Dal 9 marzo fino al 14 luglio "Monet. Capolavori dal Musée Marmottan Monet, Paris" porta a Padova tutta la magia della luce e dei colori che hanno reso universalmente celebre il Maestro dell'Impressionismo.
Le opere del Musée Marmottan esposte a Padova sono parte della collezione personale di Monet che egli custodiva gelosamente nella sua casa di Giverny e da cui non ha mai voluto separarsi. Sono parte del suo mondo interiore e riflettono le sue emozioni, i suoi legami con altri artisti da cui trasse ispirazione, la sua visione del mondo.
Non è un caso, come ricordato dalle tre curatrici, tra le massime esperte al mondo di Monet, Sylvie Carlier, Marianne Mathieu e Aurélie Gavoille, che la celebrazione dei 150 anni dalla prima storica mostra dei pittori impressionisti coinvolga la città dove Giotto ha realizzato uno dei suoi capolavori, divenuti Patrimonio dell'Umanità UNESCO e una terra a pochi chilometri da Venezia, città di luce, acqua ed impressioni riflesse. In particolare l'ultima parte della mostra, quella dedicata al Monet più intimo, si sofferma sulla ricerca del Maestro francese che realizza una sorta di finestra su un mondo fluttuante fatto di luce, una luce che trascende ormai quei paesaggi che erano stati i protagonisti della pittura giovanile.
Ma partiamo dall'inizio. La mostra non presenta solo opere appartenenti ai celebri cicli realizzati da Monet nell'instancabile ricerca sulla luce nel suo Giardino di Giverny, ma si occupa dell'intero percorso umano ed artistico, a partire dagli inizi, per proseguire col Monet viaggiatore, in Olanda, in Norvegia, a Londra, per finire appunto con la sua produzione più intima, degli ultimi 25 anni.
Monet e i suoi inizi
Nelle prime sale il racconto della vita di Monet si svolge attraverso alcuni ritratti della sua figura fatti dai suoi amici artisti, come lo splendido ritratto realizzato da Pierre Auguste Renoir nel 1873, quando Monet aveva 33 anni, o alcuni acquerelli di Eugène Boudin, pittore che il giovane Monet guardava con un certo sprezzo quando incrociava le sue opere dove egli stesso vendeva le sue caricature per poche monete, e di cui in seguito divenne invece collezionista.
Pierre Auguste Renoir, Claude Monet che legge, 1873, olio su tela, 61,7x50cm © Musée Marmottan Monet, Paris
In questa sezione troviamo anche dipinti che testimoniano la sua ricerca sulla luce nel riportare su tela i paesaggi e le figure che ritraeva, con quelle pennellate veloci divenute emblema dello stile impresionista e della Pittura En Plein Air. Possiamo quindi ammirare opere realizzate tra il 1870 e il 1875, come "La spiaggia di Trouville", dell'estate del 1870, quando sua moglie Camille Doncieux e il loro primo figlio Jean lo raggiunsero a Trouville, una stazione balneare alla moda durante il Secondo Impero. Opera emblematica di luce, spazio e composizione, temi che Monet approfondirà per tutta la vita. O ancora "Il treno nella neve. La Locomotiva" del 1875, periodo in cui Monet dipinse una serie di sedici paesaggi innevati tra cui quella qui esposta. Il tema del treno preannuncia le vedute della Gare Saint-Lazare che Monet dipingerà nel 1877. ... leggi il resto dell'articolo»
Claude Monet, "Il treno nella neve. La locomotiva", 1875, olio su tela, 59x78cm © Musée Marmottan Monet, Paris
La neve, prima dell'acqua, fu un altro elemento che affascinò Monet per la sua capacità di riflettere la luce e di "colorarsi" dei diversi toni dello spettro luminoso, tanto da divenire uno dei soggetti della sua ricerca pittorica durante gli innumerevoli viaggi.
Non mancano in mostra altri soggetti iconici di questo periodo, come "Passeggiata vicino ad Argenteuil", del 1875. Nel 1871 Monet si trasferisce nel villaggio di Argenteuil, a una decina di chilometri da Parigi e meta domenicale del Parigini, e dove Monet per la prima volta può offrire alla moglie Camille e al figlio Jean una casa e un giardino. Lui stesso può dedicarsi ad esplorare i paesaggi circostanti e qui si applica soprattutto alle vedute ed al ritratti di Camille e Jean in giardino o in campagna. Di questo paesaggio esistono quattro versioni, diverse a seconda del periodo dell'anno. Nelle altre tre è presente un'unica figura in lontananza.
