Ettore Sottsass. Design Metaphors

  • Quando:   29/09/2023 - 21/04/2024
  • evento concluso

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Ettore Sottsass. Design Metaphors
Disegno macchinetta fotografica_Ettore Sottsass, inchiostro su carta, 1974

Prosegue in Triennale Milano fino al 21 aprile 2024, la mostra "Ettore Sottsass. Design Metaphors", in collaborazione con Studio Sottsass e con l'art direction di Christoph Radl.

Dopo Struttura e colore (3 dicembre 2021 – 12 giugno 2022), Il calcolo (15 luglio 2022 – 8 gennaio 2023) e La Parola (20 gennaio – 17 settembre 2023), il quarto progetto del ciclo espositivo dedicato al grande architetto e designer si concentra sul rapporto tra Ettore Sottsass e la fotografia.

Come le tre esposizioni precedenti, anche Metafore è allestita all'interno di Sala Sottsass, dove da gennaio 2021 si trova l'installazione permanente di Casa Lana: l'interno di una residenza privata progettata da Sottsass intorno alla metà degli anni Sessanta a Milano, ricostruito fedelmente in Triennale e accessibile al pubblico grazie alla donazione di Barbara Radice Sottsass.

Ettore Sottsass. Design Metaphors riunisce una serie di fotografie, raggruppate sotto il nome di "Metafore", scattate da Ettore Sottsass tra il 1972 e il 1978. I primi tre gruppi di fotografie – Disegni per i destini dell'uomo, Disegni per i diritti dell'uomo e Disegni per le necessità degli animali – furono esposte nel 1976 in Man Transforms, la mostra collettiva di apertura del museo Cooper Hewitt di New York, curata da Hans Hollein con Liza Taylor. Le serie Fidanzati e Decorazioni sono state scattate dopo il 1976 e dopo l'esposizione al Cooper Hewitt, nel corso di viaggi in America, in Grecia, in Medio Oriente e in Italia. In Triennale vengono inoltre esposti anche una serie di disegni realizzati negli stessi anni.

Nei suoi viaggi costruisce e fotografa: interviene sul paesaggio inizialmente con pochi segni, realizzando strutture provvisorie con materiali come spaghi, pezzettini di legno, paletti, nastrini, scatole di cartone, foglie, rami, sassi, strisce di stoffa. Poi man mano il paesaggio lascia spazio anche all'ingresso dell'uomo, con le sue domande.... leggi il resto dell'articolo»

Stefano Boeri, Presidente di Triennale Milano, dichiara: "Ettore Sottsass è stato un grande eroe romantico. A distinguerlo da una folla di artisti e intellettuali che pur hanno costruito le condizioni del pensiero e della critica contemporanea, che hanno fatto avanzare la conoscenza e la bellezza nel mondo, è un equilibrio misterioso tra profondità e leggerezza. Il pensiero, gli scritti, i disegni, le fotografie di Sottsass sanno spesso smuovere quell'imperscrutabile sentimento dell'essere al mondo – del senso ultimo delle nostre vite, oggi, su questo pianeta – che sappiamo invece normalmente seppellire sotto una fitta coltre di emozioni, ricordi, sensazioni alimentate dalla vita quotidiana."

Marco Sammicheli, Direttore del Museo del Design Italiano di Triennale Milano, afferma: "L'utilizzo della fotografia, accostata al disegno, racconta un'altra modalità di espressione di Ettore Sottsass, che grazie all'utilizzo di simboli, esperienze e sovrapposizione di linguaggi, riesce a portare lo spettatore in luoghi in cui comprendere, scoprire, immaginare e porsi nuove domande."

Gli anni tra il 1972 e il 1976 si collocano verso la fine dell'Architettura Radicale; per Sottsass quello fu un periodo di grande riflessione critica, in cui aveva quasi smesso di progettare, in cui egli pensava, disegnava, scriveva e divideva il suo tempo tra lo studio di Milano e varie peregrinazioni spagnole tra cui Barcellona, Madrid, Almeria, Granada, ma soprattutto i deserti di pietra a sud-est dell'Ebro e le valli selvagge dei Pirenei. Nei suoi viaggi costruisce e fotografa: interviene sul paesaggio inizialmente con pochi segni, realizzando strutture provvisorie con materiali come spaghi, pezzettini di legno, paletti, nastrini, scatole di cartone, foglie, rami, sassi, strisce di stoffa. Poi man mano il paesaggio lascia spazio anche all'ingresso dell'uomo, con le sue domande.
Sono presenti in mostra anche la serie di disegni Costruzioni, realizzati negli stessi anni dei suoi viaggi; si tratta di studi di linguaggio architettonico, riflessioni sull'ambiente, appunti di antropologia, analisi del senso della progettazione che, pur partendo spesso dallo studio di un oggetto reale, sono in grado di portare lo spettatore a meditazioni più ampie, che esulano spesso dal solo atto di ideare, per entrare in mondi simbolici e di riflessione.
I Partner Istituzionali Lavazza Group e Salone del Mobile.Milano sostengono Triennale Milano anche per questa mostra.

