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Da Monet e Van Gogh alla Pop Art, come cambia lo sguardo sulla natura. Le mostre da vedere

L'attualità espositiva in Italia ci suggerisce uno sguardo a come sono cambiati il modo di guardare la natura degli artisti e l'urgenza di rappresentarla nelle loro opere, dall'esperienza En Plein Air degli impressionisti fino alle innovazioni degli anni '60, con l'utilizzo di nuovi materiali di derivazione industriale. Scopri le mostre da non perdere per vedere dal vivo le opere di cui parliamo.
Vincent van Gogh - Campo di grano sotto cielo nuvolo (dettaglio) ©Collection Kröller-Müller Museum

Dai girasoli e i campi di grano di Van Gogh alle ninfee di Monet, all'arte dei nuovi materiali degli anni '60 del Novecento. Com'è cambiato lo sguardo degli artisti sulla natura in meno di un secolo? Ci serviamo delle mostre visitabili in questi giorni, dove si possono ammirare alcune opere davvero preziose in cui la natura è protagonista, per darne una rappresentazione tangibile.

Tre bellissime mostre, concentrate in due regioni italiane del nord-est, ci consentono un affascinante viaggio nei diversi modi di rappresentare la natura nell'arte, in una sorprendente trasformazione avvenuta in meno di un secolo. A Van Gogh è dedicata una mostra davvero ricca, per numero di opere e per qualità dell'allestimento espositivo, al Museo Revoltella di TriesteLeggi qui le nostre impressioni e le ragioni per cui pensiamo meriti di essere vista. Monet è doppiamente protagonista a Padova, a Palazzo Zabarella e al Centro Culturare Altinate | San Gaetano, e i massimi esponenti dell'arte Pop italiana degli anni '60 e '70 sono in mostra a Vicenza, in Basilica Palladiana.

Claude Monet, Stagno delle ninfee

Claude Monet, Stagno delle Ninfee, 1918-19, Olio su tela, 73 x 105 cm, Parigi, Musée Marmottan Monet, lascito di Michel Monet, @Musée Marmottan Paris

La natura era entrata nell'arte molto tempo prima, potremmo dire fin dalle prime tracce lasciate dall'uomo nelle Grotte di Lascaux, ma è con l'avvento della Pittura en Plein air che essa diventa assoluta protagonista. La natura finalmente non è più idealizzata o artificio simbolico, ma viene rappresentata dal vero, per catturare la luce naturale, l'atmosfera, i colori.

Era il 1872 quando Claude Monet dipinse "Impression, soleil levant", l'opera che, grazie all'esposizione nello studio del fotografo Nadar del 15 aprile 1874 e alla critica denigratoria di Louis Leroy, avrebbe lasciato un segno indelebile nella storia dell'arte, "battezzando" l'intero movimento pittorico di quel gruppo di giovani artisti come "Impressionismo".

Di lì a pochi anni un altro genio dell'arte della seconda metà dell'Ottocento, Vincent van Gogh, entrò prepotentemente nella storia dell'arte col suo sguardo nuovo sulla natura, che sarebbe stato compreso e ammirato solo molti anni dopo, fatto di pennellate spesse e di colori intensi, in rappresentazioni che assumono nuovamente significati simbolici, ma non certo con intenti idealizzanti o per rappresentare armonia, quanto piuttosto per farsi immagine di emotività e interiorità dell'artista. La natura diventa pretesto di espressione del pathos che pervade l'esistenza umana.

Seminatore, Van Gogh

Vincent van Gogh, Il seminatore (Arles, 17-28 giugno 1888 circa; olio su tela, 64,2 × 80,3 cm; Otterlo, Kröller-Müller Museum)

Se l'Espressionismo, in qualche modo anticipato da Van Gogh, si è concentrato sulla figura umana, la sua psiche, le sue pulsioni ed emozioni, per arrivare alla forma astratta e informale, e avanguardie storiche come il Futurismo hanno esaltato temi come la modernità, la macchina, la velocità, dobbiamo attendere di superare la Seconda Guerra Mondiale e gli anni '50 perché la natura torni soggetto di alcune ricerche artistiche innovative, in modi e per intenti completamente nuovi.... leggi il resto dell'articolo»

Ma torniamo all'attualità espositiva, per mettere a confronto la rappresentazione di una natura rassicurante, espressione di bellezza, delle tele dei pittori impressionisti, a partire dai capolavori di Claude Monet, con alcune esperienze già calate nella contemporaneità, associate all'esperienza della Pop Art, tra gli anni '60 e '70.

Diamo uno sguardo a quest'immagine.

Monet e Gino Marotta

A sinistra: Claude Monet, Ninfee e Agapanti, 1914-17 circa, Olio su tela, 140x120cm @Musée Marmottan Monet, Paris. A destra: Gino Marotta, Natura modulare, 66-71, metacrilato, Galleria Erica Ravenna

Da una parte una splendida tela di Monet, "Ninfee e Agapanti", realizzata negli anni della Prima Guerra Mondiale nella sua casa di Giverny, durante l'ultima fase del suo percorso creativo, quando perse interesse per i paesaggi e si concentrò sui dettagli della natura che aveva egli stesso modellato nel suo splendido giardino. L'opera è esposta nella mostra "Monet. Capolavori dal Musée Marmottan Monet, Paris", visitabile fino al 14 luglio a Padova, presso il Centro Culturale Altinate | San Gaetano.

