Arte contemporanea SculturaMostre a Bergamo

Lorenza Boisi, Beatrice Meoni, Elisa Muliere. Due o tre cose...

  • Quando:   18/11/2023 - 13/01/2024
  • evento concluso
Lorenza Boisi, Beatrice Meoni, Elisa Muliere. Due o tre cose...
Lorenza Boisi, The man who was many painters, olio su tela, 70x60 cm, 2019. Courtesy of Traffic Gallery

Traffic Gallery è felice di ospitare nei propri spazi la mostra di pittura e scultura Due o tre cose..., un percorso tra le opere recenti e inedite di Lorenza Boisi, Beatrice Meoni, Elisa Muliere a cura della storica dell'arte Cristina Principale. Questa collettiva si affianca alla programmazione della 13° edizione di Art Date in occasione di Bergamo e Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023.

La mostra si compone di circa venti elementi, tra quadri ad olio, e olio e acrilico, su tela di Boisi e Muliere, e olio su tavole nel caso di Meoni, e inoltre le sculture di due di loro, le ceramiche di Boisi, una selezione nella sua vasta produzione, e gli ultimi esiti della lunga sperimentazione di Muliere sempre con la ceramica e con scampoli di tessuti.

Muovendosi tra poli opposti, dal figurale all'informale con tendenze astratte, i lavori delle tre artiste sono posti in relazione reciproca, estetica ideale, a tratti stridente. Certamente più realistico l'immaginario dei soggetti e oggetti di Boisi, con Meoni invece si incontra uno scalino "tra il reale e il possibile" e presenze figurali più ambigue e scomposte, per appiedare nell'irrealtà di forme corpose ma non immediatamente riconoscibili di Muliere.

Gli aspetti più evidenti sono le differenze formali nei processi tra temi e tecniche, tuttavia gli aspetti più avvincenti sono quelli nascosti, alcuni sottili dati in comune: la presenza dei corpi, gli affondi intimi nella propria individualità, la fedeltà al confine del perimetro pittorico, dal piccolo al più grande formato, dalle tele tirate alla tavole in legno, e nel ricorso alla ceramica come esperienza tridimensionale e tattile.

Il titolo della mostra è in riferimento nominale al film 2 ou 3 choses que je sais d'elle di Jean-Luc Godard (Francia, 1967), avendo scelto di esporre "giusto alcune opere" e giocando in senso volutamente ironico col peso e il valore delle ricerche di queste artiste, massimamente interessanti nel panorama italiano.
«E nel caos che circonda ogni essere umano, forse, per vivere, per sopravvivere basterebbe conoscere a fondo due o tre cose, quelle che più scottano...».... leggi il resto dell'articolo»

Scopo di questo studio non è stato individuare un paradigma della rappresentazione, quanto avvicinarsi allo statuto iconico delle tre artiste e al loro processo che porta ognuna per sé all'opera.

Nel testo di Cristina Principale che accompagna tra gli ambienti articolati della Traffic Gallery si riferisce di quelle che sono le peculiarità delle singole pratiche e quindi di quelli che risultano degli inciampi visivi nella visione d'insieme. È una modalità consolidata progettare mostre che mettano le "opere in dialogo", in questa mostra irregolare a tre voci le "opere sono in discussione", tra loro e col pubblico.

Si segnala che durante il Festival d'Arte Contemporanea ArtDate 2023 un'opera per ciascuna artista sarà all'interno della mostra collettiva a cura di Elisa Muscatelli presso l'Ex Ateneo di Città Alta a Bergamo.

Ricordiamo inoltre la partecipazione di Lorenza Boisi e Beatrice Meoni alla mostra "Pittura Italiana Oggi" a cura di Damiano Gullì in corso alla Triennale di Milano fino al 11 febbraio 2024.

Note biografiche

Lorenza Boisi (Milano, 1972) vive e lavora a Milano e sul Lago Maggiore. Ha studiato sia in Italia che all'estero, presso la Royal Dutch Academy de L'Aia, a Villa Arson a Nizza e al CERCCO di Ginevra. Partita da una necessità estetica e comunicativa carica di rimandi alla pittura degli anni Ottanta, le sue esperienze e il suo fare l'hanno condotta poi verso volontà plastiche che non sfuggono al colore. Conta personali e collettive presso musei e gallerie internazionali.

