incubi e le peggiori paure non sono più quelle nascoste nell'intimo delle proprie fragilità, ma sono quelle che si trovano, dominanti, fuori dalla propria esistenza.

Laura Saddi (Cagliari, 1979) si diploma al Liceo Artistico Foiso Fois di Cagliari e nel 2007 frequenta la scuola di pittura dell'Accademia Albertina di Torino. L'anno successivo si trasferisce all'Accademia Mario Sironi di Sassari, dove studia con Aldo Tilocca (a.k.a. Greta Frau), Sisinnio Usai e Pinella Marras. Attualmente vive e lavora a Sinnai, centro dell'area metropolitana di Cagliari. Lavora con diverse tecniche e materiali, prediligendo il disegno a penna a sfera, la pittura a olio e il collage. Il suo linguaggio espressivo attinge al vocabolario surrealista per indagare tematiche legate alle molteplici contraddizioni della contemporaneità. Collabora con diverse gallerie e spazi espositivi. Ha partecipato a varie esposizioni in Sardegna e in Italia. I suoi lavori sono presenti in diverse collezioni private.

Marco Rea - Grovigli, 2020-2023 stencil e smalto su legno/ tecnica mista su carta
acrilico su carta ritagliata a mano

Fulcro dell'indagine dell'artista è la donna, chiave di lettura universale della dimensione umana nella contemporaneità. Rèa individua nel ritratto lo strumento a lui più congeniale per esplorare in profondità l'essenza del femminile e con essa la complessità dell'essere umano, della sua anima, tra pulsioni, emozioni, turbamenti e conflitti interiori. 
Dal punto di vista iconografico il processo creativo, come nella sua precedente ricerca, muove dalle immagini patinate veicolate dalla cultura di massa dominata dal consumismo, di cui sono prodotto la stereotipizzazione e l'oggettivazione femminile. Tali immagini vengono trasfigurate per generare un senso nuovo e profondo. Dal punto di vista esecutivo, l'artista rielabora la tecnica dello stencil, utilizzandola successivamente anche nello spazio urbano, e compone una lirica teoria di figure femminili che prende forma da uno degli elementi fondamentali dell'espressività visiva: la linea. Una linea dinamica e energica che percorre la superficie del supporto secondo un ritmo incessantemente mutevole, una linea che accelera, rallenta, segna curve più ampie o più strette, si ingrossa, si assottiglia, si avviluppa su se stessa. L'andamento ad un tempo caotico e armonioso con cui Rèa realizza i suoi Grovigli, fa emergere profili, volti e sguardi nei quali riconosciamo quel dedalo di ricordi, speranze, paure e frustrazioni che abitano le nostre esistenze individuali e collettive.

Marco Rea (Roma, 1975) artista e illustratore, dagli anni Novanta esponente della scena dei graffiti e del writing romano. La sua ricerca è incentrata sulla figura femminile, della quale indaga i lati più intimi, emozionali e psicologici. Utilizzando la bomboletta spray realizza dapprima opere che sono il risultato della reinterpretazione di immagini preesistenti, alterate fino a mostrarne un'anima segreta, oscura e malinconica, per dedicarsi in anni più recenti a una particolare tecnica che unisce allo stencil la line art per dare forma a ritratti formati da grovigli di linee, realizzando opere in studio e su supporti urbani. Dal 2006 ha esposto in Europa, Stati Uniti e Giappone, realizzato opere d'arte urbana per committenti pubblici e privati, e lavori per Fendi, Mondadori Electa, Disney/Marvel, Universal Pictures, Paris Fashion Week, Tatler magazine (UK).

Michele Mereu - 2019-2023 acrilici su legno/ tela

Michele Mereu presenta una selezione di dipinti che rappresenta un compendio della sua più recente ricerca incentrata su distopie contemporanee e prossime venture.
L'immaginario pittorico dell'artista, che attinge liberamente al vocabolario metafisico e surrealista, è dominato da un'umanità frammentata e mutante, da animali bizzarri, da creature ibride e multiformi, che popolano desolati paesaggi suburbani sui quali incombono cieli plumbei. Lo skyline di questo mondo postapocalittico è segnato dalle architetture di anonime metropoli e di agglomerati industriali dove, tra ammassi di rottami e scarti di ogni sorta, immagine del consumismo imperante dell'era capitalistica, l'elemento umano, animale, ibrido interviene ad annunciare nuove possibilità di vita. La molteplicità di personaggi creati da Mereu incarna una comunità altra in grado di adattarsi a questo mondo inquietante e straniante, di sovvertire l'ordine delle cose, di riscattare quanto viene relegato ai margini, come nelle serie Nuovi habitat, Border Town e Humanity circus. Una comunità altra che si genera anche per mezzo di metamorfosi che conducono a esseri nuovi, nei quali la forma ferina e quella umana si fondono. Nascono così le serie Mutazioni e Theriantropo, visioni mitopoietiche del postmoderno con le sue eterogeneità, frammentazioni, incertezze.
E con i loro sguardi ora ambigui, ora allucinati, ora celati dietro maschere, questi personaggi spronano a una riflessione sulla complessità della società contemporanea, con il suo portato di contraddizioni, illusioni, iniquità.