Design Metaphors di Barbara Radice

Le fotografie di Metafore sono state scattate tra il 1972 e il 1978. I primi tre gruppi di fotografie, Disegni per i destini dell'uomo, Disegni per i diritti dell'uomo e Disegni per le necessità degli animali, sono degli anni tra il 1972 e il 1976. Nascono cioè verso la fine dell'Architettura Radicale. Le date sono significative perché, dopo la contestazione più irrequieta, si cominciavano ad avvertire i primi segni di ricostruzione.
Il Movimento Radicale italiano, cresciuto parallelamente all'Arte Povera e all'Arte Concettuale e intorno a temi analoghi, era stato un tempo di riflessione critica importante. Sottsass ne ha parlato come di "un periodo di vuoto, di meditazione introversa, di purificazione e sgombro di quelle che erano le leggi, le consuetudini e il vocabolario della cultura razionalista". I temi dibattuti erano vasti, comportavano il ripensamento e rifondazione dei meccanismi della progettazione, del ruolo e della responsabilità dell'architetto nei riguardi della società e committenza pubblica e privata.
In quegli anni Sottsass aveva quasi smesso di progettare. Pensava, disegnava, scriveva, aveva "voglia di scappare".
"Sentivo una grande necessità di visitare luoghi deserti, montagne, di ristabilire un rapporto fisico con il cosmo, unico ambiente reale, proprio perché non è misurabile, né prevedibile, né controllabile, né conoscibile... mi pareva che se si voleva riconquistare qualche cosa bisognasse cominciare a riconquistare i gesti microscopici, le azioni elementari, il senso della propria posizione..."
Nel 1970 Sottsass incontra una giovane artista di Barcellona, Eulalia Grau, che per sei anni, sarà sua compagna in una vita seminomade, spesa tra il lavoro nello studio di Milano e lunghe peregrinazioni spagnole: Barcellona, Madrid, Almeria, Granada, ma soprattutto i deserti di pietra a sud-est dell'Ebro e le valli selvagge dei Pirenei. Qui nascono le prime fotografie, più tardi chiamate Metafore.
Negli stessi anni Sottsass aveva cominciato a lavorare a una serie di disegni che chiamava "costruzioni". Erano studi di linguaggio architettonico, riflessioni sull'ambiente, appunti di antropologia, analisi di quello che poteva essere il senso profondo, quasi primordiale, del costruire intorno e dentro la vita. Sottsass cercava il legame, il luogo dove il mestiere prende forma e senso dentro il tessuto dell'esistenza.
Durante i viaggi spagnoli Sottsass comincia a "fare costruzioni". Costruisce e fotografa. Interviene con pochi segni sul paesaggio, alza strutture provvisorie, messe insieme e tenute in piedi con materiali fragili, inermi. Sceglie spaghi, pezzettini di legno, paletti, nastrini, scatole di cartone, foglie, rami, sassi, strisce di stoffa.
L'uomo per il momento è invisibile nel paesaggio. Lascia scarse tracce di sé. Poi la sua voce comincia a farsi sentire, le sue domande rimbombano contro le montagne, dentro i deserti immobili.
Un invito del 1974 a partecipare alla mostra di apertura del Cooper Hewitt a New York, prevista per il 1976, è l'occasione per "riprendere il lavoro", definire quello che sta succedendo, decidere titoli, scegliere temi, fotografie. La mostra, intitolata Man Transforms, era curata da Hans Hollein con Liza Taylor, direttrice del nuovo museo. Gli invitati erano nove: Peter Bode, Richard Buckminster Fuller, Murray Grigor, Arata Isozaki, Richard Meier, Karl Schamminger, Ettore Sottsass, Oswald Ungers.
Che rapporto c'è o può esserci tra la gente, i pensieri e lo spazio dove stanno? Questa domanda tormentava Sottsass da molto tempo.
Nel 1966 scriveva: "Non ho mai capito perché le guerre si combinano o dichiarano da palazzi bianchi meravigliosi, piantati in mezzo a prati verdi... non ho mai capito perché i pazzi si mettano in ospedali sporchi, freddi e corrosi che farebbero impazzire qualsiasi persona sana. Non ho mai capito perché i divani della prima classe debbano essere rossi come quelli dei postriboli. Non ho mai capito perché le sale da tè per le vecchie signore debbano essere rosa come i fiocchi delle neonate".
Il lavoro sulle Metafore continuerà per alcuni anni oltre il 1976 e dopo la mostra al Cooper Hewitt di New York, dove sono stati esposti i primi tre gruppi di fotografie. Le fotografie della serie "Fidanzati" e "Decorazioni" sono state fatte nel corso di viaggi in America, in Grecia, in Medio Oriente e in Italia.
In questi due ultimi gruppi di fotografie ricompare l'uomo, più o meno attrezzato fisicamente e culturalmente, un poco ridicolo e a disagio contro lo schermo impassibile del mondo. I temi riguardano sempre l'architettura come sfondo e supporto dell'esistenza, la commentano attraverso pensieri e occasioni di vita quotidiana, con la leggerezza e lo charme di un giornale di viaggio.
Le fotografie della serie "Decorazioni" sono le più distanti, metafisiche, allusive. Segnano il tempo della fine del lavoro, dell'opera compiuta. Sono anche le più struggenti. Non interrogano più, riconoscono l'impermanenza, le rendono omaggio. La decorazione non è soltanto un gesto formale. Può essere un atteggiamento, il segno di una predilezione, una nostalgia, un rito.
Si può anche decorare la vita con il disegno della sua fine.

