Arte contemporaneaMostre a Bolzano

Hope

  • Quando:   30/09/2023 - 25/02/2024
  • evento concluso
Hope
HQ-hope©Luca Guadagnini

Fino al 25 febbraio 2024 Museion Bolzano presenta HOPE, una mostra collettiva internazionale che esplora possibili spazi di speranza tra scienza e finzione. Curata da Bart van der Heide e Leonie Radine in collaborazione con il musicista, teorico e scrittore DeForrest Brown, Jr., HOPE conclude la trilogia TECHNO HUMANITIES con un'ode alle scienze umane nel loro stretto legame con i musei come luoghi attivi di costruzione del mondo. La mostra, che occupa l'intera superficie del museo, comprende opere transdisciplinari di artiste e artisti appartenenti a diverse generazioni. È inoltre parte del progetto espositivo un'antologia di testi critici (Hatje Cantz) e un ampio programma di mediazione e di eventi.

Dalla sua inaugurazione, esattamente 15 anni fa, l'edificio di Museion è stato spesso descritto come un'architettura extraterrestre, come un UFO atterrato nel centro di Bolzano. HOPE sottolinea questa immagine simbolica del museo come un'astronave, una capsula del tempo, un portale verso un'altra dimensione. Museion si trasforma così in un luogo di produzione di meraviglia, in cui scienza e finzione si fondono per affermare la speranza come pratica critica attiva. Come scrisse il filosofo Ernst Bloch nella prefazione al suo libro Das Prinzip Hoffnung, 1954 (Il Principio speranza): "si ha bisogno del cannocchiale più potente, quello della coscienza utopica levigata" per penetrare l'oscurità.

HOPE invita il pubblico a muoversi tra spazi e tempi reali e immaginari, per esplorare punti di vista alternativi. L'architettura della mostra conduce prima al quarto piano, fuori dal percorso abituale, in un osservatorio dove, attraverso diverse capsule temporali artistiche si aprono nuove prospettive su sfere terrestri e celesti. Il percorso, attraverso cosmologie artistiche individuali e collettive, offre l'opportunità di esplorare il Sé e l'Altro al di là di una visione antropocentrica del mondo. Le installazioni video, le sculture, i costumi, i dipinti e i disegni creano un'atmosfera fantascientifica tra apocalisse e nuovi inizi, in cui scienze umane, tecnologia, ecologia ed economia si incontrano.

Gli artisti e le artiste che espongono al terzo piano utilizzano talvolta nuovi strumenti di costruzione del mondo nell'era dell'intelligenza artificiale e della realtà virtuale. Con le loro installazioni, che ricordano i videogiochi, creano spazi immersivi tra il virtuale e il reale, la memoria e l'oblio.

Il secondo piano ospita l'archivio del mito afrofuturista Drexciya. Qui prendono forma nello spazio le approfondite ricerche che DeForrest Brown, Jr. ha intrapreso sulla storia della techno per il suo libro Assembling a Black Counter Culture (2022). A Museion, Brown predispone, in dialogo con i dipinti digitali di AbuQadim Haqq, numerosi album techno provenienti dalla scena musicale di Detroit lungo mappe e linee del tempo. Parallelamente viene sviluppata una storia sonora con il suo album Techxodus (2023), i suoi mix The Myth of Drexciya (2023) e Stereomodernism (2020). Grazie al dialogo pluriennale tra Brown e Haqq e la collezione di dischi di Dj Veloziped / Walter Garber di Bolzano è stato possibile rendere tangibile, per la prima volta in un museo, questa forma artistica di scrittura della storia e di costruzione del mondo, finora altrimenti trascurata.... leggi il resto dell'articolo»

Seguendo la logica di un tunnel spazio-temporale – rappresentato anche nel dipinto di Haqq sul poster della mostra – al piano terra viene creato un passaggio che invita a velocissimi viaggi tra punti distanti nello spazio-tempo. L'accostamento tra opere della Collezione riattivate e nuovi progetti crea un ponte tra la storia passata e il futuro di Museion come istituzione che colleziona l'arte. Allo stesso tempo, si apre uno spazio per l'ascolto e la discussione sulle domande centrali poste dalla mostra HOPE: da dove veniamo e dove vogliamo andare?

