Prosegue fino al 22 febbraio la mostra "Vittorio Tolu. Made in Conventino. 7 piazze e altre storie", a cura di Lucilla Saccà visitabile al Conventino Caffè Letterario di Firenze.
"Di fronte agli eventi della storia e agli enigmi dell'esistenza, Vittorio Tolu propone un'inesauribile leggerezza, e piuttosto che rappresentare sceglie di suggerire trasportando queste tematiche e questi interrogativi nello spazio della sua arte; ogni elemento si piega a un preciso disegno progettuale espresso con tratti sintetici, campiture piatte e l'inserimento di oggetti del tutto riconoscibili, ma inusuali e inquietanti in quel determinato contesto."
Il titolo di questa mostra, Made in Conventino, indica che tutte le opere sono state realizzate in questo luogo, dove l'artista ha lo studio da molti anni. Sudario ('97), imponente tela bianca, segnata dal sangue, non è mai stata esposta, compare riprodotta nelle ultime pagine di Teatron ('01), uno dei pochi libri da sfogliare realizzati da Tolu. Il libro che affronta il tema della tragedia nella classicità, si spinge avanti nel tempo fino a testimoniare le molteplici guerre della contemporaneità dal Kosovo alla Palestina, alle Torri Gemelle, all'Afganistan a Israele.
Compare una scritta autografa "sangue impetuoso soffia da tutte le direzioni"; il sangue viene assimilato al vento come se la dimensione di liquido non fosse sufficiente a testimoniare l'entità della tragedia. Anche Deposizione, di due anni precedente si avvale della leggerezza nella scelta dei drappi; uno nero quale immenso fondale e l'altro bianco, che vi si sovrappone con le sue pieghe leggere. Un'iconografia ricorrente nella tradizione cristiana, che in questo caso è condotta con una sintesi aniconica che la proietta verso l'assoluto. Le grandi tele di Impero e Prove di Apocalisse, realizzate con lineari tratti scuri, continuano le tematiche del potere. Il primo presenta una schematica forma umana che termina con una sorta di piccola testa dal becco molto aggressivo. Inoltre la composizione è sovrastata dal noto simbolo dell'infinito, che però è disegnato aperto; le sue doti di eternità, pace e sicurezza sono dunque messe in dubbio.
In Prove di Apocalisse, due potenti parallelepipedi scuri, con le basi minate dall'instabilità del colore e sui quali tremule luci indicano la presenza umana, hanno come protezione una misteriosa creatura alata, forse un angelo. Realizzata con un raffinato disegno si rivela piccola nella sua delicatezza e incapace di ordire una difesa. Forse questa visione pessimistica e la sfiducia nel potere si compongono in parte nella scultura dell'Inseminatore; l'uomo albero si erge inarrestabile verso l'alto e raddoppia la sua figura nella proiezione dell'ombra. Ha radici profonde in una terra antica e le sue forme si riconducono a fattezze ancestrali. Tuttavia i colori primari, stesi come una pittura industriale, priva di ogni sfumatura, lo proiettano nella contemporaneità; restano a confortare le sue origini secolari e la conoscenza rassicurante della natura, a Israele. Siamo di fronte ad una teofania della tragedia, che scorre impalpabile di pagina in pagina. ... leggi il resto dell'articolo»
Nei lavori delle Piazze la vibrazione tattile delle superfici dei drappi è scomparsa. La composizione si è fatta rigida, cristallizzata in un geometrismo rigoroso evidenziato ora da oggetti simbolici, ora da elementi geometrici scavati sul piano dell'opera. È' un universo immoto, chiuso in se stesso, che in virtù delle proporzioni assolute e della mancanza di qualsiasi riferimento con una possibile realtà circostante, assurge a maquette e potrebbe essere risolto sia in dimensioni minime che in soluzioni imponenti.
