Artisti

10 artisti internazionali in mostra in Italia

Dalle celebrità assolute come Yayoi Kusama all'iconico ex leader del gruppo musicale R.E.M. Michael Stipe, ecco una carrellata di artisti internazionali di cui si possono ammirare le opere da vicino grazie ad esposizioni in corso o che verranno presto inaugurate in Italia.
Juergen Teller, Self-portrait for Business of Fashion, London 2015

1. Juergen Teller

Juergen Teller è considerato uno dei nomi di riferimento di un gruppo di fotografi di fama internazionale, molto apprezzati sia nell'ambito della fotografia commerciale che in quello dell'arte contemporanea. È noto in tutto il mondo per i suoi ritratti di personaggi celebri, gli editoriali di moda provocatori e originali campagne realizzate per vari stilisti.

Teller si è fatto conoscere nella Londra dei primi anni Novanta, e negli ultimi cinque anni, ha collaborato con la moglie Dovile Drizyte a progetti comuni che riflettono vari aspetti del loro rapporto, del matrimonio e della genitorialità. 

Fino 1 aprile 2024 Triennale Milano presenta la mostra "Juergen Teller i need to live", a cura di Thomas Weski in collaborazione con Juergen Teller e Dovile Drizyte. L'esposizione, che è stata presentata al Grand Palais Éphémère di Parigi dal 16 dicembre 2023 al 9 gennaio 2024, è la più ampia retrospettiva mai realizzata del lavoro del fotografo tedesco e attraversa la sua produzione creativa, dalla prima metà degli anni Novanta ad oggi.

i need to live presenta oltre 1000 opere e riunisce sia lavori personali che opere su commissione, immagini note e nuove serie fotografiche, oltre a video e a installazioni.

2. Philip Colbert

MANN, Museo Nazionale Archeologico di Napoli ospita il progetto site specific dell'artista britannico Philip Colbert, "House of the Lobster", in programma dal 26 gennaio 2024 fino al 1 aprile 2024. 

Philip Colbert è nato in Scozia nel 1979, vive e lavora a Londra e si è laureato con un master in filosofia presso l'Università di St. Andrews. Colbert è uno degli artisti più innovatori dello scenario contemporaneo, un pioniere del metaverso. Congiuntamente ai suoi dipinti storici dal carattere hyper pop, egli ha creato un seguito globale per il suo personaggio, nonché alter ego, con l'aspetto di un'aragosta che sembra un cartone animato.

Al MANN, i visitatori saranno immersi nella serie di sculture in marmo e bronzo di Colbert, oltre che in dipinti a olio di grandi dimensioni, ispirati dalla sua prima visita al Museo. L'artista ha tratto profonda ispirazione soprattutto dai mosaici del museo. Al centro della mostra c'è un mosaico marino, proveniente da Pompei VIII, 2 16, con al centro una battaglia tra un'aragosta, una murena e un polpo. Per Colbert, il significato profondo di questo conflitto intrappolato ha portato l'artista a produrre le scene di battaglia sottomarina nelle 'Pompeii Series' (2023 – presente) qui esposte. Colbert esplora la lotta senza tempo simboleggiata nel mosaico dall'aragosta, dall'anguilla e dal polpo, tessendo una narrazione di conflitto perpetuo.... leggi il resto dell'articolo»

Philip Colbert

Philip Colbert in mostra al MANN di Napoli. Foto di ©Ivan Romano / Getty Images

3. Evan Roth

Evan Roth è un artista americano che indaga sul mondo di internet, la geografia e la rete delle comunicazioni. L'artista opera tra fotografia, video, installazione e pittura. Al centro della sua ricerca artistica ci sono le distorsioni presenti sia a livello tecnico che socio-politico nel mondo delle reti digitali. Attraverso le sue opere Evan Roth rende visibili agli occhi di tutti gli aspetti invisibili delle tecnologie legate alla comunicazione, sfidando così la normale percezione che si ha di esse.