Claude Monet, Passeggiata vicino ad Argenteuil, 1875, olio su tela, 61x81,4cm © Musée Marmottan Monet, Paris
Monet viaggiatore
La neve si diceva, ma anche i riflessi dell'acqua e la bruma nell'atmosfera. Sono questi alcuni dei soggetti che Monet ha modo di scoprire nel corso dei suoi viaggi. In mostra troviamo tre paesaggi sulla neve, realizzati in Norvegia, a Christiania, l'attuale Oslo, nel 1895. La sua neve che non è mai bianca, ma che contiene il rosso, il verde, il giallo, e che diventa il suo cruccio perché mai, a suo avviso, riesce a renderne davvero l'impressione, a carpirne l'effetto cromatico. Come egli stesso dice "quella neve che si veste di cielo e di sole".
Del 1905 invece il dipinto del Parlamento inglese a Londra, che abbiamo riportato in testa all'articolo, la cui architettura diventa un'impressione che emerge dalla nebbia e dai riflessi della luce sull'acqua del Tamigi. Il dipinto è stato realizzato in occasione del suo secondo soggiorno londinese, quando Monet dipinge diverse vedute del Parlamento, dalla riva opposta. La sua è una versione sintetica e spettrale, presa in controluce nel tardo pomeriggio, all'ora del tramonto. Trentasette vedute del Tamigi furono presentate dal 9 maggio al 4 giugno alla galleria di Durand-Ruel. La mostra ebbe una risonanza notevole, nonostante un giornalista avesse instillato nei collezionisti il dubbio che Monet avesse lavorato in parte su fotografie.
L'ultimo Monet, l'intimità di Giverny
Il terzo tempo della mostra si concentra sugli ultimi 25 anni di vita di Monet, quando egli dipinge nel suo splendido giardino della casa di Giverny. "Il mio giardino è l'opera d'arte più bella che io abbia creato". Così si legge in una delle sale dedicate ai cicli delle ninfee, degli agapanti e degli iris. In queste opere ritroviamo la capacità di Monet di esprimere nelle sue tele i "sentimenti" della luce e dello spazio. Non a caso questa fase creativa del Maestro impressionista è stata accostata all'espressionismo astratto americano.
Nei capolavori di Giverny ancor più si percepisce "l'occhio di Monet", espressione coniata dall'amico Paul Cézanne, riferendosi all'immensa, immediata e straordinaria capacità che l'artista aveva di trasporre i toni di colori, le nuances più impercettibili.
Vi è un ribaltamento del paradigma pittorico del giovane Monet. Allora dipingeva in tele di piccolo formato paesaggi e grandi spazi. Negli ultimi anni Monet realizza invece grandi tele, a volte di dimensioni monumentali, il cui soggetto sono piccoli dettagli del suo giardino, in una costante ricerca della luce che si materializza sulle superfici dell'acqua e della vegetazione. Davvero splendide le opere qui in mostra che consentono allo spettatore di immergersi a pieno nell'affascinante micro-mondo di Monet, che diventa una finestra su una dimensione altra.
Claude Monet (1840-1926), Ninfee, 1916-1919 circa, olio su tela, 130x152 cm, Parigi, Musée Marmottan Monet, lascito Michel Monet, 1966. @Musée Marmottan Monet, Paris
L'impianto espositivo. Le sale immersive
La mostra è stata realizzata con un supporto scientifico di prim'ordine, incarnato nelle figure delle tre curatrici francesi già ricordate all'inizio, ma si esprime anche attraverso degli elementi coinvolgenti ed emozionali, che sono tipici del modo di raccontare di Arthemisia, organizzatore insieme al Comune di Padova del progetto espositivo.
Troviamo quindi passaggi e sale immersive decisamente spettacolari, supporti didattici e video, che arricchiscono e completano una mostra di assoluto livello, uno di quegli eventi che ci fanno pensare che avremmo potuto viverlo in una delle grandi metropoli del mondo.
Certo Padova, come sottolineato dal sindaco Sergio Giordani, presente all'inaugurazione, ha avuto una crescita importante come realtà turistica europea di prim'ordine, con quasi 2 milioni di presenze nell'ultimo anno, anche grazie all'attrazione dei suoi gioielli artistici e a progetti espositivi di respiro internazionale come questo, che ha già raccolto più di 30 mila prenotazioni, resi possibili anche grazie agli investimenti fatti per la sede che la ospita, il Centro Culturale Altinate - San Gaetano.
Una mostra assolutamente da non pedere, di cui trovi maggiori informazioni utili alla visita nella scheda dedicata all'evento›.
Antonio Giuliani
Pubblicato il 09/03/2024
Itinerarinellarte.it