"L'esistenza degli angeli", la nuova personale del maestro padovano Stefano Reolon, inaugura a Padova nello Spazio Biosfera il 14 marzo 2024 alle 18.30 con ingresso libero. La mostra, a cura di Barbara Codogno, vede l'esposizione di oltre una quarantina di disegni, alcuni di grandissime dimensioni.
La scelta autoriale ha un'origine precisa, in quanto il disegno fu stabilito come "il più vicino al pensiero". Questa valutazione nasce in seguito alla diatriba rinascimentale, quando si disputò su quale arte fosse la più grande per "rendere visibile l'essenza universale delle cose".
Questa è la rotta che, grazie al disegno, Reolon rivolge verso... l'invisibile.
La sua è una pittura che rende sempre omaggio alla pittura, in un rimando colto di citazioni e tributi. In un monumentale disegno a sanguigna, a esempio, si scorge una citazione alle tre figure che compongono la "Primavera" di Botticelli. L'impianto pittorico dell'esposizione si regge su due pilastri: la totemicità di Michelangelo e la velocità del segno di Rubens, da sempre maestri "custodi" dell'artista. Unitamente a quella ridondanza barocca che ne sigilla la cifra stilistica.
"In questa nuova esposizione – spiega la curatrice - il segno è lasciato vivere, scorre fluido sulla carta e si impagina alla contemporaneità grazie ai materiali scelti, alla velocità e alla simultaneità delle azioni ritratte, a partire dalla centralità gestuale della mano. Una mano ripetuta, studiata, che compare in più passaggi a siglare sia l'importante movimento scenico che a rafforzare il significato -quasi un testamento spirituale- che Reolon attribuisce all'esistenza degli angeli".
In una carta gigante, abbiamo ad esempio tre Arcangeli che giocano tra loro, si sistemano i capelli, si intrecciano nei gesti e si allacciano nei corpi: "Formano una catena – spiega l'artista – si passano il bene, si scambiano l'intelligenza. Ci mostrano come dobbiamo aver cura di noi stessi, degli animali, della natura. Ho usato carte di grandi dimensioni perché volevo che al pubblico arrivasse l'idea totemica del bene".
Un'altra carta monumentale vede lo studio su grafite di un angelo musicante: "In questo disegno l'angelo però è senza lo strumento. Ho tolto la chitarra dalla scena perché quello che suonano gli angeli non è qualcosa di fisico, non è legato alla materialità dello strumento, piuttosto è una musica che è armonia del creato; le corde pizzicate riproducono l'energia del cosmo: volevo rendere l'idea di un bene che viene verso noi, che ci avvolge e ci circonda, sempre".... leggi il resto dell'articolo»
"L'angelo musicante -ricorda la curatrice- è l'unico studio che Reolon realizza su tela lavorata con colla di farina e gesso. Tutta la nuova produzione è costruita con materiale economico e semplice, dalla colla di farina a elementi organici, dai pigmenti naturali ai gessetti".
"Mi piacciono le carte recuperate – spiega l'autore- perché disegno riciclando il materiale e anche gli studi di anatomia. Quando disegno non seguo alcuno schema. Non vado a riprodurre uno studio perché secondo me si blocca la creatività, si diventa un mero ingranditore del proprio bozzetto preparatorio. Mentre quando vado a lavorarci sopra appaiono sottotraccia altri pensieri. In questo caso, gli studi di anatomia, le lezioni agli studenti, assieme ai materiali già usati mi vengono in aiuto. Ci sono due piani che si sovrappongono: la leggerezza del tratto che disegna l'etereo e l'impalpabile della matrice angelica attua una fusione con il disegno anatomico e corporeo. Una fusione che mi ricorda che anche l'uomo è bene, come gli angeli: lo è fin dalla sua ossatura".
I materiali usati sono carta da pacchi, carta da spolvero, carta da imballaggio usata e poi recuperata. Un materiale povero che l'artista vuole rendere prezioso. I disegni vengono successivamente incollati, grazie a una colla speciale, su tela sintetica. Questo procedimento dà leggerezza ma anche stabilità all'opera che può quindi anche essere intelaiata.