In Esplanade tre parti essenziali si relazionano con un'energia vibrante; un candido parallelepipedo con al centro un quadrato nero e in asse un'asta, presenza minimale scelta come raccordo tra i vari elementi. Il piano uniforme reca la scritta dell'artista "la notte accoglie tutto compresa la vita". Parole austere che acquistano un messaggio più incisivo se consideriamo che il quadrato centrale è realmente scavato sulla superfice del lavoro. Un misterioso pozzo nero, che assume un ineluttabile valore centripeto, quasi come la forza di attrazione delle sabbie mobili. Quest'opera rivela una sottile relazione con Piazza del silenzio, un tema trattato più volte, dove il silenzio può significare anche l'assenza del colore. I diversi piani sono omogenei e compatti, scanditi da pochi elementi di collegamento. Siamo in presenza della realizzazione di microcosmi, di mete esistenziali, che raccontano di mondi intangibili, forse sognati, talvolta inquietanti. La presenza di manufatti svariati, di minime architetture, quali scale, piani e dislivelli necessitano di un preciso lavoro di scavo e di una tecnica attenta, capace di operare in spazi molto ridotti che ricorda anche la creazione di gioielli praticata dall'artista. Non tutti gli oggetti vengono creati ad hoc, alcuni provengono da pratiche di recupero. La selezione delle cose da mettere in campo, non proviene da un progetto preordinato, l'opera si costruisce durante il suo stesso processo, perché quello che interessa non è l'oggetto in quanto tale, ma le dimensioni dei volumi e delle geometrie scelte per occupare lo spazio.
Place de la Pyramide e Enigma, veri e propri universi in miniatura dalle architetture studiate e realizzate con complessa precisione, accolgono cavità inattese e una vasta campionatura oggettuale: semisfere di vetro, rocchetti, prisma esagonali, pali e perfino la riproduzione del minareto di Samarra, dalla conformazione conica a spirale. Il colore vivace è steso senza chiaroscuri, come già apparivano gli oggetti smaltati in Blob City e le proporzioni non sono rispettate. In Enigma i rocchetti per il filo hanno le stesse dimensioni del minareto e questo è in rapporto con il palo; seguono equilibri autonomi che servono a organizzare lo spazio architettonico del lavoro, permeato da un'ironia sottile, lontana dall'humor nero surrealista. Un'acuta ironia è la dominante di Mostra Collettiva, giocattolo per collezionisti e di Mostra Personale, esposta nel nostro caso. Due opere, finemente scolpite, dove Tolu inserisce le riproduzioni scultoree dei suoi lavori; un intervento di autopromozione intellettuale spiccatamente ironico che prende le distanze dalle regole del mercato dell'arte e dalle certezze del conformismo. Ricordo, tenendo conto delle differenze, l'esperienza artistica di Guglielmo Achille Cavellini, noto anche come GAC, che negli anni settanta inventa il termine "autostoricizzazione" con cui inizia un'operazione di comunicazione internazionale, presentando lavori in cui esalta l'autopromozione dell'artista.
Nel lavoro di Tolu sono ricorrenti anche l'attenzione per i problemi sociali come la mancanza di cibo, le marcate differenze delle zone del mondo e il tema delle migrazioni dei popoli. L'artista realizza fantastiche cartografie che indicano luoghi sperduti dell'Africa e del Medio Oriente, oggi in fiamme, e disegna percorsi che dal sud si spingono verso il mare e verso l'Europa. Sono cammini spesso tortuosi (Routes), segnati dalle impronte dei piedi di esseri umani, che non compaiono, ma sono presenti con il loro dolore e la loro disperata tenacia. Nella collettiva Accumulazioni (Galleria Flori, Firenze'71) Tolu partecipa con Atlante, sintetica installazione che affronta la questione della fame. Si tratta di una tavola sobriamente apparecchiata con 12 stoviglie bianche; le pietanze non sono uguali per tutti e nel Sud del Mondo si riducono a pochi grani di riso e a qualche mucchietto di sabbia che alludono alla povertà assoluta. Questa scarna realizzazione aumenta la forza del messaggio, sostenuto anche dal testo sferzante di Lara-Vinca Masini, che dichiara "...Accumulazioni, propone l'utilizzazione dello spazio di una galleria di azioni e gesti artistici, di per se alternativi e d'impatto rispetto alla situazione costrittiva costituita dal mercato artistico nella nostra società industriale capitalistica".