Beatrice Meoni (Firenze, 1960) vive e lavora a Sarzana. Dopo la laurea in Letterature straniere, si forma attraverso i lavori con compagnie teatrali, e scenografi di rilievo affiancano fin dall'inizio il lavoro di pittrice di scena a quello di progettista per la poesia, per la prosa e per la danza. Negli ultimi anni si dedica principalmente alla pittura e all'indagine e sperimentazione sulle possibilità linguistiche della pratica pittorica.

Elisa Muliere (Tortona, 1981) vive e lavora a Bologna. Ha studiato pittura, allieva di Concetto Pozzati, all'Accademia di Belle Arti di Bologna. Con un linguaggio transdisciplinare, la sua produzione spazia dal lavoro pittorico su tela e carta alla sperimentazione di altre forme di ricerca come installazioni, scultura, video e prodotti editoriali. Da oltre un decennio espone in diverse mostre personali e collettive, in Italia e all'estero.

L'interpretazione che lascia il posto alle cose - testo di Cristina Principale
«Nel caos che circonda ogni essere umano, forse, per vivere, per sopravvivere basterebbe conoscere a fondo due o tre cose, quelle che più scottano...»; in riferimento, pressoché solo nominale, ai contenuti del film 2 ou 3 choses que je sais d'elle di Jean-Luc Godard (Francia, 1967), per la mostra che riunisce Lorenza Boisi, Beatrice Meoni, Elisa Muliere si sono scelte appunto due o tre cose, in senso volutamente sardonico, alludendo al fatto che siano esposte "giusto alcune opere" e giocando col peso e il valore delle ricerche di queste artiste massimamente interessanti nel panorama italiano.
Di opere ve ne sono ben di più, tra quadri a parete ad olio, e olio e acrilico, su tela di Lorenza Boisi ed Elisa Muliere, e olio su tavole nel caso di Beatrice Meoni, in relazione reciproca; e inoltre le sculture di due di loro, le ceramiche di Boisi, una selezione nella sua vasta produzione, e gli ultimi esiti della lunga sperimentazione di Muliere sempre con la ceramica e con scampoli di tessuti.
Un percorso visivo ideale, per nuclei, costellato di piaceri estetici però alquanto stridente, che non vuole forzare le simiglianze seppur rintracciando analogie. Ci si muove infatti tra poli opposti in pittura e scultura, dalla figurazione agli esiti informali, a tratti astratti: i punti più evidenti sono quelli di stridore, delle differenze tra pratiche nei rapporti di temi e tecniche, ma poi i più avvincenti sono alcuni sottili dati in comune. Una vocazione per il corpo, delineato o accennato che sia, e la fedeltà, in pittura, al perimetro ben stabilito dei supporti, di piccolo o più grande formato, tele tirate e tavole in legno. La dimensione fisica della materia è anche proprio quella degli oggetti e soggetti rappresentati dietro titoli non descrittivi.
Un aspetto gregario è anche che tutte attingano dalla loro intimità individuale per vivere come una seconda vita nelle proprie opere. Con affondi di differente espressività, siamo di fronte a quadri di esperienze sensibili, di vita circoscritta e contingente, a scenari diversamente emotivi e atmosfere sospese.
Boisi lo esplicita, in un esercizio di riscrittura privata dell'io, e i suoi lavori si presentano come autoritratti, che però non riguardano la soddisfazione esibizionistica dell'autorappresentazione ma la presentazione di immagini personali, un sistema di visioni e ricordi che compongono un album familiare niente affatto autoreferenziale. La magia e la memoria delle immagini contro l'onnipotenza dell'oblio. Con lei emergono l'ironia e il senso delle cose – propriamente 'cose' come oggetti sui quali si sono depositati dei significati, affettivi e intellettuali, seguendo Remo Bodei.