Mondi Distorti è la prima personale italiana dell'artista americano e resterà allestita fino al 24 febbraio a FMAV, Fondazione Modena Arti Visive, Palazzo Santa Margherita, a Modena. La mostra presenta opere realizzate tra il 2013 e il 2023 che riflettono sulla relazione tra internet e la società.

Mondi DIstorti

Evan Roth, still da Skyscapes: Modena, video, 2023. Courtesy l'artista

4. Sarah Sze

Sarah Sze (Boston, 1969) è in mostra negli spazi delle OGR Torino fino all'11 febbraio 2024. METRONOME, è la prima personale in un'istituzione italiana dell'artista statunitense, a cura del Senior Curator delle OGR Torino Samuele Piazza. 

La mostra presenta una grande installazione ambientale che allude all'uragano di informazioni e di immagini che caratterizza il nostro presente e restituisce tutta la complessità della poetica dell'artista, che dalla fine degli anni Novanta sviluppa un linguaggio visivo che sfida la staticità della scultura

Allestita per la prima volta nel 2023 nella sala d'attesa della stazione londinese di Peckham Rye riaperta al pubblico dopo oltre 60 anni, questa grande opera installativa assume, negli spazi industriali delle OGR Torino, coevi alla stazione inglese, un'ideale continuazione della sua storia espositiva: la rivoluzione industriale ottocentesca, di cui le due architetture sono testimonianza, è stato un momento di accelerazione tecnologica che ha irrimediabilmente modificato il rapporto dell'uomo con il tempo e lo spazio.

METRONOME mette il visitatore davanti a un cosmo composto da centinaia di elementi: un'intricata griglia metallica sospende in aria una serie di fogli di carta su cui scorrono immagini provenienti da molteplici proiezioni. La scultura dà origine alle immagini e le immagini alla scultura, in un continuum in cui il lavoro è contemporaneamente opera e dispositivo. Le proiezioni si estendono poi nello spazio, occupando completamente il Binario 1 delle OGR.

Metronome

Foto Andrea Rossetti per OGR Torino

5. Esther Stocker

Esther Stocker (1974) è riconosciuta a livello mondiale per le sue pitture, sculture e grandi installazioni caratterizzate da uno stile astratto e geometrico e per l'uso di una palette limitata al nero, bianco e grigio, Esther Stocker incentra la sua ricerca sulla visione e sulla percezione dello spazio, attraverso un approccio esistenziale e sociale. "Nei miei dipinti, nelle mie sculture e installazioni cerco di descrivere l'ambiguità e l'incertezza del sistema. Utilizzo la precisione di un sistema per investigare il sistema stesso. Cerco di liberare e abbandonare i nostri modi di vedere e comprendere che sono associati alla riconoscibilità delle forme e che ci distinguono gli uni dagli altri, talvolta inconsciamente." Esther Stocker ha studiato all' Accademia di Belle Arti a Vienna, a quella di Brera (Milano), all'Art Center College of Design a Pasadena, in California.

La Fondazione Alberto Peruzzo dedica a Esther Stocker fino a marzo 2024 la mostra "Uno scenario mentale", allestita nella navata della Nuova Sant'Agnese a Padova. La personale presenta al pubblico un nuovo insieme di opere a parete e nello spazio, a creare un ambiente immersivo e animabile solo dallo spettatore.

Esther Stocker

Esther Stocker. Uno scenario mentale, Fondazione Alberto Peruzzo, ph. ©Ugo Carmeni, 2023

6. Ron Mueck

Nato nel 1958 a Melbourne (Australia) da genitori tedeschi, Ron Mueck vive e lavora nel Regno Unito dal 1986. Dopo aver lavorato come realizzatore di manichini e pupazzi per film e televisione, la sua carriera artistica inizia nel 1996 con una scultura di Pinocchio commissionata dall'artista Paula Rego. Un anno dopo, la sua opera Dead Dad (1996-97) diventa la star della mostra Sensation: Young British Artists from the Saatchi Collection (presso la Royal Academy of Arts di Londra). Nel 2001, Boy (1999) viene presentata alla 49a edizione della Biennale di Venezia.

