Ci sono poche epoche ed artisti che sono riusciti ad imporsi nell'immaginario collettivo come la Belle Époque e Henri de Toulouse-Lautrec, il cui stile inconfondibile impresso nei manifesti dell'epoca viene riconosciuto anche da chi l'arte la frequenta poco.
La nuova mostra per la primavera 2024 a Palazzo Roverella vede protagonista proprio Henri de Toulouse-Lautrec, ma non si tratta della "solita mostra" sull'artista post-impressionista, la cui celebrità è dovuta soprattutto alla sua dimensione di litografo pubblicitario nella Parigi della Belle Époque, bensì di un progetto espositivo di respiro internazionale, che rinnova ancora una volta la collaborazione sinergica tra Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, Comune di Rovigo, Accademia dei Concordi, con il sostegno determinante di Intesa Sanpaolo.
La città di Rovigo, il cui risveglio culturale passa attraverso l'impegno nel portare artisti e team curatoriali di primissimo piano, capaci di attrarre diverse decine di migliaia di visitatori, talvolta sfiorando le 100 mila unità, come nel caso di Kandinskij, diventa così il palcoscenico di un evento che ambisce a restituire a Toulouse-Lautrec la dimensione di grande artista, disegnatore e pittore, oltre che litografo, che merita un posto di assoluto rilievo nella storia dell'arte della fine dell'800.
La mostra "Henri de Toulouse-Lautrec" vede protagonista l'artista nato ad Albi nel novembre del 1864, ma anche altri artisti che egli ebbe modo di frequentare nella Parigi di quegli anni, e Parigi stessa, rappresentata attraverso nuovi protagonisti, inebriati da uno stile di vita che scopriva il divertimento nei locali come Le Chat Noir, ma anche consumati da drammi umani e devastati dall'abuso di assenzio, finché lo scoppio della prima guerra mondiale non ne decretò la fine.
Ecco di seguito, facendo tesoro delle parole degli stessi curatori, Francesco Parisi, Fanny Girard (direttrice del Museo Toulouse-Lautrec di Albi), Jean-David Jumeau-Lafond, e di Bertrand du Vignaud, pronipote e parente in vita più prossimo di Toulouse-Lautrec, anch'egli presente all'inaugurazione della mostra, quali sono i punti chiave della mostra a cui i visitatori non devono mancare di prestare attenzione.
La ricostruzione del contesto storico, sociale e culturale
Nessuno seppe ritrarre quel mondo, che ben conosceva frequentandolo, come Henri de Toulouse-Lautrec. E lo fece con un tratto stilistico nuovo, carico di ironia ma anche di malinconia. Egli visse una vita breve, morendo nel 1901, che dedicò all'arte e alla rappresentazione della commedia umana del suo tempo.
La mostra presenta accostamenti con altri artisti coevi come Gauguin e Degas, ma anche Boldini, ed espone opere quali "Pornocrates" del pittore belga Félicien Rop, dipinto quando viveva a Parigi. Un artista che condusse una vita controversa, anticonformista, e che concentrò il suo lavoro su temi particolarmente provocatori per i credenti cattolici, legati all'erotismo, alla morte e al satanismo.... leggi il resto dell'articolo»
Da non dimenticare il contesto letterario, importante per saper leggere la società che viene rappresentata nei disegni e nei dipinti in mostra. Bertrand du Vignaud, pronipote di Toulouse-Lautrec, ha descritto un interessante parallelismo tra Marcel Proust e l'artista, che non si incontrarono mai pur vivendo nello stesso tempo e frequentando gli stessi luoghi, ma che in modo diverso guardarono e rappresentarono soggetti comuni.
Giovanni Boldini, Scène de Fète au Moulin-Rouge, 1889 c., olio su tela, Paris, Musée d'Orsay (dettaglio)
La quantità e qualità delle opere esposte
Essenziale per la riuscita di questo ambizioso progetto espositivo il coinvolgimento, a fianco di Francesco Parisi, di Fanny Girard, direttrice del Museo Toulouse-Lautrec di Albi, e di Jean-David Jumeau-Lafond, con la collaborazione di Nicholas Zmelty (sezione Manifesti e Incisioni). La dimensione del prestito da parte del Museo d'Albi, con una ventina di opere, non ha infatti eguali, in particolare rispetto alle precedenti mostre organizzate in Italia. Qui si vedono sia opere giovanili che opere mature dell'artista, che fu disegnatore di grande talento oltre che grande litografo, per un totale di 60 opere sulle 200 complessivamente esposte.
