Maurizio Pellegrin. L’immagine ritrovata

  • Quando:   20/01/2024 - 30/03/2024
  • evento concluso

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Maurizio Pellegrin. L’immagine ritrovata

Dal 20 gennaio al 30 marzo 2024 Marignana Arte ospita nella Project Room della galleria la mostra "L'immagine ritrovata" di Maurizio Pellegrin, artista con cui la galleria collabora dal 2015.

In concomitanza con l'esposizione alla Galleria Internazionale d'Arte Moderna di Ca'Pesaro a Venezia, Marignana Arte vuole rendere omaggio a Maurizio Pellegrin con una piccola mostra di lavori su carta. Nella Project Room della galleria saranno presenti tre diverse serie di lavori su carta: dei collage della fine degli anni Ottanta, i photocollage realizzati tra il 2006 e il 2008 e le cianotipie più recenti del 2021, che sono parte dell'installazione "Also the elephants travel to Venice". La struttura di base in questi lavori su carta di Maurizio Pellegrin è prevalentemente organizzata sul concetto del "frammento". I frammenti vengono riuniti e organizzati in nuove strutture gerarchiche, al fine di produrre nuove relazioni, nuove energie, differenti significati e simboli e parlare allo spettatore tramite una nuova forma di comunicazione.

La mostra è accompagnata da un testo del filosofo Jonathan Molinari.

Note biografiche

Maurizio Pellegrin è nato a Venezia nel 1956 e ad oggi vive tra New York e la città lagunare. Si è laureato in Storia dell'Arte all'Università Ca' Foscari di Venezia e contemporaneamente si è dedicato allo studio dell'Arte presso l'Accademia di Belle Arti, dove ha conseguito un Master in Fine Arts equivalente allo Studio d'Arte. Ha studiato Sociologia alla New School University e Filosofia Orientale alla New York University di New York e negli anni '90 ha iniziato la sua carriera accademica. È stato direttore del Venice Program Master of Art della New York University, dove ha anche insegnato per quasi due decenni. In quegli anni è entrato a far parte del Teachers College della
Columbia University dove, oltre all'insegnamento, gli è stata offerta la posizione di curatore senior della galleria. Ha insegnato anche nel Dipartimento di Architettura della Rhode Island School of Design. Successivamente, nel 2011, è stato nominato direttore della scuola presso il National Academy Museum and School di New York, di cui è poi diventato rettore e di cui nel 2014-2015 è stato anche direttore creativo. Sempre nel 2017 ha fondato la New York School of the Arts di cui è attualmente il direttore esecutivo. Il lavoro di Pellegrin è stato oggetto di oltre 150 mostre personali e centinaia di mostre collettive in gallerie e musei internazionali, tra cui: Museum of Modern Art, New York, San Diego Museum of Contemporary Art, Corcoran Gallery of Art, Washington DC, Cleveland Museum of Contemporary Art, Fort Wayne Museum of Art, Akron Art Museum, Aldrich Contemporary Art Museum, Scottsdale Museum of Contemporary Art, Galleria Internazionale d'Arte Ca' Pesaro, Venezia. Le sue opere sono inoltre presenti in importanti collezioni private e pubbliche di tutto il mondo ed esiste una vasta letteratura sul suo lavoro, in quanto autore e protagonista di più di 40 monografie. Il suo lavoro è stato anche pubblicato in più di 500 articoli e saggi.

L'immagine ritrovata: sull'uno e i molti (in) Maurizio Pellegrin. Jonathan Molinari... leggi il resto dell'articolo»

"In fondo non si tratta di fotografia, ma di immagini. In fondo non si tratta di arte, ma si tratta di vita e, a volte, dell'impossibilità di vivere." Maurizio Pellegrin