L'opera di Ron Mueck evoca temi universali e ha rinnovato profondamente la scultura figurativa contemporanea. Per scolpire i suoi prodigiosi e realistici personaggi, sempre di dimensioni sorprendenti, impiega mesi, a volte anni.

Fino al 10 marzo 2024, Triennale Milano e Fondation Cartier pour l'art contemporain presentano la sua prima personale in Italia, con una selezione di opere mai esposte prima in Italia. Il percorso espositivo si compone di sei sculture e comprende la monumentale installazione Mass (2017, proveniente dalla National Gallery of Victoria, Melbourne), esposta per la prima volta fuori dall'Australia

Ron Mueck in Triennale

Ron Mueck, Mass, 2017, National Gallery of Victoria, Melbourne, Felton Bequest, 2018, © Michel Slomka / MYOP / Lumento

7. Michael Stipe

Michael Stipe (USA, 1960), iconico leader del gruppo musicale R.E.M., oggi si presenta come artista visivo poliedrico, e la Fondazione ICA Milano presenta, fino al 16 marzo 2024, una sua grande mostra personale "I have lost and I have been lost but for now I'm flying high".

Pensato appositamente per l'occasione, il progetto espositivo ha nel ritratto il fulcro della sua ricerca, interpretato attraverso un ampio ventaglio di linguaggi espressivi che spaziano dalle fotografie a copertine di libri, dalle ceramiche alle sculture e alle opere audio. In mostra una selezione di opere inedite che tracciano un percorso nella produzione artistica di Michael Stipe, offrendo una riflessione originale che intreccia i concetti di omaggio e vulnerabilità. Il titolo della mostra evoca una dichiarazione dell'artista che identifica nella vulnerabilità una vera e propria forza propulsiva.

Ecco le parole di Michael Stipe in proposito: "La vulnerabilità diventa un superpotere in questa dinamica. Una mappa che descrive le difficoltà del nostro presente mettendo in luce nuove opportunità e una rinnovata comprensione della nostra importanza, non solo per noi stessi, ma anche per coloro che ci circondano, per le nostre comunità, per il nostro mondo. In questo momento scelgo di concentrarmi sul bene più prezioso, sulla brillantezza, sulla bellezza e sulla giocosità della vita. Ho perso e mi sono perso, ma per ora sto volando alto."

Michael Stipe

Michael Stipe espone le sue opere per la prima volta in Italia a Milano

8. Allen Jones

Allen Jones (Southampton, 1937) è un artista inglese tra i fondatori della Pop Art britannica. Studente al Royal College of Art, da cui fu poi espulso, Allen Jones prese parte all'esposizione Young Contemporaries del 1961, evento annuale della Royal Society of British Artists, dove con le loro opere il gruppo di artisti presenti, tra cui David Hockney e Peter Phillips, diede l'avvio ufficiale alla Pop Art britannica. Attirato dall'Espressionismo astratto ed incuriosito dagli sviluppi della Pop Art americana di Andy Warhol, Robert Indiana e Claes Oldenburg, nel 1964 Allen Jones decide di trasferirsi a New York dove si stabilisce in un atelier del famoso Chelsea Hotel. Qui la sua arte si focalizza sempre di più su quei temi sensuali e carichi di ironia che caratterizzano tutta la sua opera. 

Ispiratore di registi come Stanley Kubrick, amato da personaggi come Elton John che ne collezionano la sua opera, Allen Jones è per l'arte quello che Mick Jagger è per la musica o Vivienne Westwood per la moda: un'icona che con la sua arte ha influenzato tutto, dal design alla moda, dalla cultura popolare ai film.

Allen Jones torna quest'anno in Italia alla Galleria d'Arte Maggiore g.a.m. di Bologna, dal 31 gennaio al 26 aprile 2024, per la prima volta dopo la grande antologica a lui dedicata dalla Royal Academy di Londra nel 2014, con una serie di opere iconiche rappresentative della sua carriera. "Allen Jones. Forever Icon" presenta anche il mitico scatto fotografico che immortala Kate Moss trasformata in scultura da un'armatura, simbolo e immagine non solo della rassegna londinese, ma di un'intera epoca.