Una modalità contemporanea (la tecnica di incollaggio è stata realizzata con l'aiuto di un esperto, l'artista Tiziano Saon) che strizza ancora una volta l'occhiolino alla storia dell'arte: "Ricordo che a Palazzo Fortuny di Venezia – spiega l'artista - tutte le decorazioni sono state realizzate su carta e poi incollate su tela. Mi piace questo aggancio alla storia dell'arte, il mio obiettivo è recuperare processi preziosi perché mi danno la possibilità di garantire stabilità tecnica".
Per quanto riguarda il disegno, l'artista sottolinea il suo legame con il segno di Rubens: "Il mio amore per Rubens in queste opere esce attraverso la simultaneità: le mani che si doppiano, sempre in movimento. La presenza di più mani nei soggetti è un elemento nuovo nel mio lavoro. Sentivo bloccante l'idea del disegno tradizionale. In un disegno c'è un angelo che ha una fascia tra i capelli: questo invece è un omaggio a uno studio di Rubens che ritrae un lavorante. Per me anche gli angeli sono lavoranti. Gli angeli possono fare tutto, simultaneamente: sono ovunque; hanno cento mani per soccorrerci".
Note biografiche
Stefano Reolon, ha frequentato l'Accademia Belle Arti Venezia dove ha conseguito il Diploma di Laurea in Scenografia e Costume nel 1988. Fa esperienze importanti come assistente personale ai Costumi con M. L. Amadei presso Arena e Filarmonico di Verona. Lavora diversi anni come scenografo a RAI UNO - Roma come assistente di G. Castelli.
La grande passione per l'arte lo riporta a Padova dove comincia una personale e solitaria ricerca
artistica che prosegue fino ad oggi. Al talento affianca un esercizio costante sulle materie tipiche del passato. Impara a "costruirsi" i colori come si faceva un tempo, per poi abbinare questa tecnica ad un modo di far arte libero, dove mescola svariati linguaggi: dal fumetto all'olio degli antichi.
Questo non toglie all'artista la capacità di aggiornare il suo repertorio stilistico fino a lavorare con
programmi digitali e la fotografia. Ha collaborato con alcune gallerie d'arte e con diversi enti in qualità di docente in workshop sul colore e sull'anatomia. Ha al suo attivo alcune importanti partecipazioni a esposizioni collettive di rilievo nazionale e alcune personali in Veneto.
L'Angelo in noi, testo critico di Barbara Codogno
"Gli angeli dei nostri tempi
sono tutti coloro che si interessano agli altri
prima di interessarsi a sé stessi." Wim Wenders
"Il cielo sopra Berlino" è una pellicola di Wim Wenders del 1987. Damiel e Cassiel sono due angeli: volteggiano sopra la città di Berlino, osservano gli abitanti e ne ascoltano i loro pensieri. Assistono ai loro dispiaceri ma essendo invisibili non riescono a consolarli; talvolta nemmeno a impedire che si facciano del male. Damiel si innamora di una trapezista ma è un amore non corrisposto perché l'angelo è invisibile agli occhi della donna. Un giorno però incontra un uomo che in passato è stato angelo ma che ha rinunciato alla sua immortalità. Anche Damiel decide allora di diventare uomo, si trova quindi a vivere un' esistenza terrena: scopre il dolore e il sangue. Ma resta uomo: fa questa scelta per amore.
La prova dell'esistenza di Dio è uno dei grandi temi della filosofia. Deus est ens quo nihil maius cogitari potest (cfr. trad.: Dio è un essere di cui non si può pensare nulla di più grande) affermava Anselmo d'Aosta, tra i tanti filosofi e teologi che, nel corso dei secoli, si sono cimentati nel solco di questa prova capitale. Tutti intendendo la parola "esistenza" in seno al concetto ontologico, quindi al suo "essere".