Michele Mereu (Siamaggiore, 1954) artista poliedrico, si muove liberamente tra molteplici linguaggi espressivi e sperimenta tutte le discipline artistiche. Dai primi lavori degli anni Settanta a ideatore e animatore di Askòsarte, progetto di arte contemporanea che esplora il rapporto sempre più stretto tra l'espressione artistica e le aree ai confini dei generi. Ha concentrato la sua opera sull'interpretazione della contemporaneità: il suo lavoro, che sia pittorico, fotografico o installativo, nasce da riflessioni e indagini di situazioni "reali", ributtate, quando preme la tensione creativa, in nuovi tragitti per essere indagati. Ideatore e curatore di eventi di arte contemporanea con l'associazione Askòsarte. Negli ultimi anni ha portato avanti i progetti "Border Town" e "Humanity Circus". Numerose le mostre personali e collettive in Italia e all'estero, fra cui Spagna e Francia.

Pietrina Atzori - Umanità, Comunità, Territorio. 2022-2023, installazione con materie naturali, artificiali e di riuso

Le opere di Pietrina Atzori, artista del filo, della trama, della parola e della relazione, raccontano parti del passato e del presente, costruendo inedite relazioni e geografie umane. La memoria, personale e collettiva, si fa strada negli accostamenti tra materiali tessili - di riuso, cercati, raccolti e custoditi con cura – e materiali industriali e organici cuciti e ricamati. L'artista pratica la lentezza dell'atto, un tempo liturgia femminile, oggi pratica introdotta nel linguaggio contemporaneo travalicando generi e stereotipi. Dalle donne delle avanguardie alle artiste che hanno fatto proprie le battaglie femministe negli anni Settanta, alle interpreti dei nuovi linguaggi negli anni Ottanta sino alle espressioni più individuali tipiche degli anni recenti, l'utilizzo di tecniche, conoscenze e strumenti storicamente incasellati come forme del sapere artigianale femminile è tutt'oggi uno dei punti cardine delle ricerche artistiche che sovvertono l'ordine e il valore impartito da una società patriarcale a favore di un'espressione artistica anticonvenzionale.
L'artista propone un'installazione dedicata interamente al cibo e al suo incarto, indicato nel gergo commerciale come packaging. Qui in particolare l'attenzione si focalizza sull'impatto ambientale dei materiali monouso, utilizzati per gli imballaggi di tutto il cibo preconfezionato, che già dalla creazione sono destinati a diventare spazzatura altamente inquinante, parte non desiderata dei nostri tessuti urbani. Propone finte fette di salame e di emmental, ravioli, mozzarelle, carote alla julienne realizzate con un cotone finemente lavorato all'uncinetto, e, uova di lana nera, quella della pecora autoctona di Arbus nella provincia del Sud Sardegna. L'utilizzo di questa lana, recuperata dall'artista con un lavoro pluriennale di ricerca e sperimentazione sulle potenzialità di questa materia organica, condotto insieme alla comunità degli allevatori, la contraddistingue nel suo impegno verso la valorizzazione delle risorse territoriali. L'intervento a ricamo non si limita alla realizzazione del contenuto ma si espande sulle stesse confezioni, riscattandole dalla condizione di precoce rifiuto e si diffonde nello spazio con l'uso della lana nera. La sua approfondita conoscenza delle tecniche del filo si osserva nelle diverse scelte che adotta per rendere nella rappresentazione delle opere diverse consistenze, evidenze visive, effetti tridimensionali, qualità tattili.

Pietrina Atzori (San Sperate, 1964) è fiber artist dall'approccio intermediale. La sua ricerca si sviluppa negli anni Duemila, approfondendo l'utilizzo di fibre naturali, artificiali, materiali vergini e di recupero. Il suo lavoro segue tre essenziali direttrici: radici, territorio e comunità. Uno di suoi progetti più importanti è il recupero e l'impiego della lana della Pecora Nera di Arbus, riconosciuta quale biodiversità identitaria. Nel 2019 realizza un importante progetto di arte sociale, in sella a uno scooter tesse un ordito di 3500 chilometri su tutta l'Italia recapitando ai sindaci delle città che ha attraversato il filo della pecora nera di Arbus. Ha partecipato a numerose mostre personali e collettive in Italia e all'estero.

