Tina Modotti è stata una grande fotografa e un grande personaggio femminile degli anni '20 e '30 del secolo scorso. La sua biografia sorprenderà i molti che non hanno avuto modo di studiarla: partita da Udine per arrivare a Hollywood, dove recitò in alcuni film muti, e poi girare il mondo incrociando personaggi unici del suo tempo, come Frida Kalho, Diego Rivera e Pablo Neruda.
"Tina Modotti. L'Opera" non vuole però mettere al centro il racconto biografico dell'artista, che per molti anni è stata oggetto di interesse più per la sua vita che per la forza espressiva dei suoi scatti, ma innanzitutto farci scoprire e apprezzare la sua produzione artistica.
La mostra, promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, col sostegno del Comune di Rovigo, e curata da Riccardo Costantini, consente di scoprire la varietà di approcci dell'artista rispetto al soggetto ripreso, dalle nature morte, ai ritratti, alla documentazione sociale, fino alla comunicazione politica. Ma è anche l'occasione per far conoscere figure poco note in Italia, ma molto importanti nel Messico negli anni '20, intellettuali, artisti, politici, che a Palazzo Roverella sono presentati nella sezione espositiva dedicata alla ritrattistica.
Al centro del percorso espositivo troviamo un cospicuo numero (più di quaranta) di quelle fotografie che Tina scelse nel 1929 in Messico per l'unica mostra individuale che le fu dedicata in vita, che si componeva di una settantina di scatti.
Tina Modotti muore nel 1942 e bisognerà aspettare diversi anni per la prima mostra realizzata su di lei, una piccola esposizione allestita nel 1973 a Udine, la sua città natale, seguita tre anni dopo dal MoMA di New York.
"Tina Modotti. L'Opera", nella sua attenta costruzione, rappresenta non solo la celebrazione di una grande artista del primo '900, a lungo dimenticata nel suo Paese di origine, ma anche la riscoperta di una grande donna, indipendente, emancipata, colta e intelligente. Attenta alle condizioni degli ultimi, alle battaglie di riforma ed educazione, le fotografie di Tina Modotti ci raccontano quella società e le condizioni del lavoro, ma anche le donne che in alcune regioni del Messico di allora, a partire da quel Tehuantepec dove Tina realizzò alcuni dei suoi scatti più iconici, erano esempio di una cultura matriarcale, in cui le donne ricoprivano un ruolo chiave, erano indipendenti e sessualmente libere.
La mostra di Rovigo consente quindi ai visitatori di scoprire un grande personaggio, che parlò cinque lingue e visse in otto diverse nazioni, insieme ad una storia dai risvolti personali, sociali, politici e umani che merita di essere conosciuta e che finirà certamente per conquistare i più, prima di tutto per la qualità artistica, ma anche per la profondità e l'attualità dei temi toccati dalle sue foto.
Una mostra assolutamente da non perdere, di cui potete vedere un assaggio in questo nostro breve video racconto.... leggi il resto dell'articolo»
Per ulteriori informazioni si rimanda alla scheda della mostra.
Pubblicato il 25/01/2024
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