Volgiamo lo sguardo agli antichi: per i greci l'esistenza degli dei non è da dimostrare, ma da raccontare. La loro esistenza è costellata da tanti aneddoti: trasformazioni, amori, vendette.
Per gli antichi non c'era da chiedersi se gli dei esistessero o meno, cioè se ci fossero realmente, piuttosto come si manifestasse la loro "divinità" nella quotidiana esistenza.
Togliere il concetto di "esistenza" da un contesto ontologico e impaginarla piuttosto nella contemporaneità, in un divenire e manifestarsi, permette di mantenere a quella "divinità" il suo status divino ma di ricollocarlo in un ambito quotidiano, familiare, ovvero in un ambito con il quale abbiamo familiarità.
Ora, lasciamo Dio per occuparci degli angeli di Reolon, che non appartengono certamente alle gerarchie angeliche della teologia giudaico cristiana, tanto meno sono angeli ribelli precipitati perché colpevoli vanagloriosi; e neppure sono angeli che ci mostrano l'antico doppio del sacro.
Reolon ci propone degli angeli che hanno la potenza totemica di Michelangelo Buonarroti e sfrecciano veloci come il segno di Pietro Paolo Rubens.
Il paradiso di Reolon è un foglio di carta nel quale il pittore scrive una sua personale preghiera. Convoca gli angeli dipingendoli nella loro quotidianità: mentre suonano chitarre che non esistono o mentre si pettinano i capelli; o ancora mentre giocano tra loro allacciando i loro corpi eterei eppure traboccanti di carne maestosa.
Angeli che hanno più volti, ora maschili ora femminili, e muovono continuamente le loro mille mani. Sono angeli indaffarati perché ci devono proteggere, sostenere, devono portare il bene – come scrive e poi cancella sul figlio il pittore.
Questi angeli nati dalla carta, un materiale povero, risorgono da vecchi disegni di Reolon, dove compaiono esatti studi anatomici: porzioni di corpo, una gamba e un piede studiati e sezionati, la muscolatura, uno scheletro.
Sono angeli che nascono dal corpo degli uomini, mischiati dunque all'umanità. Sono angeli tratteggiati, incompiuti ma floridi, esuberanti, a volte debordanti. Tanto che per esistere hanno bisogno di enormi fogli di carta, e ancora quasi non basta.
L'intento confessato dall'artista è quello di ringraziarli, per essere tra noi, per le loro mille mani che lavorano sempre, li ha definiti "lavoranti".
Sono angeli, confessa ancora l'artista, che si adoperano perché l'uomo capisca che deve amare sé stesso, gli altri, la natura, gli animali.
Sono angeli impegnati nella loro quotidianità, la loro esistenza è fatta di cose concrete, esattamente come la nostra. Quella di tutti i giorni.
Ma se questi angeli usassero uno specchio, cosa vedrebbero?
Perché Reolon non dipinge l'esistenza degli angeli, Reolon dipinge sempre e solo l'uomo.
E la preghiera che rivolge agli angeli in realtà la rivolge all'uomo, proprio a ognuno di noi.
Affinché troviamo l'Angelo che c'è in noi.
Quello fatto di carne, ossa e bene, quello che pettina suo fratello, quello che lavora per gli altri, quello che suona strumenti invisibili perché non è necessario mostrare il bene che si fa.
Perché la melodia del nostro essere nel bello e nel buono risuona cosmicamente.
Reolon vuole che come uomini siamo semplicemente migliori.
Questa è la preghiera che rivolge a tutti noi umani.
Questo è quello che ogni giorno prova a fare lui.
Mostra: Stefano Reolon. L’Esistenza degli Angeli
Padova - Spazio Biosfera
Apertura: 14/03/2024
Conclusione: 17/03/2024
Curatore: Barbara Codogno
Indirizzo: Via S. Martino e Solferino 5/7 - 35122 Padova
Inaugurazione: 14 marzo ore 18.30
Esposizione: 14, 15, 16, 17 marzo
Orario: giovedì e venerdì 10.00-12.30 e 16.00-20.00 | sabato e domenica 10.00-20.00
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