Roberto Ciredz - Irriflesso, 2022, monotipi serigrafici a 8 livelli, carta Fedrigoni 300gr, 140cmX100cm courtesy © Varsi Art & Lab / Roma - Naturals,2023, grafite su carta Arches 300gr, 100cmX70cm

Ciredz presenta due serie di opere su carta, espressione della dialettica tra elementi naturali e contesti urbani, temi centrali della sua ricerca.
L'artista nel corso degli anni ha lavorato su scale tonali che esaltano cromie simboliche, dai grigi del cemento agli azzurri intensi di cieli e di mari, solidificatesi in forme geometriche su grandi muri in giro per il mondo, o rarefatte in sfumature palpabili di luce, come nelle opere della serie serigrafica Irriflesso, che qui campeggiano portando una nota di ricercato equilibrio nella eterogenea immagine della città contemporanea.
Il principio che domina il percorso visivo di Ciredz è il rigore matematico e geometrico, l'astrazione che si concretizza in ritmo visivo, spezzato dalla poesia della progressione cromatica. Il suggerimento a considerare diversi punti di vista sorge dalla percezione della variazione cromatica quando varia il punto di vista.
L'artista riporta l'osservazione e la riflessione al centro della sua esperienza artistica, includendovi quello di lentezza e meditazione, in uno scontro diretto con l'iperconnessione e l'ipervelocità, stile di vita che necessita di essere ripensato a fronte del concetto di sostenibilità nelle sue diverse declinazioni. Le forme della serie Naturals, ispirate all'irripetibilità formale di piante e vegetali, ci portano a considerare il tempo come fattore determinante dell'armonia, qui ricercata dall'artista con l'utilizzo della graffite su carta.

Ciredz (Cagliari, 1981) vive e lavora in Sardegna. Ha compiuto gli studi all'Accademia di Belle Arti di Bologna. Esponente del movimento urbano astratto italiano, porta avanti una ricerca incentrata sul rapporto tra elementi antropici e paesaggio naturale realizzando, su grandi superfici murali, geometrie che alludono a elementi e forme naturali. Ha partecipato a numerose mostre collettive in Italia e all'estero e ad eventi internazionali di arte urbana quali l'Asalto Festival in Spagna, l'Altrove Festival in Italia, il WeaArt in Danimarca, il Village Underground Wall a Londra, il progetto "Becoming Marni" sviluppato nel nordest del Brasile, presente alla 56° Esposizione Internazionale d'Arte della Biennale di Venezia. Le sue opere si trovano in diversi paesi tra cui Francia, Belgio, Polonia, Spagna, Danimarca, Regno Unito, Australia.

Roberto Chessa - Paesaggio errante, 2023, Installazione con 50 elementi, acrilico su carta applicata su tavola

La poetica dell'artista si manifesta in solide e dinamiche geometrie, strutture tridimensionali fatte di linee essenziali e spigoli acuminati che si sviluppano nello spazio secondo prospettive inaspettate, immagine di un presente incerto e lacerato. A partire dalla multiforme espressività della cultura urbana in cui affonda le sue radici, Roberto Chessa elabora un linguaggio di ascendenza costruttivista fondato unicamente sul colore e sul puro gesto pittorico, senza ricorrere a strumenti di precisione quali righe o squadre. È l'atto creativo stesso ad acquistare valore espressivo divenendo contenuto indispensabile alla forma e da essa inscindibile, in una continua tensione tra istinto e controllo, improvvisazione e regola, equilibrio e instabilità. 
Nelle cinquanta tavole in cui si articola l'installazione in mostra, le geometrie dell'artista prendono la forma di multiple strutture tubiformi che si flettono, si compenetrano, si proiettano oltre i margini, tracciano percorsi imprevisti, "radiografie di paesaggi mentali" come le definisce l'artista. Lo spazio pittorico si fa spazio introspettivo, specchio delle insicurezze e delle inquietudini che agitano l'animo umano. Con pennellate precise e fluide di un blu intenso, colore simbolo di spiritualità e meditazione, Chessa costruisce traiettorie dall'energia dirompente che costituiscono altrettante mappe di questo Paesaggio errante che un calibrato gioco di luce fa emergere dal nero del fondo. È proprio nel nero che l'artista individua l'elemento di collegamento con gli angoli più profondi e inesplorati della nostra interiorità, proiettandoci in una dimensione sospesa e misteriosa aperta ad infinite interpretazioni.