Meoni non svela d'acchito questo meccanismo interiore, col segno scompone e ricostruisce scene vaste e profonde, dove isola e valorizza gli elementi del suo quotidiano degni di riflessione, inanimati ma pregni di vita; col colore la volontà individuale si sporge gradatamente verso l'esterno in ricomposizioni di parti nel tutto. Complessivamente la sua è una riscrittura poetica del vivere, un meccanismo che viene da sé quando si ritiene di aver completato un ciclo. Con lei respiriamo l'aria delle cose.
Muliere simbolizza il suo sentire, criptando il linguaggio dei suoi riferimenti espliciti e rivelandone solo le articolazioni, laddove l'attribuzione di significati arriva dalla pratica, quando il materiale e il colore pescano dall'interno, nel lavorio dell'inconscio. Oltre la tecnica pittorica e plastica vi è in campo la tecnica analitica di autoascolto, una cosiddetta "regressione al servizio dell'Io" nel lasciare attraverso la creatività che conscio e inconscio comunichino in modo relativamente libero, seppur controllato. Con lei a governare è l'anima delle cose.
Si noterà, ognuna neutralizza i soggetti, gli oggetti, i momenti presentanti, non se ne affermano l'identità, di volti e corpi ad esempio, la provenienza o l'ambientazione precisi, forse neppure interpellando le artiste stesse. È così che le loro emanazioni riescono a insinuarsi nell'immaginario comune, a parlare senza dire.
«... le cose che più scottano. Le cose parlano, hanno un linguaggio, conoscono i nostri segreti più intimi, le nostre vergogne.»
Come apparizioni, negli ambienti articolati della Traffic Gallery, i pezzi scultorei di Boisi e Muliere confermano questa possibilità di lettura, sono volumi concreti che si manifestano in continuità con le pitture e in linea con le singole ricerche e che di ciascuna hanno il carattere. Per l'una e per l'altra, la materia non è mai a riposo, come avvenisse una tattilizzazione delle immagini interne.
Certo è che la struttura delle opere rimane sempre misteriosa, altrettanto certo è che la fruizione quale atto complesso non dovrebbe limitarsi all'osservazione pura e distratta.
Scopo della mostra non è individuare un paradigma della rappresentazione, piuttosto avvicinarsi allo statuto iconico delle tre artiste.
Se in Boisi vi sono riferimenti realistici, che non sta a dire mimetismo ma un'interpretazione della figura, del dato verosimile, in Meoni c'è uno scalino, tra il reale e il possibile, di presenze figurali più ambigue fluttuanti, e con Muliere siamo invece in una specie di irrealtà, le forme non sono immediatamente riconoscibili, per quanto anche dove sembrerebbe non esserci c'è sempre un referente oggettuale, ma il gesto compositivo è più magmatico.

L'idée fixe di questa ricerca è il loro processo che porta all'opera.
Per Boisi è "buona la prima", il suo contatto con i contenuti e strumenti è abbastanza immediato e non lascia spazio a troppi ripensamenti, quanto è invece per Meoni che declina, rimuove e rimescola in un lungo lavoro fino all'approdo, dove vi è un insieme; come per Muliere che comunque compie una meditazione a più riprese, senza però totali stravolgimenti in corso, per una somma di livelli che si annodano e si sciolgono con atteggiamento sia estemporaneo che contemplativo.
Dalla sceneggiatura del film di Godard un'altra citazione significativa: «Dov'è dunque la verità? Di fronte o di profilo? Ma soprattutto, cos'è un oggetto? Forse un oggetto è un legame che ci permette di passare da un soggetto all'altro, di vivere in società, di stare insieme. I rapporti sociali sono sempre ambigui e il pensiero così come unisce, separa. Le parole uniscono per quello che esprimono e separano per quello che omettono.»
La freschezza del mondo di Lorenza Boisi, che si presenta come dietro un filtro, con una patina del ricordo determinato dalla forza del tempo (The man who was many painters, olio su tela, 70x60 cm, 2019), scontra l'enigmaticità pacata di Meoni che sembrerebbe appoggiare lievemente uno a uno i pezzi autoportanti delle sue combinazioni in un buco temporale (Ready to change, olio su tavola, 120x100 cm, 2023), incontrando le tensioni che Muliere scarica nella bi- e tridimensione in uno scambio fluido e rigenerativo tra avviluppamenti e distensioni filamentose, senza tempo (I know what I dreamt, acrilico e olio su tela, 60x50 cm, 2023). Forme solide e terrene guardano a figure scomposte e a presenze prima incorporee poi corpose.
Solitamente si usa procedere progettando mostre che mettono le "opere in dialogo", ecco che qui le "opere sono in discussione", tra loro e con noi.

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Mostra: Lorenza Boisi, Beatrice Meoni, Elisa Muliere. Due o tre cose...

Bergamo, Traffic Gallery Contemporary Art

Apertura: 18/11/2023

Conclusione: 13/01/2024

Organizzazione: Staff Traffic Gallery

Curatore: Cristina Principale

Indirizzo: via San Tomaso 92 - 24121 Bergamo

inaugurazione: sabato 18 novembre ore 15.00-20.00

Pre-apertura: giovedì 16 e venerdì 17 novembre su appuntamento

Orario: ingresso libero dal martedì al sabato ore 10.00-13.00 / 16.00-19.00

Per info: Tel. +39 035 0602882 | Mobil. +39 3384035761 | info@trafficgallery.org

Sito web per approfondire: https://www.trafficgallery.org/



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