Tra gli indiscussi protagonisti della scena artistica internazionale del secondo dopoguerra, Emilio Isgrò (Barcellona Pozzo di Gotto, ME, 1937) è il padre della cancellatura, un atto che cominciò a sperimentare nei primi anni Sessanta e che ancora oggi mantiene la stessa vivacità e audacia creativa. È il 1964, infatti, quando l'artista inizia a realizzare le prime opere intervenendo su testi, in particolare articoli di giornale e pagine di libri, coprendone manualmente una grande parte sotto rigorose griglie pittoriche. Nel tempo questo gesto ha investito carte geografiche, telex, spartiti musicali e immagini anticipando le espressioni più tipiche dell'arte concettuale e rilevandosi estremamente attuale. La cancellatura è la lingua inconfondibile della ricerca artistica di Emilio Isgrò che oggi appare come una filosofia alternativa alla visione del mondo contemporaneo: spiega più cose di quanto non dica.
Emilio Isgrò si è dedicato alla poesia visiva nel doppio ruolo di teorizzatore e artista. Nel 1966 si è tenuta la sua prima personale presso la Galleria 1 + 1 di Padova cui hanno fatto seguito numerose mostre presso la Galleria Apollinaire, la Galleria Schwarz e la Galleria Blu a Milano, La Bertesca a Genova e la Galleria Lia Rumma a Napoli. Isgrò ha partecipato alla Biennale di Venezia del 1972, 1978, 1986 e del 1993, quest'ultima con una sala personale, e nel 1977 ha vinto il primo premio alla Biennale di San Paolo.
A partire dalla suggestiva antologica curata da Achille Bonito Oliva nel 2001 negli spazi di Santa Maria dello Spasimo (Palermo), Isgrò è stato protagonista di diverse esposizioni personali: Dichiaro di essere Emilio Isgrò al Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci di Prato (2008), Modello Italia 1964-2013 alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma (2013) e Isgrò a Palazzo Reale, Gallerie d'Italia e Casa del Manzoni a Milano (2016). Nel 2019 una monumentale mostra antologica a cura di Germano Celant si è tenuta alla Fondazione Giorgio Cini di Venezia. Nel 2022 l'artista è intervenuto negli spazi della Fondazione Brescia Musei con l'esposizione Isgrò cancella Brixia a cura di Marco Bazzini.
Ad oggi, le opere di Isgrò figurano nelle collezioni di prestigiose istituzioni nazionali e internazionali quali la Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma, il MART di Rovereto, la collezione d'arte del Quirinale a Roma, il Centre Georges Pompidou di Parigi, i Musées Royaux des Beaux-Arts di Bruxelles, l'Israel Museum di Gerusalemme e il Tel Aviv Museum of Art.
Di inconfondibile rilievo è anche la sua attività di poeta, scrittore e drammaturgo che ha dato esito a diverse pubblicazioni tra cui: Fiere del Sud (Schwarz, 1956), L'avventurosa vita di Emilio Isgrò (Il Formichiere, 1975), Marta de Rogatiis Johnson (Feltrinelli, 1977), e, più recentemente, Autocurriculum (Sellerio, 2017), Quel che resta di Dio (Guanda, 2019) e Sì alla notte (Guanda, 2022).
Ultimo aggiornamento: 25/08/2023
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