Le origini del concetto di armonia sono pitagoriche e affondano in una visione del cosmo pensato come una grande sinfonia nella quale tutte le parti si muovono secondo leggi ben precise. La molteplicità delle cose è in realtà l'espressione di un'unità profonda su cui si fonda il divenire armonico del reale: l'energia, vita e movimento che percorre ogni cosa, è l'unità che lega il tutto. L'idea pitagorica di una struttura armonica del cosmo avrà un'influenza enorme dall'antichità fino alla rivoluzione astronomica del Seicento, sia per quanto riguarda il modo d'intendere la natura come un tutto regolato da leggi armoniche (e quindi matematiche), sia per l'organizzazione delle discipline stesse. Il termine armonia viene dal verbo greco armozein (connettere, collegare, essere d'accordo) e la radice è nell'indoeuropeo ar (che significa aderire, unire, disporre) – che è la stessa di arithmòs (numero), di arte e di aritmetica (ars e arithmetica).
Artista raffinato e poliedrico, filosofo e poeta, Maurizio Pellegrin collega, dispone, numera i termini primi di quel flusso di energia in costante divenire che considera essere il fondamento ontologico della realtà: "la struttura di base del mio lavoro – ha scritto l'artista – è prevalentemente organizzata sul concetto del 'frammento'. I frammenti scelti sono composti ed organizzati in nuove strutture gerarchiche, al fine di produrre nuove relazioni, nuove energie, differenti significati e simboli". Questa prima riflessione, che forse è il principio della ricerca dell'artista, apre spazio a una seconda osservazione, forse non meno importante: nella storia del pensiero occidentale la funzione di collegare, disporre, numerare gli elementi dell'armonia del cosmo è propria di un demiurgo divino, rimanda alla dimensione mitico-religiosa, con queste opere invece ci troviamo di fronte all'idea che sia l'artista ad avere questo potere. Al posto di un demiurgo "divino" troviamo l'artista che "modifica una visione esistente – ha scritto Pellegrin – donando un potere di relazione differente".
È questo "potere di relazione differente" che modifica gli equilibri – o gli squilibri – della storia stessa degli oggetti o delle immagini che Pellegrin utilizza nei suoi lavori: l'artista-demiurgo in qualche modo rinnova la realtà, la materia, il tempo stesso, come farebbe un musicista che si divertisse a cambiare l'ordine e i silenzi tra una nota e l'altra di uno spartito su cui sia annotata la melodia del cosmo. Ecco allora che l'immagine ritrovata è un'immagine che viene a nuova vita, ricomposta ad un ritmo più lento, nel silenzio di un teatro a cui assistiamo al ridisporsi della scena: "con i collage – ha scritto Pellegrinavevo ritrovato l'immagine, o almeno provavo a ritrovare una immagine forse volutamente perduta in risposta al mio training accademico. Questi piccoli fogli contengono una infinita collezione di frammenti che già pavimentavano la strada delle mie future installazioni. Appare un senso di intimità, una registrazione di piccole tensioni prima di un movimento. I collage si muovono lentamente, scorrono come sipari di un teatro silenzioso".

Nei collage realizzati alla fine degli anni Ottanta, l'artista riprendeva la pratica presente nei primi disegni con matite colorate del 1978 e primissimi anni Ottanta, in cui incollava cartine di sigarette e altre piccole cose cartacee. Nei photocollage realizzati tra il 2006 e il 2008 Pellegrin utilizza invece uno sfondo di vecchie fotografie che sostengono il soggetto principale: qui la rimodulazione dell'armonia delle immagini, il "potere di relazione differente" che l'opera realizza, mantiene il complesso gioco di rimandi numerologici attraverso cui l'artista quasi quantifica l'energia dell'immagine, mentre il potere simbolico dell'uso del colore si avvale esclusivamente del bianco e del nero, un modo – ha affermato Pellegrin – per creare "un contrasto forte, che aiuta a produrre un movimento pur nella fissità, e testimonia un aspetto della mia personalità". Se nei collage degli anni Ottanta il movimento era dato dall'uso del colore, nei photocollage "la dinamica – ha scritto Pellegrin – è regolata dall'energia che viene quantificata e resa visibile dai numeri presenti nella composizione".

Nelle sei carte Also, the Elephants travel to Venice del 2021, realizzate con la tecnica della cianotipia, la ricerca di Pellegrin indica infine nei temi del viaggio e della percezione un nodo di svolta: le armonie che l'artista produce ridefinendo "nuove relazioni, nuove energie, differenti significati e simboli" non potranno mai essere definitive, ma sono piuttosto un lento viaggio che ha per nucleo una ricerca intima anche sulla propria identità esistenziale e biografica. Da questo punto di vista Venezia non è neppure reale, è un luogo della memoria – o della dimenticanza – verso cui si può viaggiare, ma a cui di fatto non si può arrivare. Raggiungerla e restarvi significherebbe interrompere quella ricerca artistica ed esistenziale che vive e si nutre dell'invenzione continua di nuove disposizioni della realtà. In modo delicato e poetico l'artista pare suggerirci che per creare armonia serve inquietudine, che per affrontare il viaggio si deve rinunciare alla meta, che per ricondurre i molti all'uno e ritrovare l'uno nei molti, è necessario essere "se stessi e molti altri".

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Mostra: Maurizio Pellegrin. L’immagine ritrovata

Venezia - Galleria Marignana Arte

Apertura: 20/01/2024

Conclusione: 30/03/2024

Organizzazione: Marignana Arte

Indirizzo: Dorsoduro, 141 Rio Terà dei Catecumeni - 30123 Venezia

Vernissage: sabato 20 gennaio ore 17.00

Orario: mercoledì-sabato, 11.00 -19.00 | domenica, lunedì e martedì aperto solo su appuntamento | Fermate vaporetto: Salute - Linea 1, Spirito Santo - Linee 5.1 / 5.2 / 6 

Per info: +39 041 5227360 | info@marignanaarte.it 

Sito web per approfondire: https://www.marignanaarte.it/



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