Testo di Stefano Boeri, Presidente Triennale Milano

Ettore Sottsass è stato un grande eroe romantico.
A distinguerlo da una folla di artisti e intellettuali che pur hanno costruito le condizioni del pensiero e della critica contemporanea, che hanno fatto avanzare la conoscenza e la bellezza nel mondo, è un equilibrio misterioso tra profondità e leggerezza.
Il pensiero, gli scritti, i disegni, le fotografie di Ettore sanno spesso smuovere quell'imperscrutabile sentimento dell'essere al mondo – del senso ultimo delle nostre vite, oggi, su questo pianeta – che sappiamo invece normalmente seppellire sotto una fitta coltre di emozioni, ricordi, sensazioni alimentate dalla vita quotidiana.
La verità è che gli ideogrammi, le parole "scritte di notte", le "foto dal finestrino", ma anche i suoi mobili lignei, le ceramiche dal profilo ancestrale e i suoi cristalli limpidi sanno quasi sempre interrogarci su un senso delle cose e della vita che senza alcuna fatica, complicazione, mediazione razionale arriva improvvisamente a noi. Trasmettendoci un momento di sospensione dal pensiero istantaneo, un intervallo per almeno aiutarci a percepire in lontananza la profondità del dubbio, del vuoto, ma anche dell'intenzione vitale che guida il nostro sguardo in quel momento.
La profondità che scaturisce spesso dalle opere di Sottsass assomiglia alla parentesi di un abisso temporale, qualcosa che forse solo un altro progettista esploratore del profondo come Enzo Mari (non a caso complice di Ettore in un implicito e intenso scambio di affetti e stima) è stato capace di aprire. Quelle parentesi di decantata profondità che solo lo studio delle opere di pochi grandi eroi delle avanguardie europee del secolo scorso sa ancora oggi trasmetterci: Nietzsche nella filosofia, Mahler nella musica, Proust nella letteratura, Geddes nell'urbanistica, Borges nella prosa...
Ma Ettore Sottsass era dotato anche di una formidabile agilità di pensiero.
Il suo lavoro agiva per associazioni bizzarre, corrispondenze imprevedibili e metafore fulminanti, muovendosi tra campi lontani dell'esistenza e dell'esperienza umana.
Sapeva legare un piccolo sasso nel deserto a una porzione della storia umana, un mobile anonimo a un panorama, un'icona politica a un ricordo personale, il ritratto di un amico a un algido concetto.
Eppure, il suo piacere per la scoperta di paradossi, metafore e corrispondenze, l'abilità delle sue connessioni, anche di quelle più ardite e azzardate, non restava quasi mai confinato alla superficie delle cose e dei pensieri. Al contrario, sovente sono queste, le sue metafore e le sue astruse coincidenze, a fungere da ingressi nelle profondità del suo pensiero.
Al punto che forse proprio nell'aver scritto e progettato e disegnato, insomma dato fisicità, gravità, durata a queste agili associazioni tra oggetti, simboli, parole e volti risiede la spiegazione del suo misterioso equilibrio tra le superfici e gli abissi del nostro vissuto.
Come indizi di un'altra realtà, come scorci su un orizzonte appena intravisto che eppure ci ingloba, le opere, di ogni fattura e materiale, di Ettore Sottsass sono infatti prima di tutto dei dispositivi ironici e a volte addirittura gioiosi che insieme a un colto equilibrio estetico, aprono però una domanda profonda e ineludibile sulla nostra storia e sulla nostra vita.
Ho avuto l'occasione di visitare e intervistare Ettore, nel piccolo appartamento che condivideva con Barbara nel cuore di Milano, pochi giorni prima della sua scomparsa. Si era commosso parlando delle migrazioni dei volatili e delle correnti che entrano nel Mediterraneo. Mi aveva parlato del volo in elicottero sui vulcani delle isole Eolie e della coscienza di trovarsi di fronte a esseri viventi, dotati di una loro memoria e di una loro emotività.
Stava forse preparandosi a entrare in una nuova dimensione; quella che lui, per tutta la vita, aveva scandagliato.

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Mostra: Ettore Sottsass. Design Metaphors

Milano - Triennale

Apertura: 29/09/2023

Conclusione: 21/04/2024

Organizzazione: Triennale, Studio Sottsass

Curatore: art director Christoph Radl

Indirizzo: viale Alemagna 6 - 20121 Milano


Per info: +39 02 724341 | info@triennale.org

Orario: martedì – domenica 11.00 – 20.00 (ultimo ingresso alle 19.00)

Biglietto: 5 euro

Sito web per approfondire: https://triennale.org/



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