Dall'altra un'opera di un artista italiano, Gino Marotta (Campobasso, 20 giugno 1935 – Roma, 16 novembre 2012), sicuramente meno noto di Monet, pur se di fama internazionale, dal titolo "Natura modulare", realizzata alla fine degli anni '60 utilizzando il metacrilato, materiale plastico già noto in ambito industriale da alcuni decenni, ma assolutamente nuovo per l'arte in quel momento. L'intento dell'artista non è quello di riprodurre la natura in modo realistico, sarebbe stato anacronistico, ma di scomporla e riassemblarla in nuove forme, creando una sorta di "natura artificiale". I colori accesi rimandano alla "temperatura" Pop del panorama artistico di quegli anni, che seguivano la storica Biennale di Venezia del 1964, vinta dall'americano Robert Rauschenberg.

Gino Marotta, Perugino amore mio

Gino Marotta, Perugino amore mio, 1970, tecnico misto su legno, metacrilato, stampa fotografica, Collezione privata, Countesy Galleria Erico Ravenna

Questa ed altre opere di Gino Marotta sono esposte nella mostra "POP/BEAT – Italia 1960-1979. Liberi di Sognare", allestita a Vicenza, nella splendida Basilica Palladiana, fino al 30 giugno 2024.

La serie di opere "Natura modulare" rappresentano anche un invito a riflettere sul rapporto tra l'uomo e l'ambiente naturale, sempre più compromesso dalla tecnologia e dall'industrializzazione, tema che è stato dominante anche nel percorso artistico di Piero Gilardi (Torino, 3 agosto 1942 - 5 marzo 2023), altro grande artista che esordiva negli anni '60, coinvolto nell'esperienza dell'Arte Povera. Anche nel caso di Gilardi e dei suoi celebri "Tappeti Natura" l'opera viene realizzata utilizzando un materiale industriale, il poliuretano espanso, che si presta a creare forme tridimensionali realistiche. Le sue composizioni infatti ricalcano fedelmente l'aspetto di elementi naturali come prati, boschi, corsi d'acqua, spiagge e rocce. Ecco un dettaglio di due sue opere esposte nella mostra di Vicenza.

 

Piero Gilardi, Tappeti Natura

Piero Gilardi, Teppeti Natura. A sinistra: "Mais", 1966, poliuretano espanso - Courtesy Biasuti & Biasutti, Torino. A destra: "Angurie", 1967, poliuretano espanso - Collezione llenia e Bruno Paneghini

Il tema "ambientalista" è evidente anche nell'idea di Gilardi. Decisamente precursore di temi tornati di grande attualità ai giorni nostri, egli intendeva porre l'attenzione su come l'industrializzazione e la crescente urbanizzazione già allora minacciavano di cancellare la natura. Le sue opere sono però anche un tributo alla bellezza della natura, e un invito ad immergersi in un'esperienza sensoriale, pensandole come oggetti che si possono vivere e toccare.

Quelle esperienze sensoriali o immersive che il pubblico di oggi ricerca, e che gli organizzatori delle mostre producono spesso negli allestimenti, affiancandole alle esposizioni delle opere d'arte, come nel caso delle mostre prodotte da Arthemisia dedicate a Monet e Van Gogh. Puoi averne una prova diretta guardando questi brevi video.

Scopri la mostra dedicata a Monet

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Il parallelo tra i dipinti di Van Gogh e Monet e le opere contemporanee (pur di 60 anni fa), realizzate con materiali industriali, ad alcuni risulterà azzardato, se non inaccettabile, perché è ancora molto diffusa l'idea dell'arte associata esclusivamente all'olio su tela per la pittura, al marmo e bronzo per la scultura, a una raffigurazione comprensibile e armoniosa.

Ma l'idea di un'arte che sa servirsi dei nuovi materiali o di materiali naturali diversi non è affatto recente. Dobbiamo al genio visionario di Umberto Boccioni, nel suo Manifesto Tecnico della Scultura Futurista del 1912, l'affermazione che "Lo scultore può utilizzare venti o più materiali diversi in un'unica opera, purché l'emozione plastica lo richieda. Ecco una piccola parte di questa scelta di materiali: vetro, legno, cartone, cemento, crine di cavallo, pelle, tessuto, specchi, luce elettrica, ecc.".

Nell'arte contemporanea la stessa separazione tra pittura e scultura si è fatta più indefinita. Ne sono una prova plastica proprio le opere di Marotta e Gilardi che abbiamo descritto e rappresentato qui.

E per chiudere, se i riferimenti alla Pop Art italiana e alla mostra di Vicenza ti hanno incuriosito, ecco una video presentazione anche di questa mostra.

Uno sguardo al percorso espositivo

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Pubblicato il 16/03/2024

Itinerarinellarte.it