Henri de Toulouse-Lautrec, Etude de nu. Femme assise sur un divan, 1882, olio su tela, Albi, Musée Toulouse-Lautrec Foto © F. Pons, Musée Toulouse-Lautrec, Albi, France
I "Peintres du Petit Boulevard"
La mostra a Palazzo Roverella dedica una sala dedicata al gruppo dei Peintres du Petit Boulevard di cui Toulouse-Lautrec fece parte, e alla piccola esposizione organizzata da Vincent van Gogh nel novembre del 1887, in contrapposizione coi più affermati impressionisti del Gran Boulevard (leggi anche il nostro articolo sulla grande mostra su Van Gogh a Trieste›). In quell'occasione molti degli artisti chiamati esposero scene di bordello, determinando lo scarsissimo successo dell'iniziativa.
Parigi e la Belle Époque
Il secondo grande protagonista della mostra non può che essere Parigi. La Belle Époque, quale sinonimo spensieratezza, fu un'invenzione post bellica, ma i nuovi locali come Le Chat Noir, il primo cabaret artistico, fondato nel 1881 da Rodolphe Salis, la ricerca di divertimento, furono effettivamente la grande novità di quegli anni. Prima le persone si ritrovavano in caffè e bar, ma solo coi locali di cabaret si aprirono spazi in cui si riunivano artisti e poeti, per fare musica e recitare poesie.
Esempio di figurine del Teatro d'ombra che andava in scena allo Char Noir
In questa sala spazio anche al ricordo degli spettacoli del Teatro d'ombra che venivano messi in scena a Le Chat Noir, e che divennero un fenomeno rilevante, con tour anche all'estero. Furono molti i personaggi dell'epoca che passarono per quel cabaret, tra cui il futuro Re Edoardo VII.
L'assenzio e "i Paradisi artificiali"
Per raccontare un aspetto fondamentale e socialmente drammatico di quell'epoca, una sala della mostra viene dedicata all'assenzio, la bevanda il cui consumo crebbe enormemente a Parigi finché non venne bandito nel 1914. Oltre a presentare alcuni oggetti, la narrazione passa per dipinti e disegni che ritraggono donne e uomini nell'atto di berlo o sotto il suo effetto, e per alcuni manifesti che lo pubblicizzavano. La Fée verte, com'era allora chiamato, veniva pubblicizzato associandolo a seducenti immagini femminili, divenendo il vessillo bohémien di artisti e poeti. Anche Degas e Van Gogh ne fecero largo uso.
Albert Maignan, The green muse, 1895 - Huile sur toile. Musée de Picardie, Amiens (dettaglio)
Il Movimento delle Arti incoerenti
Altra sezione molto importante della mostra è quella dedicata ad un movimento artistico che si allontanava dalla tradizione nei primi anni 80 dell'800. Si tratta delle Arti incoerenti ("Les Arts Incohérents"), movimento artistico fondato da Jules Lévy nel 1881-82, anni in cui il tradizionale Salon annuale stava entrando in crisi. Le Arti incoerenti si proponevano come una sorta di contro-Salon burlesco e parodistico, per unire l'espressione artistica ad una forma di divertimento pubblico, con opere spesso neppure realizzate da veri artisti. Il nemico principale degli Incoerenti era la serietà.
Per oltre dieci anni (1882-1895), artisti, umoristi, scrittori, poeti, persone legate al mondo della stampa e del teatro, nella più totale allegria e spensieratezza, organizzarono mostre che, con il pretesto di far ridere, denunciavano l'arte ed i costumi della loro epoca.
Campagne pubblicitarie ben orchestrate e una stampa benevola, oltre che luoghi scelti con cura, contribuiscono al successo di queste manifestazioni, pur suscitando anche reazioni fortemente contrarie.
A distanza di tempo le opere delle Arti incoerenti sembravano scomparse e solo qualche anno fa (2018) è stato ritrovato un gruppo di queste opere, ritenute così preziose da essere dichiarate tesoro nazionale, e per questo mai esportate ed esposte al pubblico prima di oggi.
Si tratta quindi di un'occasione assolutamente preziosa che merita grande attenzione da parte dei visitatori. Qui si può ammirare quello che può essere considerato il primo monocromo della storia, così come un'opera creata con un tendaggio che sembra anticipare il ready-made di Duchiamp, anche in questo caso di 2-3 decenni.
L'illustrazione e i manifesti pubblicitari
Non poteva mancare ovviamente una sezione dedicata all'illustrazione e ai quei manifesti pubblicitari che resero Toulouse-Lautrec una sorta di star di quell'arte, portandolo ad abbandonare progressivamente la pittura.
La mostra dedica uno spazio adeguato al tema, presentando le tecniche di produzione. Esposta anche una preziosa pietra litografica, rara perché per impedire riproduzioni non autorizzate l'artista era solito distruggere o raschiare le matrici dopo la stampa.
Se ti abbiamo convinto che la mostra merita di essere visitata, non mancare di leggere le altre informazioni sulla scheda dell'evento›.
Antonio Giuliani
Pubblicato il 24/02/2024
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