La mostra include opere di Almare, Sophia Al-Maria, Ei Arakawa, Trisha Baga, Neïl Beloufa, Black Quantum Futurism, Tony Cokes, Irene Fenara, Michael Fliri, Petrit Halilaj, Matthew Angelo Harrison, AbuQadim Haqq, Andrei Koschmieder, Maggie Lee, Lawrence Lek, Nicola L., Linda Jasmin Mayer, Beatrice Marchi, Bojan Šarčević, Marina Sula, Suzanne Treister, Ilaria Vinci, LuYang, e opere dalla Collezione Museion di Allora & Calzadilla, Shūsaku Arakawa, Ulrike Bernard & Caroline Profanter, Shu Lea Cheang, Tacita Dean, Sonia Leimer, Ana Lupaş e Riccardo Previdi.

HOPE è più di una mostra: in collaborazione con Transart, il programma include anche la prima italiana di una performance del coreografo e danzatore Trajal Harrell con l'ensemble della Schauspielhaus di Zurigo, oltre a una mostra dell'artista Thomas Feuerstein, supportata da NOI Techpark, presso cui si svolge, e diversi eventi di Museion Art Club. Un ampio programma di mediazione coinvolge attivamente il pubblico nella negoziazione di "spazi di speranza".

Pubblicazione
La mostra è accompagnata da un'antologia di testi critici di Bart van der Heide, Leonie Radine, DeForrest Brown, Jr., Mahan Moalemi e Ytasha L. Womack, pubblicati da Hatje Cantz, che conclude la trilogia di volumi dedicati a TECHNO HUMANITIES dalla casa editrice. Il key visual per la comunicazione della mostra è un'opera d'arte creata da AbuQadim Haqq, che contribuisce anche all'antologia con una serie di dipinti digitali che si riferiscono alle sue illustrazioni di copertine storiche di album techno di Detroit e alle sue rinomate graphic novel afrofuturiste.

TECHNO HUMANITIES è un progetto di ricerca multidisciplinare triennale di mostre, pubblicazioni e public program. Si tratta dell'esperimento più lungo realizzato finora da Museion e che coinvolge tutti i componenti dello staff e le comunità di stakeholder regionali. TECHNO HUMANITIES si pone domande urgenti ed esistenziali su cosa significhi essere cittadine e cittadini globali nell'attuale connessione tra ecologia, tecnologia ed economia.

Testo curatoriale
Come si manifesta la speranza quando "il futuro è cancellato"?
Quasi dieci anni fa, quando affermò che "il futuro è cancellato", il critico culturale Mark Fisher voleva dire che eravamo arrivati a una fase di presente permanente in cui sembrava quasi impossibile immaginare qualcosa di nuovo, visto la nostra costante ossessione per il passato o i futuri perduti. Secondo Fisher la continua produzione di novità aveva fatto il suo corso e il tempo culturale si era "ripiegato su sé stesso" mentre "dalla Next Big Thing l'attenzione si sposta sull'ultima grossa novità (the last big thing)". Gran parte dei suoi scritti erano dedicati alla riflessione su come questa sensazione potesse diffondersi in maniera tanto capillare da non creare alternative e da far sembrare più facile immaginare la fine del mondo che la fine del capitalismo. Come potenziale via d'uscita, Fisher aveva individuato l'idea di "weird", strano, come senso critico di disturbo o l'intrusione di un elemento esterno in questo mondo, capace di mettere in discussione il rapporto gerarchico tra realtà e finzione.

Con HOPE, vogliamo concentrarci sul concetto di Xeno (cioè la fantascienza) per riattivare la speranza come pratica critica nell'immaginare passati e futuri alternativi, da scrivere e sperimentare al di là dell'obsoleto concetto lineare del tempo. Esplorando le condizioni umane del presente all'interfaccia tra tecnologia, ecologia ed economia, e nuovi tipi di pratiche istituzionali nello spirito del progetto di ricerca TECHNO HUMANITIES, il museo viene concepito come uno spazio privato in cui costruire mondi, viaggiare nel tempo e diventare alieni.

Da quando ha aperto le proprie porte, esattamente 15 anni fa, l'attuale edificio di Museion è stato ripetutamente descritto come un alieno, una specie di UFO atterrato nel centro di Bolzano. Eppure, in seguito alla deindustrializzazione della zona, passata da una produzione industriale a un'economia dei servizi, il museo è anche intrinsecamente legato a un programma di reimmaginazione urbana rivolta al futuro. Questo lo rende una macchina di speranza capace di indirizzare l'immaginazione collettiva verso nuovi futuri. HOPE immagina quindi Museion come un'astronave, una capsula del tempo o un portale.