Piazza dei giochi di equilibrio è un libro scultura in copia unica, senza colori aggiunti, uno dei tanti creati con passione da Tolu in più di mezzo secolo di attività. Parte delle pagine sono incollate e incise con la sgorbia per ricavare una scala in discesa e all'angolo opposto uno scavo di dimensioni più ridotte, che sottolinea lo spessore del piano. E' un soggetto che unisce i vari contenuti della ricerca: la rigorosa progettualità che contribuisce a sottolineare l'autonomia dell'opera nella sua funzione di occupazione dello spazio, l'essere uno strumento di indagine, la citazione erudita della tradizione culturale europea. Con un finissimo tratto a lapis sulla pagina aperta, Tolu ritrae l'Acrobata di Picasso (1930) che avanza, rischiando di precipitare, sulla curva del globo terrestre. Una figura inaspettata che pone molti interrogativi; si tratta di un'allegoria dell'esistenza umana o della precarietà di scegliere di fare arte o dell'incertezza del futuro? Una risposta univoca non esiste.
Note biografiche
Vittorio Tolu
Inizia la sua attività artistica alla fine degli anni Cinquanta presso la galleria Numero di Fiamma Vigo, a Firenze. Nel 1966 è co-fondatore del gruppo "Set di Numero"; con il gruppo "Set di Numero", Galleria Lucio Amelio, Napoli, 1968. Farà poi parte del gruppo "F 1" di Firenze, con la partecipazione di Achille Bonito Oliva e l'adesione di Lara-Vinca Masini. Dal 1966 ad oggi realizza un centinaio di libri-oggetto e libri- scultura. Nel 1972 vince il 1° Premio Internazionale "Joan Mirò" a Barcellona. Dagli anni Ottanta si dedica prevalentemente alla scultura, con opere che si pongono in costante dialogo e scambio con la sua produzione pittorica.
Ha tenuto mostre personali e collettive in Italia e all'estero. Tra queste, da ricordare: personali e collettive alle Gallerie Numero di Fiamma Vigo, 1963-1975; mostra itinerante in Cecoslovacchia, Bratislava, Zilina, Banska Bystrica,1968; "Ventunoundicisessantanove", Galleria Diagramma, Milano, 1969; "Megalopolis", Galleria 2000, Bologna 1972; Fiere di Basilea, Dusseldorf, Bologna, 1973-1975; personale "Libri & oggetti", Biblioteca Nazionale Centrale, Firenze, 1994; "Oggetto libero", Archivio di Stato, Firenze, 2007; "Pittosculture", personale Accademia delle arti del disegno, Firenze, 2010; 54a Biennale di Venezia, 2011; personale nella D'Haudrecy Art Gallery, Knokke, Belgio, 2011; personale: "Quotidiana", Biblioteca Umanistica Firenze, 2016; Accademia delle Arti del Disegno di Firenze: "Archipitture. Omaggio a Vasari", 2012; "Disegno segreto", 2014; "Per Leonardo. L'arte è libera", 2019; Biblioteca San Giorgio, Pistoia
Dal 2004 fa parte della Classe di Pittura dell'Accademia delle Arti del Disegno di Firenze, di cui è attualmente accademico emerito.
Hanno scritto sul suo lavoro: Achille Bonito Oliva, Giuseppe Chiari, Claudio Popovich, G. B. Nazzaro, Rolando Bellini, Eugenio Miccini, Gaudens Freuler, Marco Fagioli, Francesco Gurrieri, Lara-Vinca Masini, Salvatore Naitza, Giuseppe Nicoletti, Tommaso Paloscia, Ernestina Pellegrini, Lucilla Saccà, Carlo Sisi, Pierluigi Tazzi, Francesco Vincitorio.
Sue opere si trovano in Musei e collezioni pubbliche e private.
Mostra: Vittorio Tolu. Made in Conventino. 7 Piazze e altre storie
Firenze - Conventino Caffè Letterario
Apertura: 02/02/2024
Conclusione: 22/02/2024
Curatore: Lucilla Saccà
Indirizzo: Via Giano della Bella, 20 - 50124 Firenze
Orario: ore 11.00-18.00 da martedì a domenica
Open studio e visita alla mostra con l'artista: ogni martedì su appuntamento.
Info e prenotazioni: +39 333 5296143 | +39 055 7092563
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