Roberto Chessa (Nuoro, 1978) è artista, pittore e danzatore professionista di Breakdance. Dopo l'Istituto d'Arte, frequenta l'Accademia di Belle Arti di Sassari. Contemporaneamente alla pittura si avvicina alla cultura Hip Hop, dedicandosi ai graffiti e alla Breakdance. Nel 2016 frequenta a Cagliari la scuola di pittura di Pastorello. Attualmente vive a Sassari e porta avanti la sua ricerca artistica, insegnando la cultura Hip Hop alle nuove generazioni. La pittura rimane l'attività primaria, una continua ricerca estetica che matura nel tempo attraverso dipinti geometrici dal grande impatto visivo. Ha partecipato a diversi concorsi internazionali fra i quali il premio Marchionni, il Premio Combat Prize, l'(Un)fair (Un)choices.

Note sulla seconda parte di Cagliari Urbanfest: mostre, musica e incontri tra arte e sostenibilità.

L'11 gennaio ha preso il via la seconda parte di Cagliari Urbanfest – Generazioni Metropolitane, festival di arte urbana e arti visive ideato e organizzato dall'Associazione culturale Asteras con la curatela di Ivana Salis e Barbara Catte.
La sostenibilità sociale e ambientale è il filo rosso che unisce gli eventi di un nutrito programma che si svolge tra il Castello di San Michele, Stampace, Marina e Sant'Elia. Tre mostre di arte contemporanea, visite guidate alle opere murali, incontri con gli artisti e un evento musicale accompagneranno il pubblico lungo un percorso culturale che intende unire i luoghi apparentemente distanti della città e le persone che la abitano e la frequentano.
Dall'11 gennaio al Temporary Storing della Fondazione per l'arte Bartoli-Felter, nel quartiere Stampace, inaugura "Biocene", mostra di Matteo Ambu e Matteo Tauriello. Muovendo da una riflessione sull'antropocene, gli artisti offrono una visione futura del pianeta in cui la natura riconquista i propri spazi, profondamente compromessi dagli effetti dell'azione umana.
Dal 12 gennaio al Castello di San Michele apre la collettiva "Bucolica Urbana", organizzata in collaborazione con Orientare. I protagonisti della mostra sono Pietrina Atzori, Gianni Casagrande, Roberto Chessa, Ciredz, Michele Mereu, Marco Rèa e Laura Saddi. Le artiste e gli artisti si sono confrontati col concetto di spazio urbano inteso come luogo antropologico contemporaneo. Dalla molteplicità di ricerche e linguaggi visivi, emerge quel senso di alienazione che attraversa la nostra società.

Cagliari Urbanfest – Generazioni Metropolitane II Edizione
Programma – Arti Visive e Incontri
11-26 gennaio 2024
Biocene | Matteo Ambu, Matteo Tauriello
Temporary Storing - Fondazione per l'arte Bartoli Felter, via XXIX Novembre 1847 – 3/5
Orari di apertura: dal lunedì al venerdì ore 17.00-19.30

12 gennaio-25 febbraio 2024
Bucolica Urbana | Pietrina Atzori, Gianni Casagrande, Roberto Chessa, Ciredz, Michele Mereu, Marco Rèa, Laura Saddi
Castello di San Michele, via Giovanni Cinquini
Orari di apertura: dal martedì alla domenica ore 10.00-18.00

13-27 gennaio 2024
Entreterras | Mayara Scudeler, Catia Simões
Spazio e Movimento, via Napoli 80
Orari di apertura: dal giovedì al sabato ore 18.30-20.30

Cagliari Urbanfest ‐ Generazioni Metropolitane è organizzato con il sostegno di Fondazione di Sardegna, E‐Distribuzione, Orientare, Fondazione per l'Arte Bartoli Felter, Manca Spazio, KBH.G – Kulturstiftung Basel H. Geiger, Spazio e Movimento, LILA Cagliari, Parrocchia Sant'Elia, Confraternita di Misericordia di Cagliari-Sant'Elia, YouTG.net, Blocal ‐ Travel & Street Art blog, Street Art Cities, I Support Street Art, e con il patrocinio della Regione Autonoma della Sardegna, del Presidente del Consiglio regionale della Sardegna e del Comune di Cagliari.

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Mostra: Bucolica Urbana. Cagliari Urbanfest

Cagliari, Castello di San Michele

Apertura: 12/01/2024

Conclusione: 25/02/2024

Organizzazione: Associazione Culturale Asteras, Orientare, Comune di Cagliari

Curatore: Ivana Salis e Barbara Catte

Indirizzo: via Giovanni Cinquini - 09121 Cagliari

Orario: martedì-domenica ore 10:00 - 18:00

Per info: +39 070 1524 0479 | e-mail: castellosanmichele@orientare.it | @castellosanmichelecagliari | associazioneasteras.it/cagliari-urbanfest/



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