Allen Jones in mostra

Allen Jones, Body Armour (Kate) © Maggiore g.a.m. / Allen Jones

9. Yayoi Kusama

Yayoi Kusama è nata in Giappone, a Matsumoto, nel 1929, da una famiglia agiata che aveva previsto per lei una precisa posizione nella società. Fin da bambina però Kusama comincia ad avere delle allucinazioni uditive e visive. Come la stessa artista ha raccontato è iniziato tutto in un campo di fiori: "C'era una luce accecante, ero accecata dai fiori, guardandomi intorno c'era quell'immagine persistente, mi sembrava di sprofondare come se quei fiori volessero annientarmi".

L'arte si rivela fin da subito un elemento necessario e terapeutico, con la quale gestisce le sue allucinazioni. I suoi genitori, tuttavia, non accettano la sua passione, tanto che sua madre distrugge i suoi disegni prima che lei riesca a terminarli. È proprio per questo motivo che una delle prime forme d'arte di Yayoi Kusama sono i pois, elementi veloci da disegnare.

Nel 1958 si trasferì negli Stati Uniti, prima a Seattle e poi a New York e ben presto comincia a farsi notare con le sue opere, fino a raggiungere la fama in tutto il mondo e nel 1973 torna in Giappone e nel 1977 si fa ricoverare spontaneamente in un istituto psichiatrico dove vive ancora oggi. Ma questo non le ha in alcun modo impedito di affittare un atelier davanti all'ospedale, in cui si reca ogni giorno per dipingere.

Fino al 24 marzo 2024, Palazzo della Ragione a Bergamo ospita la mostra "Yayoi Kusama. Infinito Presente", presentando Fireflies on the Wateruna delle sue Infinity Mirror Room più iconiche, proveniente dalla collezione del Whitney Museum of American Art di New York. Si tratta di una installazione dalle dimensioni di una stanza pensata per essere vista in solitudine, una persona alla volta.

L'opera consiste in un ambiente buio, le cui pareti sono rivestite di specchi; al centro, si trova una pozza d'acqua, che trasmette un senso di quiete, in cui sporge una piattaforma panoramica simile a un molo e 150 piccole luci appese al soffitto che, come suggerisce il titolo, sembrano lucciole.

Yayoi Kusama in mostra a Bergamo

© Yayoi Kusama, Fireflies on the Water, 2002. Mirrors, plexiglass, lights, and water, 111 × 144 1/2 × 144 1/2 in. (281.9 × 367 × 367 cm). Whitney Museum of American Art, New York; purchase with funds from the Postwar Committee and the Contemporary Painting and Sculpture Committee and partial gift of Betsy Wittenborn Miller 2003.322. © Yayoi Kusama. Photograph by Jason Schmidt

10. Martin Parr

Martin Parr, nato a Epsom nel 1952, è considerato il più celebre e celebrato fotografo inglese contemporaneo, detiene anche il record assoluto di più esposizioni tenute contemporaneamente: nel 2000 è stato infatti esposto il suo progetto "Common Sense" in 40 sedi disposte in dieci paesi diversi.

Il Mudec-Museo delle Culture con Magnum Photos, dal 10 febbraio al 30 giugno 2024 presenta la mostra "Short & Sweet", che presenta oltre 200 scatti tra cui oltre 60 tra medi e piccoli formati scelti e selezionati dall'autore e presentati insieme a un'intervista inedita a cura della storica e critica della fotografia Roberta Valtorta.

Il progetto espositivo fa un excursus della sua produzione, a partire dai primi lavori in bianco e nero per arrivare ai temi cari a Parr, dalle 'vite da spiaggia' al turismo. In mostra anche una selezione dell'installazione Common Sense, con oltre 200 fotografie in formato A3, tra le 350 esposte nella mostra omonima del 1999, che esplorano la realtà plastificata e pacchiana del mondo occidentale. 

Martin Parr al Mudec

Martin Parr. Bambola gonfiabile, Common Sense, 1995-1999 © Martin Parr/Magnum Photos


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Pubblicato il 31/01/2024

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