Dopo il primo capitolo TECHNO, del 2021, in cui il club techno è stato utilizzato come modello pratico per immaginare forme più ampie di solidarietà e coesistenza sociale, e dopo il secondo capitolo Kingdom of the Ill, che ha messo in discussione gli standard sociali del corpo "sano" e si è concentrato sull'etica della cura, questa mostra costituisce la terza fase del programma TECHNO HUMANITIES. HOPE chiude la trilogia espositiva con un riconoscimento e un ricollocamento della pratica umanistica e museale tra scienza e fiction, focalizzandosi su maniere diverse – artistiche, poetiche e speculative – di collezionare, archiviare, studiare, conservare e fare storiografia.

HOPE mette insieme un gruppo intergenerazionale di artisti e artiste il cui lavoro origina spazi di meraviglia a un livello micro e macro; motori per l'emancipazione e l'empowerment, la costruzione di mondi o macchine del tempo più personali. Ciascun piano della mostra diventa quindi una piattaforma immersiva per viaggiare nel tempo, che si ispira a spazi convenzionali o futuristici di conoscenza, esperienza, curiosità o stupore, come gli osservatori, le sale giochi o gli archivi. La mostra riflette sulle idee storiche o creative dei musei come luoghi in cui custodire manufatti artistici e patrimoni culturali, o passaggi tra punti lontani all'interno dello spaziotempo.

La techno resta una fonte di ispirazione per ripensare il museo come macchina di speranza. In questo spirito, alla squadra di ricerca si è aggiunto come co-curatore il musicista, teorico e scrittore DeForrest Brown, Jr. DeForrest Brown, Jr. produce musica digitale ed extended media con lo pseudonimo di Speaker Music ed è un rappresentante della campagna Make Techno Black Again. Nel suo primo libro Assembling a Black Counter Culture, pubblicato nel 2022, ha studiato e scritto la storia della techno, rileggendone le origini a Detroit e il contesto all'interno della storia afroamericana e del pensiero afrofuturista. Per decenni il suo collaboratore, l'artista AbuQadim Haqq, ha visualizzato le narrative potenziali e le culture su cui si basa la mitica civiltà nera atlantica di Drexciya, immaginata nei primi anni novanta dall'omonimo duo di techno afrofuturista, nato a Chicago e composto da James Stinson e Gerald Donald. Drexciya può essere definita come una "Black Exodus Technology" per aver sconfitto la violenza colonialista con uno spirito futurista guerriero. I miti di Drexciya seguono una cronologia fantascientifica che racchiude secoli e generazioni, e che inizia alla fine del futuro.

Fino a che punto la techno può servire da modello emancipatorio, basato sulla solidarietà, per le scienze umanistiche e come tecnologia dell'esodo per guardare l'"Astronave Terra" da altre prospettive? Un concetto circolare e politico del tempo e una consapevolezza delle diverse dimensioni di una costruzione di mondi – violente e curative insieme – possono fornire le basi per una pratica etica di riparazione parziale, portata avanti dai musei in qualità di motori delle scienze umanistiche. Lì dentro sarà possibile riattivare la speranza in qualità di motore sociale del cambiamento, capace di spingersi oltre la dicotomia tra regressione e progresso, tra scienza e fiction, tra umanità e tecnologia. Certe cose vanno disimparate; eppure, se intendiamo il museo come recettore globale, pista di atterraggio e piattaforma per i viaggi nel tempo, scopriremo lo stupefacente potere rigenerativo del collezionare, archiviare ed esporre, in modo da poter scrivere delle storie collettive grazie alle proiezioni di futuri alternativi, reincantando così il mondo.

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Mostra: Hope

Bolzano, Museion

Apertura: 30/09/2023

Conclusione: 25/02/2024

Organizzazione: Museion

Curatore: Bart van der Heide e Leonie Radine con DeForrest Brown, Jr

Indirizzo: Piazza Piero Siena, 1 - 39100 Bolzano

Orario: martedì-domenica 10.00-18.00 | giovedì aperto fino alle 22.00 

Biglietto: Euro 10,00 intero | Euro 5,00 ridotto intero (Age 65+, studenti, guest card, Fai, Italia Nostra, MART, Ferdinandeum) | Euro 7,00 ridotto speciale (uno o più piani in allestimento) | Euro 3,50 ridotto speciale (Age 65+, students, guest card, Fai, Italia Nostra, MART, Ferdinandeum, AIACE) | Ingresso gratuito per tutti, ogni giovedì dalle ore 18.00 alle ore 22.00, per bambini e giovani fino a 18 anni

Per info: + 39 0471 22 34 13 | info@museion.it

Sito web per approfondire: https://www.museion.it/



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